domenica 7 marzo 2004

Indagini storiche o manovre politiche?


Il dopoguerra-Fatti e misfatti del nostro passato recente

Mi sembra che negli ultimi tempi si stia tentando una manovra revisionistica della nostra storia recente. Dallo sdoganamento dei fascisti, improvvisamente ex (particolarmente dopo che Fini ha definito il fascismo male assoluto), con un ex, vice presidente del Consiglio, alla conciliazione nazionale, passando per la considerazione che uguali barbarie furono commesse sia nell’uno che nell’altro degli opposti schieramenti, che tutto il male non fu da una parte sola, che anche chi combatté per la RSI lo fece per amor di patria ritenendo che quella fosse la scelta giusta (e non nego che per qualcuno sia stato così, che abbia semplicemente combattuto ritenendo di fare il proprio dovere senza macchiarsi di delitti orrendi e, del resto, nemmeno tutti i tedeschi furono SS).
Sono ormai passati 60 anni dagli eventi, forse è giunto il momento di cominciare a guardare a quella storia con maggiore senso critico, scevri ormai dalle passioni, dalle rabbie e dagli odi del passato, facendo luce anche sulle vendette dei partigiani, sulle centinaia di omicidi, compiuti per punizione, vendetta, fanatismo politico e odio di classe di cui fu teatro l’Italia del Nord dall’aprile del’45 alla fine del ’46.
Così giornali e riviste, rubriche televisive, libri, tutti a parlare di cosa sia successo durante la fase finale della seconda guerra mondiale ed il primo dopoguerra, delle vendette rosse e delle foibe, argomenti che è giusto esaminare, ma un conto è l’indagine storica, altro il tentativo di ribaltare il senso degli avvenimenti e il giudizio storico sul fascismo che portò alla rovina il nostro paese alleandosi con Hitler, entrando dalla parte sbagliata in una guerra che comunque l’Italia non era in grado di combattere per mancanza di adeguata struttura industriale e militare, una guerra persa in modo ignominioso, anche per la fuga del re, del governo e il conseguente totale sfaldarsi dell’esercito, avvenimenti che hanno macchiato forse per sempre l’immagine del nostro paese.
Quindi non possiamo dimenticare. E se ci siamo in parte riscattati come popolo e come Nazione, lo dobbiamo soltanto alla Resistenza. Che poi nel suo ambito ci siano stati eccessi nessuno lo nega e se ne parla da anni, anche se molti hanno discusso "Il sangue dei vinti" di Giampaolo Pansa, come se le vendette dei partigiani fossero un assoluto inedito, un argomento tabù di cui non si era mai parlato, di cui non si doveva parlare.
Sto leggendo il libro di Pansa e forse ne parlerò nei prossimi giorni. Per il momento sull’argomento in questione mi sembra interessante la lettura di un articolo di Mario Pirani uscito nel 1990 e ripubblicato in prima pagina sulla Repubblica di venerdì 7 novembre 2003 proprio in occasione dell’uscita del libro di Pansa, ove tra l’altro si fa riferimento al periodo immediatamente successivo a quello delle cosiddette vendette partigiane, "alla risposta dello Stato, impersonata dal ministro degli Interni, Mario Scelba, che fu violenta e trascese sovente in persecuzioni e brutalità: Montescaglioso, Lentella, Modena e molti altri paesi e città piansero altre vittime. Negli anni a cavallo tra il '48 e i primi del '50 caddero in scontri di piazza 48 comunisti, gli arrestati furono 73.000, i condannati più di 15.000 per complessivi 7.598 anni di carcere. Molti fra loro i capi partigiani. Erano, invece, in libertà, grazie all´amnistia promossa da Togliatti, anche i peggiori torturatori repubblichini."

1 commento:

  1. Ma se mi hai detto che parlare dei misfatti tipo le foibe significa far passare l'equazione comunisti=fascisti e che quindi è inopportuno parlarne?
    Ma non sarà mica COG che ti ha fatto il lavaggio del cervello?Lui sicuramente lo pensa.

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domenica 7 marzo 2004

Indagini storiche o manovre politiche?


Il dopoguerra-Fatti e misfatti del nostro passato recente

Mi sembra che negli ultimi tempi si stia tentando una manovra revisionistica della nostra storia recente. Dallo sdoganamento dei fascisti, improvvisamente ex (particolarmente dopo che Fini ha definito il fascismo male assoluto), con un ex, vice presidente del Consiglio, alla conciliazione nazionale, passando per la considerazione che uguali barbarie furono commesse sia nell’uno che nell’altro degli opposti schieramenti, che tutto il male non fu da una parte sola, che anche chi combatté per la RSI lo fece per amor di patria ritenendo che quella fosse la scelta giusta (e non nego che per qualcuno sia stato così, che abbia semplicemente combattuto ritenendo di fare il proprio dovere senza macchiarsi di delitti orrendi e, del resto, nemmeno tutti i tedeschi furono SS).
Sono ormai passati 60 anni dagli eventi, forse è giunto il momento di cominciare a guardare a quella storia con maggiore senso critico, scevri ormai dalle passioni, dalle rabbie e dagli odi del passato, facendo luce anche sulle vendette dei partigiani, sulle centinaia di omicidi, compiuti per punizione, vendetta, fanatismo politico e odio di classe di cui fu teatro l’Italia del Nord dall’aprile del’45 alla fine del ’46.
Così giornali e riviste, rubriche televisive, libri, tutti a parlare di cosa sia successo durante la fase finale della seconda guerra mondiale ed il primo dopoguerra, delle vendette rosse e delle foibe, argomenti che è giusto esaminare, ma un conto è l’indagine storica, altro il tentativo di ribaltare il senso degli avvenimenti e il giudizio storico sul fascismo che portò alla rovina il nostro paese alleandosi con Hitler, entrando dalla parte sbagliata in una guerra che comunque l’Italia non era in grado di combattere per mancanza di adeguata struttura industriale e militare, una guerra persa in modo ignominioso, anche per la fuga del re, del governo e il conseguente totale sfaldarsi dell’esercito, avvenimenti che hanno macchiato forse per sempre l’immagine del nostro paese.
Quindi non possiamo dimenticare. E se ci siamo in parte riscattati come popolo e come Nazione, lo dobbiamo soltanto alla Resistenza. Che poi nel suo ambito ci siano stati eccessi nessuno lo nega e se ne parla da anni, anche se molti hanno discusso "Il sangue dei vinti" di Giampaolo Pansa, come se le vendette dei partigiani fossero un assoluto inedito, un argomento tabù di cui non si era mai parlato, di cui non si doveva parlare.
Sto leggendo il libro di Pansa e forse ne parlerò nei prossimi giorni. Per il momento sull’argomento in questione mi sembra interessante la lettura di un articolo di Mario Pirani uscito nel 1990 e ripubblicato in prima pagina sulla Repubblica di venerdì 7 novembre 2003 proprio in occasione dell’uscita del libro di Pansa, ove tra l’altro si fa riferimento al periodo immediatamente successivo a quello delle cosiddette vendette partigiane, "alla risposta dello Stato, impersonata dal ministro degli Interni, Mario Scelba, che fu violenta e trascese sovente in persecuzioni e brutalità: Montescaglioso, Lentella, Modena e molti altri paesi e città piansero altre vittime. Negli anni a cavallo tra il '48 e i primi del '50 caddero in scontri di piazza 48 comunisti, gli arrestati furono 73.000, i condannati più di 15.000 per complessivi 7.598 anni di carcere. Molti fra loro i capi partigiani. Erano, invece, in libertà, grazie all´amnistia promossa da Togliatti, anche i peggiori torturatori repubblichini."

1 commento:

  1. Ma se mi hai detto che parlare dei misfatti tipo le foibe significa far passare l'equazione comunisti=fascisti e che quindi è inopportuno parlarne?
    Ma non sarà mica COG che ti ha fatto il lavaggio del cervello?Lui sicuramente lo pensa.

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