lunedì 24 marzo 2003

Gratitudine = sottomissione?

Non ne posso più della retorica della riconoscenza che dobbiamo agli Stati Uniti d’America  che ci hanno salvato  prima da Hitler, intervenendo nella seconda guerra mondiale,  e poi  dal comunismo, impedendone l’espansione con la loro forza militare ed economica.

Sono nata diversi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Mio padre ha partecipato alla Resistenza. Mia madre non è mai stata fascista.
Sono passati 58 anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Ora basta.
E soprattutto quell’aiuto, che nessuno disconosce, non può essere un’ipoteca sul futuro, né può essere preso a pretesto per dare sempre ragione agli Stati Uniti, qualunque decisione prendano.
Ieri sera a “Porta a Porta” Anselma Dall’Oglio è riuscita a rendermi simpatica persino la Mussolini.
E che dire di Paolo Guzzanti che si sente per metà (e forse più) statunitense e si agita e gode nel dire che gli Stati Uniti hanno imposto a tutti la democrazia a calci in culo? 
Cioè sostanzialmente siamo tutti sotto tutela, tutti incapaci, e se non ci fossero gli USA a proteggerci, ma anche a farci rigare diritto chissà cosa accadrebbe.
Ma la democrazia è una conquista di civiltà che non può essere imposta in nessun modo, tanto meno con le armi. E soprattutto non è un’invenzione degli Stati Uniti, anche se questi ultimi credono di averne il monopolio, essendo nata altresì in Grecia 2500 anni fa come peraltro dimostra l’etimologia della parola (letteralmente governo del popolo).
Anche le armate napoleoniche che portavano le idee della rivoluzione francese furono accolte favorevolmente dove le popolazioni erano pronte ad accettare le nuove idee, ma non dove non lo erano. 
Infine quando un paese è troppo forte finisce per umiliare gli altri e creare un sentimento di ostilità.

Nel documento sulla "Strategia nazionale di sicurezza" presentato da Washington il 20 settembre scorso si trova questo passaggio: "L'umanità  ha nelle sue mani l'occasione di assicurare il trionfo della libertà  sui suoi nemici. Gli Stati Uniti sono fieri della responsabilità che incombe loro di condurre questa importante missione."
Ritengo che l'Europa non possa accettare supinamente questa assunzione di responsabilità che la esclude. E pertanto debba lavorare per una politica estera ed una difesa comuni. E' necessario costituire un esercito europeo, perché purtroppo ancora l'umanità  non ha fatto quel salto di qualità che forse in un futuro, che si auspica non troppo lontano, renderà  inutile qualsiasi esercito perché la guerra sarà diventata tabù.   E ancora occorre dare maggiore impulso alla ricerca, evitando, soprattutto in Italia, la fuga di cervelli verso gli Stati Uniti determinata, in massima parte, dal clientelismo vergognoso che abbonda nelle nostre Università.
Non c'è altra soluzione al di fuori dell'Europa: la Francia da sola non è in grado di fare granché.
Purtroppo questa guerra ha visto l'Europa divisa e sarà  difficile ricostruire l'unità.
Per ora ognuno resta del suo parere.
Al vertice Europeo di Bruxelles il Presidente del Consiglio italiano Berlusconi ha sostenuto che è stata colpa della Francia, che ha commesso un errore, se l'Europa è divisa e l'ONU ha perso completamente la propria credibilità .
Il suo pensiero è il seguente: oggi esiste una sola superpotenza che aveva deciso comunque di attaccare l'Iraq e quindi saggezza politica avrebbe voluto di prenderne atto e di votare alle Nazioni Unite una risoluzione  che avrebbe dato la copertura di tutti alla guerra. 
Questo è opportunismo e servilismo al massimo grado.  
Certamente non c'è alternativa se l'Europa non ritrova una sua unità  su altre basi che le consentano di far fronte a questo strapotere per la costruzione di un mondo multipolare.

3 commenti:

  1. Non ti ho scritto io, ma la Lucia.
    Dato che ero qui ho letto il tuo post. Io penso che stiamo ancora pagando le colpe del fascismo e del nazismo.

    RispondiElimina

lunedì 24 marzo 2003

Gratitudine = sottomissione?

Non ne posso più della retorica della riconoscenza che dobbiamo agli Stati Uniti d’America  che ci hanno salvato  prima da Hitler, intervenendo nella seconda guerra mondiale,  e poi  dal comunismo, impedendone l’espansione con la loro forza militare ed economica.

Sono nata diversi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Mio padre ha partecipato alla Resistenza. Mia madre non è mai stata fascista.
Sono passati 58 anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Ora basta.
E soprattutto quell’aiuto, che nessuno disconosce, non può essere un’ipoteca sul futuro, né può essere preso a pretesto per dare sempre ragione agli Stati Uniti, qualunque decisione prendano.
Ieri sera a “Porta a Porta” Anselma Dall’Oglio è riuscita a rendermi simpatica persino la Mussolini.
E che dire di Paolo Guzzanti che si sente per metà (e forse più) statunitense e si agita e gode nel dire che gli Stati Uniti hanno imposto a tutti la democrazia a calci in culo? 
Cioè sostanzialmente siamo tutti sotto tutela, tutti incapaci, e se non ci fossero gli USA a proteggerci, ma anche a farci rigare diritto chissà cosa accadrebbe.
Ma la democrazia è una conquista di civiltà che non può essere imposta in nessun modo, tanto meno con le armi. E soprattutto non è un’invenzione degli Stati Uniti, anche se questi ultimi credono di averne il monopolio, essendo nata altresì in Grecia 2500 anni fa come peraltro dimostra l’etimologia della parola (letteralmente governo del popolo).
Anche le armate napoleoniche che portavano le idee della rivoluzione francese furono accolte favorevolmente dove le popolazioni erano pronte ad accettare le nuove idee, ma non dove non lo erano. 
Infine quando un paese è troppo forte finisce per umiliare gli altri e creare un sentimento di ostilità.

Nel documento sulla "Strategia nazionale di sicurezza" presentato da Washington il 20 settembre scorso si trova questo passaggio: "L'umanità  ha nelle sue mani l'occasione di assicurare il trionfo della libertà  sui suoi nemici. Gli Stati Uniti sono fieri della responsabilità che incombe loro di condurre questa importante missione."
Ritengo che l'Europa non possa accettare supinamente questa assunzione di responsabilità che la esclude. E pertanto debba lavorare per una politica estera ed una difesa comuni. E' necessario costituire un esercito europeo, perché purtroppo ancora l'umanità  non ha fatto quel salto di qualità che forse in un futuro, che si auspica non troppo lontano, renderà  inutile qualsiasi esercito perché la guerra sarà diventata tabù.   E ancora occorre dare maggiore impulso alla ricerca, evitando, soprattutto in Italia, la fuga di cervelli verso gli Stati Uniti determinata, in massima parte, dal clientelismo vergognoso che abbonda nelle nostre Università.
Non c'è altra soluzione al di fuori dell'Europa: la Francia da sola non è in grado di fare granché.
Purtroppo questa guerra ha visto l'Europa divisa e sarà  difficile ricostruire l'unità.
Per ora ognuno resta del suo parere.
Al vertice Europeo di Bruxelles il Presidente del Consiglio italiano Berlusconi ha sostenuto che è stata colpa della Francia, che ha commesso un errore, se l'Europa è divisa e l'ONU ha perso completamente la propria credibilità .
Il suo pensiero è il seguente: oggi esiste una sola superpotenza che aveva deciso comunque di attaccare l'Iraq e quindi saggezza politica avrebbe voluto di prenderne atto e di votare alle Nazioni Unite una risoluzione  che avrebbe dato la copertura di tutti alla guerra. 
Questo è opportunismo e servilismo al massimo grado.  
Certamente non c'è alternativa se l'Europa non ritrova una sua unità  su altre basi che le consentano di far fronte a questo strapotere per la costruzione di un mondo multipolare.

3 commenti:

  1. Non ti ho scritto io, ma la Lucia.
    Dato che ero qui ho letto il tuo post. Io penso che stiamo ancora pagando le colpe del fascismo e del nazismo.

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