sabato 15 maggio 2010

Ipazia di Alessandria


Il dipinto riprodotto a lato fu realizzato nel 1885 da Charles William Mitchell , esponente della fase più tarda del preraffaellismo, e rappresenta Ipazia, la filosofa greca e pagana del IV°-V° secolo della nostra era, soggetto del film del regista spagnolo Amenabar uscito di recente nelle nostre sale,  nuda di fronte all'altare di una chiesa cristiana nei momenti che precedono il suo assassinio. La scena raffigurata da Mitchell è probabilmente ispirata al feuilleton di Charles Kingsley, Hypatia or New Foes with an Old Face (Ipazia o Nuovi nemici dal vecchio volto) uscito nel 1853.
(fonte: Wikipedia - voce Charles William Mitchell).


















Particolare del dipinto di Raffaello Sanzio - La scuola di Atene




C'è anche chi raffigura la filosofa in un dipinto di Raffaello Sanzio, La scuola di Atente.
















La vicenda di Ipazia si inquadra nel periodo di passaggio dal  politeismo al monoteismo , quando la filosofia basata sul dubbio e sulla ricerca della conoscenza comincia ad essere combattuta, perché  in contrasto con la parola di Dio. Le religioni monoteiste infatti si basano sull'illusione di conoscere la verità e su tale presupposto, appunto la conoscenza della verità,  l'intolleranza trionfa sul libero pensiero.



sabato 8 maggio 2010

AGORA' - La fede nella filosofia e nella scienza


Ho finalmente visto Agorà del regista spagnolo Amenabar su Ipazia di Alessandria, la matematica e filosofa alessandrina vissuta nel IV secolo D.C., uccisa dai fanatici cristiani.

Affascinante il personaggio della protagonista che lotta per la ragione, la scienza, la filosofia, a costo della propria vita, che afferma di non poter accettare il cristianesimo perché crede nella filosofia e quindi non può prescindere dal dubbio che la fede non ammette.  

Belle anche le scene di massa elaborate al computer e la musica. 

 Uno dei momenti più drammatici, a parte il finale, è quello della distruzione della biblioteca di Alessandria, con il tentativo di Ipazia e dei suoi allievi di salvare almeno i rotoli più importanti contro la furia dei fanatici che odiano tutto quello che non coincide con i testi sacri, con la parola di Dio (e di questi episodi purtroppo la storia ne annovera troppi, anche nei nostri tempi, basti pensare ai Buddha di Bamyan abbattuti dai talebani in Afghanistan).  

Non cambia molto poi che l’episodio si riferisca alla distruzione della Biblioteca minore del Serapeo, o alla grande Biblioteca, la più grande del mondo antico, di cui le fonti storiche annoverano almeno quattro possibili occasioni e altrettanti responsabili della sua distruzione, nel 48 A.C., durante la spedizione di Giulio Cesare in Egitto, verso il 270 D.C. durante la guerra di Aureliano contro la regina Zenobia, nel 391 D.C, quindi all’epoca di Ipazia, a seguito dell’editto dell’Imperatore Teodosio ostile alla saggezza pagana, o infine durante la conquista araba del 642 D.C.      




A Pistoia il film è stato in programmazione per due settimane e non è poco in una città in cui  ci sono solo 5 sale per più di 90.000 residenti. Questo significa che ha avuto anche un certo successo di pubblico. Dunque nonostante il riaffiorare nella nostra epoca di integralismi e fondamentalismi che  credevamo ormai relegati a epoche passate, il libero pensiero ha ancora molti cultori.



« Quando ti vedo mi prostro davanti a te e alle tue parole,

vedendo la casa astrale della Vergine,

infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto

Ipazia sacra, bellezza delle parole,

astro incontaminato della sapiente cultura. »



(Pallada, Antologia Palatina, IX, 400)


Pallada, poeta e grammatico greco di fede pagana che visse tra la fine del IV secolo e l'inizio del V secolo ad Alessandria d'Egitto. Di lui ci sono pervenuti circa 150 epigrammi conservati dall'Antologia Palatina (raccolta di epigrammi greci compilata tra la fine del IX e l'inizio del X secolo d.c. da uno studioso bizantino, tale Costantino Cefala, rinvenuta dall'umanista Claude Saumaise nel 1607 presso la Biblioteca di Heidelberg (detta Palatina, da cui il nome di Antologia Palatina).




sabato 15 maggio 2010

Ipazia di Alessandria


Il dipinto riprodotto a lato fu realizzato nel 1885 da Charles William Mitchell , esponente della fase più tarda del preraffaellismo, e rappresenta Ipazia, la filosofa greca e pagana del IV°-V° secolo della nostra era, soggetto del film del regista spagnolo Amenabar uscito di recente nelle nostre sale,  nuda di fronte all'altare di una chiesa cristiana nei momenti che precedono il suo assassinio. La scena raffigurata da Mitchell è probabilmente ispirata al feuilleton di Charles Kingsley, Hypatia or New Foes with an Old Face (Ipazia o Nuovi nemici dal vecchio volto) uscito nel 1853.
(fonte: Wikipedia - voce Charles William Mitchell).


















Particolare del dipinto di Raffaello Sanzio - La scuola di Atene




C'è anche chi raffigura la filosofa in un dipinto di Raffaello Sanzio, La scuola di Atente.
















La vicenda di Ipazia si inquadra nel periodo di passaggio dal  politeismo al monoteismo , quando la filosofia basata sul dubbio e sulla ricerca della conoscenza comincia ad essere combattuta, perché  in contrasto con la parola di Dio. Le religioni monoteiste infatti si basano sull'illusione di conoscere la verità e su tale presupposto, appunto la conoscenza della verità,  l'intolleranza trionfa sul libero pensiero.



sabato 8 maggio 2010

AGORA' - La fede nella filosofia e nella scienza


Ho finalmente visto Agorà del regista spagnolo Amenabar su Ipazia di Alessandria, la matematica e filosofa alessandrina vissuta nel IV secolo D.C., uccisa dai fanatici cristiani.

Affascinante il personaggio della protagonista che lotta per la ragione, la scienza, la filosofia, a costo della propria vita, che afferma di non poter accettare il cristianesimo perché crede nella filosofia e quindi non può prescindere dal dubbio che la fede non ammette.  

Belle anche le scene di massa elaborate al computer e la musica. 

 Uno dei momenti più drammatici, a parte il finale, è quello della distruzione della biblioteca di Alessandria, con il tentativo di Ipazia e dei suoi allievi di salvare almeno i rotoli più importanti contro la furia dei fanatici che odiano tutto quello che non coincide con i testi sacri, con la parola di Dio (e di questi episodi purtroppo la storia ne annovera troppi, anche nei nostri tempi, basti pensare ai Buddha di Bamyan abbattuti dai talebani in Afghanistan).  

Non cambia molto poi che l’episodio si riferisca alla distruzione della Biblioteca minore del Serapeo, o alla grande Biblioteca, la più grande del mondo antico, di cui le fonti storiche annoverano almeno quattro possibili occasioni e altrettanti responsabili della sua distruzione, nel 48 A.C., durante la spedizione di Giulio Cesare in Egitto, verso il 270 D.C. durante la guerra di Aureliano contro la regina Zenobia, nel 391 D.C, quindi all’epoca di Ipazia, a seguito dell’editto dell’Imperatore Teodosio ostile alla saggezza pagana, o infine durante la conquista araba del 642 D.C.      




A Pistoia il film è stato in programmazione per due settimane e non è poco in una città in cui  ci sono solo 5 sale per più di 90.000 residenti. Questo significa che ha avuto anche un certo successo di pubblico. Dunque nonostante il riaffiorare nella nostra epoca di integralismi e fondamentalismi che  credevamo ormai relegati a epoche passate, il libero pensiero ha ancora molti cultori.



« Quando ti vedo mi prostro davanti a te e alle tue parole,

vedendo la casa astrale della Vergine,

infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto

Ipazia sacra, bellezza delle parole,

astro incontaminato della sapiente cultura. »



(Pallada, Antologia Palatina, IX, 400)


Pallada, poeta e grammatico greco di fede pagana che visse tra la fine del IV secolo e l'inizio del V secolo ad Alessandria d'Egitto. Di lui ci sono pervenuti circa 150 epigrammi conservati dall'Antologia Palatina (raccolta di epigrammi greci compilata tra la fine del IX e l'inizio del X secolo d.c. da uno studioso bizantino, tale Costantino Cefala, rinvenuta dall'umanista Claude Saumaise nel 1607 presso la Biblioteca di Heidelberg (detta Palatina, da cui il nome di Antologia Palatina).