sabato 22 marzo 2003

Guerra e dopoguerra

La guerra è in corso e l’esito è scontato, anche se da due giorni giungono notizie contraddittorie sull’imminente presa di Bassora.
Dal punto di vista delle forze in campo, volendo usare un paragone calcistico, sembra una partita tra la Juventus e una società amatoriale.
La contraerea irachena contro i missili è assolutamente ridicola, uno spreco di munizioni. Non ha senso se non dal punto di vista simbolico: il regime vuol far sapere alla popolazione irachena che c’è ancora e combatte.
Forse il crollo è questione di giorni, ma non è detto.
Incerte le sorti di Saddam Hussein. E’ di pochi minuti fa la notizia che la CIA sarebbe in possesso di sue foto in barella, ferito o ucciso. Se ciò è vero, presumo che le farà circolare presto. Anche se sembra impossibile che il dittatore se ne stesse nel suo palazzo al momento dei bombardamenti. Soltanto un idiota totale non se ne sarebbe andato.
Sembra che molti soldati iracheni si siano già arresi nel Sud del paese, che le popolazioni siano contente. Tuttavia ci sono ancora sacche di resistenza. Certamente sono contenti gli iraniani che forse sperano in un futuro governo a maggioranza sciita e quindi molto più islamico del precedente. Perché se c’è una sola cosa positiva che si può riconoscere a Saddam Hussein è il suo laicismo, nonostante il forzato riavvicinamento ai dettami dell’Islam degli ultimi anni per ovvi motivi politici.
Nei paesi islamici la guerra in corso è vista come la guerra tra il mondo occidentale ed il mondo islamico come dimostrano le manifestazioni in favore dell’Iraq e questo è oltremodo pericoloso, perché potrebbe determinare un incremento del fondamentalismo islamico e del terrorismo più che il suo contrario.
Intanto forze armate turche sono entrate nel Nord dell’Iraq, nella regione del Kurdistan, cosa che non è piaciuta affatto agli Stati Uniti. Il Kurdistan infatti è la regione più sviluppata del paese e più ricca di giacimenti petroliferi.
E certamente questo non migliorerà le sorti dei Kurdi che avevano ottenuto una certa autonomia e un governo regionale e di cui i Turchi sono nemici mortali.
La cosa migliore per gli iracheni e per il resto del mondo sarebbe una rivolta popolare, un po’ come la nostra Resistenza durante la seconda guerra mondiale. Ma sappiamo che non esiste un’opposizione organizzata e armata.
Il rischio per tutto il mondo è l’occupazione militare da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, che è poi il motivo per cui è stata fatta questa guerra, anche se prima o poi si dovrà presentare all’opinione pubblica mondiale un governo fantoccio che dovrà dare l’illusione di una liberazione anziché di una occupazione.
La bandiera a stelle e strisce, issata dopo la conquista del porto iracheno di Umm Qasr, è stata fatta ammainare pochi minuti dopo appunto per sottolineare che non si tratta di una guerra di occupazione ma di liberazione.

Mi sembra impossibile che qualcuno possa ancora credere che si facciano guerre umanitarie e che tutto ad un tratto gli Stati Uniti si siano schifati di un dittatore, quando ne hanno sostenuti tanti se non li hanno addirittura mandati al potere, senza considerare che lo stesso Saddam Hussein era un loro alleato fino al 1991.
Non ci sono guerre giuste, forse guerre necessarie.
Certamente se il mondo occidentale vuole mantenere il suo standard di vita attuale ha bisogno del petrolio. E questa è una delle motivazioni di questa guerra, ma non la sola. La principale motivazione sta nella volontà degli Stati Uniti di imporre al mondo il proprio ordine.
Questa volontà non potrà che scontrarsi con l’Europa, o meglio con le nazioni europee che ancora vogliono contare sullo scacchiere mondiale, dunque la Francia e la Germania che sono sempre state le principali potenze europee dai tempi del Sacro Romano Impero, insieme al Papato. L’Inghilterra è sempre stata un’isola, la Spagna è stata occupata dagli arabi per secoli. Il resto ha sempre contato come il due di picche.

Manifestazioni contro la guerra si svolgono in tutto il mondo, ma certo non la fermeranno.
Con questo non si vuol dire che siano inutili.
Tuttavia il problema centrale per il quale si deve mobilitare ora l’opinione pubblica mondiale, e con essa soprattutto i governi europei se vogliono ancora contare qualcosa, non è più la pace ad ogni costo, dato che nessuno può ormai fermare la guerra, quanto il dopoguerra che deve rientrare nell’ambito dell’ONU al fine di scongiurare uno squilibrato impero di Washington. 


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sabato 22 marzo 2003

Guerra e dopoguerra

La guerra è in corso e l’esito è scontato, anche se da due giorni giungono notizie contraddittorie sull’imminente presa di Bassora.
Dal punto di vista delle forze in campo, volendo usare un paragone calcistico, sembra una partita tra la Juventus e una società amatoriale.
La contraerea irachena contro i missili è assolutamente ridicola, uno spreco di munizioni. Non ha senso se non dal punto di vista simbolico: il regime vuol far sapere alla popolazione irachena che c’è ancora e combatte.
Forse il crollo è questione di giorni, ma non è detto.
Incerte le sorti di Saddam Hussein. E’ di pochi minuti fa la notizia che la CIA sarebbe in possesso di sue foto in barella, ferito o ucciso. Se ciò è vero, presumo che le farà circolare presto. Anche se sembra impossibile che il dittatore se ne stesse nel suo palazzo al momento dei bombardamenti. Soltanto un idiota totale non se ne sarebbe andato.
Sembra che molti soldati iracheni si siano già arresi nel Sud del paese, che le popolazioni siano contente. Tuttavia ci sono ancora sacche di resistenza. Certamente sono contenti gli iraniani che forse sperano in un futuro governo a maggioranza sciita e quindi molto più islamico del precedente. Perché se c’è una sola cosa positiva che si può riconoscere a Saddam Hussein è il suo laicismo, nonostante il forzato riavvicinamento ai dettami dell’Islam degli ultimi anni per ovvi motivi politici.
Nei paesi islamici la guerra in corso è vista come la guerra tra il mondo occidentale ed il mondo islamico come dimostrano le manifestazioni in favore dell’Iraq e questo è oltremodo pericoloso, perché potrebbe determinare un incremento del fondamentalismo islamico e del terrorismo più che il suo contrario.
Intanto forze armate turche sono entrate nel Nord dell’Iraq, nella regione del Kurdistan, cosa che non è piaciuta affatto agli Stati Uniti. Il Kurdistan infatti è la regione più sviluppata del paese e più ricca di giacimenti petroliferi.
E certamente questo non migliorerà le sorti dei Kurdi che avevano ottenuto una certa autonomia e un governo regionale e di cui i Turchi sono nemici mortali.
La cosa migliore per gli iracheni e per il resto del mondo sarebbe una rivolta popolare, un po’ come la nostra Resistenza durante la seconda guerra mondiale. Ma sappiamo che non esiste un’opposizione organizzata e armata.
Il rischio per tutto il mondo è l’occupazione militare da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, che è poi il motivo per cui è stata fatta questa guerra, anche se prima o poi si dovrà presentare all’opinione pubblica mondiale un governo fantoccio che dovrà dare l’illusione di una liberazione anziché di una occupazione.
La bandiera a stelle e strisce, issata dopo la conquista del porto iracheno di Umm Qasr, è stata fatta ammainare pochi minuti dopo appunto per sottolineare che non si tratta di una guerra di occupazione ma di liberazione.

Mi sembra impossibile che qualcuno possa ancora credere che si facciano guerre umanitarie e che tutto ad un tratto gli Stati Uniti si siano schifati di un dittatore, quando ne hanno sostenuti tanti se non li hanno addirittura mandati al potere, senza considerare che lo stesso Saddam Hussein era un loro alleato fino al 1991.
Non ci sono guerre giuste, forse guerre necessarie.
Certamente se il mondo occidentale vuole mantenere il suo standard di vita attuale ha bisogno del petrolio. E questa è una delle motivazioni di questa guerra, ma non la sola. La principale motivazione sta nella volontà degli Stati Uniti di imporre al mondo il proprio ordine.
Questa volontà non potrà che scontrarsi con l’Europa, o meglio con le nazioni europee che ancora vogliono contare sullo scacchiere mondiale, dunque la Francia e la Germania che sono sempre state le principali potenze europee dai tempi del Sacro Romano Impero, insieme al Papato. L’Inghilterra è sempre stata un’isola, la Spagna è stata occupata dagli arabi per secoli. Il resto ha sempre contato come il due di picche.

Manifestazioni contro la guerra si svolgono in tutto il mondo, ma certo non la fermeranno.
Con questo non si vuol dire che siano inutili.
Tuttavia il problema centrale per il quale si deve mobilitare ora l’opinione pubblica mondiale, e con essa soprattutto i governi europei se vogliono ancora contare qualcosa, non è più la pace ad ogni costo, dato che nessuno può ormai fermare la guerra, quanto il dopoguerra che deve rientrare nell’ambito dell’ONU al fine di scongiurare uno squilibrato impero di Washington. 


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