venerdì 7 maggio 2004

Privatizzazione della guerra

Si è parlato in questi giorni dei “contractors”, cioè civili arruolati attraverso agenzie di sicurezza per andare in Iraq come guardie del corpo, autisti o per “interrogare” i prigionieri. Uomini armati, che talvolta si trovano anche a combattere, ma essendo civili sfuggono alle regole (e alla giustizia) militare. Di questi “contractors” in Iraq se ne troverebbero circa diecimila.
Un rapporto dell'esercito USA (di cui sono entrati in possesso New Yorker, New York Times e Los Angeles Times ) cita due società appaltatrici del Pentagono, La Caci di Arlington, Virginia, e la Titan di San Diego, California. Ai loro dipendenti era stato affidato il compito di "facilitare gli interrogatori" dell'intelligence militare.
In un articolo di Repubblica di ieri si legge che la CACI aveva ancora fino a pochi giorni fa sul suo sito la pubblicità per chi voleva essere assunto come “interrogatore” con l’assicurazione che avrebbe lavorato sotto una “moderata supervisione”. Ovviamente la società smentisce qualsiasi coinvolgimento negli episodi accaduti nella prigione di Abu Ghraib.
Ad ogni modo il conflitto iracheno ha portato alla ribalta una questione non nuova, ma spesso sottovalutata o addirittura sconosciuta: la privatizzazione della guerra e della sicurezza.

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venerdì 7 maggio 2004

Privatizzazione della guerra

Si è parlato in questi giorni dei “contractors”, cioè civili arruolati attraverso agenzie di sicurezza per andare in Iraq come guardie del corpo, autisti o per “interrogare” i prigionieri. Uomini armati, che talvolta si trovano anche a combattere, ma essendo civili sfuggono alle regole (e alla giustizia) militare. Di questi “contractors” in Iraq se ne troverebbero circa diecimila.
Un rapporto dell'esercito USA (di cui sono entrati in possesso New Yorker, New York Times e Los Angeles Times ) cita due società appaltatrici del Pentagono, La Caci di Arlington, Virginia, e la Titan di San Diego, California. Ai loro dipendenti era stato affidato il compito di "facilitare gli interrogatori" dell'intelligence militare.
In un articolo di Repubblica di ieri si legge che la CACI aveva ancora fino a pochi giorni fa sul suo sito la pubblicità per chi voleva essere assunto come “interrogatore” con l’assicurazione che avrebbe lavorato sotto una “moderata supervisione”. Ovviamente la società smentisce qualsiasi coinvolgimento negli episodi accaduti nella prigione di Abu Ghraib.
Ad ogni modo il conflitto iracheno ha portato alla ribalta una questione non nuova, ma spesso sottovalutata o addirittura sconosciuta: la privatizzazione della guerra e della sicurezza.

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