Cambiamento è una delle
parole più amate dai politici, in particolare in campagna
elettorale, ma particolarmente abusata negli ultimi tempi. Basti
pensare che larga parte della campagna elettorale di Renzi per il
referendum sulla riforma costituzionale si incentra sull'Italia che
cambia, che dice SI al cambiamento.
Però se si cerca su un
vocabolario si trova che cambiamento significa mutamento,
trasformazione, variazione, atto ed effetto del diventare diverso. Il
cambiamento dunque è neutro, non è positivo per definizione e può
anche non richiamare necessariamente un'evoluzione.
Ora se non si può negare
che nel nostro paese ci sono molte cose da cambiare, bisogna vedere
come si intende cambiarle.
E a proposito di
cambiamenti volevo richiamare l'attenzione su un episodio che ha
fatto scalpore in questi giorni e che riguarda Francesco Starace,
da due anni amministratore delegato di Enel, che, in un incontro
dello scorso aprile con gli studenti dell’Università LUISS di Roma
(Libera Università Internazionale degli Studi Sociali), Università
privata promossa da Confindustria, a un ragazzo che gli
chiedeva:”Come si fa a cambiare un’organizzazione come Enel?”
rispondeva così: “Innanzitutto ci vuole un gruppo di persone
convinte su quest’aspetto. Non è necessario che sia la
maggioranza. Basta un manipolo di
cambiatori. Poi vanno individuati i gangli di
controllo dell’organizzazione che si vuole cambiare. E
bisogna distruggere, distruggere fisicamente
questi centri di potere. Per farlo, ci vogliono i
cambiatori che vanno infilati lì dentro, dando a essi una visibilità
sproporzionata rispetto al loro status aziendale, creando quindi
malessere all’interno del del ganglio che si
vuole distruggere. Appena questo malessere diventa sufficientemente
manifesto, si colpiscono le persone opposte al
cambiamento, e questa cosa va fatta in maniera la più
plateale possibile, sicché da ispirare paura
o esempi positivi nel resto dell’organizzazione. Questa cosa va
fatta velocemente, con decisione, senza nessuna e dopo
pochi mesi l’organizzazione capisce, perché alla gente non piace
soffrire. E quando
capiscono che la strada è un'altra tutto sommato si convincono vanno
tutti lì. È facile ”. Seguivano gli applausi dalla platea dei
manager del domani. Quindi riprendeva “Non la paura: come dire,
se del cambiamento siamo convinti, è giusto, e tutto
sommato il capo sono io, quindi si fa. E dopodiché la
cosa succede. A questo punto si va a parlare ai collaboratori. I
collaboratori sono fondamentali per fare una buona carriera in
azienda, non puoi fare una buona carriera tradendo i collaboratori,
maltrattando i collaboratori, impaurendo i collaboratori, non
motivando i collaboratori, annoiando i collaboratori, nascondendoli
perché sono troppo bravi. Bisogna individuarli, curarli, assortirli
perché devono essere diversi, ma poi bisogna anche gestire i casini
che la diversità crea. Insomma occorre coltivarli, curarli in
maniera maniacale, perché sei nessuno senza i collaboratori. E'
tutto lì.” (il passaggio
incriminato si trova al minuto 43 del video)
Dunque grande attenzione
ai collaboratori, ma azioni di guerra contro chiunque osi opporsi.
Ma a chi si riferisce con
gangli di controllo
dell’organizzazione che si vuole cambiare e centri di potere?
Dirigenti riottosi, sindacati?
O chi altro? E il manipolo di cambiatori cui si deve dare una
visibilità sproporzionata al loro status aziendale come viene
reperito o meglio assoldato?
Ora
chiunque lavori in un ente o un'azienda o vi abbia lavorato sa che
c'è sempre chi si oppone ai cambiamenti, spesso a torto, qualche
volta a ragione, perché come ho detto cambiamento non ha sempre una
connotazione positiva, qualche volta può averla peggiorativa o
talmente confusa da risultare in sostanza peggiorativa, senza
contare tutte le volte che il cambiamento è solo di facciata, cioè
si chiama cambiamento qualcosa che nella sostanza è una passata di
vernice sul vecchio o una bella confezione di nulla.
Ma
quello che è grave, al di là del contenuto del cambiamento che si
vuole imporre, e anche se esso fosse positivo nella maniera più
assoluta , è che Starace, che si presume si comporti così, insegna
a dei ragazzi che domani potranno dirigere un'azienda come eliminare
qualsiasi opposizione con azioni che, da come vengono descritte,
sembrano azioni di guerra (manipolo,
infiltrazioni, distruggere fisicamente, colpire, ispirare paura,
ecc.). Ora un
amministratore delegato, un dirigente, che si comporta così, invece
di cercare di utilizzare strumenti di persuasione, credo che non sia
una persona capace di stare a quel livello. E quindi mi domando quali
siano i risultati ottenuti da Enel da quando Starace è divenuto AD? Mi
chiedo anche se è questo che si insegna nelle università per i
dirigenti di domani? Ed è questo che già si fa nelle aziende oggi?
Si fa e si insegna a fare “tabula rasa” di chiunque si opponga ?
Non sarà questa anche la linea di governo di Renzi?