venerdì 5 novembre 2004

Ucciso dall’islam radicale il regista Theo Van Gogh

Il regista ed editorialista olandese, Theo van Gogh, nipote del grande pittore, noto per aver girato un film sulla violenza contro le donne nella società islamica (Submission), è stato assassinato per strada ad Amsterdam il 2 novembre scorso. La notizia è passata quasi inosservata, forse perché l’attenzione di tutto il mondo era rivolta alle elezioni americane. Il sospetto assassino, che è stato arrestato da un poliziotto che si trovava nelle vicinanze, ha 26 anni ed è di origine marocchina, pur possedendo anche la cittadinanza olandese. Sarebbe legato a un gruppo di integralisti islamici ultra-radicali, come ha dichiarato il ministro dell'Interno dei Paesi Bassi, Johan Remkes.
Van Gogh, noto per le sue posizioni contro il fodamentalismo islamico, aveva ricevuto minacce di morte da estremisti islamici dopo che la tv aveva trasmesso il suo film, “Submission”, sul Corano e sulla violenza contro le donne nella società islamica, ove raccontava gli abusi sessuali e i maltrattamenti inflitti a una donna musulmana dal marito.
A mio parere anche se c’erano in corso le elezioni americane l’episodio avrebbe dovuto avere maggior risalto, perché è veramente grave se addirittura nel centro di una grande città europea un intellettuale può essere ucciso per aver denunciato gli orrori del fondamentalismo islamico.
Sono ormai passati 15 anni, era il 1989, da quando lo scrittore anglo-indiano Salman Rushdie fu condannato a morte da Khomeini e dal regime degli ayatollah a seguito della pubblicazione del libro "Versetti satanici", ritenuto "blasfemo" (anche se lo scrittore non fa altro che trasformare la rivelazione coranica in un racconto). A causa di queste minacce il traduttore giapponese del libro è stato assassinato e Rushdie è stato costretto a vivere in clandestinità per anni nel timore che la sentenza fosse eseguita dai vari "fedeli" islamici sguinzagliati allo scopo. Il suo divenne un caso internazionale, emblematico dell'intolleranza religiosa della fine del millennio.
L’altro giorno ho ricordato l’ex atleta algerina, Hassiba Boulmerka, che fu condannata a morte dal Gruppo islamico armato ( responsabile di un’autentica guerra, più che decennale, contro il regime di Algeri, nel corso della quale sono morte circa 150mila persone) per aver gareggiato in pantaloncini corti.
Ma di episodi di questo genere, più o meno gravi, ce ne sono stati ormai troppi, oltre il limite del tollerabile.
L’integralismo islamico non colpisce solo in Iraq, o in un qualsiasi altro paese islamico, ma arriva fin dentro le nostre democrazie, e non agisce solo con il terrorismo indiscriminato, ma approfitta anche delle libertà dei nostri sistemi per predicare l’odio, come è avvenuto e avviene nelle molte moschee sorte negli ultimi anni nelle nostre città, fino ad arrivare ad emette sentenze contro chi osa denunciarne i mali.
L’Islam radicale è questo e noi dobbiamo difenderci, che poi ci sia anche un Islam moderato, che condanna questi episodi, con il quale è possibile dialogare, può essere e ben venga. Certo non si può cadere nell’errore di fare di ogni erba un fascio e di innescare la miccia del razzismo, però non dobbiamo passare sopra a nessun episodio di intolleranza, anche quando si esprime solo verbalmente. Chi viene qui per lavorare ha diritto di mantenere le proprie usanze, se non contrastano con il nostro ordinamento giuridico, e di professare la propria religione, se non contrasta con il nostro ordinamento giuridico, però non possiamo permettere che si riporti nelle nostre società l’odio contro il libero pensiero. L’Inquisizione l’abbiamo avuta anche noi e sappiamo di quali orrori si sia macchiata, ora non dobbiamo permettere che qualche altra inquisizione si installi nuovamente a casa nostra. Non serve a questo proposito la guerra di Bush, che anzi ha fornito qualche alibi al terrorismo mascherandolo da resistenza all’occupazione, ma certamente dobbiamo tutti essere consapevoli che siamo circondati da un grave pericolo e che è necessario non abbassare mai la guardia, e quindi condannare sempre qualsiasi episodio di intolleranza, anche il più lieve, immediatamente e con la più larga risonanza, e procedere all’espulsione delle persone sospette prima che possano agire.

2 commenti:

  1. che dire, marivan,..il tuo ragionamento non fa una piega, e forse anche per un ultratollerante come me è giunto il momento di guardare in faccia la realtà e prendere atto dei rischi ai quali sono sottoposti i nostri paesi , purtroppo il loro oltranzismo è peggiore della nostra ipocrisia, e se è vero che noi abbiamo dato una mano allo sviluppo di un estremismo così bestiale ,in qualche maniera ora va fermato,(senza rinunciare al dialogo chiaramente)

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  2. Ho sentito a otto e mezzo, la trasmissione di Ferrara, che dopo l'assassinio, come atto rituale, la vittima è stata sgozzata (non so travare un'estressione meno brutale) e gli è stata messa una pagina del corano con un pugnale sul petto.
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    Mi sa che hai sbagliato il link di gagarin

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venerdì 5 novembre 2004

Ucciso dall’islam radicale il regista Theo Van Gogh

Il regista ed editorialista olandese, Theo van Gogh, nipote del grande pittore, noto per aver girato un film sulla violenza contro le donne nella società islamica (Submission), è stato assassinato per strada ad Amsterdam il 2 novembre scorso. La notizia è passata quasi inosservata, forse perché l’attenzione di tutto il mondo era rivolta alle elezioni americane. Il sospetto assassino, che è stato arrestato da un poliziotto che si trovava nelle vicinanze, ha 26 anni ed è di origine marocchina, pur possedendo anche la cittadinanza olandese. Sarebbe legato a un gruppo di integralisti islamici ultra-radicali, come ha dichiarato il ministro dell'Interno dei Paesi Bassi, Johan Remkes.
Van Gogh, noto per le sue posizioni contro il fodamentalismo islamico, aveva ricevuto minacce di morte da estremisti islamici dopo che la tv aveva trasmesso il suo film, “Submission”, sul Corano e sulla violenza contro le donne nella società islamica, ove raccontava gli abusi sessuali e i maltrattamenti inflitti a una donna musulmana dal marito.
A mio parere anche se c’erano in corso le elezioni americane l’episodio avrebbe dovuto avere maggior risalto, perché è veramente grave se addirittura nel centro di una grande città europea un intellettuale può essere ucciso per aver denunciato gli orrori del fondamentalismo islamico.
Sono ormai passati 15 anni, era il 1989, da quando lo scrittore anglo-indiano Salman Rushdie fu condannato a morte da Khomeini e dal regime degli ayatollah a seguito della pubblicazione del libro "Versetti satanici", ritenuto "blasfemo" (anche se lo scrittore non fa altro che trasformare la rivelazione coranica in un racconto). A causa di queste minacce il traduttore giapponese del libro è stato assassinato e Rushdie è stato costretto a vivere in clandestinità per anni nel timore che la sentenza fosse eseguita dai vari "fedeli" islamici sguinzagliati allo scopo. Il suo divenne un caso internazionale, emblematico dell'intolleranza religiosa della fine del millennio.
L’altro giorno ho ricordato l’ex atleta algerina, Hassiba Boulmerka, che fu condannata a morte dal Gruppo islamico armato ( responsabile di un’autentica guerra, più che decennale, contro il regime di Algeri, nel corso della quale sono morte circa 150mila persone) per aver gareggiato in pantaloncini corti.
Ma di episodi di questo genere, più o meno gravi, ce ne sono stati ormai troppi, oltre il limite del tollerabile.
L’integralismo islamico non colpisce solo in Iraq, o in un qualsiasi altro paese islamico, ma arriva fin dentro le nostre democrazie, e non agisce solo con il terrorismo indiscriminato, ma approfitta anche delle libertà dei nostri sistemi per predicare l’odio, come è avvenuto e avviene nelle molte moschee sorte negli ultimi anni nelle nostre città, fino ad arrivare ad emette sentenze contro chi osa denunciarne i mali.
L’Islam radicale è questo e noi dobbiamo difenderci, che poi ci sia anche un Islam moderato, che condanna questi episodi, con il quale è possibile dialogare, può essere e ben venga. Certo non si può cadere nell’errore di fare di ogni erba un fascio e di innescare la miccia del razzismo, però non dobbiamo passare sopra a nessun episodio di intolleranza, anche quando si esprime solo verbalmente. Chi viene qui per lavorare ha diritto di mantenere le proprie usanze, se non contrastano con il nostro ordinamento giuridico, e di professare la propria religione, se non contrasta con il nostro ordinamento giuridico, però non possiamo permettere che si riporti nelle nostre società l’odio contro il libero pensiero. L’Inquisizione l’abbiamo avuta anche noi e sappiamo di quali orrori si sia macchiata, ora non dobbiamo permettere che qualche altra inquisizione si installi nuovamente a casa nostra. Non serve a questo proposito la guerra di Bush, che anzi ha fornito qualche alibi al terrorismo mascherandolo da resistenza all’occupazione, ma certamente dobbiamo tutti essere consapevoli che siamo circondati da un grave pericolo e che è necessario non abbassare mai la guardia, e quindi condannare sempre qualsiasi episodio di intolleranza, anche il più lieve, immediatamente e con la più larga risonanza, e procedere all’espulsione delle persone sospette prima che possano agire.

2 commenti:

  1. che dire, marivan,..il tuo ragionamento non fa una piega, e forse anche per un ultratollerante come me è giunto il momento di guardare in faccia la realtà e prendere atto dei rischi ai quali sono sottoposti i nostri paesi , purtroppo il loro oltranzismo è peggiore della nostra ipocrisia, e se è vero che noi abbiamo dato una mano allo sviluppo di un estremismo così bestiale ,in qualche maniera ora va fermato,(senza rinunciare al dialogo chiaramente)

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  2. Ho sentito a otto e mezzo, la trasmissione di Ferrara, che dopo l'assassinio, come atto rituale, la vittima è stata sgozzata (non so travare un'estressione meno brutale) e gli è stata messa una pagina del corano con un pugnale sul petto.
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    Mi sa che hai sbagliato il link di gagarin

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