mercoledì 31 dicembre 2003

PAUSA



Questo blog si prende qualche giorno di meritato riposo!
I prossimi aggiornamenti decorrere dall'8 gennaio 2004.
Auguri di buon anno a tutti!

lunedì 29 dicembre 2003

Pensieri di fine anno

Ricordo che l’anno scorso passai il periodo natalizio ad aggiornare il mio sito “Avalon e dintorni” , nato nel settembre precedente e di cui ero tutto sommato entusiasta, essendo il mio primo tentativo di pubblicare in rete.

Neanche un mese dopo, per l’esattezza il 12 gennaio di quest’anno, sarebbe nato questo blog che oggi conta 28.560 click, anche se devo ammettere che almeno 10.000 sono miei.

Quando ho aperto per prova questo “blog” non sapevo ancora cosa volevo farne ne se si sarebbe trattato del divertimento di qualche giorno, tenuto conto degli impegni lavorativi e del fatto che avevo già un sito, anzi due, (il secondo dedicato a Pistoia, la mia città, purtroppo ormai molto trascurato, tanto che l’ho quasi prestato ad un amico che si occupa di storia locale).

Ma dopo anni che non me ne occupavo più, a prescindere dalla lettura dei giornali, da un po’ di tempo avevo cominciato a sentire il bisogno di ritornare ad interessarmi di quanto avveniva nel mondo tanto che nel sito principale, dedicato ad argomenti vagamente esoterici, avevo inserito anche una pagina di attualità, che tuttavia non legava molto con il resto. Così questo “blog” è diventato il mezzo per veicolare le mie opinioni sulle vicende mondiali, in particolare sul fondamentalismo islamico e sul risorgente imperialismo americano sostenuto dalla politica arrogante e fondamentalista della nuova destra al potere, con qualche breve “excursus” sulle vicende della politica interna e qualche riflessione sulla “blogosfera”. Soprattutto ho seguito le vicende irachene, dal dibattito mondiale precedente la guerra, alle manifestazioni per la pace, all’attacco anglo-americano, alla caduta del regime, ai sanguinosi episodi del “dopoguerra” fino alla cattura di Saddam Hussein.  Qualche volta ho inserito anche più articoli al giorno. Ora però mi sento un po’ confusa e demotivata.

Da una parte continuo ad avversare l’arrogante politica di potenza degli Stati Uniti e a ritenere che comunque, al di là di qualsiasi altra considerazione, la democrazia non è bene che si possa importare, tanto meno con la guerra. Eventualmente si importa con il benessere e con la cultura. Se nei paesi dove maggiore è la presa del terrorismo islamico le  condizioni sociali e conseguentemente culturali migliorassero, il fanatismo religioso non avrebbe più ragione di essere e con esso il terrorismo perderebbe il proprio  terreno di cultura.

E la guerra non è mai una soluzione, come dimostrano gli avvenimenti successivi a questi interventi cosiddetti umanitari.

Sono stata a favore dell’intervento in Afghanistan, perché là c’erano le basi di Al Qaeda, ma ho avuto molti dubbi sull’intervento in Kossovo, voluto anche dalla sinistra, forse solo perché era al governo. Attaccare paesi sovrani che non ci hanno minacciato significa violare un principio fondamentale del diritto internazionale. Certo  Milosevic era un dittatore e c’era un genocidio in corso. Ma allora quante altre volte saremmo dovuti intervenire? Quando in Algeria il terrorismo islamico ha fatto migliaia di vittime abbiamo guardato dall’altra parte.

Tuttavia oggi il terrorismo islamico è un pericolo sempre più minaccioso, e anche se non possiamo dimenticare la cause che l’hanno determinato e le colpe dell’Occidente, dobbiamo combattere per difendere la nostra cultura e la nostra civiltà da chi  vorrebbe ricondurre il mondo al medioevo e ci minaccia con il terrorismo.

Non si può negare infatti che oggi la civiltà occidentale sia superiore anche perché non è più fondamentalista (a parte Bush) e  perché la religione non detta più le regole della  vita civile (a prescindere dall’Italia). Per secoli l’Europa è stata sconvolta dalle guerre di religione, mentre l’inquisizione torturava e condannava al rogo migliaia di oppositori che chiamava streghe ed eretici. Il rogo di Giordano Bruno e la condanna di Galilei in fondo risalgono a soli 4 secoli fa.  Allora era l’Islam a essere più tollerante e civile. Dobbiamo alla cultura islamica se molte opere di fondamentale importanza per la civiltà occidentale sono state salvate e sono giunte fino a noi. Ma oggi è l’Islam che inneggia alla guerra santa e che vuole governare attraverso le teocrazie e riportare il mondo all’oscurantismo.

Così mi sento confusa di fronte ad  una realtà in cui non è così semplice schierarsi, come lo fu invece durante la guerra del Vietnam.

Credo fermamente nell’indipendenza dei popoli e nell’inviolabilità dei confini. Ritengo che i popoli abbiano sempre diritto ad autodeterminarsi. Poi però mi domando se il principio dell’autodeterminazione valga anche quando potrebbe condurre all’instaurazione di una teocrazia islamica o se invece non sia dovere del consesso civile impedirla e questo mi mette in crisi con i miei principi.

Da una parte mi è insopportabile vedere truppe straniere in qualsiasi paese, quindi anche in Iraq, poi però penso che se gli anglo-americani dovessero ritirarsi dall’Iraq, un’altra dittatura non meno feroce di quella di Saddam Hussein verrebbe ad instaurarsi con l’aggravante di essere una teocrazia che offrirebbe sostegno alla Jihad islamica.

Mi domando tuttavia se ci sia ancora un margine per una risoluzione che veda l’intervento di organismi internazionali. Ma l’ONU sembra ormai sempre più la Società delle Nazioni  prima della seconda guerra mondiale, l’Europa stenta a decollare e gli USA si sentono la nazione eletta da Dio per governare il mondo.

mercoledì 24 dicembre 2003

Settimana impossibile

Settimana impossibile. Ho sempre meno tempo per aggiornare il blog.
Premesso ciò,
BUONE FESTE A TUTTI!

martedì 16 dicembre 2003

Riflessioni dopo la cattura di Saddam Hussein

Se Saddam Hussein fosse morto combattendo sarebbe diventato un eroe della resistenza araba e musulmana all’invasione americana e tra le masse arabe la sua efferatezza di dittatore sarebbe passata in secondo piano.

Pertanto che il rais di Bagdad sia stato finalmente catturato, che non sia stato capace di morire combattendo, che sia stato trovato in un buco degno di un topo, che avesse l’aspetto di un vecchio distrutto e dallo sguardo perso, è innegabilmente un fatto di alto valore simbolico, un innegabile successo per il governo americano, anche se purtroppo, perché anche i fatti positivi possono avere conseguenze negative, si tradurrà in un argomento a favore della rielezione di Bush che non è quanto di meglio il mondo si possa augurare.

Quanto alle conseguenze sulla realtà irachena e sulla lotta al terrorismo in genere potrebbero non essere eclatanti. Infatti proprio le condizioni in cui è apparso il temibile dittatore fanno pensare che difficilmente fosse in grado di dirigere la guerriglia irachena che sicuramente è alimentata da forze di diverso segno. Non vi mancano certamente i seguaci di Saddam, ma sicuramente ci sono soprattutto fautori della teocrazia islamica, particolarmente sciiti, acerrimi nemici del rais che, quando era al potere ne ha uccisi a migliaia, ma anche ostili agli americani che considerano invasori, corrotti e infedeli come tutti gli occidentali, e ancora fanatici islamici provenienti dai paesi vicini riversatisi in Iraq in cerca di martirio, e certamente c’è Al Qaeda che sembra non avesse grossi agganci in Iraq prima della guerra.

Personalmente sono tra coloro che ritengono che occorra difendersi dal terrorismo islamico e che non si possa essere pacifisti ad oltranza di fronte a movimenti che vorrebbero riportare tutto il mondo al medioevo e che usano il terrorismo come metodo di lotta.

Ciononostante sono stata contraria all’intervento americano in Iraq e la penso tuttora allo stesso modo. Ritengo infatti che la dottrina della guerra preventiva e dell’importazione della democrazia con le bombe, o, come dichiarato di recente dal nostro premier, quella della necessità di ripensare il principio dell’inviolabilità dei confini nazionali quando si tratta di combattere il terrorismo e fare trionfare la democrazia, non sia accettabile, perché potrebbe portare a stravolgimenti aberranti. E comunque non è nemmeno la soluzione migliore per sconfiggere il terrorismo che, anzi, nella guerra in Iraq ha trovato un ulteriore pretesto.

E poi chi stabilisce quando un paese non è democratico? Gli Stati Uniti detengono forse il monopolio della democrazia? Lo detenevano anche quando sostenevano le efferate dittature latino americane? La paura del comunismo era sufficiente motivo per sostenere quelle dittature? E comunque se la maggioranza di un paese si esprimesse in favore del comunismo, o della repubblica islamica, non ne avrebbe il diritto? Allende, che peraltro non era comunista, era andato al potere con libere elezioni, il golpe, con l’aiuto del governo americano e della C.I.A., lo fece Pinochet che fu dittatore non meno efferato di Saddam (in proporzione ovviamente al periodo in cui ha governato), ma che non è stato condannato da alcun tribunale e di recente in un intervista ha detto di non aver niente di cui pentirsi avendo sempre agito per il bene del proprio paese. E ancora si potrebbe accettare l’invasione di Cuba, il cui leader non è certo un democratico ma non è neanche paragonabile a Saddam Hussein e comunque non sta minacciando nessuno?

E proprio sulla base di questi interrogativi continuo a ritenere pericolosa la politica di Bush e di chi lo segue. La lotta al terrorismo deve essere combattuta con mezzi diversi, con quelli della diplomazia dove è possibile, con le pressioni di organismi internazionali, la cui organizzazione magari va rivista, con l’attività di “intelligence”. La guerra è solo l’estrema soluzione e non può essere decisa da un paese solo che si considera il bene assoluto in lotta contro il male assoluto.

Per questo è necessario che tutto l’Occidente si interroghi sulle problematiche in essere e trovi delle soluzioni prima che sia troppo tardi. Dobbiamo cercare di avvicinare alla democrazia, non con le bombe, ma con le armi della diplomazia, i paesi arabi moderati, dobbiamo trovare una soluzione al problema palestinese. Solo in tal modo il sostegno al terrorismo verrà meno.

Non possiamo dimenticare che il fondamentalismo religioso è anche la conseguenza delle nostre azioni passate e presenti. Ad un passato colonialista che ha lasciato confini tracciati sulla carta ma non corrispondenti alle effettive realtà locali è seguito un presente non meno colonialista, anche se con mezzi diversi. Abbiamo sfruttato le immense risorse di quei paesi sostenendo pessimi despoti locali che vivevano nel lusso lasciando il popolo nell’assoluta indigenza. Poi questi popoli, esclusi dal benessere occidentale, hanno trovato nella religione un punto di riferimento e un’identità che non trovavano altrove. Del resto la religione fa sempre presa sulle masse povere e ignoranti. Dove arriva il benessere e aumenta il livello culturale, la religione diminuisce la propria presa. Ma l’Occidente è responsabile, insieme ai dittatori locali che ha più o meno sostenuto, del mantenimento di pessime condizioni in paesi che, per le loro risorse naturali, avrebbero potuto essere ricchi e ora ne paga le conseguenze.

Da quei paesi arrivano da noi migliaia di persone che non siamo in grado di accogliere che in minima parte, e tra tanti che arrivano attratti dal miraggio di un miglioramento delle loro condizioni sociali, ci sono anche coloro che vorrebbero distruggerci o almeno imporci i loro costumi, e, se a ciò si unisce la consapevolezza che il terrorismo è in grado di colpirci fin nelle nostre opulente città, ecco che ci sembra di avere i barbari alle porte e non è questo il clima in cui si trovano soluzioni politiche.

Bisogna che i popoli e i governi escano da questa spirale e comprendano che la guerra non è la soluzione e, se malauguratamente, lo fosse non può essere decisa da un solo paese per quanto potente.

La lezione americana all'Europa

Tra i vari articoli che oggi i giornali hanno dedicato alla cattura di Saddam Hussein quello di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera dall’eloquente titolo :”La lezione americana all’Europa” mi ha fatto proprio imbestialire.

L’articolo coglie il pretesto della cattura di Saddam Hussein per intonare un peana al ruolo e alle capacità americane raffrontate all’ignavia europea e dall’enfasi dei toni usati sembra compiacersene (soprattutto dell’ignavia europea).

Sostiene che la cattura di Saddam Hussein da parte degli Stati Uniti segna con ogni probabilità una data memorabile nella vicenda mondiale, una data dalle conseguenze potenzialmente immense e  paragona l’avvenimento a quanto accadde nel 1945 quando, grazie al ruolo e alle capacità americane, il nazismo tedesco ed il militarismo nipponico furono portati alla sbarra di un tribunale e per suo tramite sottoposti al giudizio dell’opinione pubblica del mondo.

Qui il paragone mi sembra almeno eccessivo, perché se da un lato è vero che il terrorismo islamico è pericoloso, non ha ancora la capacità di vincere contro l’Occidente, dall’altro non si identifica solo con Saddam Hussein, ma è ben altro, quanto alla sconfitta del nazismo se nessuno disconosce il ruolo che vi ebbero gli Stati Uniti, non si può nemmeno dimenticare che le sorti della Germania cominciarono a  rovesciarsi proprio quando Hitler attaccò la Russia e fu respinto.

Ancora l’articolo prosegue affermando che tra le lezioni della cattura di Saddam c’è pure questa: di fronte alla chiarezza di obiettivi degli Stati Uniti, di fronte alla loro capacità di perseguirli sulla scena del mondo, di fronte al loro impegno di rispondere al terrorismo colpo su colpo, l’Europa non ha saputo pensare e proporre niente si serio. Qualcosa di vero c’è in questa affermazione, anche se le cause non stanno a mio parere in una incapacità intrinseca europea quando nella divisione dei suoi governi che non riescono ad elaborare una politica estera e della difesa comuni, soprattutto a causa dei freni a ciò posti dai paesi europei più filo americani (Gran Bretagna, Spagna, Italia, e gli ex-satelliti sovietici divenuti satelliti USA). Si deve poi riflettere su fatti come questo. Nel documento sulla "Strategia nazionale di sicurezza" presentato da Washington il 20 settembre 2002, sei mesi prima dell’intervento in Iraq, si trova questo passaggio: "L'umanità ha nelle sue mani l'occasione di assicurare il trionfo della libertà sui suoi nemici. Gli Stati Uniti sono fieri della responsabilità che incombe loro di condurre questa importante missione." Dunque loro e solo loro. E tutto il pensiero dei neoconservatori americani è venato di atteggiamenti di disprezzo verso l’Europa. Sono stati scritti libri per sostenere la presunta ignavia dell’Europa che pensa solo al proprio benessere come se gli Stati Uniti non pensassero al loro e avessero anche il monopolio dell’etica oltre che quello della democrazia. Questo non è certo il modo di trattare gli alleati. E certamente un paese come la Francia, che giustamente ha sempre avuto un alto concetto della propria dignità nazionale, non poteva accettarlo.

Concludendo sembra che certi fanatici filoamericani godano dei successi ottenuti dagli Stati Uniti, non tanto in se stessi, quanto in contrapposizione alla presunta incapacità europea. Sembra quasi che essi stessi non si considerino europei, ma americani d’elezione.

domenica 14 dicembre 2003

Catturato Saddam o un sosia?



L'agenzia ufficiale iraniana Irna  ha affermato che Saddam Hussein è stato catturato nella sua città natale, Tikrit, citando come fonte il capo curdo Jalal Talabani. Nessuna conferma ufficiale americana, ma sembra che tra poco a Baghdad si svolgerà una "importante" conferenza stampa. Ad ogni modo anche se Saddam fosse stato effettivamente preso, ciò non porrà fine al terrorismo che solo in minima parte è organizzato dai seguaci di Saddam. I problemi veri sono il fondamentalismo islamico e l'insensata politica di Bush. E per il momento una via d'uscita non c'è.

Gennaio 1970?

Non se qualcuno se ne sia accorto, ma per diversi giorni (è sparito solo stasera) nell’archivio del mio blog compariva   il gennaio 1970! Purtroppo non posso dire che non ero ancora nata. Ma nel 1970 non solo non c'era internet, ma nessuno aveva un computer in casa. Anche se tra gli addetti ai lavori l’idea del collegamento in rete era già nata. Infatti nel 1969 vengono collegati i computer delle università di Los Angeles, Stanford, dello Utah e di Santa Barbara. Ma solo nel 1972 esce sul mercato il programma per la posta elettronica. I computer collegati sono all'incirca trenta in tutto il mondo. Nel 1973 il matematico Vinton Cerf chiama questa prima rete Internet. La vera storia della Rete nasce qui! Ma bisogna arrivare al 1982 perché il pc inizi a diffondersi in tutte la case nel mondo e solo nel 1993 nasce il primo programma per navigare in rete: Mosaic. In seguito arriva Netscape e più tardi il famoso Internet Explorer.Quanto ai blog, si tratta di fenomeno recentissimo. I primi weblog compaiono negli Stati Uniti alla fine degli anni 90, tra i pionieri di internet, prima per usi e sperimentazioni personali, e subito dopo con la diffusione gratuita di software agli utenti. Alla fine del ‘99 nasce Blogger.com, tuttora il decano e il più diffuso tra i software weblog. In Italia i primi blog arrivano nell’estate del 2000. Nel 2001 il fenomeno si sviluppa e comincia ad essere oggetto di attenzione da parte dei giornali. Il Corriere della Sera dedica un articolo a “L’invasione dei blog”. Da allora il fenomeno è in espansione anche se qualcuno ne ha già decretato la fine.

venerdì 12 dicembre 2003

Troiano

Non è che mancherebbe il materiale per aggiornare questo blog, dal rigurgito di bigottismo cattolico (anche di sinistra) alle ultime esternazioni di Berlusconi che, dopo l'intervista al "New York Times" nella quale ha sostenuto che di fronte all'incalzare del terrorismo il principio dell'inviolabilità dei confini nazionali deve essere rivisto, si è scagliato contro la carta stampata, affermando che in Italia il regime c'è ed è rappresentato dalla stampa. Ma tanto i giornali ormai li leggono quasi esclusivamente i giornalisti ed i loro direttori, mentre "il futuro è digitale, i giornali hanno fatto il loro tempo e le battaglie dei giornali di oggi sembrano quelle dei costruttori di carrozze di una volta, che volevano impedire la costruzione delle automobili".

Purtroppo in questo periodo sono molto impegnata con il lavoro e sono assediata da virus informatici e assimilati. Ora ho beccato un "troiano" (accidenti a Ulisse) e non sono ancora riuscita a liberarmene. Tra i vari consigli ricevuti c'è anche quello di riformattare il computer, per la seconda volta in un mese. Qui si diventa matti. E chi ritornasse esclusivamente alla carta stampata?

domenica 7 dicembre 2003

In questa settimana

In questa settimana non ho avuto tempo per aggiornare il blog. Sono stata fuori per un convegno e poi il mio computer continua ad avere dei problemi tanto che utilizzarlo sta diventando stressante. Comincio ad odiarlo. Mi arrivano virus in continuazione, l'ultimo un "troiano". L'ho messo in quarantena, ma ho la vaga impressione che la causa delle attuali difficoltà abbia poco a che vedere con i virus. Ho dovuto far reinstallare tutti i programmi e forse qualcosa non è andato a buon fine. Qualche giorno butto il computer e ricomincio a scrivere con la penna. Poi però come faccio a far circolare le mie idee, anche se presumo che il mondo possa farne benissimo a meno?

Ad ogni modo cosa è successo di importante in questa settimana?

C’è stata la conferenza sul clima nella quale sono state dette cose abbastanza preoccupanti circa il disastro ambientale cui corriamo incontro. Del resto il caldo di questo autunno è senza precedenti. Le previsioni del tempo danno per imminente l’arrivo dell'inverno portato dal "buran" (il vento freddo proveniente dalla Siberia). Speriamo. Resta il fatto che gli ultimi anni sono stati i più caldi da quando si rilevano le temperature. E sembra certo che se i governi delle massime potenze non si impegneranno fin da subito nella riduzione dei gas serra ci sarà un disastro senza uguali.

In parlamento si discute la legge sulla procreazione artificiale.

Personalmente ritengo che se non si riesce ad avere figli naturalmente si dovrebbe desistere, ma che non si possa impedire a coloro che la pensano diversamente di ricorrere a tutti i mezzi che la tecnologia medica offre e che sono utilizzati con successo da oltre venti anni. E una volta ammessa la fecondazione artificiale non vedo perché si debba vietare quella eterologa. Credo peraltro che l'eventualità di incorrere in un incesto (seme casualmente donato da un fratello, padre, nonno) siano vicine allo zero.

Posso invece concordare con il divieto del ricorso alla procreazione assistita per “single” e omosessuali, non per motivazioni di ordine religioso, ma perché ritengo che il minore abbia diritto ad essere cresciuto in una famiglia in cui sono presenti entrambi i genitori possibilmente di sesso diverso.

Mi sembra invece aberrante disporre che gli embrioni non possano essere distrutti, nemmeno se sono malati. Così la legge proibisce, di fatto, l’analisi preimpianto, cioè l’applicazione di quelle tecniche genetiche che permettono di capire se un embrione è portatore di malattie ereditarie come, per esempio, la talassemia o l’emofilia. I genitori fertili che rischiano di trasmettere al figlio un difetto genetico non possono quindi ricorrere alla fecondazione in vitro e avere la certezza, fin dall’inizio della gravidanza, di avere un figlio sano. Anche se penso che i portatori di difetti genetici dovrebbero astenersi dal procreare, è evidente che per coloro che vogliono ugualmente tentare la soluzione migliore resta quella della fecondazione artificiale con analisi preventiva all’impianto dell’embrione. O si pensa che sia meglio ricorrere alla procreazione naturale e poi magari abortire se il feto non è sano? Oppure addirittura partorire figli deformi secondo l’ipocrita concezione cattolica secondo la quale si tratta della volontà di Dio?

Infine la legge in approvazione impedisce anche di utilizzare embrioni non vitali per la ricerca scientifica. E questo mi sembra il massimo dell’oscurantismo.

Dunque i cattolici di destra e di sinistra (e qui mi domando, ammesso che i termini destra e sinistra abbiano ancora un senso, come fanno i cattolici, che sono stati sempre conservatori, a far parte di uno schieramento di sinistra) stanno facendo di tutto per approvare la legge più repressiva d'Europa, a dimostrazione del fatto che tradurre i principi morali della religione - che dovrebbero riguardare solo la coscienza individuale - in diritto pubblico è sempre pericoloso per la salute della democrazia liberale.

I "fondamentalisti", a qualsiasi religione appartengano, andrebbero messi in condizione di non nuocere. Purtroppo il nostro paese risentirà sempre della presenza del Vaticano e delle sue propaggini in Parlamento, cioè i democristiani (di destra o di sinistra che siano, o meglio, si dichiarino). Personalmente li manderei tutti quanti negli USA dove il "fondamentalismo" religioso è al governo.

L'ultima esternazione di Bossi. Emigrati ovvero “Bingo Bongo”.

Cosa dire? In passato un ministro non si sarebbe mai espresso in maniera così “politically uncorrect”. Ma ormai in Parlamento e al Governo si può dire di tutto, come al bar. Ciò denota un profondo scadimento di livello, oppure, se si vuole, una diminuzione dell’ipocrisia. Perché è certo che per un ministro che si esprime così (e cosa aspettarsi se il Presidente del Consiglio si lascia andare a battute sulle segretarie e fa le corna nelle foto ricordo di "summit" internazionali) c’è una parte del popolo che così pensa. Certi sentimenti di insofferenza sono ben presenti nella nostra società e certi discorsi sono comuni per strada, negli uffici, nei bar appunto. E ce ne sono anche le motivazioni. Molti di coloro che arrivano da noi dai paesi del medio oriente e dell’africa sono certamente persone intraprendenti che cercano soluzioni di vita migliori da quelle offerte dal loro paese di origine, ma non mancano i delinquenti né coloro che hanno capito di poter vivere di pubblici contributi e che chiedono con arroganza tutti i diritti dimenticandosi dei doveri (anche se da questo atteggiamento non siamo certo immuni noi italiani). Poi ci sono i piccoli fastidi quotidiani (venditori di cianfrusaglie insistenti che magari ti prendono anche per un braccio, donne avvolte nei veli e scortate dal maschio senza il quale non vanno nemmeno a fare la spesa, ecc.), ma anche le minacce di guerra che i cosiddetti Imam pronunciano persino dai nostri schermi televisivi. Se a ciò si aggiunge il fatto che nell’ottocento la popolazione europea era tre volte tanto quella africana, mentre oggi il rapporto si è invertito a nostro sfavore e il divario aumenterà perché quei popoli non hanno nemmeno il concetto di contraccezione, ecco che nasce un clima da barbari alle porte, il tutto condito dalla paura del terrorismo e dal rifiuto di culture diverse e difficilmente comprensibili.

mercoledì 31 dicembre 2003

PAUSA



Questo blog si prende qualche giorno di meritato riposo!
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lunedì 29 dicembre 2003

Pensieri di fine anno

Ricordo che l’anno scorso passai il periodo natalizio ad aggiornare il mio sito “Avalon e dintorni” , nato nel settembre precedente e di cui ero tutto sommato entusiasta, essendo il mio primo tentativo di pubblicare in rete.

Neanche un mese dopo, per l’esattezza il 12 gennaio di quest’anno, sarebbe nato questo blog che oggi conta 28.560 click, anche se devo ammettere che almeno 10.000 sono miei.

Quando ho aperto per prova questo “blog” non sapevo ancora cosa volevo farne ne se si sarebbe trattato del divertimento di qualche giorno, tenuto conto degli impegni lavorativi e del fatto che avevo già un sito, anzi due, (il secondo dedicato a Pistoia, la mia città, purtroppo ormai molto trascurato, tanto che l’ho quasi prestato ad un amico che si occupa di storia locale).

Ma dopo anni che non me ne occupavo più, a prescindere dalla lettura dei giornali, da un po’ di tempo avevo cominciato a sentire il bisogno di ritornare ad interessarmi di quanto avveniva nel mondo tanto che nel sito principale, dedicato ad argomenti vagamente esoterici, avevo inserito anche una pagina di attualità, che tuttavia non legava molto con il resto. Così questo “blog” è diventato il mezzo per veicolare le mie opinioni sulle vicende mondiali, in particolare sul fondamentalismo islamico e sul risorgente imperialismo americano sostenuto dalla politica arrogante e fondamentalista della nuova destra al potere, con qualche breve “excursus” sulle vicende della politica interna e qualche riflessione sulla “blogosfera”. Soprattutto ho seguito le vicende irachene, dal dibattito mondiale precedente la guerra, alle manifestazioni per la pace, all’attacco anglo-americano, alla caduta del regime, ai sanguinosi episodi del “dopoguerra” fino alla cattura di Saddam Hussein.  Qualche volta ho inserito anche più articoli al giorno. Ora però mi sento un po’ confusa e demotivata.

Da una parte continuo ad avversare l’arrogante politica di potenza degli Stati Uniti e a ritenere che comunque, al di là di qualsiasi altra considerazione, la democrazia non è bene che si possa importare, tanto meno con la guerra. Eventualmente si importa con il benessere e con la cultura. Se nei paesi dove maggiore è la presa del terrorismo islamico le  condizioni sociali e conseguentemente culturali migliorassero, il fanatismo religioso non avrebbe più ragione di essere e con esso il terrorismo perderebbe il proprio  terreno di cultura.

E la guerra non è mai una soluzione, come dimostrano gli avvenimenti successivi a questi interventi cosiddetti umanitari.

Sono stata a favore dell’intervento in Afghanistan, perché là c’erano le basi di Al Qaeda, ma ho avuto molti dubbi sull’intervento in Kossovo, voluto anche dalla sinistra, forse solo perché era al governo. Attaccare paesi sovrani che non ci hanno minacciato significa violare un principio fondamentale del diritto internazionale. Certo  Milosevic era un dittatore e c’era un genocidio in corso. Ma allora quante altre volte saremmo dovuti intervenire? Quando in Algeria il terrorismo islamico ha fatto migliaia di vittime abbiamo guardato dall’altra parte.

Tuttavia oggi il terrorismo islamico è un pericolo sempre più minaccioso, e anche se non possiamo dimenticare la cause che l’hanno determinato e le colpe dell’Occidente, dobbiamo combattere per difendere la nostra cultura e la nostra civiltà da chi  vorrebbe ricondurre il mondo al medioevo e ci minaccia con il terrorismo.

Non si può negare infatti che oggi la civiltà occidentale sia superiore anche perché non è più fondamentalista (a parte Bush) e  perché la religione non detta più le regole della  vita civile (a prescindere dall’Italia). Per secoli l’Europa è stata sconvolta dalle guerre di religione, mentre l’inquisizione torturava e condannava al rogo migliaia di oppositori che chiamava streghe ed eretici. Il rogo di Giordano Bruno e la condanna di Galilei in fondo risalgono a soli 4 secoli fa.  Allora era l’Islam a essere più tollerante e civile. Dobbiamo alla cultura islamica se molte opere di fondamentale importanza per la civiltà occidentale sono state salvate e sono giunte fino a noi. Ma oggi è l’Islam che inneggia alla guerra santa e che vuole governare attraverso le teocrazie e riportare il mondo all’oscurantismo.

Così mi sento confusa di fronte ad  una realtà in cui non è così semplice schierarsi, come lo fu invece durante la guerra del Vietnam.

Credo fermamente nell’indipendenza dei popoli e nell’inviolabilità dei confini. Ritengo che i popoli abbiano sempre diritto ad autodeterminarsi. Poi però mi domando se il principio dell’autodeterminazione valga anche quando potrebbe condurre all’instaurazione di una teocrazia islamica o se invece non sia dovere del consesso civile impedirla e questo mi mette in crisi con i miei principi.

Da una parte mi è insopportabile vedere truppe straniere in qualsiasi paese, quindi anche in Iraq, poi però penso che se gli anglo-americani dovessero ritirarsi dall’Iraq, un’altra dittatura non meno feroce di quella di Saddam Hussein verrebbe ad instaurarsi con l’aggravante di essere una teocrazia che offrirebbe sostegno alla Jihad islamica.

Mi domando tuttavia se ci sia ancora un margine per una risoluzione che veda l’intervento di organismi internazionali. Ma l’ONU sembra ormai sempre più la Società delle Nazioni  prima della seconda guerra mondiale, l’Europa stenta a decollare e gli USA si sentono la nazione eletta da Dio per governare il mondo.

mercoledì 24 dicembre 2003

Settimana impossibile

Settimana impossibile. Ho sempre meno tempo per aggiornare il blog.
Premesso ciò,
BUONE FESTE A TUTTI!

martedì 16 dicembre 2003

Riflessioni dopo la cattura di Saddam Hussein

Se Saddam Hussein fosse morto combattendo sarebbe diventato un eroe della resistenza araba e musulmana all’invasione americana e tra le masse arabe la sua efferatezza di dittatore sarebbe passata in secondo piano.

Pertanto che il rais di Bagdad sia stato finalmente catturato, che non sia stato capace di morire combattendo, che sia stato trovato in un buco degno di un topo, che avesse l’aspetto di un vecchio distrutto e dallo sguardo perso, è innegabilmente un fatto di alto valore simbolico, un innegabile successo per il governo americano, anche se purtroppo, perché anche i fatti positivi possono avere conseguenze negative, si tradurrà in un argomento a favore della rielezione di Bush che non è quanto di meglio il mondo si possa augurare.

Quanto alle conseguenze sulla realtà irachena e sulla lotta al terrorismo in genere potrebbero non essere eclatanti. Infatti proprio le condizioni in cui è apparso il temibile dittatore fanno pensare che difficilmente fosse in grado di dirigere la guerriglia irachena che sicuramente è alimentata da forze di diverso segno. Non vi mancano certamente i seguaci di Saddam, ma sicuramente ci sono soprattutto fautori della teocrazia islamica, particolarmente sciiti, acerrimi nemici del rais che, quando era al potere ne ha uccisi a migliaia, ma anche ostili agli americani che considerano invasori, corrotti e infedeli come tutti gli occidentali, e ancora fanatici islamici provenienti dai paesi vicini riversatisi in Iraq in cerca di martirio, e certamente c’è Al Qaeda che sembra non avesse grossi agganci in Iraq prima della guerra.

Personalmente sono tra coloro che ritengono che occorra difendersi dal terrorismo islamico e che non si possa essere pacifisti ad oltranza di fronte a movimenti che vorrebbero riportare tutto il mondo al medioevo e che usano il terrorismo come metodo di lotta.

Ciononostante sono stata contraria all’intervento americano in Iraq e la penso tuttora allo stesso modo. Ritengo infatti che la dottrina della guerra preventiva e dell’importazione della democrazia con le bombe, o, come dichiarato di recente dal nostro premier, quella della necessità di ripensare il principio dell’inviolabilità dei confini nazionali quando si tratta di combattere il terrorismo e fare trionfare la democrazia, non sia accettabile, perché potrebbe portare a stravolgimenti aberranti. E comunque non è nemmeno la soluzione migliore per sconfiggere il terrorismo che, anzi, nella guerra in Iraq ha trovato un ulteriore pretesto.

E poi chi stabilisce quando un paese non è democratico? Gli Stati Uniti detengono forse il monopolio della democrazia? Lo detenevano anche quando sostenevano le efferate dittature latino americane? La paura del comunismo era sufficiente motivo per sostenere quelle dittature? E comunque se la maggioranza di un paese si esprimesse in favore del comunismo, o della repubblica islamica, non ne avrebbe il diritto? Allende, che peraltro non era comunista, era andato al potere con libere elezioni, il golpe, con l’aiuto del governo americano e della C.I.A., lo fece Pinochet che fu dittatore non meno efferato di Saddam (in proporzione ovviamente al periodo in cui ha governato), ma che non è stato condannato da alcun tribunale e di recente in un intervista ha detto di non aver niente di cui pentirsi avendo sempre agito per il bene del proprio paese. E ancora si potrebbe accettare l’invasione di Cuba, il cui leader non è certo un democratico ma non è neanche paragonabile a Saddam Hussein e comunque non sta minacciando nessuno?

E proprio sulla base di questi interrogativi continuo a ritenere pericolosa la politica di Bush e di chi lo segue. La lotta al terrorismo deve essere combattuta con mezzi diversi, con quelli della diplomazia dove è possibile, con le pressioni di organismi internazionali, la cui organizzazione magari va rivista, con l’attività di “intelligence”. La guerra è solo l’estrema soluzione e non può essere decisa da un paese solo che si considera il bene assoluto in lotta contro il male assoluto.

Per questo è necessario che tutto l’Occidente si interroghi sulle problematiche in essere e trovi delle soluzioni prima che sia troppo tardi. Dobbiamo cercare di avvicinare alla democrazia, non con le bombe, ma con le armi della diplomazia, i paesi arabi moderati, dobbiamo trovare una soluzione al problema palestinese. Solo in tal modo il sostegno al terrorismo verrà meno.

Non possiamo dimenticare che il fondamentalismo religioso è anche la conseguenza delle nostre azioni passate e presenti. Ad un passato colonialista che ha lasciato confini tracciati sulla carta ma non corrispondenti alle effettive realtà locali è seguito un presente non meno colonialista, anche se con mezzi diversi. Abbiamo sfruttato le immense risorse di quei paesi sostenendo pessimi despoti locali che vivevano nel lusso lasciando il popolo nell’assoluta indigenza. Poi questi popoli, esclusi dal benessere occidentale, hanno trovato nella religione un punto di riferimento e un’identità che non trovavano altrove. Del resto la religione fa sempre presa sulle masse povere e ignoranti. Dove arriva il benessere e aumenta il livello culturale, la religione diminuisce la propria presa. Ma l’Occidente è responsabile, insieme ai dittatori locali che ha più o meno sostenuto, del mantenimento di pessime condizioni in paesi che, per le loro risorse naturali, avrebbero potuto essere ricchi e ora ne paga le conseguenze.

Da quei paesi arrivano da noi migliaia di persone che non siamo in grado di accogliere che in minima parte, e tra tanti che arrivano attratti dal miraggio di un miglioramento delle loro condizioni sociali, ci sono anche coloro che vorrebbero distruggerci o almeno imporci i loro costumi, e, se a ciò si unisce la consapevolezza che il terrorismo è in grado di colpirci fin nelle nostre opulente città, ecco che ci sembra di avere i barbari alle porte e non è questo il clima in cui si trovano soluzioni politiche.

Bisogna che i popoli e i governi escano da questa spirale e comprendano che la guerra non è la soluzione e, se malauguratamente, lo fosse non può essere decisa da un solo paese per quanto potente.

La lezione americana all'Europa

Tra i vari articoli che oggi i giornali hanno dedicato alla cattura di Saddam Hussein quello di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera dall’eloquente titolo :”La lezione americana all’Europa” mi ha fatto proprio imbestialire.

L’articolo coglie il pretesto della cattura di Saddam Hussein per intonare un peana al ruolo e alle capacità americane raffrontate all’ignavia europea e dall’enfasi dei toni usati sembra compiacersene (soprattutto dell’ignavia europea).

Sostiene che la cattura di Saddam Hussein da parte degli Stati Uniti segna con ogni probabilità una data memorabile nella vicenda mondiale, una data dalle conseguenze potenzialmente immense e  paragona l’avvenimento a quanto accadde nel 1945 quando, grazie al ruolo e alle capacità americane, il nazismo tedesco ed il militarismo nipponico furono portati alla sbarra di un tribunale e per suo tramite sottoposti al giudizio dell’opinione pubblica del mondo.

Qui il paragone mi sembra almeno eccessivo, perché se da un lato è vero che il terrorismo islamico è pericoloso, non ha ancora la capacità di vincere contro l’Occidente, dall’altro non si identifica solo con Saddam Hussein, ma è ben altro, quanto alla sconfitta del nazismo se nessuno disconosce il ruolo che vi ebbero gli Stati Uniti, non si può nemmeno dimenticare che le sorti della Germania cominciarono a  rovesciarsi proprio quando Hitler attaccò la Russia e fu respinto.

Ancora l’articolo prosegue affermando che tra le lezioni della cattura di Saddam c’è pure questa: di fronte alla chiarezza di obiettivi degli Stati Uniti, di fronte alla loro capacità di perseguirli sulla scena del mondo, di fronte al loro impegno di rispondere al terrorismo colpo su colpo, l’Europa non ha saputo pensare e proporre niente si serio. Qualcosa di vero c’è in questa affermazione, anche se le cause non stanno a mio parere in una incapacità intrinseca europea quando nella divisione dei suoi governi che non riescono ad elaborare una politica estera e della difesa comuni, soprattutto a causa dei freni a ciò posti dai paesi europei più filo americani (Gran Bretagna, Spagna, Italia, e gli ex-satelliti sovietici divenuti satelliti USA). Si deve poi riflettere su fatti come questo. Nel documento sulla "Strategia nazionale di sicurezza" presentato da Washington il 20 settembre 2002, sei mesi prima dell’intervento in Iraq, si trova questo passaggio: "L'umanità ha nelle sue mani l'occasione di assicurare il trionfo della libertà sui suoi nemici. Gli Stati Uniti sono fieri della responsabilità che incombe loro di condurre questa importante missione." Dunque loro e solo loro. E tutto il pensiero dei neoconservatori americani è venato di atteggiamenti di disprezzo verso l’Europa. Sono stati scritti libri per sostenere la presunta ignavia dell’Europa che pensa solo al proprio benessere come se gli Stati Uniti non pensassero al loro e avessero anche il monopolio dell’etica oltre che quello della democrazia. Questo non è certo il modo di trattare gli alleati. E certamente un paese come la Francia, che giustamente ha sempre avuto un alto concetto della propria dignità nazionale, non poteva accettarlo.

Concludendo sembra che certi fanatici filoamericani godano dei successi ottenuti dagli Stati Uniti, non tanto in se stessi, quanto in contrapposizione alla presunta incapacità europea. Sembra quasi che essi stessi non si considerino europei, ma americani d’elezione.

domenica 14 dicembre 2003

Catturato Saddam o un sosia?



L'agenzia ufficiale iraniana Irna  ha affermato che Saddam Hussein è stato catturato nella sua città natale, Tikrit, citando come fonte il capo curdo Jalal Talabani. Nessuna conferma ufficiale americana, ma sembra che tra poco a Baghdad si svolgerà una "importante" conferenza stampa. Ad ogni modo anche se Saddam fosse stato effettivamente preso, ciò non porrà fine al terrorismo che solo in minima parte è organizzato dai seguaci di Saddam. I problemi veri sono il fondamentalismo islamico e l'insensata politica di Bush. E per il momento una via d'uscita non c'è.

Gennaio 1970?

Non se qualcuno se ne sia accorto, ma per diversi giorni (è sparito solo stasera) nell’archivio del mio blog compariva   il gennaio 1970! Purtroppo non posso dire che non ero ancora nata. Ma nel 1970 non solo non c'era internet, ma nessuno aveva un computer in casa. Anche se tra gli addetti ai lavori l’idea del collegamento in rete era già nata. Infatti nel 1969 vengono collegati i computer delle università di Los Angeles, Stanford, dello Utah e di Santa Barbara. Ma solo nel 1972 esce sul mercato il programma per la posta elettronica. I computer collegati sono all'incirca trenta in tutto il mondo. Nel 1973 il matematico Vinton Cerf chiama questa prima rete Internet. La vera storia della Rete nasce qui! Ma bisogna arrivare al 1982 perché il pc inizi a diffondersi in tutte la case nel mondo e solo nel 1993 nasce il primo programma per navigare in rete: Mosaic. In seguito arriva Netscape e più tardi il famoso Internet Explorer.Quanto ai blog, si tratta di fenomeno recentissimo. I primi weblog compaiono negli Stati Uniti alla fine degli anni 90, tra i pionieri di internet, prima per usi e sperimentazioni personali, e subito dopo con la diffusione gratuita di software agli utenti. Alla fine del ‘99 nasce Blogger.com, tuttora il decano e il più diffuso tra i software weblog. In Italia i primi blog arrivano nell’estate del 2000. Nel 2001 il fenomeno si sviluppa e comincia ad essere oggetto di attenzione da parte dei giornali. Il Corriere della Sera dedica un articolo a “L’invasione dei blog”. Da allora il fenomeno è in espansione anche se qualcuno ne ha già decretato la fine.

venerdì 12 dicembre 2003

Troiano

Non è che mancherebbe il materiale per aggiornare questo blog, dal rigurgito di bigottismo cattolico (anche di sinistra) alle ultime esternazioni di Berlusconi che, dopo l'intervista al "New York Times" nella quale ha sostenuto che di fronte all'incalzare del terrorismo il principio dell'inviolabilità dei confini nazionali deve essere rivisto, si è scagliato contro la carta stampata, affermando che in Italia il regime c'è ed è rappresentato dalla stampa. Ma tanto i giornali ormai li leggono quasi esclusivamente i giornalisti ed i loro direttori, mentre "il futuro è digitale, i giornali hanno fatto il loro tempo e le battaglie dei giornali di oggi sembrano quelle dei costruttori di carrozze di una volta, che volevano impedire la costruzione delle automobili".

Purtroppo in questo periodo sono molto impegnata con il lavoro e sono assediata da virus informatici e assimilati. Ora ho beccato un "troiano" (accidenti a Ulisse) e non sono ancora riuscita a liberarmene. Tra i vari consigli ricevuti c'è anche quello di riformattare il computer, per la seconda volta in un mese. Qui si diventa matti. E chi ritornasse esclusivamente alla carta stampata?

domenica 7 dicembre 2003

In questa settimana

In questa settimana non ho avuto tempo per aggiornare il blog. Sono stata fuori per un convegno e poi il mio computer continua ad avere dei problemi tanto che utilizzarlo sta diventando stressante. Comincio ad odiarlo. Mi arrivano virus in continuazione, l'ultimo un "troiano". L'ho messo in quarantena, ma ho la vaga impressione che la causa delle attuali difficoltà abbia poco a che vedere con i virus. Ho dovuto far reinstallare tutti i programmi e forse qualcosa non è andato a buon fine. Qualche giorno butto il computer e ricomincio a scrivere con la penna. Poi però come faccio a far circolare le mie idee, anche se presumo che il mondo possa farne benissimo a meno?

Ad ogni modo cosa è successo di importante in questa settimana?

C’è stata la conferenza sul clima nella quale sono state dette cose abbastanza preoccupanti circa il disastro ambientale cui corriamo incontro. Del resto il caldo di questo autunno è senza precedenti. Le previsioni del tempo danno per imminente l’arrivo dell'inverno portato dal "buran" (il vento freddo proveniente dalla Siberia). Speriamo. Resta il fatto che gli ultimi anni sono stati i più caldi da quando si rilevano le temperature. E sembra certo che se i governi delle massime potenze non si impegneranno fin da subito nella riduzione dei gas serra ci sarà un disastro senza uguali.

In parlamento si discute la legge sulla procreazione artificiale.

Personalmente ritengo che se non si riesce ad avere figli naturalmente si dovrebbe desistere, ma che non si possa impedire a coloro che la pensano diversamente di ricorrere a tutti i mezzi che la tecnologia medica offre e che sono utilizzati con successo da oltre venti anni. E una volta ammessa la fecondazione artificiale non vedo perché si debba vietare quella eterologa. Credo peraltro che l'eventualità di incorrere in un incesto (seme casualmente donato da un fratello, padre, nonno) siano vicine allo zero.

Posso invece concordare con il divieto del ricorso alla procreazione assistita per “single” e omosessuali, non per motivazioni di ordine religioso, ma perché ritengo che il minore abbia diritto ad essere cresciuto in una famiglia in cui sono presenti entrambi i genitori possibilmente di sesso diverso.

Mi sembra invece aberrante disporre che gli embrioni non possano essere distrutti, nemmeno se sono malati. Così la legge proibisce, di fatto, l’analisi preimpianto, cioè l’applicazione di quelle tecniche genetiche che permettono di capire se un embrione è portatore di malattie ereditarie come, per esempio, la talassemia o l’emofilia. I genitori fertili che rischiano di trasmettere al figlio un difetto genetico non possono quindi ricorrere alla fecondazione in vitro e avere la certezza, fin dall’inizio della gravidanza, di avere un figlio sano. Anche se penso che i portatori di difetti genetici dovrebbero astenersi dal procreare, è evidente che per coloro che vogliono ugualmente tentare la soluzione migliore resta quella della fecondazione artificiale con analisi preventiva all’impianto dell’embrione. O si pensa che sia meglio ricorrere alla procreazione naturale e poi magari abortire se il feto non è sano? Oppure addirittura partorire figli deformi secondo l’ipocrita concezione cattolica secondo la quale si tratta della volontà di Dio?

Infine la legge in approvazione impedisce anche di utilizzare embrioni non vitali per la ricerca scientifica. E questo mi sembra il massimo dell’oscurantismo.

Dunque i cattolici di destra e di sinistra (e qui mi domando, ammesso che i termini destra e sinistra abbiano ancora un senso, come fanno i cattolici, che sono stati sempre conservatori, a far parte di uno schieramento di sinistra) stanno facendo di tutto per approvare la legge più repressiva d'Europa, a dimostrazione del fatto che tradurre i principi morali della religione - che dovrebbero riguardare solo la coscienza individuale - in diritto pubblico è sempre pericoloso per la salute della democrazia liberale.

I "fondamentalisti", a qualsiasi religione appartengano, andrebbero messi in condizione di non nuocere. Purtroppo il nostro paese risentirà sempre della presenza del Vaticano e delle sue propaggini in Parlamento, cioè i democristiani (di destra o di sinistra che siano, o meglio, si dichiarino). Personalmente li manderei tutti quanti negli USA dove il "fondamentalismo" religioso è al governo.

L'ultima esternazione di Bossi. Emigrati ovvero “Bingo Bongo”.

Cosa dire? In passato un ministro non si sarebbe mai espresso in maniera così “politically uncorrect”. Ma ormai in Parlamento e al Governo si può dire di tutto, come al bar. Ciò denota un profondo scadimento di livello, oppure, se si vuole, una diminuzione dell’ipocrisia. Perché è certo che per un ministro che si esprime così (e cosa aspettarsi se il Presidente del Consiglio si lascia andare a battute sulle segretarie e fa le corna nelle foto ricordo di "summit" internazionali) c’è una parte del popolo che così pensa. Certi sentimenti di insofferenza sono ben presenti nella nostra società e certi discorsi sono comuni per strada, negli uffici, nei bar appunto. E ce ne sono anche le motivazioni. Molti di coloro che arrivano da noi dai paesi del medio oriente e dell’africa sono certamente persone intraprendenti che cercano soluzioni di vita migliori da quelle offerte dal loro paese di origine, ma non mancano i delinquenti né coloro che hanno capito di poter vivere di pubblici contributi e che chiedono con arroganza tutti i diritti dimenticandosi dei doveri (anche se da questo atteggiamento non siamo certo immuni noi italiani). Poi ci sono i piccoli fastidi quotidiani (venditori di cianfrusaglie insistenti che magari ti prendono anche per un braccio, donne avvolte nei veli e scortate dal maschio senza il quale non vanno nemmeno a fare la spesa, ecc.), ma anche le minacce di guerra che i cosiddetti Imam pronunciano persino dai nostri schermi televisivi. Se a ciò si aggiunge il fatto che nell’ottocento la popolazione europea era tre volte tanto quella africana, mentre oggi il rapporto si è invertito a nostro sfavore e il divario aumenterà perché quei popoli non hanno nemmeno il concetto di contraccezione, ecco che nasce un clima da barbari alle porte, il tutto condito dalla paura del terrorismo e dal rifiuto di culture diverse e difficilmente comprensibili.