mercoledì 14 aprile 2004

Iraq – Invasione e resistenza?

I recenti rapimenti che hanno coinvolto non solo “vigilantes”, alias mercenari,  ma diversi stranieri, presenti in Iraq per i più vari motivi, e persino cittadini di nazioni non belligeranti né alleate dei belligeranti, insieme agli scontri dei giorni scorsi, dimostrano che una larga parte di iracheni vede tutti gli stranieri presenti nel paese come occupanti.
Del resto è innegabile che gli anglo-americani e i loro alleati hanno invaso l’Iraq e anche se tra le motivazioni c’era quella di liberare il paese da una dittatura feroce sembra che la gran parte degli iracheni non l’abbia proprio apprezzato. Peraltro non esisteva nel contesto iracheno un’opposizione interna organizzata che in qualche modo avesse sollecitato l’intervento straniero. E, ad un anno dalla liberazione, o occupazione, dell’Iraq, la rivolta del popolo iracheno si intensifica, rivolta che ormai accomuna sunniti e sciiti, precedentemente acerrimi nemici, con lo scopo di cacciare le forze di occupazione. Come se durante la seconda guerra mondiale di fronte all’avanzare delle forze alleate gli italiani, anziché acclamarle come liberatrici, avessero dimenticato le divergenze tra fascisti e antifascisti e si fossero uniti tutti per cacciare l’invasore. Questa è la realtà dei fatti.  Per gli iracheni, o almeno una buona parte degli iracheni, si è trattato di un’invasione che è riuscita anche a far dimenticare le divergenze interne. E le azioni di questi giorni come si dovrebbero chiamare se non resistenza? (Altra cosa è il terrorismo il quale però non nasce come reazione alla guerra, anche se quest’ultima lo ha rafforzato). Certamente una resistenza sbagliata (dal nostro punto di vista di occidentali) che se risultasse vittoriosa condurrebbe ad un'altra dittatura non meno feroce della precedente. Ma se agli iracheni piace? Da dove ci viene a noi il diritto di imporgli la democrazia (e con la forza)? Ma che si tengano le loro dittature e le loro società medioevali purché non vogliano esportale da noi. Avremmo dovuto essere più vigili negli anni passati quando abbiamo sottovalutato il rischio che già incombeva nelle nostre città, quando noi parlavamo di multiculturalismo e loro pensavano all’islamizzazione del corrotto occidente.
Ma questa guerra, le cui motivazioni sono tutte più o meno cadute, non ha portato alcuna delle conseguenze positive che avrebbe dovuto, in primo luogo la democratizzazione dell’Iraq e la sconfitta del terrorismo. Anzi, tutto l’Occidente si trova, un anno dopo, di fronte ad una minaccia terroristica sempre più grave, mentre alcuni paesi, compreso il nostro, sono direttamente impegnati in una guerra sbagliata dalla quale però ormai non possono più uscire perché fornirebbero ai fautori della guerra  santa la convinzione di avere vinto.

4 commenti:

  1. Marivan. Hai ragione. In questi giorni di tragici avvenimenti in Iraq è quasi un obbligo esprimere il nostro punto di vista. L'ho fatto anch'io nel post di oggi. Un abbraccio. Alain

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  2. Al di là delle fole sulla democrazia, la guerra di Bush e Blair (B&B) all'Iraq è stata fatta ESCLUSIVAMENTE per mettere le mani su una fonte di petrolio la cui gestione appariva ancora infida. Ora ne sono pienamente convinto. Lo scopo non poteva essere quello di combattere il terrorismo fondamentalista islamico o esportare la democrazia in quanto dopo quello scriteriato intervento, l'uno è aumentato in modo esponenziale (vd. anche Spagna) e l'altra non è ancora venuta. Saddam era un criminale (ma quante volte gli Usa hanno sostenuto tali regimi?) tuttavia: 1. l'Irak era ormai a sovranità limitata (no flyng zone, ecc.) 2. Saddam controllava (brutalmente) gli Sciiti che non hanno mai rinunciato alla repubblica islamica 3. I Curdi erano sostanzialmente già indipendenti. Poi visto che le armi di sterminio di massa non c'erano più e lo sapevano bene, quale ragione c'era per B&B (+ B = Berlusconi, che secondo l'uso italiano è andato in soccorso di quelli che apparivano i vincitori) di intervenire se non il petrolio? Solo dei deficenti politici, se non fosse stato per l'"oro nero", potevano infognarsi in quel casino. Ora grazie a B&B (+B) il fondamentalismo è più forte...

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  3. Sicuramente il petrolio è stato decisivo (e tra le cause delle guerre la necessità di assicurarsi materie prime non manca mai), ma c'è stato anche altro. In primo luogo l'arroganza di chi ritiene di rappresentare l'impero del bene e conseguentemente si è arrogato il compito di fare il gendarme del mondo al fine di imporre ovunque i propri principi. Il bisogno di impero, anche se si tratta di un impero sui generis che non annette territori, ma si limita ad impiantarci governi fantoccio possibilmente, ma non sempre, pseudodemocratici. La necessità di ampliare i territori del libero mercato. Il tutto condito da una certa dose di fondamentalismo cristiano e sionista (critico l'islam potrò pure permettermi di criticare anche gli altri due fondamentalismi) e da molta insipienza geopolitica.

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  4. E' vero e concordo, ho scritto "ESCLUSIVAMENTE" invece di "soprattutto", solo per enfatizzare il concetto. Penso che l'egemonia culturale (e in questo il buon vecchio Marx credo sia sempre attuale) sia conseguenza del potere economico che non sempre (vd. Firenze e Toscana rinascimentale), ma spesso (dall'impero romano all'impero britannico fino ai primi del '900 ed oggi agli Usa) è connesso con la potenza militare. Il controllo delle fonti energetiche (oggi soprattutto il petrolio, fino a quando non ne verranno incrementate o trovate altre) porta ancora oggi al potere economico. C'è una forte spinta in parte del mondo arabo-musulmano per imporre la propria egemonia culturale: gli arabi tuttavia possiedono gran parte delle fonti energetiche, ma non le "controllano". Lo scontro fra "impero usa" e "mondo musulmano" adesso si gioca soprattutto su questo. Se quest'ultimo vincesse le tue figlie o nipoti dovranno convertirsi e portare il chador. La guerra di B&B è tuttavia stata stupida e controproducente perchè, in quel senso, fino ad oggi, altre forme di "controllo" sono state più efficaci.

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mercoledì 14 aprile 2004

Iraq – Invasione e resistenza?

I recenti rapimenti che hanno coinvolto non solo “vigilantes”, alias mercenari,  ma diversi stranieri, presenti in Iraq per i più vari motivi, e persino cittadini di nazioni non belligeranti né alleate dei belligeranti, insieme agli scontri dei giorni scorsi, dimostrano che una larga parte di iracheni vede tutti gli stranieri presenti nel paese come occupanti.
Del resto è innegabile che gli anglo-americani e i loro alleati hanno invaso l’Iraq e anche se tra le motivazioni c’era quella di liberare il paese da una dittatura feroce sembra che la gran parte degli iracheni non l’abbia proprio apprezzato. Peraltro non esisteva nel contesto iracheno un’opposizione interna organizzata che in qualche modo avesse sollecitato l’intervento straniero. E, ad un anno dalla liberazione, o occupazione, dell’Iraq, la rivolta del popolo iracheno si intensifica, rivolta che ormai accomuna sunniti e sciiti, precedentemente acerrimi nemici, con lo scopo di cacciare le forze di occupazione. Come se durante la seconda guerra mondiale di fronte all’avanzare delle forze alleate gli italiani, anziché acclamarle come liberatrici, avessero dimenticato le divergenze tra fascisti e antifascisti e si fossero uniti tutti per cacciare l’invasore. Questa è la realtà dei fatti.  Per gli iracheni, o almeno una buona parte degli iracheni, si è trattato di un’invasione che è riuscita anche a far dimenticare le divergenze interne. E le azioni di questi giorni come si dovrebbero chiamare se non resistenza? (Altra cosa è il terrorismo il quale però non nasce come reazione alla guerra, anche se quest’ultima lo ha rafforzato). Certamente una resistenza sbagliata (dal nostro punto di vista di occidentali) che se risultasse vittoriosa condurrebbe ad un'altra dittatura non meno feroce della precedente. Ma se agli iracheni piace? Da dove ci viene a noi il diritto di imporgli la democrazia (e con la forza)? Ma che si tengano le loro dittature e le loro società medioevali purché non vogliano esportale da noi. Avremmo dovuto essere più vigili negli anni passati quando abbiamo sottovalutato il rischio che già incombeva nelle nostre città, quando noi parlavamo di multiculturalismo e loro pensavano all’islamizzazione del corrotto occidente.
Ma questa guerra, le cui motivazioni sono tutte più o meno cadute, non ha portato alcuna delle conseguenze positive che avrebbe dovuto, in primo luogo la democratizzazione dell’Iraq e la sconfitta del terrorismo. Anzi, tutto l’Occidente si trova, un anno dopo, di fronte ad una minaccia terroristica sempre più grave, mentre alcuni paesi, compreso il nostro, sono direttamente impegnati in una guerra sbagliata dalla quale però ormai non possono più uscire perché fornirebbero ai fautori della guerra  santa la convinzione di avere vinto.

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  1. Marivan. Hai ragione. In questi giorni di tragici avvenimenti in Iraq è quasi un obbligo esprimere il nostro punto di vista. L'ho fatto anch'io nel post di oggi. Un abbraccio. Alain

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  2. Al di là delle fole sulla democrazia, la guerra di Bush e Blair (B&B) all'Iraq è stata fatta ESCLUSIVAMENTE per mettere le mani su una fonte di petrolio la cui gestione appariva ancora infida. Ora ne sono pienamente convinto. Lo scopo non poteva essere quello di combattere il terrorismo fondamentalista islamico o esportare la democrazia in quanto dopo quello scriteriato intervento, l'uno è aumentato in modo esponenziale (vd. anche Spagna) e l'altra non è ancora venuta. Saddam era un criminale (ma quante volte gli Usa hanno sostenuto tali regimi?) tuttavia: 1. l'Irak era ormai a sovranità limitata (no flyng zone, ecc.) 2. Saddam controllava (brutalmente) gli Sciiti che non hanno mai rinunciato alla repubblica islamica 3. I Curdi erano sostanzialmente già indipendenti. Poi visto che le armi di sterminio di massa non c'erano più e lo sapevano bene, quale ragione c'era per B&B (+ B = Berlusconi, che secondo l'uso italiano è andato in soccorso di quelli che apparivano i vincitori) di intervenire se non il petrolio? Solo dei deficenti politici, se non fosse stato per l'"oro nero", potevano infognarsi in quel casino. Ora grazie a B&B (+B) il fondamentalismo è più forte...

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  3. Sicuramente il petrolio è stato decisivo (e tra le cause delle guerre la necessità di assicurarsi materie prime non manca mai), ma c'è stato anche altro. In primo luogo l'arroganza di chi ritiene di rappresentare l'impero del bene e conseguentemente si è arrogato il compito di fare il gendarme del mondo al fine di imporre ovunque i propri principi. Il bisogno di impero, anche se si tratta di un impero sui generis che non annette territori, ma si limita ad impiantarci governi fantoccio possibilmente, ma non sempre, pseudodemocratici. La necessità di ampliare i territori del libero mercato. Il tutto condito da una certa dose di fondamentalismo cristiano e sionista (critico l'islam potrò pure permettermi di criticare anche gli altri due fondamentalismi) e da molta insipienza geopolitica.

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  4. E' vero e concordo, ho scritto "ESCLUSIVAMENTE" invece di "soprattutto", solo per enfatizzare il concetto. Penso che l'egemonia culturale (e in questo il buon vecchio Marx credo sia sempre attuale) sia conseguenza del potere economico che non sempre (vd. Firenze e Toscana rinascimentale), ma spesso (dall'impero romano all'impero britannico fino ai primi del '900 ed oggi agli Usa) è connesso con la potenza militare. Il controllo delle fonti energetiche (oggi soprattutto il petrolio, fino a quando non ne verranno incrementate o trovate altre) porta ancora oggi al potere economico. C'è una forte spinta in parte del mondo arabo-musulmano per imporre la propria egemonia culturale: gli arabi tuttavia possiedono gran parte delle fonti energetiche, ma non le "controllano". Lo scontro fra "impero usa" e "mondo musulmano" adesso si gioca soprattutto su questo. Se quest'ultimo vincesse le tue figlie o nipoti dovranno convertirsi e portare il chador. La guerra di B&B è tuttavia stata stupida e controproducente perchè, in quel senso, fino ad oggi, altre forme di "controllo" sono state più efficaci.

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