mercoledì 23 luglio 2003

IRAQ - Le cause della guerriglia

La morte dei due figli di Saddam Hussein rappresenta, metaforicamente, la chiusura di un'epoca e la conferma che il deposto regime è stato definitivamente battuto. Lo ha affermato il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush nel primo intervento dall'uccisione dei figli di Saddam Hussein che sembrerebbe confermata.

"Il regime è finito per sempre e non tornerà", ha detto Bush davanti ai giornalisti. "L'America ha mantenuto la promessa di liberare l'Iraq dal suo dittatore", ha aggiunto.

Ma la televisione Al Arabiya ha mandato in onda una registrazione audio del rais di Baghdad, che si suppone però risalente al 20 luglio. Nel messaggio Saddam parla delle sofferenze del popolo iracheno e lo incita alla resistenza contro le forze di occupazione. Saddam assicura che la guerra non e' finita e che l'esercito americano, nonostante la sua potenza, non riuscirà a vincere.

Negli ultimi tempi la resistenza irachena all'occupazione americana e britannica, sembra essersi rafforzata con attacchi quotidiani che, secondo fonti ufficiali statunitensi, hanno ucciso e ferito ormai decine di militari fra gli eserciti di stanza nel paese, e causato danni materiali notevoli.

Ora se sono i seguaci di Saddam a ispirare la guerriglia che attacca i convogli alleati, come la Casa Bianca ha sempre cercato di accreditare, la fine dei figli del rais può essere un colpo all’alone di invincibilità che lo accompagna, un segnale che il cerchio si stringe, anche se è difficile pensare che i figli di Saddam ispirassero la resistenza, considerato che erano comunque invisi agli iracheni.

Ma se dietro a questa resistenza vi sono variegate forze politiche irachene, e quindi non solo legate al vecchio apparato politico del Ba'th, ma anche a movimenti islamici e ad altri gruppi politici autoctoni, e se la presenza degli eserciti di occupazione sta facendo dell'Iraq un luogo di attrazione anche per elementi stranieri che stanno iniziando ad infiltrarsi tra le file della resistenza, allora la guerriglia non è finita. Ed è un dato di fatto che ci sono molte armi in Iraq e che gli iracheni si guardano bene dal consegnarle agli anglo americani.

I prossimi giorni diranno se anche l’alibi dei rottami del vecchio regime che alimenterebbero la guerriglia, accreditato dagli USA, sia un altro esempio di disinformazione come le armi di distruzione di massa e l’uranio del Niger.

Ad ogni modo i problemi da risolvere continuano ad essere la ricostruzione, l’ordine pubblico, la pacificazione interna e almeno un embrione di democrazia. E per il momento le soluzioni sono lontane.

1 commento:

  1. Bush e Blair hanno fatto una guerra mentendo spudoratamente alla loro opinione pubblica sulle armi di distruzione di massa (come dice una formula giuridica anglosassone: "mentendo sapendo di mentire"). Hanno tolto una spietata dittatura, (tuttavia parzialmente appoggiata dal popolo irakeno anche per un gioco di complesse clientele politico-tribali-religiose vd. Baath e Sunniti) per introdurre una problematica democrazia di tipo occidentale (ma la vogliono poi gli irakeni, compresi i curdi e gli sciiti vessati per anni da Saddam?). Per ora più che introdurre la democrazia hanno introdotto un gran casino (c.v.d) facendo salvo tuttavia il controllo dei pozzi petroliferi. C'è la guerriglia ed ora chiamano altri paesi a levargli le castagne dal fuoco, ma non il petrolio. E Berlusconi abbocca!

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mercoledì 23 luglio 2003

IRAQ - Le cause della guerriglia

La morte dei due figli di Saddam Hussein rappresenta, metaforicamente, la chiusura di un'epoca e la conferma che il deposto regime è stato definitivamente battuto. Lo ha affermato il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush nel primo intervento dall'uccisione dei figli di Saddam Hussein che sembrerebbe confermata.

"Il regime è finito per sempre e non tornerà", ha detto Bush davanti ai giornalisti. "L'America ha mantenuto la promessa di liberare l'Iraq dal suo dittatore", ha aggiunto.

Ma la televisione Al Arabiya ha mandato in onda una registrazione audio del rais di Baghdad, che si suppone però risalente al 20 luglio. Nel messaggio Saddam parla delle sofferenze del popolo iracheno e lo incita alla resistenza contro le forze di occupazione. Saddam assicura che la guerra non e' finita e che l'esercito americano, nonostante la sua potenza, non riuscirà a vincere.

Negli ultimi tempi la resistenza irachena all'occupazione americana e britannica, sembra essersi rafforzata con attacchi quotidiani che, secondo fonti ufficiali statunitensi, hanno ucciso e ferito ormai decine di militari fra gli eserciti di stanza nel paese, e causato danni materiali notevoli.

Ora se sono i seguaci di Saddam a ispirare la guerriglia che attacca i convogli alleati, come la Casa Bianca ha sempre cercato di accreditare, la fine dei figli del rais può essere un colpo all’alone di invincibilità che lo accompagna, un segnale che il cerchio si stringe, anche se è difficile pensare che i figli di Saddam ispirassero la resistenza, considerato che erano comunque invisi agli iracheni.

Ma se dietro a questa resistenza vi sono variegate forze politiche irachene, e quindi non solo legate al vecchio apparato politico del Ba'th, ma anche a movimenti islamici e ad altri gruppi politici autoctoni, e se la presenza degli eserciti di occupazione sta facendo dell'Iraq un luogo di attrazione anche per elementi stranieri che stanno iniziando ad infiltrarsi tra le file della resistenza, allora la guerriglia non è finita. Ed è un dato di fatto che ci sono molte armi in Iraq e che gli iracheni si guardano bene dal consegnarle agli anglo americani.

I prossimi giorni diranno se anche l’alibi dei rottami del vecchio regime che alimenterebbero la guerriglia, accreditato dagli USA, sia un altro esempio di disinformazione come le armi di distruzione di massa e l’uranio del Niger.

Ad ogni modo i problemi da risolvere continuano ad essere la ricostruzione, l’ordine pubblico, la pacificazione interna e almeno un embrione di democrazia. E per il momento le soluzioni sono lontane.

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  1. Bush e Blair hanno fatto una guerra mentendo spudoratamente alla loro opinione pubblica sulle armi di distruzione di massa (come dice una formula giuridica anglosassone: "mentendo sapendo di mentire"). Hanno tolto una spietata dittatura, (tuttavia parzialmente appoggiata dal popolo irakeno anche per un gioco di complesse clientele politico-tribali-religiose vd. Baath e Sunniti) per introdurre una problematica democrazia di tipo occidentale (ma la vogliono poi gli irakeni, compresi i curdi e gli sciiti vessati per anni da Saddam?). Per ora più che introdurre la democrazia hanno introdotto un gran casino (c.v.d) facendo salvo tuttavia il controllo dei pozzi petroliferi. C'è la guerriglia ed ora chiamano altri paesi a levargli le castagne dal fuoco, ma non il petrolio. E Berlusconi abbocca!

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