Sabato scorso, 15 febbraio 2003, milioni di persone in tutto il mondo hanno manifestato per la pace, dall'Europa, agli Stati Uniti, all'Australia. Ma soprattutto in Europa e in particolare nei tre paesi, Inghilterra, Italia, e Spagna, i cui governi sono maggiormente allineati alla posizione degli Stati Uniti, a dimostrazione che la maggioranza dei cittadini europei non vuole la guerra. Infatti i sondaggi dicono che è contro il 76 per cento dei francesi, il 61 degli spagnoli e degli italiani, il 67 degli irlandesi, il 69 dei tedeschi, il 47 dei britannici, il 65 degli olandesi.
Le manifestazioni di sabato hanno dimostrato che esiste un'Europa dei popoli che, in larga parte, è contraria alla guerra. Siamo invece ancora ben lontani da un'Europa dei governi, con una politica estera comune. Infatti anche sulla questione della guerra all'IRAQ, l'Europa si è divisa. Da una parte il fronte del no, con in testa la Francia e la Germania, dall'altra, quello dei paesi allineati, sulle posizioni degli Stati Uniti, e in particolare Inghilterra, Italia e Spagna.
Gli schieramenti hanno poco a che vedere con le posizioni politiche dei singoli governanti, in quanto Jacques Chirac non è certo di sinistra, mentre Gerhard Schroeder è socialdemocratico e Blair laburista.
Si può pensare che i governi vogliano la guerra o la pace per lo stesso motivo: il petrolio.
E del resto la Mesopotamia è sempre stata zona di guerra per le materie prime, come ricorda Giovanni Bergamini, archeologo e direttore del Museo Egizio di Torino, nell'intervista rilasciata il 17 febbraio al quotidiano "La Repubblica" dal titolo "Mesopotamia radice del mondo":
"L'Iraq, l'antica Mesopotamia , è sempre stata lacerata da guerre feroci per il controllo delle materie prime. Oggi, mi pare ovvio, c'è il petrolio. Nel secondo millennio A.C. c'era lo stagno.
Chi aveva il rame non aveva lo stagno per fare armi e utensili in bronzo. Lo stagno stava in Iran, sui monti Zagros, verso l'Afghanistan. Bisognava importarlo in condizioni di sicurezza. Così tutti lottarono per il controllo di quella strada . E portarono razzie, distruzione, carestie."
Con questo non si vuole mettere in secondo piano il fatto che Saddam sia un feroce dittatore, ma lo era anche negli anni 80, durante la guerra con l'Iran, quando gli Stati Uniti gli fornivano sostegno, sempre avendo di mira il petrolio, senza preoccuparsi per niente dei diritti civili calpestati, del genocidio dei Curdi e altre amenità.
E non è l'unico. Nel mondo arabo non esiste un solo governo veramente democratico. E tanti altri dittatori governano in vari paesi del mondo.
Quanto alle armi di distruzione di massa, le prove ancora non ci sono, mentre altri paesi, come la Corea, minacciano addirittura l'uso delle armi atomiche.
Pertanto le motivazioni degli Stati Uniti non sono credibili.
Con questo non si può pensare che Chirac e Schroeder siano contro la guerra per motivi ideali. Avranno sicuramente interessi a mantenere buoni rapporti economici con l'Iraq.
Tuttavia quello che mi piace, soprattutto della Francia, è l'orgoglio nazionale che l'ha sempre portata, indipendentemente dalle opinioni politiche dei diversi leader che si sono succeduti al governo dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, a dimostrare dignità e a non prostrarsi di fronte alla politica imperiale degli Stati Uniti, a differenza dei governanti italiani il cui pedissequo allineamento è stata invece una costante con rare eccezioni.
Pertanto ammiro la "perfida" Francia, e mi rammarico che il mio paese continui a dimostrare in ogni occasione quel servilismo nei confronti del più forte che è stata una sua costante attraverso i secoli.