venerdì 13 dicembre 2013

La crisi, la cura europea e le proteste

La situazione mi sembra un tantino complicata. 

Era inevitabile che qualcuno cominciasse a scendere in piazza. Le motivazioni per protestare non mancano. La classe politica è screditata, la crisi economica non accenna a risolversi. 

Sono in molti a definire pessime le cure che l'Unione Europea, o meglio, le sue istituzioni finanziarie impongono ai paesi aderenti. 

Intanto negli Stati Uniti si adottano politiche opposte, anche perché la Federal  Reserve stampa moneta, e le cose vanno molto meglio. 

Così molti, non solo in Italia, additano l'Europa come causa della crisi e i partiti e i movimenti anti europei acquistano sempre più consensi. Ma c'è ovviamente che la pensa diversamente. 

Nella trasmissione Servizio Pubblico appena conclusa, il giornalista Federico Rampini, pur sottolineando che le misure messe in atto in Europa sono sbagliate, affermava che non si può dare colpa all'Europa di certi mali endemici italiani. 

Non è colpa dell'Europa se l'Italia non cresce da 20 anni, non abbiamo certo importato dalla Germania la corruzione della classe politica, né l'atavica incompetenza e inefficienza del ceto politico-amministrativo che non è stato nemmeno in grado di spendere i contributi concessi dall'Europa o magari li ha fatti gestire dalla mafia, dalla camorra  e dalla 'ndrangheta. 

Per questi motivi Rampini sosteneva che non possiamo perdere l'aggancio con l'Europa perché precipiteremmo nei nostri mali atavici e non ci riprenderemmo più, che quindi l'Europa sarebbe la via maestra. 

Ora non ci sono dubbi che criminalità organizzata, inefficienza, corruzione, ma anche la scarsa capacità di certa classe imprenditoriale italiana che ora piange, ma che in passato non è stata capace di rinnovarsi e di far fronte alle sfide di un mondo in evoluzione, sono mali tipicamente interni e che non hanno niente a che vedere con l'Europa. 

Tuttavia mi sembra  contraddittorio affermare che le politiche dell'Unione Europea non sono in grado di dare risposte alla crisi, che anzi l'aggravano, e poi concludere che comunque l'Europa è la via maestra. Sarebbe necessario e urgente rivedere il modo di stare nell'Unione, ma non mi pare che il governo in carica abbia alcuna intenzione di farsi sentire in merito e del resto non ne avrebbe neanche l'autorevolezza. 

Intanto la crisi morde e la gente giustamente protesta. 

Poi certo tra chi protesta c'è di tutto, anche quelli che minacciano di bruciare i libri, quelli che fanno il saluto romano e quelli che inneggiano alla mafia sostenendo che la mafia li fa star bene. 

Pertanto gravi rischi di strumentalizzazioni e anche di derive pericolose ci sono. 

Credo tuttavia che la maggioranza di coloro che scendono in strada siano persone che vogliono solo manifestare il loro sdegno per una classe politica la cui deriva etica e la cui inefficienza non hanno uguali in Europa e altre che sono veramente disperate perché non riescono più a vivere dignitosamente. 

Purtroppo non mi sembra che per il momento dai palazzi del potere si dimostri di aver capito qualcosa, mentre stampa e televisione appuntano l'attenzione più su certi episodi, certamente gravi, che sulle vere motivazioni della protesta.

venerdì 6 dicembre 2013

I Forconi annunciano la rivoluzione per il 9 dicembre, ma ne parlano solo i network. Sarà un flash-mob?

Sul web si parla di una manifestazione indetta per il 9 dicembre e che dovrebbe bloccare il paese per 5 giorni. I quotidiani e gli altri media non ne parlano. Sul gruppo di Facebook “Coordinamento Pistoia 9 dicembre 2013”, al quale mi sono trovata iscritta senza averlo chiesto (e mi domando se non sarebbe più carino proporre l'iscrizione invece di iscrivere direttamente), c'è  un volantino nel quale si invita a scendere nelle piazze contro il far west della globalizzazione che ha sterminato il lavoro degli italiani, contro questo modello di “Europa”, per riprenderci la sovranità popolare e monetaria, per riappropriarci della democrazia, per il rispetto della nostra Costituzione, contro un governo di nominati e di parassiti e per difendere la nostra sacrosanta dignità. Il volantino è firmato coordinamento nazionale per la rivoluzione del 9 dicembre 2013.

Ah, allora si tratta di una rivoluzione? Mi sembrava di ricordare che le rivoluzioni si fanno ma non si annunciano. Non mi risultava che la presa della Bastiglia e del Palazzo d’Inverno fossero state annunciate qualche settimana prima, anche se certamente le rivoluzioni cui diedero inizio erano state preparate da tempo, c’erano i leader e i finanziatori, questi ultimi talvolta insospettabili. Eventualmente si annunciano le marce su Roma, specialmente quando si sa che i rischi sono minimi, che chi dovrebbe far rispettare l'ordine chiuderà un occhio o anche entrambi, perché così vuole il vecchio potere che vacilla, anche se poi le cose possono sempre sfuggire di mano.

Inoltre quando mai le rivoluzioni si fanno pacificamente chiedendo addirittura l'autorizzazione alle Questure?

Magari il termine è stato usato in senso simbolico, tuttavia se, come mi sembra di avere capito, il risultato che si mira a ottenere con la manifestazione è la cacciata di  questa classe politica, che certo se lo meriterebbe, cosa altro sarebbe se non una rivoluzione? Ma allora qual è il progetto alternativo che si intende perseguire, qual è il nuovo tipo di società che si vuole costruire?
E poi dov'è la classe politica di ricambio? Dove sono i Danton, i Robespierre o i Lenin? Dove le idee?

Mi sembra tutto molto vago.

Ho cercato di reperire notizie, almeno sugli organizzatori, ma non ho trovato molto.
   
Qualcuno, sempre nel gruppo di cui sopra, ha postato l’indirizzo di questo sito , ma su Twitter altri dicono che detto sito non ha niente a che vedere con
il movimento e che l’indirizzo ufficiale è invece questo . Non ho avuto modo di confrontare a fondo i siti. I video postati sembrano gli stessi. Quel che è certo è che di chiarezza mi pare ce ne sia poca al di là di generiche velleità di protesta.

Mi domando infatti cosa  significa dire che la globalizzazione ha sterminato il lavoro degli italiani. Noi non dovevamo competere con i cinesi, ma dovevamo impegnarci nella valorizzazione dei prodotti di eccellenza, come fanno i tedeschi. Poi magari sarebbe stato opportuno controllare certi capannoni dove tutti sapevano che c’erano cinesi schiavi a lavorare quasi per niente e che quindi certi prodotti scadenti non potevano che arrivare anche sui nostri mercati a far concorrenza ai nostri prodotti scadenti, non certo alle eccellenze. Se la nostra produttività non cresce da 15 anni, vuol dire che per qualche motivo ci siamo fermati, che la nostra classe imprenditoriale non è granché, che era già in crisi da tempo, che non si è valorizzato il merito, che non si è speso in innovazione. La nostra industria non si è rinnovata, non è stata in grado di affrontare un mondo in evoluzione. La crisi è molto precedente alla crisi. C’era chi lo aveva capito, ma forse non è stato in grado di farlo capire. Basterebbe leggere alcuni scritti profetici di Pasolini o il romanzo “Le mosche del capitale” di Paolo Volponi. Quest’ultimo, uscito nel 1989, è ambientato nella realtà industriale  della seconda metà degli anni ’70, ed è interessante per capire la crisi odierna, anche se purtroppo, a mio parere, è illeggibile (la sostanza c’è, ma lo stile è respingente).

Concordo con la necessità di combattere contro questo  modello di “Europa”, che è l’Europa della finanza e non dei popoli e che certamente ha poco a che vedere con le intenzioni dei padri fondatori, quando ancora c’erano degli ideali, quanto al riprenderci la sovranità popolare e monetaria, pur ritenendo che non si possa continuare a subire i diktat della BCE, che peraltro non è un organismo eletto, mi domando anche se tornare alla lira non sarebbe un rimedio peggiore del male. Non sarà poi che attribuire le cause della crisi all’unione monetaria sia un modo per nascondere le vere magagne del paese? Certamente l’unione monetaria senza l’unione politica è stata un azzardo che ha determinato nefaste conseguenze soprattutto per i paesi come il nostro che per entrarvi a tutti i costi hanno accettato condizioni capestro come il rapporto di  1936, 27 lire per 1 euro. Tuttavia mi domando anche come staremmo, pur con l’euro, se non avessimo criminalità organizzata, corruzione, clientelismo, pletorica burocrazia, giustizia inefficiente, evasione fiscale, e via elencando.

Premesso ciò, chi c’è dietro la rivoluzione del 9 dicembre, intendo soprattutto a livello nazionale? Qualcuno sostiene che ci sia il movimento di estrema destra Forza Nuova. Magari si tratta di un tentativo di screditare la manifestazione (rivoluzione?) da parte dei soliti noti. Quel che è certo è che Forza Nuova aderisce (vedere il sito). L’unica cosa certa è che non si sa molto degli organizzatori, di dove vengano, quali siano le loro idee e appartenenze, se ci sono. Qualcuno sempre su Facebook sostiene che l’idea è nata così, che non c’è nessuno dietro, solo il popolo stanco e arrabbiato. Nessuno può credere a una cosa del genere. Non si tratta di un flash mob! Sono tuttavia convinta che molti di coloro che parteciperanno all’evento siano in buona fede, che molti pensino davvero che l’iniziativa sia spontanea, solo che personalmente non ci credo e mi sembra anche strano che sui quotidiani e gli altri media non ci si preoccupi, che nessuno abbia qualcosa da dire. E la cultura? E gli opinionisti dei quotidiani?

Dei due siti intitolati al 9 dicembre che ho trovato, nel primo, a livello nazionale compaiono tre nominativi,  nell’altro ci sono solo i link  a dei gruppi che rimandano a pagine di Facebook.

E chi sono questi tre?

Uno è Danilo Calvani dei Comitati Riuniti Agricoli, leader storico dei sindacati autonomi degli agricoltori di Latina, che addirittura  invita gli italiani a fare scorta di cibo prima del 9 dicembre. Sulla sua pagina di Facebook  conclude uno dei suoi proclami con “W l’Italia e che Dio ci benedica tutti”! E Dio in politica non mi piace proprio.

Un altro è Mariano Ferro, leader dei Forconi siciliani, di cui non si sa molto, se  non che è un imprenditore di Avola. Sulla sua pagina di Facebook era annunciato per oggi alle 16,30 su Radio 24 un confronto con Oscar Giannino (qualcuno lo ha sentito? Mi sarebbe piaciuto, perché sarà stato divertente, ma ero impossibilitata).

Infine Lucio Chiavegato, ex-presidente L.I.F.E. (Liberi imprenditori federalisti europei)  che si batterebbe per la libertà del popolo veneto o almeno  così si presenta sul suo sito.

Da qualche parte ho trovato anche un riferimento a un certo Prof. Vito Monaco, mai sentito prima, conduttore di una trasmissione su canale Italia (canale 53 del digitale terrestre) dal titolo Notizie oggi.

I primi due sono comunque collegati al movimento dei Forconi e con i Forconi c'era anche Antonio Pappalardo ex Carabiniere (amico del principe siciliano Alliata di Monreale, il nobile “nero” legato a Junio Valerio Borghese e alla Massoneria deviata), che l'anno scorso alla testa di qualche centinaio di agricoltori del sud pontino voleva marciare su Roma. Non so se l'abbia fatto e se sia ancora attivo oggi.
E’ l’unico di cui si trova notizia anche su Wikipedia.  Rappresentante del Cocer (organo di rappresentanza dei carabinieri)  nel 2000, con un documento “sullo stato morale e sul benessere dei cittadini”, mette in allarme il mondo politico con l’invito rivolto all’arma dei carabinieri a fondare “un nuovo stato”!

Sarebbero questi i leader in grado di dare una svolta al paese?

E poi tutta la vicenda puzza un po’ e sa di già visto. Ricordate lo sciopero dei trasportatori e quello delle casseruole in Cile cui seguì la dittatura di Pinochet? 

Purtroppo è nei periodi di crisi, non solo economica, ma anche morale e culturale, che si affermano certe ideologie. La storia insegna. Personalmente non ho appartenenze, anche se ne ho avute in un passato molto lontano. Credo nella giustizia sociale, nell’uguaglianza di partenza per tutti, nell’equità, però non tollero più e da anni il vuoto della sinistra italiana che da una parte continua  a proporre  certi stereotipi, certo politically correct, che talvolta sconfina nel ridicolo , certo falso egualitarismo che rifiuta la meritocrazia e condanna il paese all'inefficienza, e dall’altra non fa più da tempo opposizione né distingue il comportamento dei propri esponenti da quello di quasi tutti i politici preoccupati di mantenersi le poltrone  e di arraffare, senza risolvere alcuno dei gravi ed endemici problemi del paese. Mi considero un'eclettica, disposta a prendere quel che ritiene buono da qualsiasi parte provenga, escluse certe ideologie che la storia ha condannato, ma voglio avere il tempo di valutare, di informarmi, voglio sapere in che direzione si va. Per questo non credo che parteciperò a questa manifestazione o ad altre iniziative del genere, almeno finché non avrò chiarezza sui fini che si pone il movimento e sulle provenienze e appartenenze di chi lo dirige, però magari andrò a dare un'occhiata.

Certo di ragioni per protestare ce ne sono da vendere, non solo per la crisi economica, di cui in Italia molti di noi si sono veramente accorti solo nel novembre del 2011 (anche se nell’immaginario collettivo erano rimasti impressi gli impiegati della Lehamn & Brothers che nel settembre 2008 uscivano con i loro scatoloni), ma per la crisi etica che coinvolge la politica, a tutti i livelli.

Abbiamo un parlamento esautorato, e non solo per la decisione di ieri della Corte Costituzionale che ha bocciato il “porcellum”, ovvero la legge con la quale si vota dal 2005, e che fa del Parlamento un organo di nominati più che di eletti, ma anche perché ormai non legifera quasi più, mentre a partire dal novembre 2011 i governi sono imposti dall’alto. Intanto e da tempo alla politica si è sostituita la magistratura, e non solo quella dell’Alta Corte che ieri ha tolto di mezzo il “porcellum”, facendo ciò che il Parlamento avrebbe dovuto fare da anni, ma anche quella penale, basti pensare alla vicenda dell’Ilva di Taranto e a molte altre.

Bisogna tuttavia riconoscere che un alto livello etico non c’è neanche nella società civile, e del resto la politica non viene da Marte. Il senso civico è stato smarrito da molto tempo, basti vedere certi comportamenti alcuni considerati anche veniali, ma che in altri paesi sarebbero ostracizzati (professionisti che non rilasciano ricevuta fiscale e clienti che non la pretendono, pessimi lavoratori, soprattutto negli enti pubblici, che non hanno doveri, ma solo diritti, carrieristi di facciata senza alcuna sostanza, perché privi delle necessarie competenze, per arrivare alla gente che  sale sugli autobus e non paga il biglietto e a quelli che  lasciano le carte per terra e gli ingombranti all’angolo delle strade o lungo i sentieri di montagna, ecc.). Quindi se il paese è allo sfascio, anche se le maggiori responsabilità ricadono su chi ci rappresenta, che dovrebbe essere migliore, per capacità e onestà, ma così non è, le colpe, con le giuste proporzioni,  sono un po’ di tutti. E’ peraltro vero che per il Parlamento nazionale, con il “porcellum”, non avevamo più la possibilità di esprimere preferenze, ma almeno a livello di enti locali certi individui si poteva non votarli e non votare i partiti che li presentavano (tanto per fare un nome, Fiorito è stato eletto con moltissime preferenze, e certamente chi l’ha votato non doveva essere animato da grandi principi etici).

La situazione è grave, precaria, confusa e alquanto pericolosa.

Mi domando se ci sia un modo per uscirne e se i cittadini onesti e stanchi di una politica inefficiente e corrotta possano ancora fare qualcosa per rimettere in carreggiata questo paese, visto che chi lo dovrebbe fare non è capace o non vuole farlo, e, nel caso, con quali  modalità, mezzi, strumenti.

Una manifestazione possente e pacifica potrebbe avere un significato e magari indurre una parte della politica a cambiare passo. Vedo che c'è molto entusiasmo tra i partecipanti, ma sono i presunti organizzatori che mi danno da pensare.

venerdì 13 dicembre 2013

La crisi, la cura europea e le proteste

La situazione mi sembra un tantino complicata. 

Era inevitabile che qualcuno cominciasse a scendere in piazza. Le motivazioni per protestare non mancano. La classe politica è screditata, la crisi economica non accenna a risolversi. 

Sono in molti a definire pessime le cure che l'Unione Europea, o meglio, le sue istituzioni finanziarie impongono ai paesi aderenti. 

Intanto negli Stati Uniti si adottano politiche opposte, anche perché la Federal  Reserve stampa moneta, e le cose vanno molto meglio. 

Così molti, non solo in Italia, additano l'Europa come causa della crisi e i partiti e i movimenti anti europei acquistano sempre più consensi. Ma c'è ovviamente che la pensa diversamente. 

Nella trasmissione Servizio Pubblico appena conclusa, il giornalista Federico Rampini, pur sottolineando che le misure messe in atto in Europa sono sbagliate, affermava che non si può dare colpa all'Europa di certi mali endemici italiani. 

Non è colpa dell'Europa se l'Italia non cresce da 20 anni, non abbiamo certo importato dalla Germania la corruzione della classe politica, né l'atavica incompetenza e inefficienza del ceto politico-amministrativo che non è stato nemmeno in grado di spendere i contributi concessi dall'Europa o magari li ha fatti gestire dalla mafia, dalla camorra  e dalla 'ndrangheta. 

Per questi motivi Rampini sosteneva che non possiamo perdere l'aggancio con l'Europa perché precipiteremmo nei nostri mali atavici e non ci riprenderemmo più, che quindi l'Europa sarebbe la via maestra. 

Ora non ci sono dubbi che criminalità organizzata, inefficienza, corruzione, ma anche la scarsa capacità di certa classe imprenditoriale italiana che ora piange, ma che in passato non è stata capace di rinnovarsi e di far fronte alle sfide di un mondo in evoluzione, sono mali tipicamente interni e che non hanno niente a che vedere con l'Europa. 

Tuttavia mi sembra  contraddittorio affermare che le politiche dell'Unione Europea non sono in grado di dare risposte alla crisi, che anzi l'aggravano, e poi concludere che comunque l'Europa è la via maestra. Sarebbe necessario e urgente rivedere il modo di stare nell'Unione, ma non mi pare che il governo in carica abbia alcuna intenzione di farsi sentire in merito e del resto non ne avrebbe neanche l'autorevolezza. 

Intanto la crisi morde e la gente giustamente protesta. 

Poi certo tra chi protesta c'è di tutto, anche quelli che minacciano di bruciare i libri, quelli che fanno il saluto romano e quelli che inneggiano alla mafia sostenendo che la mafia li fa star bene. 

Pertanto gravi rischi di strumentalizzazioni e anche di derive pericolose ci sono. 

Credo tuttavia che la maggioranza di coloro che scendono in strada siano persone che vogliono solo manifestare il loro sdegno per una classe politica la cui deriva etica e la cui inefficienza non hanno uguali in Europa e altre che sono veramente disperate perché non riescono più a vivere dignitosamente. 

Purtroppo non mi sembra che per il momento dai palazzi del potere si dimostri di aver capito qualcosa, mentre stampa e televisione appuntano l'attenzione più su certi episodi, certamente gravi, che sulle vere motivazioni della protesta.

venerdì 6 dicembre 2013

I Forconi annunciano la rivoluzione per il 9 dicembre, ma ne parlano solo i network. Sarà un flash-mob?

Sul web si parla di una manifestazione indetta per il 9 dicembre e che dovrebbe bloccare il paese per 5 giorni. I quotidiani e gli altri media non ne parlano. Sul gruppo di Facebook “Coordinamento Pistoia 9 dicembre 2013”, al quale mi sono trovata iscritta senza averlo chiesto (e mi domando se non sarebbe più carino proporre l'iscrizione invece di iscrivere direttamente), c'è  un volantino nel quale si invita a scendere nelle piazze contro il far west della globalizzazione che ha sterminato il lavoro degli italiani, contro questo modello di “Europa”, per riprenderci la sovranità popolare e monetaria, per riappropriarci della democrazia, per il rispetto della nostra Costituzione, contro un governo di nominati e di parassiti e per difendere la nostra sacrosanta dignità. Il volantino è firmato coordinamento nazionale per la rivoluzione del 9 dicembre 2013.

Ah, allora si tratta di una rivoluzione? Mi sembrava di ricordare che le rivoluzioni si fanno ma non si annunciano. Non mi risultava che la presa della Bastiglia e del Palazzo d’Inverno fossero state annunciate qualche settimana prima, anche se certamente le rivoluzioni cui diedero inizio erano state preparate da tempo, c’erano i leader e i finanziatori, questi ultimi talvolta insospettabili. Eventualmente si annunciano le marce su Roma, specialmente quando si sa che i rischi sono minimi, che chi dovrebbe far rispettare l'ordine chiuderà un occhio o anche entrambi, perché così vuole il vecchio potere che vacilla, anche se poi le cose possono sempre sfuggire di mano.

Inoltre quando mai le rivoluzioni si fanno pacificamente chiedendo addirittura l'autorizzazione alle Questure?

Magari il termine è stato usato in senso simbolico, tuttavia se, come mi sembra di avere capito, il risultato che si mira a ottenere con la manifestazione è la cacciata di  questa classe politica, che certo se lo meriterebbe, cosa altro sarebbe se non una rivoluzione? Ma allora qual è il progetto alternativo che si intende perseguire, qual è il nuovo tipo di società che si vuole costruire?
E poi dov'è la classe politica di ricambio? Dove sono i Danton, i Robespierre o i Lenin? Dove le idee?

Mi sembra tutto molto vago.

Ho cercato di reperire notizie, almeno sugli organizzatori, ma non ho trovato molto.
   
Qualcuno, sempre nel gruppo di cui sopra, ha postato l’indirizzo di questo sito , ma su Twitter altri dicono che detto sito non ha niente a che vedere con
il movimento e che l’indirizzo ufficiale è invece questo . Non ho avuto modo di confrontare a fondo i siti. I video postati sembrano gli stessi. Quel che è certo è che di chiarezza mi pare ce ne sia poca al di là di generiche velleità di protesta.

Mi domando infatti cosa  significa dire che la globalizzazione ha sterminato il lavoro degli italiani. Noi non dovevamo competere con i cinesi, ma dovevamo impegnarci nella valorizzazione dei prodotti di eccellenza, come fanno i tedeschi. Poi magari sarebbe stato opportuno controllare certi capannoni dove tutti sapevano che c’erano cinesi schiavi a lavorare quasi per niente e che quindi certi prodotti scadenti non potevano che arrivare anche sui nostri mercati a far concorrenza ai nostri prodotti scadenti, non certo alle eccellenze. Se la nostra produttività non cresce da 15 anni, vuol dire che per qualche motivo ci siamo fermati, che la nostra classe imprenditoriale non è granché, che era già in crisi da tempo, che non si è valorizzato il merito, che non si è speso in innovazione. La nostra industria non si è rinnovata, non è stata in grado di affrontare un mondo in evoluzione. La crisi è molto precedente alla crisi. C’era chi lo aveva capito, ma forse non è stato in grado di farlo capire. Basterebbe leggere alcuni scritti profetici di Pasolini o il romanzo “Le mosche del capitale” di Paolo Volponi. Quest’ultimo, uscito nel 1989, è ambientato nella realtà industriale  della seconda metà degli anni ’70, ed è interessante per capire la crisi odierna, anche se purtroppo, a mio parere, è illeggibile (la sostanza c’è, ma lo stile è respingente).

Concordo con la necessità di combattere contro questo  modello di “Europa”, che è l’Europa della finanza e non dei popoli e che certamente ha poco a che vedere con le intenzioni dei padri fondatori, quando ancora c’erano degli ideali, quanto al riprenderci la sovranità popolare e monetaria, pur ritenendo che non si possa continuare a subire i diktat della BCE, che peraltro non è un organismo eletto, mi domando anche se tornare alla lira non sarebbe un rimedio peggiore del male. Non sarà poi che attribuire le cause della crisi all’unione monetaria sia un modo per nascondere le vere magagne del paese? Certamente l’unione monetaria senza l’unione politica è stata un azzardo che ha determinato nefaste conseguenze soprattutto per i paesi come il nostro che per entrarvi a tutti i costi hanno accettato condizioni capestro come il rapporto di  1936, 27 lire per 1 euro. Tuttavia mi domando anche come staremmo, pur con l’euro, se non avessimo criminalità organizzata, corruzione, clientelismo, pletorica burocrazia, giustizia inefficiente, evasione fiscale, e via elencando.

Premesso ciò, chi c’è dietro la rivoluzione del 9 dicembre, intendo soprattutto a livello nazionale? Qualcuno sostiene che ci sia il movimento di estrema destra Forza Nuova. Magari si tratta di un tentativo di screditare la manifestazione (rivoluzione?) da parte dei soliti noti. Quel che è certo è che Forza Nuova aderisce (vedere il sito). L’unica cosa certa è che non si sa molto degli organizzatori, di dove vengano, quali siano le loro idee e appartenenze, se ci sono. Qualcuno sempre su Facebook sostiene che l’idea è nata così, che non c’è nessuno dietro, solo il popolo stanco e arrabbiato. Nessuno può credere a una cosa del genere. Non si tratta di un flash mob! Sono tuttavia convinta che molti di coloro che parteciperanno all’evento siano in buona fede, che molti pensino davvero che l’iniziativa sia spontanea, solo che personalmente non ci credo e mi sembra anche strano che sui quotidiani e gli altri media non ci si preoccupi, che nessuno abbia qualcosa da dire. E la cultura? E gli opinionisti dei quotidiani?

Dei due siti intitolati al 9 dicembre che ho trovato, nel primo, a livello nazionale compaiono tre nominativi,  nell’altro ci sono solo i link  a dei gruppi che rimandano a pagine di Facebook.

E chi sono questi tre?

Uno è Danilo Calvani dei Comitati Riuniti Agricoli, leader storico dei sindacati autonomi degli agricoltori di Latina, che addirittura  invita gli italiani a fare scorta di cibo prima del 9 dicembre. Sulla sua pagina di Facebook  conclude uno dei suoi proclami con “W l’Italia e che Dio ci benedica tutti”! E Dio in politica non mi piace proprio.

Un altro è Mariano Ferro, leader dei Forconi siciliani, di cui non si sa molto, se  non che è un imprenditore di Avola. Sulla sua pagina di Facebook era annunciato per oggi alle 16,30 su Radio 24 un confronto con Oscar Giannino (qualcuno lo ha sentito? Mi sarebbe piaciuto, perché sarà stato divertente, ma ero impossibilitata).

Infine Lucio Chiavegato, ex-presidente L.I.F.E. (Liberi imprenditori federalisti europei)  che si batterebbe per la libertà del popolo veneto o almeno  così si presenta sul suo sito.

Da qualche parte ho trovato anche un riferimento a un certo Prof. Vito Monaco, mai sentito prima, conduttore di una trasmissione su canale Italia (canale 53 del digitale terrestre) dal titolo Notizie oggi.

I primi due sono comunque collegati al movimento dei Forconi e con i Forconi c'era anche Antonio Pappalardo ex Carabiniere (amico del principe siciliano Alliata di Monreale, il nobile “nero” legato a Junio Valerio Borghese e alla Massoneria deviata), che l'anno scorso alla testa di qualche centinaio di agricoltori del sud pontino voleva marciare su Roma. Non so se l'abbia fatto e se sia ancora attivo oggi.
E’ l’unico di cui si trova notizia anche su Wikipedia.  Rappresentante del Cocer (organo di rappresentanza dei carabinieri)  nel 2000, con un documento “sullo stato morale e sul benessere dei cittadini”, mette in allarme il mondo politico con l’invito rivolto all’arma dei carabinieri a fondare “un nuovo stato”!

Sarebbero questi i leader in grado di dare una svolta al paese?

E poi tutta la vicenda puzza un po’ e sa di già visto. Ricordate lo sciopero dei trasportatori e quello delle casseruole in Cile cui seguì la dittatura di Pinochet? 

Purtroppo è nei periodi di crisi, non solo economica, ma anche morale e culturale, che si affermano certe ideologie. La storia insegna. Personalmente non ho appartenenze, anche se ne ho avute in un passato molto lontano. Credo nella giustizia sociale, nell’uguaglianza di partenza per tutti, nell’equità, però non tollero più e da anni il vuoto della sinistra italiana che da una parte continua  a proporre  certi stereotipi, certo politically correct, che talvolta sconfina nel ridicolo , certo falso egualitarismo che rifiuta la meritocrazia e condanna il paese all'inefficienza, e dall’altra non fa più da tempo opposizione né distingue il comportamento dei propri esponenti da quello di quasi tutti i politici preoccupati di mantenersi le poltrone  e di arraffare, senza risolvere alcuno dei gravi ed endemici problemi del paese. Mi considero un'eclettica, disposta a prendere quel che ritiene buono da qualsiasi parte provenga, escluse certe ideologie che la storia ha condannato, ma voglio avere il tempo di valutare, di informarmi, voglio sapere in che direzione si va. Per questo non credo che parteciperò a questa manifestazione o ad altre iniziative del genere, almeno finché non avrò chiarezza sui fini che si pone il movimento e sulle provenienze e appartenenze di chi lo dirige, però magari andrò a dare un'occhiata.

Certo di ragioni per protestare ce ne sono da vendere, non solo per la crisi economica, di cui in Italia molti di noi si sono veramente accorti solo nel novembre del 2011 (anche se nell’immaginario collettivo erano rimasti impressi gli impiegati della Lehamn & Brothers che nel settembre 2008 uscivano con i loro scatoloni), ma per la crisi etica che coinvolge la politica, a tutti i livelli.

Abbiamo un parlamento esautorato, e non solo per la decisione di ieri della Corte Costituzionale che ha bocciato il “porcellum”, ovvero la legge con la quale si vota dal 2005, e che fa del Parlamento un organo di nominati più che di eletti, ma anche perché ormai non legifera quasi più, mentre a partire dal novembre 2011 i governi sono imposti dall’alto. Intanto e da tempo alla politica si è sostituita la magistratura, e non solo quella dell’Alta Corte che ieri ha tolto di mezzo il “porcellum”, facendo ciò che il Parlamento avrebbe dovuto fare da anni, ma anche quella penale, basti pensare alla vicenda dell’Ilva di Taranto e a molte altre.

Bisogna tuttavia riconoscere che un alto livello etico non c’è neanche nella società civile, e del resto la politica non viene da Marte. Il senso civico è stato smarrito da molto tempo, basti vedere certi comportamenti alcuni considerati anche veniali, ma che in altri paesi sarebbero ostracizzati (professionisti che non rilasciano ricevuta fiscale e clienti che non la pretendono, pessimi lavoratori, soprattutto negli enti pubblici, che non hanno doveri, ma solo diritti, carrieristi di facciata senza alcuna sostanza, perché privi delle necessarie competenze, per arrivare alla gente che  sale sugli autobus e non paga il biglietto e a quelli che  lasciano le carte per terra e gli ingombranti all’angolo delle strade o lungo i sentieri di montagna, ecc.). Quindi se il paese è allo sfascio, anche se le maggiori responsabilità ricadono su chi ci rappresenta, che dovrebbe essere migliore, per capacità e onestà, ma così non è, le colpe, con le giuste proporzioni,  sono un po’ di tutti. E’ peraltro vero che per il Parlamento nazionale, con il “porcellum”, non avevamo più la possibilità di esprimere preferenze, ma almeno a livello di enti locali certi individui si poteva non votarli e non votare i partiti che li presentavano (tanto per fare un nome, Fiorito è stato eletto con moltissime preferenze, e certamente chi l’ha votato non doveva essere animato da grandi principi etici).

La situazione è grave, precaria, confusa e alquanto pericolosa.

Mi domando se ci sia un modo per uscirne e se i cittadini onesti e stanchi di una politica inefficiente e corrotta possano ancora fare qualcosa per rimettere in carreggiata questo paese, visto che chi lo dovrebbe fare non è capace o non vuole farlo, e, nel caso, con quali  modalità, mezzi, strumenti.

Una manifestazione possente e pacifica potrebbe avere un significato e magari indurre una parte della politica a cambiare passo. Vedo che c'è molto entusiasmo tra i partecipanti, ma sono i presunti organizzatori che mi danno da pensare.