mercoledì 17 marzo 2004

Andarsene o no dall’Iraq?

Sono confusa. Ammetto che è il mio stato naturale in relazione ai più vari aspetti della vita. Però quanto avvenuto nel mondo dopo l’11 settembre 2001 ha aumentato in me questa spiacevole sensazione.
Devo dire che ho una forma di repulsione nei confronti delle religioni in genere, perché hanno sempre alimentato le guerre e l’oscurantismo e perché si sono sempre sentite in dovere di invadere la sfera privata dell’individuo sanzionandone i comportamenti.
E se é lecito fare una graduatoria delle dittature, che sono di per sé aberranti, quelle teocratiche lo sono, a mio parere, più delle altre.
Pertanto il fondamentalismo islamico deve essere combattuto. Non possiamo infatti venire a patti con chi vorrebbe riportare il mondo al medioevo e a tal fine usa il terrorismo, e questo l’ho sempre pensato, fin da quando gli integralisti facevano migliaia di morti in Algeria e nessuno se ne preoccupava.
Quando uscì il libro della Fallaci dopo l’attentato dell’11 settembre fui quasi d’accordo, a prescindere dal suo viscerale filoamericanismo.
Sono stata favorevole all’intervento in Afghanistan. A mio parere il governo dei Talibani avrebbe dovuto essere spazzato via molto prima, ma fino agli attentati dell’11 settembre chi avrebbe mai pensato di fare una guerra perché in un paese lontano una dittatura agghiacciante aveva ridotto in schiavitù le donne (ma oggi è cambiato qualcosa?), comminava condanne a morte per semplici comportamenti individuali non consoni ai dettami della religione, arrivava a distruggere opere d’arte millenarie in nome del bigottismo più fanatico e dell’ignoranza più assoluta? E infatti la guerra non è stata fatta per questo, ma come reazione al terrorismo che aveva osato portare la guerra nel centro della nazione più potente del mondo, terrorismo che peraltro quella nazione aveva a suo tempo addestrato e finanziato in funzione antisovietica. Ma non è servita a molto, perché, ad oggi, la situazione in quel paese non è certo pacificata, la democrazia è ancora un miraggio, Al Quaeda è ben lungi dall’essere sconfitta. E poi come in ogni guerra chi ne subisce di più è la popolazione civile.
Poi c’è stato l’attacco anglo-americano all’Iraq che ho sempre ritenuto un errore in quanto, come poi si è dimostrato, avrebbe fatto dell’Iraq quello che prima della guerra non era, e cioè una base di Al Quaeda, e più in generale avrebbe rafforzato il terrorismo fondamentalista islamico rendendo il mondo meno sicuro, cioè il contrario di quanto Bush ed i suoi alleati volevano far credere, anche se non si può dire che la causa dell’attacco terroristico all’Occidente sia stata la guerra anglo-americana all’Iraq.
Inoltre anche se ho orrore del fondamentalismo islamico ( ma non mi piace nemmeno quello cristiano, anche se questo ormai non può più bruciare gli eretici in piazza) mi domando se “democratizzare” non sia un’aberrazione giuridica.
Qual è il principio di diritto internazionale che consente ad una nazione di ergersi a giudice delle altre? E legittimo portare la guerra ad un popolo intero solo perché qualcuno ritiene che vadano cambiate la forma di Stato e quella di governo di quel popolo.
E c’è una differenza tra l’11 settembre del Cile e la c.d “democratizzazione” dell’Iraq?
Tuttavia, premesso ciò, mi domando anche se andarsene oggi dall'Iraq, lasciare ora quel paese nel caos più devastante dal quale sorgerebbe sicuramente una nuova, e non meno feroce, dittatura islamica, sia la scelta giusta. Inoltre questo disimpegno verrebbe interpretato come una fuga e potrebbe dare ai terroristi la sensazione che la strategia del massacro sia pagante. E allora cosa fare?
L’articolo di fondo del Corriere di oggi a firma di “Angelo Panebianco” titola “Madrid 2004 o Monaco 1938” e sostiene che c’è il rischio che l’Europa democratica, come fece nel’38 nei riguardi di Hitler, commetta di nuovo l’errore di arrendevolezza nei confronti dei nemici della nostra civiltà.
Secondo Scalfari (“La Repubblica” di ieri, 16 marzo) invece “ ...esiste una sola valida ricetta per combattere il terrorismo: prosciugare l'acqua che lo circonda lasciandolo a secco e lì, una volta a secco, estirpare il fenomeno alle radici...In che modo si prosciuga l'acqua in cui prospera il terrorismo? Con il dialogo, con la comprensione dei bisogni materiali, morali, psicologici di quei popoli, etnie, nazioni nei quali il terrorismo cerca di mettere radici perché vi ravvisa un humus fertile dove le sue radici velenose potranno più facilmente attecchire.”
Concordo, ma se fosse troppo tardi?

2 commenti:

  1. concordo pienamente con tutto il post; alla tua domanda finale mi sentire di rispondere... non è ancora troppo tardi, ciao

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  2. Concordo anch'io con quasi tutto e spiego il "quasi". La guerra di Bush e Blair all'Iraq è stata fatta ESCLUSIVAMENTE per mettere le mani su una fonte di petrolio la cui gestione appriva infida. Ora ne sono pienamente convinto. Lo scopo non poteva essere quello di combattere il terrorismo fondamentalista islamico o esportare la democrazia in quanto dopo quello scriteriato intervento, l'uno è aumentato in modo esponenziale (vd. anche Spagna) e l'altra non è ancora venuta. Saddam era un criminale (ma quante volte gli Usa si sono fatti scrupoli per appoggiare regimi criminali?) tuttavia: 1. il paese era ormai a sovranità limitata (no flyng zone, ecc.) 2. Saddam controllava (brutalmente) gli Sciiti che non hanno mai rinunciato alla repubblica islamica 3. I Curdi erano sostalzialmente già indipendenti. Poi visto che le armi di sterminio di massa non c'erano (e Bush e Blair o sapevano bene), quale ragione c'era di intervenire se non il petrolio? Ora grazie a B&B il fondamentalismo è più forte...

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mercoledì 17 marzo 2004

Andarsene o no dall’Iraq?

Sono confusa. Ammetto che è il mio stato naturale in relazione ai più vari aspetti della vita. Però quanto avvenuto nel mondo dopo l’11 settembre 2001 ha aumentato in me questa spiacevole sensazione.
Devo dire che ho una forma di repulsione nei confronti delle religioni in genere, perché hanno sempre alimentato le guerre e l’oscurantismo e perché si sono sempre sentite in dovere di invadere la sfera privata dell’individuo sanzionandone i comportamenti.
E se é lecito fare una graduatoria delle dittature, che sono di per sé aberranti, quelle teocratiche lo sono, a mio parere, più delle altre.
Pertanto il fondamentalismo islamico deve essere combattuto. Non possiamo infatti venire a patti con chi vorrebbe riportare il mondo al medioevo e a tal fine usa il terrorismo, e questo l’ho sempre pensato, fin da quando gli integralisti facevano migliaia di morti in Algeria e nessuno se ne preoccupava.
Quando uscì il libro della Fallaci dopo l’attentato dell’11 settembre fui quasi d’accordo, a prescindere dal suo viscerale filoamericanismo.
Sono stata favorevole all’intervento in Afghanistan. A mio parere il governo dei Talibani avrebbe dovuto essere spazzato via molto prima, ma fino agli attentati dell’11 settembre chi avrebbe mai pensato di fare una guerra perché in un paese lontano una dittatura agghiacciante aveva ridotto in schiavitù le donne (ma oggi è cambiato qualcosa?), comminava condanne a morte per semplici comportamenti individuali non consoni ai dettami della religione, arrivava a distruggere opere d’arte millenarie in nome del bigottismo più fanatico e dell’ignoranza più assoluta? E infatti la guerra non è stata fatta per questo, ma come reazione al terrorismo che aveva osato portare la guerra nel centro della nazione più potente del mondo, terrorismo che peraltro quella nazione aveva a suo tempo addestrato e finanziato in funzione antisovietica. Ma non è servita a molto, perché, ad oggi, la situazione in quel paese non è certo pacificata, la democrazia è ancora un miraggio, Al Quaeda è ben lungi dall’essere sconfitta. E poi come in ogni guerra chi ne subisce di più è la popolazione civile.
Poi c’è stato l’attacco anglo-americano all’Iraq che ho sempre ritenuto un errore in quanto, come poi si è dimostrato, avrebbe fatto dell’Iraq quello che prima della guerra non era, e cioè una base di Al Quaeda, e più in generale avrebbe rafforzato il terrorismo fondamentalista islamico rendendo il mondo meno sicuro, cioè il contrario di quanto Bush ed i suoi alleati volevano far credere, anche se non si può dire che la causa dell’attacco terroristico all’Occidente sia stata la guerra anglo-americana all’Iraq.
Inoltre anche se ho orrore del fondamentalismo islamico ( ma non mi piace nemmeno quello cristiano, anche se questo ormai non può più bruciare gli eretici in piazza) mi domando se “democratizzare” non sia un’aberrazione giuridica.
Qual è il principio di diritto internazionale che consente ad una nazione di ergersi a giudice delle altre? E legittimo portare la guerra ad un popolo intero solo perché qualcuno ritiene che vadano cambiate la forma di Stato e quella di governo di quel popolo.
E c’è una differenza tra l’11 settembre del Cile e la c.d “democratizzazione” dell’Iraq?
Tuttavia, premesso ciò, mi domando anche se andarsene oggi dall'Iraq, lasciare ora quel paese nel caos più devastante dal quale sorgerebbe sicuramente una nuova, e non meno feroce, dittatura islamica, sia la scelta giusta. Inoltre questo disimpegno verrebbe interpretato come una fuga e potrebbe dare ai terroristi la sensazione che la strategia del massacro sia pagante. E allora cosa fare?
L’articolo di fondo del Corriere di oggi a firma di “Angelo Panebianco” titola “Madrid 2004 o Monaco 1938” e sostiene che c’è il rischio che l’Europa democratica, come fece nel’38 nei riguardi di Hitler, commetta di nuovo l’errore di arrendevolezza nei confronti dei nemici della nostra civiltà.
Secondo Scalfari (“La Repubblica” di ieri, 16 marzo) invece “ ...esiste una sola valida ricetta per combattere il terrorismo: prosciugare l'acqua che lo circonda lasciandolo a secco e lì, una volta a secco, estirpare il fenomeno alle radici...In che modo si prosciuga l'acqua in cui prospera il terrorismo? Con il dialogo, con la comprensione dei bisogni materiali, morali, psicologici di quei popoli, etnie, nazioni nei quali il terrorismo cerca di mettere radici perché vi ravvisa un humus fertile dove le sue radici velenose potranno più facilmente attecchire.”
Concordo, ma se fosse troppo tardi?

2 commenti:

  1. concordo pienamente con tutto il post; alla tua domanda finale mi sentire di rispondere... non è ancora troppo tardi, ciao

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  2. Concordo anch'io con quasi tutto e spiego il "quasi". La guerra di Bush e Blair all'Iraq è stata fatta ESCLUSIVAMENTE per mettere le mani su una fonte di petrolio la cui gestione appriva infida. Ora ne sono pienamente convinto. Lo scopo non poteva essere quello di combattere il terrorismo fondamentalista islamico o esportare la democrazia in quanto dopo quello scriteriato intervento, l'uno è aumentato in modo esponenziale (vd. anche Spagna) e l'altra non è ancora venuta. Saddam era un criminale (ma quante volte gli Usa si sono fatti scrupoli per appoggiare regimi criminali?) tuttavia: 1. il paese era ormai a sovranità limitata (no flyng zone, ecc.) 2. Saddam controllava (brutalmente) gli Sciiti che non hanno mai rinunciato alla repubblica islamica 3. I Curdi erano sostalzialmente già indipendenti. Poi visto che le armi di sterminio di massa non c'erano (e Bush e Blair o sapevano bene), quale ragione c'era di intervenire se non il petrolio? Ora grazie a B&B il fondamentalismo è più forte...

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