mercoledì 18 luglio 2012

Il questionario di Proust



Il Questionario di Proust era un gioco di società in voga nei salotti del XIX° Secolo, una specie di antenato dei test della personalità fatti per divertimento. Comprende una serie di domande volte a conoscere i gusti e le aspirazioni personali di chi risponde. Malgrado la denominazione possa indurre a pensare che sia stato creato da Marcel Proust, il grande scrittore francese si limitò a fornire le proprie risposte. Quindi  Proust non l'ha inventato, ma lo ha solo reso celebre partecipando al gioco: qui ci sono le sue risposte, complete di riproduzione del foglio su cui le scrisse. 



Spesso il questionario è stato riproposto a personaggi celebri. Talvolta ci si è divertiti a inventare le risposte che avrebbero potuto dare personaggi celebri del passato come in questo esempio in cui è Annibale a rispondere.

Riporto qui di seguito le domande se qualcuno ci si volesse cimentare o si volesse divertire a fornire le risposte di personaggi famosi del presente o del passato o anche dei protagonisti di romanzi e film.  

Il tratto principale del mio carattere. 


La qualità che desidero in un uomo. 

La qualità che preferisco in una donna. 

Quel che apprezzo di più nei miei amici. 

Il mio principale difetto. 

La mia occupazione preferita.

Il mio sogno di felicità.

Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia. 

Quel che vorrei essere.

Il paese dove vorrei vivere. 

Il colore che preferisco. 

Il fiore che amo.

L'uccello che preferisco.

I miei autori preferiti in prosa. 

I miei poeti preferiti. 

I miei eroi nella finzione.

Le mie eroine preferite nella finzione.

I miei compositori preferiti.

I miei pittori preferiti. 


I miei eroi nella vita reale.

Le mie eroine nella storia.

I miei nomi preferiti. 

Quel che detesto più di tutto. 

I personaggi storici che disprezzo di più. 

L'impresa militare che ammiro di più. 

La riforma che apprezzo di più.

Il dono di natura che vorrei avere. 

Come vorrei morire.

Stato attuale del mio animo. 

Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza.

Il mio motto. 

martedì 17 luglio 2012

Dai blog ai social network

Quando, nel gennaio 2003, ho aperto il mio primo blog sulla piattaforma di Splinder, in Italia il fenomeno era ancora recente. Sarebbe diventato popolare di lì a poco tanto che anche  quotidiani e riviste avrebbero cominciato a interessarsene.

Ho tuttavia scoperto solo oggi leggendo questo articolo sulla Repubblica che il blog compie 15 anni. Infatti il primo strumento per "bloggare", termine che sarebbe stato coniato successivamente, fu annunciato da uno sviluppatore statunitense esattamente il 18 luglio 1997. 

Nell'articolo citato c'è tutta la storia del fenomeno blog, dai primordi allo stravolgimento operato dai servizi di micro- blogging come Twitter e Facebook fino all'introduzione da parte della piattaforma francese "Overblog" di una nuova forma di blog in cui gli aggiornamenti di status dei diversi social network diventano i post di un unico blog ovviando  alla dispersività dei primi. 


Dunque buon compleanno blog!



venerdì 13 luglio 2012

E' necessario un esame di coscienza


In questo articolo del Corriere della Sera si pone in risalto la facilità con cui noi italiani tendiamo ad autoassolverci facendo ricadere la colpa sempre su altri.

E' ormai generale l’attribuzione delle responsabilità ai politici, peraltro da noi eletti, cosa che l’autore non nega e certamente non potrebbe.

E' ben evidente che i politici non hanno saputo assolvere al loro compito, che hanno pensato solo all’interesse proprio e delle lobby di riferimento finendo per  togliere credibilità alle Istituzioni. E' sotto gli occhi di tutti la dissipazione delle risorse pubbliche in spese inutili a favore della casta, per non parlare delle vere e proprie ruberie.

Detto ciò, però, non ha torto l'autore quando sostiene che vasti strati della popolazione italiana, interi ceti sociali, hanno contribuito a scavare la fossa nella quale siamo precipitati, e pertanto dovrebbero farsi l’esame di coscienza domandandosi se non hanno contribuito alla rovina del  paese e anche alla propria.  

Tanto per fare un esempio c’era per caso qualcuno cui faceva schifo andare in pensione ben prima dei sessant’anni, talvolta poco dopo i quaranta? Quanti insegnanti facevano anche gli avvocati, gli ingegneri, ecc., curando magari poco l’attività pubblica a favore di quella privata? Tutte queste persone che dopo la pensione ottenuta in età ancora giovanile hanno continuato ovviamente  a svolgere la loro professione, si sono assicurati anche  un vitalizio, seppur minimo, a spese dello Stato, cioè di noi tutti.

Certo c'era una legge che lo permetteva e molti ne hanno approfittato, senza porsi il problema, senza pensare che tutto ciò non poteva continuare all'infinito senza che i nodi venissero al pettine.

Né si possono trascurare le inefficienze di una Pubblica Amministrazione che avrebbe dovuto essere riformata almeno trent'anni fa.

Gli stipendi sono stati sempre bassi, ma per tanti anni sono stati integrati da straordinari e incentivi a pioggia, questi ultimi distribuiti spesso per meriti che poco avevano a vedere con il lavoro.

Intanto la scuola diventava sempre più facile e sfornava incompetenti con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Tuttavia mi pare che ci sia anche un’esagerazione da parte di quanti stanno cercando di fare dei pubblici dipendenti il capro espiatorio di tutto quanto sta succedendo. Credo infatti che anche nella Pubblica Amministrazione, accanto a scansafatiche e disonesti, ci siano ottime professionalità, spesso misconosciute perché si è sempre dato maggior risalto ad altri tipi di merito,  e comunque tante persone che hanno fatto sempre il loro dovere e che ora si sentono gettato addosso un discredito che non meriterebbero.

Poi bisogna considerare che anche l'imprenditoria non sempre si è dimostrata all'altezza della situazione e che in linea generale nel privato come nel pubblico la classe dirigente ha lasciato a desiderare.

Sicuramente è necessaria una riflessione da parte di tutti, ma soprattutto un drastico cambiamento di rotta, se non è troppo tardi.

Il decalogo del blogger

Ed ecco il decalogo del blogger.




Il manifesto del blogger









Credo di essere incorsa in diverse mancanze ma spero almeno che il mio blog mi perdoni per tutte le volte che l’ho mollato, specialmente se gli assicuro che d’ora in avanti mi atterrò scrupolosamente alle tavole della legge!

mercoledì 18 luglio 2012

Il questionario di Proust



Il Questionario di Proust era un gioco di società in voga nei salotti del XIX° Secolo, una specie di antenato dei test della personalità fatti per divertimento. Comprende una serie di domande volte a conoscere i gusti e le aspirazioni personali di chi risponde. Malgrado la denominazione possa indurre a pensare che sia stato creato da Marcel Proust, il grande scrittore francese si limitò a fornire le proprie risposte. Quindi  Proust non l'ha inventato, ma lo ha solo reso celebre partecipando al gioco: qui ci sono le sue risposte, complete di riproduzione del foglio su cui le scrisse. 



Spesso il questionario è stato riproposto a personaggi celebri. Talvolta ci si è divertiti a inventare le risposte che avrebbero potuto dare personaggi celebri del passato come in questo esempio in cui è Annibale a rispondere.

Riporto qui di seguito le domande se qualcuno ci si volesse cimentare o si volesse divertire a fornire le risposte di personaggi famosi del presente o del passato o anche dei protagonisti di romanzi e film.  

Il tratto principale del mio carattere. 


La qualità che desidero in un uomo. 

La qualità che preferisco in una donna. 

Quel che apprezzo di più nei miei amici. 

Il mio principale difetto. 

La mia occupazione preferita.

Il mio sogno di felicità.

Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia. 

Quel che vorrei essere.

Il paese dove vorrei vivere. 

Il colore che preferisco. 

Il fiore che amo.

L'uccello che preferisco.

I miei autori preferiti in prosa. 

I miei poeti preferiti. 

I miei eroi nella finzione.

Le mie eroine preferite nella finzione.

I miei compositori preferiti.

I miei pittori preferiti. 


I miei eroi nella vita reale.

Le mie eroine nella storia.

I miei nomi preferiti. 

Quel che detesto più di tutto. 

I personaggi storici che disprezzo di più. 

L'impresa militare che ammiro di più. 

La riforma che apprezzo di più.

Il dono di natura che vorrei avere. 

Come vorrei morire.

Stato attuale del mio animo. 

Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza.

Il mio motto. 

martedì 17 luglio 2012

Dai blog ai social network

Quando, nel gennaio 2003, ho aperto il mio primo blog sulla piattaforma di Splinder, in Italia il fenomeno era ancora recente. Sarebbe diventato popolare di lì a poco tanto che anche  quotidiani e riviste avrebbero cominciato a interessarsene.

Ho tuttavia scoperto solo oggi leggendo questo articolo sulla Repubblica che il blog compie 15 anni. Infatti il primo strumento per "bloggare", termine che sarebbe stato coniato successivamente, fu annunciato da uno sviluppatore statunitense esattamente il 18 luglio 1997. 

Nell'articolo citato c'è tutta la storia del fenomeno blog, dai primordi allo stravolgimento operato dai servizi di micro- blogging come Twitter e Facebook fino all'introduzione da parte della piattaforma francese "Overblog" di una nuova forma di blog in cui gli aggiornamenti di status dei diversi social network diventano i post di un unico blog ovviando  alla dispersività dei primi. 


Dunque buon compleanno blog!



venerdì 13 luglio 2012

E' necessario un esame di coscienza


In questo articolo del Corriere della Sera si pone in risalto la facilità con cui noi italiani tendiamo ad autoassolverci facendo ricadere la colpa sempre su altri.

E' ormai generale l’attribuzione delle responsabilità ai politici, peraltro da noi eletti, cosa che l’autore non nega e certamente non potrebbe.

E' ben evidente che i politici non hanno saputo assolvere al loro compito, che hanno pensato solo all’interesse proprio e delle lobby di riferimento finendo per  togliere credibilità alle Istituzioni. E' sotto gli occhi di tutti la dissipazione delle risorse pubbliche in spese inutili a favore della casta, per non parlare delle vere e proprie ruberie.

Detto ciò, però, non ha torto l'autore quando sostiene che vasti strati della popolazione italiana, interi ceti sociali, hanno contribuito a scavare la fossa nella quale siamo precipitati, e pertanto dovrebbero farsi l’esame di coscienza domandandosi se non hanno contribuito alla rovina del  paese e anche alla propria.  

Tanto per fare un esempio c’era per caso qualcuno cui faceva schifo andare in pensione ben prima dei sessant’anni, talvolta poco dopo i quaranta? Quanti insegnanti facevano anche gli avvocati, gli ingegneri, ecc., curando magari poco l’attività pubblica a favore di quella privata? Tutte queste persone che dopo la pensione ottenuta in età ancora giovanile hanno continuato ovviamente  a svolgere la loro professione, si sono assicurati anche  un vitalizio, seppur minimo, a spese dello Stato, cioè di noi tutti.

Certo c'era una legge che lo permetteva e molti ne hanno approfittato, senza porsi il problema, senza pensare che tutto ciò non poteva continuare all'infinito senza che i nodi venissero al pettine.

Né si possono trascurare le inefficienze di una Pubblica Amministrazione che avrebbe dovuto essere riformata almeno trent'anni fa.

Gli stipendi sono stati sempre bassi, ma per tanti anni sono stati integrati da straordinari e incentivi a pioggia, questi ultimi distribuiti spesso per meriti che poco avevano a vedere con il lavoro.

Intanto la scuola diventava sempre più facile e sfornava incompetenti con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Tuttavia mi pare che ci sia anche un’esagerazione da parte di quanti stanno cercando di fare dei pubblici dipendenti il capro espiatorio di tutto quanto sta succedendo. Credo infatti che anche nella Pubblica Amministrazione, accanto a scansafatiche e disonesti, ci siano ottime professionalità, spesso misconosciute perché si è sempre dato maggior risalto ad altri tipi di merito,  e comunque tante persone che hanno fatto sempre il loro dovere e che ora si sentono gettato addosso un discredito che non meriterebbero.

Poi bisogna considerare che anche l'imprenditoria non sempre si è dimostrata all'altezza della situazione e che in linea generale nel privato come nel pubblico la classe dirigente ha lasciato a desiderare.

Sicuramente è necessaria una riflessione da parte di tutti, ma soprattutto un drastico cambiamento di rotta, se non è troppo tardi.

Il decalogo del blogger

Ed ecco il decalogo del blogger.




Il manifesto del blogger









Credo di essere incorsa in diverse mancanze ma spero almeno che il mio blog mi perdoni per tutte le volte che l’ho mollato, specialmente se gli assicuro che d’ora in avanti mi atterrò scrupolosamente alle tavole della legge!