sabato 27 marzo 2004

Il velo e la libertà


Su “Glob” una sedicente donna musulmana afferma:
“….quando nella terra che vide nascere nel 1789 la democrazia e la libertà viene emanata una legge come quella che proibisce l’uso del velo, ci possono essere donne che, come me, chiedono a voi individui ed in particolare a voi donne libere dell’Occidente: “Dove sta la libertà?” E queste donne lo fanno per tutelare il più semplice e basilare diritto che ognuno di noi ha: quello di vestirsi come gli pare a piace.
Se anche qui tra voi c’è qualcuna che pensa che la libertà sia quella che c’è qui, allora, ……. voglio chiedere a voi donne libere dell’Occidente, che da anni vivete in un ambiente democratico nel quale vige la parità dei sessi, a voi che avete studiato e che siete informate, quale è, relativamente ai dati statistici di questa vostra società, la percentuale di seggi parlamentari e di posti chiave istituzionali ricoperti dalle donne nell’Occidente.”

Ma qui non si tratta di tutelare il diritto di ognuno di vestirsi come vuole, perché il velo non è una moda, non è nemmeno una tradizione, o per lo meno non è solo quello, non è simbolo di identità rivendicata, ma simbolo dell’oppressione cui è sottoposta la donna nei paesi musulmani a causa di una religione che la disprezza, anche se non dimentico che, a differenza del paganesimo e delle religioni orientali, anche le altre due religioni monoteiste, il cristianesimo e l’ebraismo, hanno una pessimo concetto della donna che vedono come tentatrice e come essere impuro, ma, a differenza dell’islam, queste ultime si sono dovute adeguare ai tempi.
Infine sono assolutamente fuori luogo i soliti paragoni con la mercificazione della donna nelle società occidentali. Nessuna donna occidentale è obbligata per legge a vestirsi o meglio a non vestirsi.
Ad ogni modo anche se posso concordare con il fatto che forse è sbagliato vietare il velo per disposizione di legge, mi domando come ci possa venire a fare lezione chi viene da paesi in cui contro il corpo delle donne si scatena la polizia religiosa, in cui la donna “mal velata” viene duramente repressa in nome della “purezza islamica”. Nell’Afghanistan dei Talebani, ma non mi sembra che sia cambiato molto anche dopo, le donne non solo sono state murate dietro alla grata del burqa, ma anche private di ogni accesso alla scena pubblica, espulse dal lavoro diventato sinonimo di promiscuità. E che dire dell’Iran e dell’Arabia Saudita?
Con questo è vero che nei paesi occidentali la piena parità non è stata raggiunta, che nei quindici paesi attualmente facenti parte dell’UE le donne occupano solo il 25,4% dei seggi, che lavora il 55,6% delle donne contro il 72,8% degli uomini e che ci sono ancora disparità salariali e maggiori difficoltà per la donna di fare carriera. Tuttavia c’è una bella differenza con la realtà dei paesi musulmani in cui le donne sono quasi totalmente escluse dal mondo del lavoro e della politica, sottomesse alla volontà
dei padri e dei mariti, sottoposte a terribili mutilazioni, represse in nome della purezza islamica fino alla condanna alla lapidazione in caso di adulterio.

1 commento:

  1. Hai ragione. A volte quando sento parlare di libertà religiosa penso che il limite debba essere comunque la tutela della dignità umana. Alain.

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sabato 27 marzo 2004

Il velo e la libertà


Su “Glob” una sedicente donna musulmana afferma:
“….quando nella terra che vide nascere nel 1789 la democrazia e la libertà viene emanata una legge come quella che proibisce l’uso del velo, ci possono essere donne che, come me, chiedono a voi individui ed in particolare a voi donne libere dell’Occidente: “Dove sta la libertà?” E queste donne lo fanno per tutelare il più semplice e basilare diritto che ognuno di noi ha: quello di vestirsi come gli pare a piace.
Se anche qui tra voi c’è qualcuna che pensa che la libertà sia quella che c’è qui, allora, ……. voglio chiedere a voi donne libere dell’Occidente, che da anni vivete in un ambiente democratico nel quale vige la parità dei sessi, a voi che avete studiato e che siete informate, quale è, relativamente ai dati statistici di questa vostra società, la percentuale di seggi parlamentari e di posti chiave istituzionali ricoperti dalle donne nell’Occidente.”

Ma qui non si tratta di tutelare il diritto di ognuno di vestirsi come vuole, perché il velo non è una moda, non è nemmeno una tradizione, o per lo meno non è solo quello, non è simbolo di identità rivendicata, ma simbolo dell’oppressione cui è sottoposta la donna nei paesi musulmani a causa di una religione che la disprezza, anche se non dimentico che, a differenza del paganesimo e delle religioni orientali, anche le altre due religioni monoteiste, il cristianesimo e l’ebraismo, hanno una pessimo concetto della donna che vedono come tentatrice e come essere impuro, ma, a differenza dell’islam, queste ultime si sono dovute adeguare ai tempi.
Infine sono assolutamente fuori luogo i soliti paragoni con la mercificazione della donna nelle società occidentali. Nessuna donna occidentale è obbligata per legge a vestirsi o meglio a non vestirsi.
Ad ogni modo anche se posso concordare con il fatto che forse è sbagliato vietare il velo per disposizione di legge, mi domando come ci possa venire a fare lezione chi viene da paesi in cui contro il corpo delle donne si scatena la polizia religiosa, in cui la donna “mal velata” viene duramente repressa in nome della “purezza islamica”. Nell’Afghanistan dei Talebani, ma non mi sembra che sia cambiato molto anche dopo, le donne non solo sono state murate dietro alla grata del burqa, ma anche private di ogni accesso alla scena pubblica, espulse dal lavoro diventato sinonimo di promiscuità. E che dire dell’Iran e dell’Arabia Saudita?
Con questo è vero che nei paesi occidentali la piena parità non è stata raggiunta, che nei quindici paesi attualmente facenti parte dell’UE le donne occupano solo il 25,4% dei seggi, che lavora il 55,6% delle donne contro il 72,8% degli uomini e che ci sono ancora disparità salariali e maggiori difficoltà per la donna di fare carriera. Tuttavia c’è una bella differenza con la realtà dei paesi musulmani in cui le donne sono quasi totalmente escluse dal mondo del lavoro e della politica, sottomesse alla volontà
dei padri e dei mariti, sottoposte a terribili mutilazioni, represse in nome della purezza islamica fino alla condanna alla lapidazione in caso di adulterio.

1 commento:

  1. Hai ragione. A volte quando sento parlare di libertà religiosa penso che il limite debba essere comunque la tutela della dignità umana. Alain.

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