venerdì 27 maggio 2016

Francesco Starace, AD di Enel, alla LUISS: come si distruggono gli oppositori.

Cambiamento è una delle parole più amate dai politici, in particolare in campagna elettorale, ma particolarmente abusata negli ultimi tempi. Basti pensare che larga parte della campagna elettorale di Renzi per il referendum sulla riforma costituzionale si incentra sull'Italia che cambia, che dice SI al cambiamento.

Però se si cerca su un vocabolario si trova che cambiamento significa mutamento, trasformazione, variazione, atto ed effetto del diventare diverso. Il cambiamento dunque è neutro, non è positivo per definizione e può anche non richiamare necessariamente un'evoluzione.
Ora se non si può negare che nel nostro paese ci sono molte cose da cambiare, bisogna vedere come si intende cambiarle.


E a proposito di cambiamenti volevo richiamare l'attenzione su un episodio che ha fatto scalpore in questi giorni e che riguarda Francesco Starace, da due anni amministratore delegato di Enel, che, in un incontro dello scorso aprile con gli studenti dell’Università LUISS di Roma (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali), Università privata promossa da Confindustria, a un ragazzo che gli chiedeva:”Come si fa a cambiare un’organizzazione come Enel?” rispondeva così: “Innanzitutto ci vuole un gruppo di persone convinte su quest’aspetto. Non è necessario che sia la maggioranza. Basta un manipolo di cambiatori. Poi vanno individuati i gangli di controllo dell’organizzazione che si vuole cambiare. E bisogna distruggere, distruggere fisicamente questi centri di potere. Per farlo, ci vogliono i cambiatori che vanno infilati lì dentro, dando a essi una visibilità sproporzionata rispetto al loro status aziendale, creando quindi malessere all’interno del del ganglio che si vuole distruggere. Appena questo malessere diventa sufficientemente manifesto, si colpiscono le persone opposte al cambiamento, e questa cosa va fatta in maniera la più plateale possibile, sicché da ispirare paura o esempi positivi nel resto dell’organizzazione. Questa cosa va fatta velocemente, con decisione, senza nessuna e dopo pochi mesi l’organizzazione capisce, perché alla gente non piace soffrire. E quando capiscono che la strada è un'altra tutto sommato si convincono vanno tutti lì. È facile ”. Seguivano gli applausi dalla platea dei manager del domani. Quindi riprendeva “Non la paura: come dire, se del cambiamento siamo convinti, è giusto, e tutto sommato il capo sono io, quindi si fa. E dopodiché la cosa succede. A questo punto si va a parlare ai collaboratori. I collaboratori sono fondamentali per fare una buona carriera in azienda, non puoi fare una buona carriera tradendo i collaboratori, maltrattando i collaboratori, impaurendo i collaboratori, non motivando i collaboratori, annoiando i collaboratori, nascondendoli perché sono troppo bravi. Bisogna individuarli, curarli, assortirli perché devono essere diversi, ma poi bisogna anche gestire i casini che la diversità crea. Insomma occorre coltivarli, curarli in maniera maniacale, perché sei nessuno senza i collaboratori. E' tutto lì.” (il passaggio incriminato si trova al minuto 43 del video)

Dunque grande attenzione ai collaboratori, ma azioni di guerra contro chiunque osi opporsi.

Ma a chi si riferisce con gangli di controllo dell’organizzazione che si vuole cambiare e centri di potere? Dirigenti riottosi, sindacati? O chi altro? E il manipolo di cambiatori cui si deve dare una visibilità sproporzionata al loro status aziendale come viene reperito o meglio assoldato?

Ora chiunque lavori in un ente o un'azienda o vi abbia lavorato sa che c'è sempre chi si oppone ai cambiamenti, spesso a torto, qualche volta a ragione, perché come ho detto cambiamento non ha sempre una connotazione positiva, qualche volta può averla peggiorativa o talmente confusa da risultare in sostanza peggiorativa, senza contare tutte le volte che il cambiamento è solo di facciata, cioè si chiama cambiamento qualcosa che nella sostanza è una passata di vernice sul vecchio o una bella confezione di nulla.

Ma quello che è grave, al di là del contenuto del cambiamento che si vuole imporre, e anche se esso fosse positivo nella maniera più assoluta , è che Starace, che si presume si comporti così, insegna a dei ragazzi che domani potranno dirigere un'azienda come eliminare qualsiasi opposizione con azioni che, da come vengono descritte, sembrano azioni di guerra (manipolo, infiltrazioni, distruggere fisicamente, colpire, ispirare paura, ecc.). Ora un amministratore delegato, un dirigente, che si comporta così, invece di cercare di utilizzare strumenti di persuasione, credo che non sia una persona capace di stare a quel livello. E quindi mi domando quali siano i risultati ottenuti da Enel da quando Starace è divenuto AD? Mi chiedo anche se è questo che si insegna nelle università per i dirigenti di domani? Ed è questo che già si fa nelle aziende oggi? Si fa e si insegna a fare “tabula rasa” di chiunque si opponga ? Non sarà questa anche la linea di governo di Renzi?


venerdì 27 maggio 2016

Francesco Starace, AD di Enel, alla LUISS: come si distruggono gli oppositori.

Cambiamento è una delle parole più amate dai politici, in particolare in campagna elettorale, ma particolarmente abusata negli ultimi tempi. Basti pensare che larga parte della campagna elettorale di Renzi per il referendum sulla riforma costituzionale si incentra sull'Italia che cambia, che dice SI al cambiamento.

Però se si cerca su un vocabolario si trova che cambiamento significa mutamento, trasformazione, variazione, atto ed effetto del diventare diverso. Il cambiamento dunque è neutro, non è positivo per definizione e può anche non richiamare necessariamente un'evoluzione.
Ora se non si può negare che nel nostro paese ci sono molte cose da cambiare, bisogna vedere come si intende cambiarle.


E a proposito di cambiamenti volevo richiamare l'attenzione su un episodio che ha fatto scalpore in questi giorni e che riguarda Francesco Starace, da due anni amministratore delegato di Enel, che, in un incontro dello scorso aprile con gli studenti dell’Università LUISS di Roma (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali), Università privata promossa da Confindustria, a un ragazzo che gli chiedeva:”Come si fa a cambiare un’organizzazione come Enel?” rispondeva così: “Innanzitutto ci vuole un gruppo di persone convinte su quest’aspetto. Non è necessario che sia la maggioranza. Basta un manipolo di cambiatori. Poi vanno individuati i gangli di controllo dell’organizzazione che si vuole cambiare. E bisogna distruggere, distruggere fisicamente questi centri di potere. Per farlo, ci vogliono i cambiatori che vanno infilati lì dentro, dando a essi una visibilità sproporzionata rispetto al loro status aziendale, creando quindi malessere all’interno del del ganglio che si vuole distruggere. Appena questo malessere diventa sufficientemente manifesto, si colpiscono le persone opposte al cambiamento, e questa cosa va fatta in maniera la più plateale possibile, sicché da ispirare paura o esempi positivi nel resto dell’organizzazione. Questa cosa va fatta velocemente, con decisione, senza nessuna e dopo pochi mesi l’organizzazione capisce, perché alla gente non piace soffrire. E quando capiscono che la strada è un'altra tutto sommato si convincono vanno tutti lì. È facile ”. Seguivano gli applausi dalla platea dei manager del domani. Quindi riprendeva “Non la paura: come dire, se del cambiamento siamo convinti, è giusto, e tutto sommato il capo sono io, quindi si fa. E dopodiché la cosa succede. A questo punto si va a parlare ai collaboratori. I collaboratori sono fondamentali per fare una buona carriera in azienda, non puoi fare una buona carriera tradendo i collaboratori, maltrattando i collaboratori, impaurendo i collaboratori, non motivando i collaboratori, annoiando i collaboratori, nascondendoli perché sono troppo bravi. Bisogna individuarli, curarli, assortirli perché devono essere diversi, ma poi bisogna anche gestire i casini che la diversità crea. Insomma occorre coltivarli, curarli in maniera maniacale, perché sei nessuno senza i collaboratori. E' tutto lì.” (il passaggio incriminato si trova al minuto 43 del video)

Dunque grande attenzione ai collaboratori, ma azioni di guerra contro chiunque osi opporsi.

Ma a chi si riferisce con gangli di controllo dell’organizzazione che si vuole cambiare e centri di potere? Dirigenti riottosi, sindacati? O chi altro? E il manipolo di cambiatori cui si deve dare una visibilità sproporzionata al loro status aziendale come viene reperito o meglio assoldato?

Ora chiunque lavori in un ente o un'azienda o vi abbia lavorato sa che c'è sempre chi si oppone ai cambiamenti, spesso a torto, qualche volta a ragione, perché come ho detto cambiamento non ha sempre una connotazione positiva, qualche volta può averla peggiorativa o talmente confusa da risultare in sostanza peggiorativa, senza contare tutte le volte che il cambiamento è solo di facciata, cioè si chiama cambiamento qualcosa che nella sostanza è una passata di vernice sul vecchio o una bella confezione di nulla.

Ma quello che è grave, al di là del contenuto del cambiamento che si vuole imporre, e anche se esso fosse positivo nella maniera più assoluta , è che Starace, che si presume si comporti così, insegna a dei ragazzi che domani potranno dirigere un'azienda come eliminare qualsiasi opposizione con azioni che, da come vengono descritte, sembrano azioni di guerra (manipolo, infiltrazioni, distruggere fisicamente, colpire, ispirare paura, ecc.). Ora un amministratore delegato, un dirigente, che si comporta così, invece di cercare di utilizzare strumenti di persuasione, credo che non sia una persona capace di stare a quel livello. E quindi mi domando quali siano i risultati ottenuti da Enel da quando Starace è divenuto AD? Mi chiedo anche se è questo che si insegna nelle università per i dirigenti di domani? Ed è questo che già si fa nelle aziende oggi? Si fa e si insegna a fare “tabula rasa” di chiunque si opponga ? Non sarà questa anche la linea di governo di Renzi?