venerdì 28 novembre 2003

Ma dove va Fini?



 Cosa sta facendo Fini, a cosa mira? Prima propone il voto agli extracomunitari, poi, durante la recente visita in Israele, all'uscita dal museo dell'olocausto con la kippah in testa liquida il fascismo e il duce, addirittura afferma che il fascismo è il male assoluto. Ma se solo pochi anni fa definiva Mussolini il più grande statista del novecento? Una virata di questo tipo non è credibile. Se il personaggio fosse sincero dovrebbe essere in una crisi personale e morale spaventosa. In realtà  sta facendo sfoggio del più vieto opportunismo. Perderà  un po' di voti della sua base, cosa da poco se l'obiettivo è soffiare il posto a Berlusconi presentandosi quale leader di una destra moderna e rispettabile che ha tagliato i ponti con il fascismo, almeno nell'esteriorità  e nelle dichiarazioni ufficiali, la sostanza poi è un'altra cosa. Il fascismo nella sua accezione storica non si potrà  mai ripresentare, ma ci sono altri tipi di fascismo o comunque di governo autoritario purtroppo ancora possibili.

E sembra ci sia ancora una propensione degli italiani per l'autoritarismo. Non si può infatti disconoscere che in Italia, fascismo, clericalismo, comunismo, abbiano avuto più seguaci che il liberalismo. Viene in mente la battuta di Flaiano sui fascisti che si dividerebbero in due categorie: i fascisti e gli antifascisti. Lo scrittore sosteneva infatti una predisposizione naturale degli italiani per il fascismo(non per niente lo hanno inventato): un fascismo caratteriale che ci contraddistinguerebbe. 
Ma se la sinistra teme che a realizzare un governo autoritario di questo tipo, possa essere Berlusconi, a mio parere, con tutto quello che se ne può dire, il personaggio non è pericoloso in questo senso. Fini si.
Intanto la Mussolini, che non ha gradito la liquidazione del fascismo e del nonno, esce da Alleanza Nazionale, accusa Fini di tradimento e afferma ''Fini e' il male assoluto in An: dal partito non ha avuto una cambiale in bianco, ma va avanti da solo. In An - conclude - sono anestetizzati e narcotizzati''.
Ma il vicepremier torna sulla scelta fatta e afferma: " Sin dal '93 valori come l'antifascismo, inteso come difesa della libertà , sono condivisi da tutti anche dalla destra, nel '93 abbiamo reciso in modo netto i legami col passato". Molti di noi dovevano essere distratti, perché non ce ne eravamo accorti.
Ad ogni modo, considerato che Fini ha anche definito il 25 aprile una data fondante della storia repubblicana, perché segna la nascita della democrazia, se alle celebrazioni ufficiali che ricordano quella data negli ultimi anni è stata notata l'assenza di Berlusconi che, associando la Resistenza al comunismo, viene colto da allergia, sicuramente l'anno prossimo si potrà contare sulla presenza del vice-premier.
Va bene l'opportunismo, ma questa sembra follia, la follia del nuovo millennio? 



martedì 25 novembre 2003

Problemi tecnici

Fino a pochi giorni fa potevo inserire immagini e collegamenti ipertestuali dalla pagina di amministrazione dei miei blog solo "cliccando" sulle relative icone. Ora quelle icone sono scomparse e sono costretta ad usare i codici html. Ma è successo solo a me?

venerdì 21 novembre 2003

Scontro di civiltà

Per la seconda volta in meno di una settimana, i terroristi hanno scelto Istanbul per colpire gli odiati nemici: sei giorni fa il bersaglio era la comunità  ebraica in preghiera, ieri diplomatici e impiegati britannici.
I morti nei due attacchi kamikaze di ieri davanti al consolato britannico e davanti alla sede della banca Hsbc (Hong Kong ad Shanghai Banking Corporation) che ha il suo quartier generale a Londra sono almeno 27 e 450 i feriti, e tra le vittime vi sono anche il console britannico Roger Short e il suo vice. La strage e' stata rivendicata da al Qaeda e dal Fronte islamico dei combattenti del Grande Oriente (Ibda-C).
Ma a prescindere dall'orrore, sgomento e indignazione, per i nuovi attentati, c'è anche una valutazione da fare. La Turchia è un paese islamico, che però vuole salvare la sua laicità  e vuole essere un Paese moderato che guarda al futuro come membro dell'Ue. Sembra pertanto che il terrorismo voglia punire l'Islam moderato che cerca il dialogo con la nostra civiltà e la nostra cultura a differenza dell'Islam integralista che ci vuole distruggere e la Turchia rischia di essere la frontiera di uno scontro tra civiltà  (ammesso che l'Islam integralista si possa chiamare civiltà ).

Continuo a pensare che la guerra all'Iraq voluta dagli USA e dalla Gran Bretagna, con i loro leader a loro volta in qualche modo fondamentalisti, abbia peggiorato la situazione. Se veramente tra gli scopi dei due leader c'erano anche la pace e la democrazia in medio oriente e con esse la fine del terrorismo i risultati sono stati assolutamente opposti. Il fallimento è evidente. Del resto non è sufficiente saper fare tecnicamente la guerra se prima non se ne sono valutate le conseguenze e non si aveva un progetto per il dopoguerra.
Ma al di là  di qualsiasi considerazione su quella guerra e al di là dell'essere pacifisti o meno non si può non prendere atto che il fondamentalismo ci ha dichiarato guerra.
Scriveva mercoledì sulla Repubblica, nella rubrica "L'Amaca", Michele Serra:
"E' stata dichiarata una guerra, da una minoranza di esaltati, una guerra mondiale agli impuri. E' una guerra di sterminio, ed è una guerra che si fonda sull'idea di indegnità , di non umanità dei non eletti: identicamente al nazismo. Pacifisti o bellicisti che siano, gli impuri si organizzino per tempo"
E speriamo che questa volta non si avverino le previsioni di Nostradamus, o di chi lo ha interpretato, circa una guerra mondiale tra Islam e Occidente della durata di ben ventisette anni.

La moglie dell'Imam

Non so se susciti più pena o orrore la "moglie" dell'"Imam di Carmagnola", una italiana, torinese, tutta intabarrata nell'hijab, chador, o come altro si chiama (non sono in grado di distinguere tra le diverse versioni di copertura, né mi interessa), che lancia anatemi contro l'Occidente in nome di Allah. Mi domando quale oscura pazzia possa sconvolgere una mente umana a tal punto, quali perverse motivazioni ne siano alla base. E purtroppo non è la sola. Ce ne sono diverse di queste occidentali convertite che compaiono anche nei "talk show", più fanatiche dei fanatici. Chi avrebbe mai pensato che a trentacinque anni dal'68, che, al di là di ogni altra considerazione, fu una rivoluzione del costume, avremmo visto donne auspicare il ritorno al medioevo, alla reclusione, alla non visibilità, alla subordinazione all'uomo in nome di una religione oscurantista e fanatica.

martedì 18 novembre 2003

Tricolore



Credo che sia un gesto significativo quello di esporre il tricolore nel giorno del lutto nazionale, come omaggio al sacrificio di diciannove italiani caduti servendo il loro paese, impegnati in una missione umanitaria a favore di chi soffre perché vive l'orrore della guerra e spera nella pace.
Questo indipendentemente da qualsiasi considerazione sull'opportunità  di una missione che a guerra ancora in corso può sembrare prematura e addirittura rischia di apparire come una forma di appoggio alla guerra di Bush che gran parte dell'opinione pubblica del paese non condivide, come hanno dimostrato le numerose e affollate manifestazioni per la pace della scorsa primavera.
Ma il dolore e l'emozione di tutti i cittadini italiani di fronte alla strage di Nassirya, di fronte alla brutalità del fanatismo terrorista, devono esprimersi anche attraverso i simboli e il tricolore è simbolo dell'unità  nazionale.
Pertanto tante amministrazioni locali invitano ad esporre la bandiera italiana per esprimere la solidarietà  umana di tutti i cittadini verso le famiglie e gli amici dei giovani italiani e iracheni uccisi a Nassiriya.
Spero che le bandiere siano molte e che si cominci a superare quella specie di malessere nazionale che impedisce a noi italiani di esprimere l'appartenenza al nostro paese, diversamente da quanto avviene altrove.
Fino ad oggi nei confronti della bandiera c'era assoluta indifferenza, se non addirittura rifiuto, tranne che in occasione delle partite di calcio.
Le cause di questa indifferenza sono molte: il patriottismo ridicolo e becero del fascismo, una guerra perduta, una memoria nazionale divisa tra fazioni inconciliabili, le ideologie internazionaliste del dopoguerra (comunismo, pacifismo), il cattolicesimo, hanno fatto si che le generazioni del dopoguerra siano state abituate a deridere i simboli tradizionali.
Ma forse cominciamo a renderci conto che a noi manca qualcosa e che il sentimento nazionale può essere espresso con orgoglio.

domenica 16 novembre 2003

Ancora su Nassirya

Mi domando perché di fronte alla strage di Nassirya siano stati quasi omessi da parte di tutti, maggioranza (e si capisce) e opposizione (e si capisce meno), commenti sugli errori di valutazione della situazione da parte del comando italiano. Ho visto nelle immagini riprese dai telegiornali che lo spazio frapposto tra gli sbarramenti e la palazzina sede della nostra missione era assai esiguo. Mi sembra evidente pertanto che ci sia stata della colpevole negligenza, come se non si sapesse che il nostro contingente si sarebbe trovato a fronteggiare, non un esercito, seppur di guerriglia, ma dei fanatici disposti a farsi saltare in aria insieme alla loro vittime. 
Se il Ministro della Difesa e il Comandante dei Carabinieri non hanno avuto il coraggio morale di ammettere gli errori commessi e di dimettersi, almeno ci si sarebbe aspettati che queste dimissioni fossero chieste dall'opposizione che invece pensa solo a ribadire la propria contrarietà all'intervento (e il governo ringrazia). 
Anch'io penso che non dovevamo fornire alcun appoggio alla guerra di Bush, tuttavia, come dicevo ieri,ormai non è più possibile tirarsi indietro, sia per una questione di dignità nazionale, sia perché comunque la nostra presenza in Iraq sembra aver avuto un effetto positivo sulla popolazione irachena che oggi ci ha manifestato solidarietà . Del resto è evidente che l'attentato non è stato fatto dagli iracheni, poco inclini al martirio, ma da forze esterne di altri paesi arabi,controllate da "Al Quaeda" e infiltratesi in Iraq da frontiere colabrodo. E dovendo combattere contro questo tipo di nemici, cui è stato inculcato fin dall'infanzia l'aberrante concetto del martirio, mi sembra che l'ipotesi dell'auto bomba avrebbe dovuto almeno essere presa in considerazione come rischio probabile nei cui confronti predisporre misure di sicurezza adeguate.

sabato 15 novembre 2003

Nassirya

La strage dei militari italiani a Nassirya è stata una tragedia annunciata.
Quei militari, cui dobbiamo il massimo rispetto, svolgevano un lavoro importante con lo scopo di ricostruire un minimo di convivenza civile in Iraq, sostanzialmente una missione di pace, ma purtroppo i tempi erano sbagliati.
La ricostruzione può avvenire solo a conclusione di una guerra e non con la guerra in atto.
E nessuna persona sana di mente può  sostenere che l'Iraq non sia un paese in guerra, nonostante il proclama di Bush nello scorso maggio.
Così sono morti 18 italiani per una guerra altrui.
Ciò non significa che l'Italia, come tutto l'Occidente, non si debba difendere dal terrorismo fondamentalista, ma i mezzi sono altri, diversi dalla guerra ad un singolo stato, peraltro, nel caso dell'Iraq, uno stato in cui "Al Qaeda" era assai poco presente prima che la guerra gli fornisse il pretesto per farne la sua principale base.
Il terrorismo si combatte con azioni di "intelligence" e di polizia, con la massima allerta, ma anche con azioni politiche lungimiranti, volte a trovare delle soluzioni ai conflitti in essere a cominciare da quello che da oltre mezzo secolo contrappone israeliani e palestinesi e che è stato il principale terreno di coltura del terrorismo e del fondamentalisnmo.
Così 18 italiani sono morti per una guerra altrui.
Ma in questo momento, anche se in linea teorica continuo ad essere contraria al coinvolgimento del nostro paese in una guerra che niente ha a che vedere con la difesa del suo territorio e dei suoi interessi, capisco tuttavia che non se ne possa uscire con dignità . Un ritiro delle nostre truppe dopo i fatti di Nassirya verrebbe interpretato come fuga ingloriosa e questo non ce lo possiamo permettere senza perdere ancora una volta la nostra dignità di nazione.

Giustizia italiana

Due anni fa nel nostro Comune furono rubate 3000 carte di identità . Ovviamente la banda che ha fatto il colpo non è mai stata individuata, ma in compenso sono stati fermati diversi acquirenti delle carte rubate. Così, in qualità di dirigente del servizio al momento dei fatti,mi vengono notificate citazioni a testimoniare un po' in tutta Italia. Ieri ho dovuto fare più di 300 Km, pernottando nella città  dove avrei dovuto testimoniare, cioè sostanzialmente confermare che la carta trovata in possesso dell'imputato apparteneva al lotto di quelle rubate nel nostro Comune. Testimonianza, come si può ben capire, assolutamente inutile, che niente aggiunge a quanto da me dichiarato nella denuncia sporta a suo tempo alla Questura di competenza, denuncia che poteva benissimo essere acquisita agli atti.
Il magistrato di turno, che mi ha espresso tutta la sua solidarietà  per il disturbo cui mi ero sottoposta a causa di una legge idiota interpretata in maniera pedissequa dagli avvocati quando mirano a rinviare le cause, forse volendo significare che molti testimoni inviano certificato medico fornendo il pretesto all'avvocato della difesa per chiedere il rinvio della causa.
La causa poi è stata rinviata con altro pretesto, la presunta non conoscenza dell'italiano da parte dell'imputato che ha ricevuto notifiche non tradotte. Circa la mia testimonianza è stato deciso di soprassedere acquisendo agli atti la succitata denuncia.
Dunque io ho fatto più di 300 Km (4 ore di treno all'andata e altrettante al ritorno), ho perso una giornata e mezza di lavoro e ho speso oltre € 200 che la mia amministrazione mi dovrà  rimborsare. Qualsiasi commento è superfluo.

venerdì 7 novembre 2003

Brigatisti. Perché?

Mi domando come qualcuno possa ancora credere che sia realizzabile nel nostro paese una prospettiva rivoluzionaria e perché il fenomeno rinasca in questi ultimi anni?


Ma chi sono questi brigatisti? Chi sono queste persone apparentemente anonime che si esaltano assumendo identità segrete, che spiano per mesi le loro vittime e infine uccidono persone assolutamente inermi? I loro comunicati sono illeggibili tanto sono noiosi, pieni di anacronismi, espressione di assoluta pochezza intellettuale.

Quello che sconcerta è che soggetti psichicamente disturbati siano tuttavia a conoscenza di persone e fatti che sfuggono anche alle persone più informate, che leggono i giornali, che seguono il dibattito politico.Infatti chi conosceva D'Antona e Biagi, chi era al corrente del loro lavoro prima che venissero uccisi? Probabilmente solo gli addetti ai lavori. E allora? Non si può non domandarci quale sia il terreno di coltura di queste cellule impazzite della società, dove e come assumano informazioni, se ci sia qualcuno che li manovra e quali scopi persegua.

martedì 4 novembre 2003

Iraq, ma quale effetto domino?

I fautori della guerra in Iraq sostenevano, tra l’altro, che la caduta del regime di Saddam Hussein avrebbe determinato un effetto domino nell’area mediorientale con una conseguente democratizzazione anche parziale degli altri paesi dell’area che avrebbe portato alla sconfitta del terrorismo e forse anche alla risoluzione del conflitto arabo israeliano.

I fatti hanno dimostrato che niente di tutto questo è accaduto. La democrazia è ben lontana in Iraq e negli altri paesi dell’area. Saddam Hussein era sicuramente odiato, ma non quanto gli invasori americani. Il terrorismo è attivo più che mai e se è probabile che Al Qaeda fosse scarsamente presente in Iraq prima della caduta del regime, ora certamente ha fatto dell’Iraq la sua base principale. Il conflitto arabo-israeliano è lungi da qualsiasi risoluzione.

E dalla cosiddetta fine del conflitto, quando Bush andò su una portaerei vestito da rambo per dichiarare la vittoria, ad oggi, i morti tra i soldati americani hanno superato di molto quelli dichiarati durante le operazioni belliche.

Mi domando allora come abbiano potuto gli strateghi della massima potenza mondiale non rendersi conto di quale problemi avrebbero dovuto affrontare. Ma uno studio sulla realtà irachena non lo aveva fatto nessuno? Oppure le motivazioni di politica interna, quelle economiche, il fondamentalismo di Bush e dei suoi pessimi consiglieri, hanno avuto la meglio su qualsiasi altra considerazione?

Fine dell’Occidente?

In un articolo dall’emblematico titolo “ verso la fine dell’occidente” Thomas L.Friedman lamenta il disinteresse dei paesi Europei e, in particolare della Francia e della Germania, nei confronti dell’Iraq. Alla conferenza di Madrid sugli aiuti all’Iraq, l’Arabia Saudita si sarebbe impegnata per un miliardo di dollari, Francia e Germania per 0 dollari. L’autore ne deduce che l’Arabia è più interessata alla nascita della democrazia in Iraq (ma se ne può parlare davvero alla luce dei fatti?) di quanto non lo siano Francia e Germania e arriva a dire che forse l’Occidente, come l’abbiamo conosciuto, è finito o almeno è stato indebolito dal pessimo comportamento dei leader di Stati Uniti, Francia e Germania a pari merito, tanto che le attuali tensioni tra Stati Uniti ed Europa sono simili a quelle tra Stati Uniti e Urss ai tempi della guerra fredda. La colpa : degli uni e degli altri, però l’accento sembra posto più sull’Europa che pensa solo a come consolidarsi politicamente, economicamente e militarmente mentre gli USA pensano a come far fronte al terrorismo.

Non so quanto corrisponda a realtà l’opinione di Friedman. Quello che si nota immediatamente è che Europa significa Francia e Germania. Sembra nata la Framania. Del resto gli altri paesi europei a cominciare dal nostro fanno di tutto per non esserci.

Sondaggio UE su Israele

Sono tutti scandalizzati, a destra e a sinistra, perché da un sondaggio realizzato dall’Unione Europea sembrerebbe che i cittadini europei ritenessero Israele uno dei massimi pericoli per la pace mondiale.

Tutti a cominciare dal Presidente della Commissione Europea Prodi sostengono che le domande sono state mal poste o male interpretate. C'è chi parla di Europa malata. Addirittura Fini, che ha molto da farsi perdonare, dichiara che Israele è una proiezione dell’Europa in Medio Oriente (sic).

Ora mi domando cosa ci sia da scandalizzarsi. A mio parere Israele, insieme agli Usa e ai paesi arabi fondamentalisti, sono, a pari merito, i massimi pericoli per la pace. E non vedo perché criticare Israele debba essere considerato “politically uncorrect”.

Divorzio

Non è notizia di oggi, ma ne stanno blaterando su "Porta a Porta".

Il parlamento italiano ha bocciato la proposta di ridurre gli anni di separazione prima del divorzio da tre ad uno. Non ci sono commenti. Sempre viva il Vaticano con l’appoggio di cattocomunisti, clericofascisti e imperituri democristiani. Ma quando mai diventeremo un paese civile?

venerdì 28 novembre 2003

Ma dove va Fini?



 Cosa sta facendo Fini, a cosa mira? Prima propone il voto agli extracomunitari, poi, durante la recente visita in Israele, all'uscita dal museo dell'olocausto con la kippah in testa liquida il fascismo e il duce, addirittura afferma che il fascismo è il male assoluto. Ma se solo pochi anni fa definiva Mussolini il più grande statista del novecento? Una virata di questo tipo non è credibile. Se il personaggio fosse sincero dovrebbe essere in una crisi personale e morale spaventosa. In realtà  sta facendo sfoggio del più vieto opportunismo. Perderà  un po' di voti della sua base, cosa da poco se l'obiettivo è soffiare il posto a Berlusconi presentandosi quale leader di una destra moderna e rispettabile che ha tagliato i ponti con il fascismo, almeno nell'esteriorità  e nelle dichiarazioni ufficiali, la sostanza poi è un'altra cosa. Il fascismo nella sua accezione storica non si potrà  mai ripresentare, ma ci sono altri tipi di fascismo o comunque di governo autoritario purtroppo ancora possibili.

E sembra ci sia ancora una propensione degli italiani per l'autoritarismo. Non si può infatti disconoscere che in Italia, fascismo, clericalismo, comunismo, abbiano avuto più seguaci che il liberalismo. Viene in mente la battuta di Flaiano sui fascisti che si dividerebbero in due categorie: i fascisti e gli antifascisti. Lo scrittore sosteneva infatti una predisposizione naturale degli italiani per il fascismo(non per niente lo hanno inventato): un fascismo caratteriale che ci contraddistinguerebbe. 
Ma se la sinistra teme che a realizzare un governo autoritario di questo tipo, possa essere Berlusconi, a mio parere, con tutto quello che se ne può dire, il personaggio non è pericoloso in questo senso. Fini si.
Intanto la Mussolini, che non ha gradito la liquidazione del fascismo e del nonno, esce da Alleanza Nazionale, accusa Fini di tradimento e afferma ''Fini e' il male assoluto in An: dal partito non ha avuto una cambiale in bianco, ma va avanti da solo. In An - conclude - sono anestetizzati e narcotizzati''.
Ma il vicepremier torna sulla scelta fatta e afferma: " Sin dal '93 valori come l'antifascismo, inteso come difesa della libertà , sono condivisi da tutti anche dalla destra, nel '93 abbiamo reciso in modo netto i legami col passato". Molti di noi dovevano essere distratti, perché non ce ne eravamo accorti.
Ad ogni modo, considerato che Fini ha anche definito il 25 aprile una data fondante della storia repubblicana, perché segna la nascita della democrazia, se alle celebrazioni ufficiali che ricordano quella data negli ultimi anni è stata notata l'assenza di Berlusconi che, associando la Resistenza al comunismo, viene colto da allergia, sicuramente l'anno prossimo si potrà contare sulla presenza del vice-premier.
Va bene l'opportunismo, ma questa sembra follia, la follia del nuovo millennio? 



martedì 25 novembre 2003

Problemi tecnici

Fino a pochi giorni fa potevo inserire immagini e collegamenti ipertestuali dalla pagina di amministrazione dei miei blog solo "cliccando" sulle relative icone. Ora quelle icone sono scomparse e sono costretta ad usare i codici html. Ma è successo solo a me?

venerdì 21 novembre 2003

Scontro di civiltà

Per la seconda volta in meno di una settimana, i terroristi hanno scelto Istanbul per colpire gli odiati nemici: sei giorni fa il bersaglio era la comunità  ebraica in preghiera, ieri diplomatici e impiegati britannici.
I morti nei due attacchi kamikaze di ieri davanti al consolato britannico e davanti alla sede della banca Hsbc (Hong Kong ad Shanghai Banking Corporation) che ha il suo quartier generale a Londra sono almeno 27 e 450 i feriti, e tra le vittime vi sono anche il console britannico Roger Short e il suo vice. La strage e' stata rivendicata da al Qaeda e dal Fronte islamico dei combattenti del Grande Oriente (Ibda-C).
Ma a prescindere dall'orrore, sgomento e indignazione, per i nuovi attentati, c'è anche una valutazione da fare. La Turchia è un paese islamico, che però vuole salvare la sua laicità  e vuole essere un Paese moderato che guarda al futuro come membro dell'Ue. Sembra pertanto che il terrorismo voglia punire l'Islam moderato che cerca il dialogo con la nostra civiltà e la nostra cultura a differenza dell'Islam integralista che ci vuole distruggere e la Turchia rischia di essere la frontiera di uno scontro tra civiltà  (ammesso che l'Islam integralista si possa chiamare civiltà ).

Continuo a pensare che la guerra all'Iraq voluta dagli USA e dalla Gran Bretagna, con i loro leader a loro volta in qualche modo fondamentalisti, abbia peggiorato la situazione. Se veramente tra gli scopi dei due leader c'erano anche la pace e la democrazia in medio oriente e con esse la fine del terrorismo i risultati sono stati assolutamente opposti. Il fallimento è evidente. Del resto non è sufficiente saper fare tecnicamente la guerra se prima non se ne sono valutate le conseguenze e non si aveva un progetto per il dopoguerra.
Ma al di là  di qualsiasi considerazione su quella guerra e al di là dell'essere pacifisti o meno non si può non prendere atto che il fondamentalismo ci ha dichiarato guerra.
Scriveva mercoledì sulla Repubblica, nella rubrica "L'Amaca", Michele Serra:
"E' stata dichiarata una guerra, da una minoranza di esaltati, una guerra mondiale agli impuri. E' una guerra di sterminio, ed è una guerra che si fonda sull'idea di indegnità , di non umanità dei non eletti: identicamente al nazismo. Pacifisti o bellicisti che siano, gli impuri si organizzino per tempo"
E speriamo che questa volta non si avverino le previsioni di Nostradamus, o di chi lo ha interpretato, circa una guerra mondiale tra Islam e Occidente della durata di ben ventisette anni.

La moglie dell'Imam

Non so se susciti più pena o orrore la "moglie" dell'"Imam di Carmagnola", una italiana, torinese, tutta intabarrata nell'hijab, chador, o come altro si chiama (non sono in grado di distinguere tra le diverse versioni di copertura, né mi interessa), che lancia anatemi contro l'Occidente in nome di Allah. Mi domando quale oscura pazzia possa sconvolgere una mente umana a tal punto, quali perverse motivazioni ne siano alla base. E purtroppo non è la sola. Ce ne sono diverse di queste occidentali convertite che compaiono anche nei "talk show", più fanatiche dei fanatici. Chi avrebbe mai pensato che a trentacinque anni dal'68, che, al di là di ogni altra considerazione, fu una rivoluzione del costume, avremmo visto donne auspicare il ritorno al medioevo, alla reclusione, alla non visibilità, alla subordinazione all'uomo in nome di una religione oscurantista e fanatica.

martedì 18 novembre 2003

Tricolore



Credo che sia un gesto significativo quello di esporre il tricolore nel giorno del lutto nazionale, come omaggio al sacrificio di diciannove italiani caduti servendo il loro paese, impegnati in una missione umanitaria a favore di chi soffre perché vive l'orrore della guerra e spera nella pace.
Questo indipendentemente da qualsiasi considerazione sull'opportunità  di una missione che a guerra ancora in corso può sembrare prematura e addirittura rischia di apparire come una forma di appoggio alla guerra di Bush che gran parte dell'opinione pubblica del paese non condivide, come hanno dimostrato le numerose e affollate manifestazioni per la pace della scorsa primavera.
Ma il dolore e l'emozione di tutti i cittadini italiani di fronte alla strage di Nassirya, di fronte alla brutalità del fanatismo terrorista, devono esprimersi anche attraverso i simboli e il tricolore è simbolo dell'unità  nazionale.
Pertanto tante amministrazioni locali invitano ad esporre la bandiera italiana per esprimere la solidarietà  umana di tutti i cittadini verso le famiglie e gli amici dei giovani italiani e iracheni uccisi a Nassiriya.
Spero che le bandiere siano molte e che si cominci a superare quella specie di malessere nazionale che impedisce a noi italiani di esprimere l'appartenenza al nostro paese, diversamente da quanto avviene altrove.
Fino ad oggi nei confronti della bandiera c'era assoluta indifferenza, se non addirittura rifiuto, tranne che in occasione delle partite di calcio.
Le cause di questa indifferenza sono molte: il patriottismo ridicolo e becero del fascismo, una guerra perduta, una memoria nazionale divisa tra fazioni inconciliabili, le ideologie internazionaliste del dopoguerra (comunismo, pacifismo), il cattolicesimo, hanno fatto si che le generazioni del dopoguerra siano state abituate a deridere i simboli tradizionali.
Ma forse cominciamo a renderci conto che a noi manca qualcosa e che il sentimento nazionale può essere espresso con orgoglio.

domenica 16 novembre 2003

Ancora su Nassirya

Mi domando perché di fronte alla strage di Nassirya siano stati quasi omessi da parte di tutti, maggioranza (e si capisce) e opposizione (e si capisce meno), commenti sugli errori di valutazione della situazione da parte del comando italiano. Ho visto nelle immagini riprese dai telegiornali che lo spazio frapposto tra gli sbarramenti e la palazzina sede della nostra missione era assai esiguo. Mi sembra evidente pertanto che ci sia stata della colpevole negligenza, come se non si sapesse che il nostro contingente si sarebbe trovato a fronteggiare, non un esercito, seppur di guerriglia, ma dei fanatici disposti a farsi saltare in aria insieme alla loro vittime. 
Se il Ministro della Difesa e il Comandante dei Carabinieri non hanno avuto il coraggio morale di ammettere gli errori commessi e di dimettersi, almeno ci si sarebbe aspettati che queste dimissioni fossero chieste dall'opposizione che invece pensa solo a ribadire la propria contrarietà all'intervento (e il governo ringrazia). 
Anch'io penso che non dovevamo fornire alcun appoggio alla guerra di Bush, tuttavia, come dicevo ieri,ormai non è più possibile tirarsi indietro, sia per una questione di dignità nazionale, sia perché comunque la nostra presenza in Iraq sembra aver avuto un effetto positivo sulla popolazione irachena che oggi ci ha manifestato solidarietà . Del resto è evidente che l'attentato non è stato fatto dagli iracheni, poco inclini al martirio, ma da forze esterne di altri paesi arabi,controllate da "Al Quaeda" e infiltratesi in Iraq da frontiere colabrodo. E dovendo combattere contro questo tipo di nemici, cui è stato inculcato fin dall'infanzia l'aberrante concetto del martirio, mi sembra che l'ipotesi dell'auto bomba avrebbe dovuto almeno essere presa in considerazione come rischio probabile nei cui confronti predisporre misure di sicurezza adeguate.

sabato 15 novembre 2003

Nassirya

La strage dei militari italiani a Nassirya è stata una tragedia annunciata.
Quei militari, cui dobbiamo il massimo rispetto, svolgevano un lavoro importante con lo scopo di ricostruire un minimo di convivenza civile in Iraq, sostanzialmente una missione di pace, ma purtroppo i tempi erano sbagliati.
La ricostruzione può avvenire solo a conclusione di una guerra e non con la guerra in atto.
E nessuna persona sana di mente può  sostenere che l'Iraq non sia un paese in guerra, nonostante il proclama di Bush nello scorso maggio.
Così sono morti 18 italiani per una guerra altrui.
Ciò non significa che l'Italia, come tutto l'Occidente, non si debba difendere dal terrorismo fondamentalista, ma i mezzi sono altri, diversi dalla guerra ad un singolo stato, peraltro, nel caso dell'Iraq, uno stato in cui "Al Qaeda" era assai poco presente prima che la guerra gli fornisse il pretesto per farne la sua principale base.
Il terrorismo si combatte con azioni di "intelligence" e di polizia, con la massima allerta, ma anche con azioni politiche lungimiranti, volte a trovare delle soluzioni ai conflitti in essere a cominciare da quello che da oltre mezzo secolo contrappone israeliani e palestinesi e che è stato il principale terreno di coltura del terrorismo e del fondamentalisnmo.
Così 18 italiani sono morti per una guerra altrui.
Ma in questo momento, anche se in linea teorica continuo ad essere contraria al coinvolgimento del nostro paese in una guerra che niente ha a che vedere con la difesa del suo territorio e dei suoi interessi, capisco tuttavia che non se ne possa uscire con dignità . Un ritiro delle nostre truppe dopo i fatti di Nassirya verrebbe interpretato come fuga ingloriosa e questo non ce lo possiamo permettere senza perdere ancora una volta la nostra dignità di nazione.

Giustizia italiana

Due anni fa nel nostro Comune furono rubate 3000 carte di identità . Ovviamente la banda che ha fatto il colpo non è mai stata individuata, ma in compenso sono stati fermati diversi acquirenti delle carte rubate. Così, in qualità di dirigente del servizio al momento dei fatti,mi vengono notificate citazioni a testimoniare un po' in tutta Italia. Ieri ho dovuto fare più di 300 Km, pernottando nella città  dove avrei dovuto testimoniare, cioè sostanzialmente confermare che la carta trovata in possesso dell'imputato apparteneva al lotto di quelle rubate nel nostro Comune. Testimonianza, come si può ben capire, assolutamente inutile, che niente aggiunge a quanto da me dichiarato nella denuncia sporta a suo tempo alla Questura di competenza, denuncia che poteva benissimo essere acquisita agli atti.
Il magistrato di turno, che mi ha espresso tutta la sua solidarietà  per il disturbo cui mi ero sottoposta a causa di una legge idiota interpretata in maniera pedissequa dagli avvocati quando mirano a rinviare le cause, forse volendo significare che molti testimoni inviano certificato medico fornendo il pretesto all'avvocato della difesa per chiedere il rinvio della causa.
La causa poi è stata rinviata con altro pretesto, la presunta non conoscenza dell'italiano da parte dell'imputato che ha ricevuto notifiche non tradotte. Circa la mia testimonianza è stato deciso di soprassedere acquisendo agli atti la succitata denuncia.
Dunque io ho fatto più di 300 Km (4 ore di treno all'andata e altrettante al ritorno), ho perso una giornata e mezza di lavoro e ho speso oltre € 200 che la mia amministrazione mi dovrà  rimborsare. Qualsiasi commento è superfluo.

venerdì 7 novembre 2003

Brigatisti. Perché?

Mi domando come qualcuno possa ancora credere che sia realizzabile nel nostro paese una prospettiva rivoluzionaria e perché il fenomeno rinasca in questi ultimi anni?


Ma chi sono questi brigatisti? Chi sono queste persone apparentemente anonime che si esaltano assumendo identità segrete, che spiano per mesi le loro vittime e infine uccidono persone assolutamente inermi? I loro comunicati sono illeggibili tanto sono noiosi, pieni di anacronismi, espressione di assoluta pochezza intellettuale.

Quello che sconcerta è che soggetti psichicamente disturbati siano tuttavia a conoscenza di persone e fatti che sfuggono anche alle persone più informate, che leggono i giornali, che seguono il dibattito politico.Infatti chi conosceva D'Antona e Biagi, chi era al corrente del loro lavoro prima che venissero uccisi? Probabilmente solo gli addetti ai lavori. E allora? Non si può non domandarci quale sia il terreno di coltura di queste cellule impazzite della società, dove e come assumano informazioni, se ci sia qualcuno che li manovra e quali scopi persegua.

martedì 4 novembre 2003

Iraq, ma quale effetto domino?

I fautori della guerra in Iraq sostenevano, tra l’altro, che la caduta del regime di Saddam Hussein avrebbe determinato un effetto domino nell’area mediorientale con una conseguente democratizzazione anche parziale degli altri paesi dell’area che avrebbe portato alla sconfitta del terrorismo e forse anche alla risoluzione del conflitto arabo israeliano.

I fatti hanno dimostrato che niente di tutto questo è accaduto. La democrazia è ben lontana in Iraq e negli altri paesi dell’area. Saddam Hussein era sicuramente odiato, ma non quanto gli invasori americani. Il terrorismo è attivo più che mai e se è probabile che Al Qaeda fosse scarsamente presente in Iraq prima della caduta del regime, ora certamente ha fatto dell’Iraq la sua base principale. Il conflitto arabo-israeliano è lungi da qualsiasi risoluzione.

E dalla cosiddetta fine del conflitto, quando Bush andò su una portaerei vestito da rambo per dichiarare la vittoria, ad oggi, i morti tra i soldati americani hanno superato di molto quelli dichiarati durante le operazioni belliche.

Mi domando allora come abbiano potuto gli strateghi della massima potenza mondiale non rendersi conto di quale problemi avrebbero dovuto affrontare. Ma uno studio sulla realtà irachena non lo aveva fatto nessuno? Oppure le motivazioni di politica interna, quelle economiche, il fondamentalismo di Bush e dei suoi pessimi consiglieri, hanno avuto la meglio su qualsiasi altra considerazione?

Fine dell’Occidente?

In un articolo dall’emblematico titolo “ verso la fine dell’occidente” Thomas L.Friedman lamenta il disinteresse dei paesi Europei e, in particolare della Francia e della Germania, nei confronti dell’Iraq. Alla conferenza di Madrid sugli aiuti all’Iraq, l’Arabia Saudita si sarebbe impegnata per un miliardo di dollari, Francia e Germania per 0 dollari. L’autore ne deduce che l’Arabia è più interessata alla nascita della democrazia in Iraq (ma se ne può parlare davvero alla luce dei fatti?) di quanto non lo siano Francia e Germania e arriva a dire che forse l’Occidente, come l’abbiamo conosciuto, è finito o almeno è stato indebolito dal pessimo comportamento dei leader di Stati Uniti, Francia e Germania a pari merito, tanto che le attuali tensioni tra Stati Uniti ed Europa sono simili a quelle tra Stati Uniti e Urss ai tempi della guerra fredda. La colpa : degli uni e degli altri, però l’accento sembra posto più sull’Europa che pensa solo a come consolidarsi politicamente, economicamente e militarmente mentre gli USA pensano a come far fronte al terrorismo.

Non so quanto corrisponda a realtà l’opinione di Friedman. Quello che si nota immediatamente è che Europa significa Francia e Germania. Sembra nata la Framania. Del resto gli altri paesi europei a cominciare dal nostro fanno di tutto per non esserci.

Sondaggio UE su Israele

Sono tutti scandalizzati, a destra e a sinistra, perché da un sondaggio realizzato dall’Unione Europea sembrerebbe che i cittadini europei ritenessero Israele uno dei massimi pericoli per la pace mondiale.

Tutti a cominciare dal Presidente della Commissione Europea Prodi sostengono che le domande sono state mal poste o male interpretate. C'è chi parla di Europa malata. Addirittura Fini, che ha molto da farsi perdonare, dichiara che Israele è una proiezione dell’Europa in Medio Oriente (sic).

Ora mi domando cosa ci sia da scandalizzarsi. A mio parere Israele, insieme agli Usa e ai paesi arabi fondamentalisti, sono, a pari merito, i massimi pericoli per la pace. E non vedo perché criticare Israele debba essere considerato “politically uncorrect”.

Divorzio

Non è notizia di oggi, ma ne stanno blaterando su "Porta a Porta".

Il parlamento italiano ha bocciato la proposta di ridurre gli anni di separazione prima del divorzio da tre ad uno. Non ci sono commenti. Sempre viva il Vaticano con l’appoggio di cattocomunisti, clericofascisti e imperituri democristiani. Ma quando mai diventeremo un paese civile?