mercoledì 4 giugno 2003

Pubblica Amministrazione - Quali soluzioni?

In questi anni si è parlato molto di riforma della pubblica amministrazione, semplificazione, efficienza, efficacia, razionalizzazione, ecc. ecc. E sono state approvate anche delle buone leggi, sul procedimento amministrativo, sulla documentazione amministrativa, sull’ordinamento degli enti locali.

Ma purtroppo la mentalità di chi lavora nella pubblica amministrazione, salvo le solite eccezioni, non è affatto cambiata, e ciò non può avvenire per imposizione di legge. Ma come allora?

Sono dirigente di servizio in un ente locale e tutti i giorni mi trovo di fronte ai soliti problemi, irresolubili credo.

Il personale non ha assolutamente il concetto dell’appartenenza, tanto meno quello della responsabilità, le innovazioni fanno paura, l’informatica è misconosciuta. Si continua a fare quello che si è sempre fatto, perché così è sempre stato. Vecchie ruggini tra colleghi, contrasti tra un ufficio e l’altro, piccoli privilegi difesi con una determinazione degna di miglior causa, completano il quadro. Per non dire delle problematiche personali che già guastano il clima alle 8.00 di mattina, quando qualcuno arriva con la luna storta per motivi suoi,  dei contrasti per le ferie che si pretende ancora di godere per un mese intero (ma mi domando poi chi si può permettere di star fuori un mese), dei turni per il cesso e la colazione che bisogna organizzare pure quelli, perché non se li sanno gestire da soli, delle lamentele continue per il troppo stress, tanto che sembra che il sudore scenda a rivoli da sotto le sedie, anche se io non l’ho mai visto, anzi mi è capitato più facilmente  di scorgere sguardi perduti al soffitto, alla finestra, non si sa dove, subito gettati su una pratica se mi trovo a passare per caso nelle vicinanze dell’oberato di turno.

Ma non sarà mica colpa mia? Forse dovrei imparare  ad utilizzare il pensiero laterale. Ieri mi è capitato di leggere su “La Repubblica” un articolo su Edward De Bono, psicologo e medico maltese, teorico della creatività, di cui ignoravo completamente l’esistenza. Il suddetto, ad un certo punto della sua carriera, si è domandato come mai alcune persone hanno idee nuove, inventano cose, tirano fuori concetti che costringono a voltare pagina, mentre altri, magari altrettanto o più intelligenti, continuano a percorrere strade note e non voltano mai pagina? E  ha trovato una soluzione nel pensiero laterale. La nostra tradizione di pensiero, dice De Bono, discende dalla “gang” dei tre, cioè Socrate, Platone e Aristotele e si basa sulla logica, ma per trovare una soluzione ai problemi, invece di concentrarsi sulla sequenza ordinaria e rimanerne prigionieri, occorre cambiare prospettiva, guardare dall’altra parte: il lateralismo rovescia la situazione. Non ho capito molto bene. E nella mia situazione cosa dovrei rovesciare, a parte forse qualcuno? Avrei bisogno di un “coach”, una specie di allenatore della mente molto di moda in America e sembra in arrivo, come al solito, anche in Europa (se ne è parlato di recente anche su “Il Sole 24 ore”).


7 commenti:

  1. Cara Marivan so che comincio ad esasperarti :D ma ad ogni tuo post mi piace darti qualche suggerimento per vedere le cose diversamente (sarà pensiero laterale :D). Quello di cui scrivi non è nient'altro che la filosofia hacker dagli anni '70 ad oggi. L'idea di base del concetto di Hacking non è ne più e ne meno che: "scoprire cosa c'è dietro" le persone comprano il videoregistratore e usano 3 funzioni play, rec e pausa (per andare in bagno). L'hacker vuole capire, quindi smonta, si documenta, modifica, e spesso migliora. Il proto hacker è il ragazzino che smonta in mircoscopio. Purtroppo (e qui torno al soggetto del post) avendo anche io lavorato in un ufficio pubblico l'antitesi di questa filosofia di vita è propria dello statale (lo dico in senso generico). Conoscere i propri DIRITTI sino all'ultimo cavillo per evitare come la peste i propri DOVERI, certo di un posto praticamente sicuro. Anche io ho lavorato al fianco di una signora che nonostante fosse riuscita a collezionare 214 giorni di assenza tra ferie, malattie etc. durante i giorni di lavoro non evitava di occuparsi per almeno 10/15 minuto ogni giorno di mettersi la crema lenitiva per i suoi "problemi" alle mani ovviamente impossibilitata a toccare alcuno strumento lavorativo durante la suddetta "cura". L'unico sudore che ho visto è stato quello dell'estate (perchè i condizionatori erano guasti e l'appalto per la manutenzione era in amno ad una ditta praticamente inrintracciabile). Non serve un "coach" americano e strapagato, serve solo la buona volontà che in Italia è sempre disoccupata.

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  2. I TUOI POST SONO SEMPRE MOLTO COMMENTATI.TI SEI CHIESTA COME QUESTO HA RICEVUTO SOLO UN MISERO ( COMMENTO.UNA SPIEGAZIONE FRA LE TANTE

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  3. proseguo il commento interrottosi per un errore tecnico.
    DATO CHE PER QUELLO CHE HO POTUTO VEDERE I TUOI POST PER BUONA PARTE SONO DI UNA CERTA "IDEOLOGIA" COSI' COME I TUOI COMMENTATORI NON PENSI CHE A QUESTI ULTIMI CERTI DISCORSI NON PIACCIANO TANTO E IN QUESTI CASI COSA C'E' MEGLIO DEL SILENZIO.
    P.S. non mi firmo dato che 1° sai bene chi sono
    2° le rappresaglie sono sempre in agguato.

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  4. SEGUE - Posso concordare con il fatto che molti dei miei lettori siano di una certa ideologia, anche se personalmente io non ne segua alcuna (ma certamente a tuo parere e di chi la pensa come te, sembrerò "comunistissima", perché per esserlo è sufficiente criticare gli USA e Berlusconi ), riservandomi altresì di esprimere opinioni diverse, anche "politically incorrect", anche in contrasto tra loro, sui più disparati argomenti. Da ciò ne conseguirebbe che essi non amino certe critiche ai pubblici dipendenti, e ai sindacati che non mancano mai di difendere lavativi, anche se ovviamente lo negano. Tuttavia poiché io conosco solo la realtà locale in cui vivo, amministrata dalla sinistra fin dal dopoguerra, mi piacerebbe sapere cosa accade nei Comuni retti da amministrazioni di diverso colore. E' vero tu dirai che anche lì ci sono gli stessi sindacati (in larga parte la CGIL) che probabilmente difendono gli stessi lavativi.
    E' altresì innegabile che in certi ambienti di sinistra c'è la tendenza a porre sempre l'accento sui diritti (i propri) e mai sui doveri (verso la collettività).
    Tuttavia ritengo che la tendenza a “conoscere i propri DIRITTI sino all'ultimo cavillo per evitare come la peste i propri DOVERI”, sia una caratteristica costante nei pubblici dipendenti, qualunque sia la loro appartenenza politica, insieme ad una patologica resistenza al cambiamento che pare quasi un tratto antropologico tipico di questi “lavoratori”.

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  5. SEGUE - Quanto al meglio tacere, per non perdere lettori, o per tema di rappresaglie, non me ne preoccupo più di tanto. Se perdo lettori mi dispiace, ma non scrivo su commissione, quanto alle rappresaglie, non penso che alcuno dei miei collaboratori sappia cos’è un blog e quanto ai pochi colleghi che sanno, confido nel fatto che non vadano proprio a leggere questo post e se proprio gli capitasse non vadano a farne volantinaggio presso il mio ufficio.

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  6. Non ho mai detto a nessuno, neanche a Cog, di non commentare. Ho semplicemente osservato che se uno invia commenti molto lunghi che devono essere suddivisi in più parti potrebbe anche farsi il blog. Ma capisco che diventa un impegno che non tutti hanno voglia di sostenere.
    Quanto a questo post mi piacerebbe conoscere le opinioni di pubblici dipendenti di qualsiasi appartenenza politica.

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  7. Grazie Marivan per aver apprezzato la mia assiduità.
    L'idea che possano esserci delle rappresaglie per chi posta liberamente il proprio pensiero sulla struttura pubblica mi fa pensare che allora non viviamo in quello stato di diritto di cui tanto ci vantiamo di essere cittadini ! Se in un paese una persona non può criticare la propria amministrazione, che genere di "democrazia" vorremmo pro(IM)porre ai paesi "non democratici" ????

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mercoledì 4 giugno 2003

Pubblica Amministrazione - Quali soluzioni?

In questi anni si è parlato molto di riforma della pubblica amministrazione, semplificazione, efficienza, efficacia, razionalizzazione, ecc. ecc. E sono state approvate anche delle buone leggi, sul procedimento amministrativo, sulla documentazione amministrativa, sull’ordinamento degli enti locali.

Ma purtroppo la mentalità di chi lavora nella pubblica amministrazione, salvo le solite eccezioni, non è affatto cambiata, e ciò non può avvenire per imposizione di legge. Ma come allora?

Sono dirigente di servizio in un ente locale e tutti i giorni mi trovo di fronte ai soliti problemi, irresolubili credo.

Il personale non ha assolutamente il concetto dell’appartenenza, tanto meno quello della responsabilità, le innovazioni fanno paura, l’informatica è misconosciuta. Si continua a fare quello che si è sempre fatto, perché così è sempre stato. Vecchie ruggini tra colleghi, contrasti tra un ufficio e l’altro, piccoli privilegi difesi con una determinazione degna di miglior causa, completano il quadro. Per non dire delle problematiche personali che già guastano il clima alle 8.00 di mattina, quando qualcuno arriva con la luna storta per motivi suoi,  dei contrasti per le ferie che si pretende ancora di godere per un mese intero (ma mi domando poi chi si può permettere di star fuori un mese), dei turni per il cesso e la colazione che bisogna organizzare pure quelli, perché non se li sanno gestire da soli, delle lamentele continue per il troppo stress, tanto che sembra che il sudore scenda a rivoli da sotto le sedie, anche se io non l’ho mai visto, anzi mi è capitato più facilmente  di scorgere sguardi perduti al soffitto, alla finestra, non si sa dove, subito gettati su una pratica se mi trovo a passare per caso nelle vicinanze dell’oberato di turno.

Ma non sarà mica colpa mia? Forse dovrei imparare  ad utilizzare il pensiero laterale. Ieri mi è capitato di leggere su “La Repubblica” un articolo su Edward De Bono, psicologo e medico maltese, teorico della creatività, di cui ignoravo completamente l’esistenza. Il suddetto, ad un certo punto della sua carriera, si è domandato come mai alcune persone hanno idee nuove, inventano cose, tirano fuori concetti che costringono a voltare pagina, mentre altri, magari altrettanto o più intelligenti, continuano a percorrere strade note e non voltano mai pagina? E  ha trovato una soluzione nel pensiero laterale. La nostra tradizione di pensiero, dice De Bono, discende dalla “gang” dei tre, cioè Socrate, Platone e Aristotele e si basa sulla logica, ma per trovare una soluzione ai problemi, invece di concentrarsi sulla sequenza ordinaria e rimanerne prigionieri, occorre cambiare prospettiva, guardare dall’altra parte: il lateralismo rovescia la situazione. Non ho capito molto bene. E nella mia situazione cosa dovrei rovesciare, a parte forse qualcuno? Avrei bisogno di un “coach”, una specie di allenatore della mente molto di moda in America e sembra in arrivo, come al solito, anche in Europa (se ne è parlato di recente anche su “Il Sole 24 ore”).


7 commenti:

  1. Cara Marivan so che comincio ad esasperarti :D ma ad ogni tuo post mi piace darti qualche suggerimento per vedere le cose diversamente (sarà pensiero laterale :D). Quello di cui scrivi non è nient'altro che la filosofia hacker dagli anni '70 ad oggi. L'idea di base del concetto di Hacking non è ne più e ne meno che: "scoprire cosa c'è dietro" le persone comprano il videoregistratore e usano 3 funzioni play, rec e pausa (per andare in bagno). L'hacker vuole capire, quindi smonta, si documenta, modifica, e spesso migliora. Il proto hacker è il ragazzino che smonta in mircoscopio. Purtroppo (e qui torno al soggetto del post) avendo anche io lavorato in un ufficio pubblico l'antitesi di questa filosofia di vita è propria dello statale (lo dico in senso generico). Conoscere i propri DIRITTI sino all'ultimo cavillo per evitare come la peste i propri DOVERI, certo di un posto praticamente sicuro. Anche io ho lavorato al fianco di una signora che nonostante fosse riuscita a collezionare 214 giorni di assenza tra ferie, malattie etc. durante i giorni di lavoro non evitava di occuparsi per almeno 10/15 minuto ogni giorno di mettersi la crema lenitiva per i suoi "problemi" alle mani ovviamente impossibilitata a toccare alcuno strumento lavorativo durante la suddetta "cura". L'unico sudore che ho visto è stato quello dell'estate (perchè i condizionatori erano guasti e l'appalto per la manutenzione era in amno ad una ditta praticamente inrintracciabile). Non serve un "coach" americano e strapagato, serve solo la buona volontà che in Italia è sempre disoccupata.

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  2. I TUOI POST SONO SEMPRE MOLTO COMMENTATI.TI SEI CHIESTA COME QUESTO HA RICEVUTO SOLO UN MISERO ( COMMENTO.UNA SPIEGAZIONE FRA LE TANTE

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    DATO CHE PER QUELLO CHE HO POTUTO VEDERE I TUOI POST PER BUONA PARTE SONO DI UNA CERTA "IDEOLOGIA" COSI' COME I TUOI COMMENTATORI NON PENSI CHE A QUESTI ULTIMI CERTI DISCORSI NON PIACCIANO TANTO E IN QUESTI CASI COSA C'E' MEGLIO DEL SILENZIO.
    P.S. non mi firmo dato che 1° sai bene chi sono
    2° le rappresaglie sono sempre in agguato.

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  4. SEGUE - Posso concordare con il fatto che molti dei miei lettori siano di una certa ideologia, anche se personalmente io non ne segua alcuna (ma certamente a tuo parere e di chi la pensa come te, sembrerò "comunistissima", perché per esserlo è sufficiente criticare gli USA e Berlusconi ), riservandomi altresì di esprimere opinioni diverse, anche "politically incorrect", anche in contrasto tra loro, sui più disparati argomenti. Da ciò ne conseguirebbe che essi non amino certe critiche ai pubblici dipendenti, e ai sindacati che non mancano mai di difendere lavativi, anche se ovviamente lo negano. Tuttavia poiché io conosco solo la realtà locale in cui vivo, amministrata dalla sinistra fin dal dopoguerra, mi piacerebbe sapere cosa accade nei Comuni retti da amministrazioni di diverso colore. E' vero tu dirai che anche lì ci sono gli stessi sindacati (in larga parte la CGIL) che probabilmente difendono gli stessi lavativi.
    E' altresì innegabile che in certi ambienti di sinistra c'è la tendenza a porre sempre l'accento sui diritti (i propri) e mai sui doveri (verso la collettività).
    Tuttavia ritengo che la tendenza a “conoscere i propri DIRITTI sino all'ultimo cavillo per evitare come la peste i propri DOVERI”, sia una caratteristica costante nei pubblici dipendenti, qualunque sia la loro appartenenza politica, insieme ad una patologica resistenza al cambiamento che pare quasi un tratto antropologico tipico di questi “lavoratori”.

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  5. SEGUE - Quanto al meglio tacere, per non perdere lettori, o per tema di rappresaglie, non me ne preoccupo più di tanto. Se perdo lettori mi dispiace, ma non scrivo su commissione, quanto alle rappresaglie, non penso che alcuno dei miei collaboratori sappia cos’è un blog e quanto ai pochi colleghi che sanno, confido nel fatto che non vadano proprio a leggere questo post e se proprio gli capitasse non vadano a farne volantinaggio presso il mio ufficio.

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  6. Non ho mai detto a nessuno, neanche a Cog, di non commentare. Ho semplicemente osservato che se uno invia commenti molto lunghi che devono essere suddivisi in più parti potrebbe anche farsi il blog. Ma capisco che diventa un impegno che non tutti hanno voglia di sostenere.
    Quanto a questo post mi piacerebbe conoscere le opinioni di pubblici dipendenti di qualsiasi appartenenza politica.

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  7. Grazie Marivan per aver apprezzato la mia assiduità.
    L'idea che possano esserci delle rappresaglie per chi posta liberamente il proprio pensiero sulla struttura pubblica mi fa pensare che allora non viviamo in quello stato di diritto di cui tanto ci vantiamo di essere cittadini ! Se in un paese una persona non può criticare la propria amministrazione, che genere di "democrazia" vorremmo pro(IM)porre ai paesi "non democratici" ????

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