domenica 30 marzo 2003

Si può dire né con Bush né con Saddam?

Perché no? Dov’è lo scandalo?
Certamente se con Bush si devono intendere gli Stati Uniti, come nazione e come popolo, o l’occidente, “tout court”,  come insieme di valori di libertà e di democrazia, è ovvio che non si può.
Ma si può, senza remora alcuna, se con Bush si intende una politica arrogante ed egemonica, messianica e provinciale, fondamentalista e guerrafondaia, una politica imperiale il cui fine è dettare il suo ordine al mondo intero, cosa che peraltro non mi sembra troppo democratica, una politica che oltretutto non rappresenta la maggioranza del popolo americano, tenuto conto che negli Stati Uniti  la percentuale dei votanti è mediamente intorno al 30% e quindi Bush rappresenta non più del 15% del popolo americano.
E non mi sembra che in questa doppia negazione si possa vedere un tradimento o un arruolamento nelle file di Saddam o addirittura del fondamentalismo islamico.
La difesa dei valori di libertà, democrazia, laicità dello Stato, tolleranza politica e religiosa, uguaglianza tra i sessi e tra le diverse etnie, non sono certamente in discussione, a prescindere dal fatto che di questi valori gli Stati Uniti non hanno il monopolio, perché sono anche valori europei. 
Tuttavia non è certamente auspicabile arrivare allo scontro di civiltà e la politica di Bush rischia di portare proprio a questo. Occorrerebbe invece che l’occidente si adoperasse per risolvere i problemi  dell’area mediorientale e in primo luogo la questione palestinese.  
La mancata risoluzione del problema palestinese, di cui è responsabile in buona parte la politica  degli USA di appoggio incondizionato a Israele, è infatti una delle cause, se non la principale, dell’incremento del fondamentalismo islamico e del terrorismo.
Infatti di fronte alla totale sordità dell’occidente e nel momento in cui ogni altra ideologia veniva a cadere, i popoli arabi non hanno trovato altro riferimento e motivo di unione che la religione con tutte le conseguenze che ciò ha comportato.
E ricordiamoci che le religioni monoteiste, tutte quante, cristiana, ebraica, musulmana, non sono mai state un modello di tolleranza, ognuna in quanto detentrice della verità rivelata considerando infedeli i portatori di altre fedi, ma tutte accomunate da un concetto negativo della donna che rappresenta il male, che è impura, che deve essere assoggettata all’uomo. Ricordiamoci che nel nostro medioevo si discuteva se le donne avessero un’anima. E che l’uguaglianza tra i sessi in occidente è una conquista del secolo scorso, almeno come concetto, perché poi nella realtà ci sono ancora molte “sacche di resistenza”. Teniamo infine presente che anche se in questo frangente il Papa ha levato la sua voce autorevole in favore della pace, non è necessario arruolarlo tra i progressisti, in quanto è lo stesso Papa che ha concetti piuttosto retrivi in materia di morale personale. E che il fondamentalismo di Bush e di quella parte di america provinciale che lo segue è parimenti retrivo. E che la libertà e la tolleranza sono in genere un portato del benessere economico e della cultura. Dove c’è miseria c’è ignoranza e conseguentemente intolleranza religiosa e civile. 
Credo che per sconfiggere terrorismo e fondamentalismo religioso non ci sia altro modo che il dialogo e non lo scontro.
Purtroppo questa guerra, frutto di miopia politica e arroganza militare, va proprio nella direzione opposta e se dovesse durare a lungo e coinvolgere magari altri paesi arabi, diventerebbe molto rischiosa per il futuro dell’intera umanità.
Per questo l’Europa e l’ONU devono fare il possibile per rientrare in gioco.
Anche Blair, che comunque appartiene sempre alla sinistra europea, non può permettersi di appoggiare gli Stati Uniti fino in fondo e infatti nell’incontro con Bush a Camp David si sono rivelate divergenze. Nemmeno Blair è d’accordo su un dopo Saddam come governatorato militare americano. I protettorati dovrebbero essere ormai nel dimenticatoio della storia e ritirarli fuori nel XXI° secolo è per lo meno un anacronismo. Di qui la telefonata di Blair a Chirac che pure è interessato a rientrare in gioco.
Circa il dopo Saddam sotto l’egida dell’ONU si sono espressi anche Prodi e persino Berlusconi che, partito in quarta per dare una mano all’amico Gorge, ha dovuto fare macchina indietro.
A questo punto non si può che auspicare che la guerra finisca presto e che il dopoguerra sia gestito dall’ONU. Ma gli avvenimenti di queste due settimane hanno già fatto capire che non sarà breve.
Gli iracheni resistono alla grande potenza. Le masse arabe sono dalla parte di Saddam che si è fatto il lifting: non più dittatore sanguinario, ma campione del panarabismo. Per il momento la guerra di Bush non si può definire un successo.

1 commento:

  1. Dalle Lettere di San Bernardo:

    "Beati non coloro che insistono a parole sulla pace,ma quelli che la rendono possibile".

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domenica 30 marzo 2003

Si può dire né con Bush né con Saddam?

Perché no? Dov’è lo scandalo?
Certamente se con Bush si devono intendere gli Stati Uniti, come nazione e come popolo, o l’occidente, “tout court”,  come insieme di valori di libertà e di democrazia, è ovvio che non si può.
Ma si può, senza remora alcuna, se con Bush si intende una politica arrogante ed egemonica, messianica e provinciale, fondamentalista e guerrafondaia, una politica imperiale il cui fine è dettare il suo ordine al mondo intero, cosa che peraltro non mi sembra troppo democratica, una politica che oltretutto non rappresenta la maggioranza del popolo americano, tenuto conto che negli Stati Uniti  la percentuale dei votanti è mediamente intorno al 30% e quindi Bush rappresenta non più del 15% del popolo americano.
E non mi sembra che in questa doppia negazione si possa vedere un tradimento o un arruolamento nelle file di Saddam o addirittura del fondamentalismo islamico.
La difesa dei valori di libertà, democrazia, laicità dello Stato, tolleranza politica e religiosa, uguaglianza tra i sessi e tra le diverse etnie, non sono certamente in discussione, a prescindere dal fatto che di questi valori gli Stati Uniti non hanno il monopolio, perché sono anche valori europei. 
Tuttavia non è certamente auspicabile arrivare allo scontro di civiltà e la politica di Bush rischia di portare proprio a questo. Occorrerebbe invece che l’occidente si adoperasse per risolvere i problemi  dell’area mediorientale e in primo luogo la questione palestinese.  
La mancata risoluzione del problema palestinese, di cui è responsabile in buona parte la politica  degli USA di appoggio incondizionato a Israele, è infatti una delle cause, se non la principale, dell’incremento del fondamentalismo islamico e del terrorismo.
Infatti di fronte alla totale sordità dell’occidente e nel momento in cui ogni altra ideologia veniva a cadere, i popoli arabi non hanno trovato altro riferimento e motivo di unione che la religione con tutte le conseguenze che ciò ha comportato.
E ricordiamoci che le religioni monoteiste, tutte quante, cristiana, ebraica, musulmana, non sono mai state un modello di tolleranza, ognuna in quanto detentrice della verità rivelata considerando infedeli i portatori di altre fedi, ma tutte accomunate da un concetto negativo della donna che rappresenta il male, che è impura, che deve essere assoggettata all’uomo. Ricordiamoci che nel nostro medioevo si discuteva se le donne avessero un’anima. E che l’uguaglianza tra i sessi in occidente è una conquista del secolo scorso, almeno come concetto, perché poi nella realtà ci sono ancora molte “sacche di resistenza”. Teniamo infine presente che anche se in questo frangente il Papa ha levato la sua voce autorevole in favore della pace, non è necessario arruolarlo tra i progressisti, in quanto è lo stesso Papa che ha concetti piuttosto retrivi in materia di morale personale. E che il fondamentalismo di Bush e di quella parte di america provinciale che lo segue è parimenti retrivo. E che la libertà e la tolleranza sono in genere un portato del benessere economico e della cultura. Dove c’è miseria c’è ignoranza e conseguentemente intolleranza religiosa e civile. 
Credo che per sconfiggere terrorismo e fondamentalismo religioso non ci sia altro modo che il dialogo e non lo scontro.
Purtroppo questa guerra, frutto di miopia politica e arroganza militare, va proprio nella direzione opposta e se dovesse durare a lungo e coinvolgere magari altri paesi arabi, diventerebbe molto rischiosa per il futuro dell’intera umanità.
Per questo l’Europa e l’ONU devono fare il possibile per rientrare in gioco.
Anche Blair, che comunque appartiene sempre alla sinistra europea, non può permettersi di appoggiare gli Stati Uniti fino in fondo e infatti nell’incontro con Bush a Camp David si sono rivelate divergenze. Nemmeno Blair è d’accordo su un dopo Saddam come governatorato militare americano. I protettorati dovrebbero essere ormai nel dimenticatoio della storia e ritirarli fuori nel XXI° secolo è per lo meno un anacronismo. Di qui la telefonata di Blair a Chirac che pure è interessato a rientrare in gioco.
Circa il dopo Saddam sotto l’egida dell’ONU si sono espressi anche Prodi e persino Berlusconi che, partito in quarta per dare una mano all’amico Gorge, ha dovuto fare macchina indietro.
A questo punto non si può che auspicare che la guerra finisca presto e che il dopoguerra sia gestito dall’ONU. Ma gli avvenimenti di queste due settimane hanno già fatto capire che non sarà breve.
Gli iracheni resistono alla grande potenza. Le masse arabe sono dalla parte di Saddam che si è fatto il lifting: non più dittatore sanguinario, ma campione del panarabismo. Per il momento la guerra di Bush non si può definire un successo.

1 commento:

  1. Dalle Lettere di San Bernardo:

    "Beati non coloro che insistono a parole sulla pace,ma quelli che la rendono possibile".

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