martedì 4 febbraio 2003

L'Impero Americano, l'Irak e l' Europa

Premesso che il mondo occidentale deve difendersi dall'integralismo islamico,sono del parere che la difesa dei propri valori e della propria civiltà non abbia niente a che vedere con la guerra all'Irak di Saddam Hussein, voluta da Bush e dal suo "entourage", peraltro una guerra già in corso, perché azioni americane e inglesi entro i confini dell'Irak sono all'ordine del giorno, anche se non se ne parla.
Ma la versione ufficiale sull'Iraq non ha mai avuto senso. La connessione che l'amministrazione Bush ha cercato di creare tra l'Iraq ed al-Qaeda è sempre apparsa artificiosa e discutibile.
I paragoni tra Saddam Hussein e Hitler sono assurdi.  Saddam è solo uno dei tanti dittatori del mondo islamico e l'Irak non è peggio dell'Arabia Saudita,che ha certamente finanziato e sostenuto "Al Quaeda" , e che non è certo un paese democratico, ma un paese feudale governato da una sola famiglia.  Inoltre l'integralismo islamico è ormai dilagato anche in paesi assai lontani dal Medio Oriente. Pertanto non si tratta di fare la guerra contro un paese ed il suo dittatore. Quello che dobbiamo combattere è qualcosa di ben più ampio che non corrisponde a niente di quanto storicamente conosciuto, se non si risale alle Crociate, nelle quali peraltro gli invasori erano i cristiani.
Invece le vere motivazioni dell'intervento in Iraq sono altre: il petrolio e  la supremazia mondiale degli Stati Uniti. 
In un momento in cui la produzione interna petrolifera degli Stati Uniti è in calo mentre la domanda cresce di giorno in giorno, gli Usa dipendono sempre di più dai maggiori produttori stranieri come l'Iraq o l'Arabia Saudita. Devono pertanto convincere i paesi del Golfo ad aumentare la loro produzione di petrolio ed esportarla negli Stati Uniti: quale maniera più rapida ed efficace a questo proposito che la guerra, per poi trattare con i paesi messi in ginocchio?
Infine c'è la volontà  di sancire la posizione ufficiale degli Stati Uniti come impero globale che si appropria della responsabilità  e dell'autorità esclusiva di polizia planetaria. Sarebbe il culmine di un piano portato avanti da coloro che credono che gli Stati Uniti debbano cogliere l'opportunità  per la dominazione globale.
Tra gli architetti di questo Impero Americano c'è un gruppo di personaggi che detengono posizioni di primo piano nel governo Bush. Costoro immaginano la creazione e l'imposizione di quella che definiscono una "Pax Americana" mondiale.
Nel documento sulla "Strategia nazionale di sicurezza" presentato da Washington il 20 settembre scorso si trova questo passaggio: "L'umanità  ha nelle sue mani l'occasione di assicurare il trionfo della libertà  sui suoi nemici. Gli Stati Uniti sono fieri della responsabilità  che incombe loro di condurre questa importante missione."
Si può ben dire che per ritrovare nel mondo uno strapotere così grande di un'unica super potenza bisogna risalire all'Impero Romano di cui per diversi aspetti gli Stati Uniti si possono considerare gli eredi.   
Ovunque nel mondo si vedono i simboli del potere economico americano, come duemila anni fa si trovavano i simboli romani, come i romani gli americani sono stati capaci di assimilare popoli diversi e di imporre il proprio stile di vita, i propri modelli culturali, persino le proprie idiosincrasie, come quella per il fumo, e l'inglese di oggi ha la stessa funzione del latino duemila anni fa. Caratteristiche comuni alle due superpotenze, tra cui passano duemila anni storia, la propaganda e l'efficienza dell'esercito.     
Ma se gli Stati Uniti ritengono di essere il gendarme del mondo, se si sono attribuiti da soli un compito, anzi una missione, se ritengono di poter decidere solo loro quando, come e contro chi si fa la guerra, ordinando agli altri paesi dell'occidente di allinearsi, allora la guerra se la facciano da soli.
Di fronte all'arroganza americana, diventa sempre più improrogabile per l'Europa assumere quel ruolo politico, morale e anche militare che le spetta, non fosse altro che per i suoi tremila anni di storia, di cultura e di civiltà .   
Mi sembra che negli ultimi tempi qualcosa si stia movendo in questo senso. Basti pensare alle posizioni della Francia e della Germania.
E l'Italia? Berlusconi, non diversamente dalla maggioranza dei suoi predecessori si atteggia a miglior alleato degli USA, anche se ultimamente con qualche lieve ripensamento. Non parlo del  centro-sinistra, ammesso che esista ancora, perché cosa ci si può aspettare da un raggruppamento variegato di piante, fiori, "et similia", privo da anni di una "leadership" e di una politica, che ha dimostrato tutta la sua incapacità  a divenire forza progressista, laica, democratica, per indulgere invece ai rigurgiti delle anacronistiche  ideologie catto-comuniste  e ai patetici girotondi dei Pancho Pardi e dei Moretti? 

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martedì 4 febbraio 2003

L'Impero Americano, l'Irak e l' Europa

Premesso che il mondo occidentale deve difendersi dall'integralismo islamico,sono del parere che la difesa dei propri valori e della propria civiltà non abbia niente a che vedere con la guerra all'Irak di Saddam Hussein, voluta da Bush e dal suo "entourage", peraltro una guerra già in corso, perché azioni americane e inglesi entro i confini dell'Irak sono all'ordine del giorno, anche se non se ne parla.
Ma la versione ufficiale sull'Iraq non ha mai avuto senso. La connessione che l'amministrazione Bush ha cercato di creare tra l'Iraq ed al-Qaeda è sempre apparsa artificiosa e discutibile.
I paragoni tra Saddam Hussein e Hitler sono assurdi.  Saddam è solo uno dei tanti dittatori del mondo islamico e l'Irak non è peggio dell'Arabia Saudita,che ha certamente finanziato e sostenuto "Al Quaeda" , e che non è certo un paese democratico, ma un paese feudale governato da una sola famiglia.  Inoltre l'integralismo islamico è ormai dilagato anche in paesi assai lontani dal Medio Oriente. Pertanto non si tratta di fare la guerra contro un paese ed il suo dittatore. Quello che dobbiamo combattere è qualcosa di ben più ampio che non corrisponde a niente di quanto storicamente conosciuto, se non si risale alle Crociate, nelle quali peraltro gli invasori erano i cristiani.
Invece le vere motivazioni dell'intervento in Iraq sono altre: il petrolio e  la supremazia mondiale degli Stati Uniti. 
In un momento in cui la produzione interna petrolifera degli Stati Uniti è in calo mentre la domanda cresce di giorno in giorno, gli Usa dipendono sempre di più dai maggiori produttori stranieri come l'Iraq o l'Arabia Saudita. Devono pertanto convincere i paesi del Golfo ad aumentare la loro produzione di petrolio ed esportarla negli Stati Uniti: quale maniera più rapida ed efficace a questo proposito che la guerra, per poi trattare con i paesi messi in ginocchio?
Infine c'è la volontà  di sancire la posizione ufficiale degli Stati Uniti come impero globale che si appropria della responsabilità  e dell'autorità esclusiva di polizia planetaria. Sarebbe il culmine di un piano portato avanti da coloro che credono che gli Stati Uniti debbano cogliere l'opportunità  per la dominazione globale.
Tra gli architetti di questo Impero Americano c'è un gruppo di personaggi che detengono posizioni di primo piano nel governo Bush. Costoro immaginano la creazione e l'imposizione di quella che definiscono una "Pax Americana" mondiale.
Nel documento sulla "Strategia nazionale di sicurezza" presentato da Washington il 20 settembre scorso si trova questo passaggio: "L'umanità  ha nelle sue mani l'occasione di assicurare il trionfo della libertà  sui suoi nemici. Gli Stati Uniti sono fieri della responsabilità  che incombe loro di condurre questa importante missione."
Si può ben dire che per ritrovare nel mondo uno strapotere così grande di un'unica super potenza bisogna risalire all'Impero Romano di cui per diversi aspetti gli Stati Uniti si possono considerare gli eredi.   
Ovunque nel mondo si vedono i simboli del potere economico americano, come duemila anni fa si trovavano i simboli romani, come i romani gli americani sono stati capaci di assimilare popoli diversi e di imporre il proprio stile di vita, i propri modelli culturali, persino le proprie idiosincrasie, come quella per il fumo, e l'inglese di oggi ha la stessa funzione del latino duemila anni fa. Caratteristiche comuni alle due superpotenze, tra cui passano duemila anni storia, la propaganda e l'efficienza dell'esercito.     
Ma se gli Stati Uniti ritengono di essere il gendarme del mondo, se si sono attribuiti da soli un compito, anzi una missione, se ritengono di poter decidere solo loro quando, come e contro chi si fa la guerra, ordinando agli altri paesi dell'occidente di allinearsi, allora la guerra se la facciano da soli.
Di fronte all'arroganza americana, diventa sempre più improrogabile per l'Europa assumere quel ruolo politico, morale e anche militare che le spetta, non fosse altro che per i suoi tremila anni di storia, di cultura e di civiltà .   
Mi sembra che negli ultimi tempi qualcosa si stia movendo in questo senso. Basti pensare alle posizioni della Francia e della Germania.
E l'Italia? Berlusconi, non diversamente dalla maggioranza dei suoi predecessori si atteggia a miglior alleato degli USA, anche se ultimamente con qualche lieve ripensamento. Non parlo del  centro-sinistra, ammesso che esista ancora, perché cosa ci si può aspettare da un raggruppamento variegato di piante, fiori, "et similia", privo da anni di una "leadership" e di una politica, che ha dimostrato tutta la sua incapacità  a divenire forza progressista, laica, democratica, per indulgere invece ai rigurgiti delle anacronistiche  ideologie catto-comuniste  e ai patetici girotondi dei Pancho Pardi e dei Moretti? 

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