Quando ero giovane mi sono occupata di politica (attivamente) per qualche anno, esattamente nel periodo che va dal liceo all'università. Poi me ne sono nauseata, sia per aver compreso che molti partecipavano per puro interesse personale, sia per divergenze di ordine politico, sia per motivi di ordine psicologico, e cioè che l'appartenenza non faceva per me.
Per tanti anni, pur continuando a tenermi informata, almeno sugli avvenimenti di politica estera, perché la politica interna italiana proprio la rifiutavo, mi sono occupata di dottrine esoteriche, medicina alternativa, misteri archeologici, et similia. Nel settembre dello scorso anno ho anche realizzato un sito dal titolo Avalon e dintorni, dedicato a questi argomenti, lasciando tuttavia uno spazio anche all'attualità e all'ambiente.
Quando verso la fine dell'anno sono venuta a sapere del fenomeno "blog" ho creato questo, come ampliamento del sito principale, ma con qualche riguardo maggiore all'attualità e alla cultura.
Poi c'è stata la guerra in Iraq e allora ho riscoperto un desiderio di partecipazione che non avevo più sentito da anni e il bisogno di dare espressione alle mie opinioni, pur nella consapevolezza che non convincerà nessuno. Infatti sono arrivata alla conclusione che non c'è possibilità di intendersi tra chi ha opinioni diverse, non solo su questa guerra, quanto, più in generale; sull'analisi dell'attuale politica degli Stati Uniti. Basta assistere alle "bagarre" che caratterizzano i tanti "talk show" che riempiono i palinsesti da qualche mese per rendersi conto che si tratta di dialoghi tra sordi.
Ieri una persona mi ha detto che quando si parte dal concetto che la politica degli USA è sbagliata, tutto quello che si può dire nasce con un vizio di fondo e quindi non si dovrebbe neanche parlare (alla faccia della democrazia !).
Anche questo desiderio di svalutare e negativizzare la Resistenza è una cosa indegna.
Per quanto poi riguarda i fischi a Pezzotta durante una manifestazione per il 25 aprile da parte di alcune frange, che non chiamerei neanche estremisti, ma semplicemente idioti (per il regalo fornito a chi considera la Resistenza una faccenda interna a una sinistra intollerante e antidemocratica per definizione), non ci sono dubbi che vada stigmatizzata. Peraltro ho sempre pensato che la battaglia sull'articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori sia un grosso errore, comunque una battaglia di retroguardia destinata alla sconfitta (senza contare quanto costa questo referendum inutile insieme a quell'altro sulla servitù di elettrodotto).
Mi rifiuto tuttavia di accettare l'idea che per esprimere un'opinione sulla politica internazionale o sulla Resistenza che non sia in sintonia che la destra filoamericana e anche un po' fascista (ma ve li ricordate i saluti romani di Fini?) si debba sempre premettere di non essere a favore dei dittatori né di certa sinistra populista e anacronistica (ma Chirac è forse comunista?).