venerdì 12 settembre 2003

Ricordare l'11 Settembre

Nel giorno della memoria per i tremila caduti del World Trade Center non si può dimenticare che l’11 settembre di ventinove anni fa, in Cile, il generale Pinochet rovesciò il governo di Salvador Allende, democraticamente eletto, con un colpo di Stato appoggiato dalla Cia. “Non si può permettere che il Cile diventi marxista, per il semplice motivo che la sua popolazione è irresponsabile”, disse Henry Kissinger, premio Nobel per la pace, all'epoca segretario di Stato degli Stati Uniti. Dopo il colpo di Stato, il presidente Allende fu trovato morto all'interno del palazzo presidenziale, non si sa se fu assassinato o se si suicidò. Nel regime di terrore che seguì, e che durò 17 anni, furono uccise migliaia di persone. Molte altre semplicemente `scomparvero'.

In questo articolo scritto un anno fa, e riportato da “ ComeDonChisciotte”, Tito Tricot, giornalista e sociologo cileno, si chiede se le vittime del World Trade Center siano da ritenersi più preziose degli innocenti assassinati nel colpo di stato in Cile dell'11 settembre 1973:

"Lunedi, 16 settembre 2002
I nostri sogni furono distrutti quando in una mattina nuvolosa i militari rovesciarono il governo democraticamente eletto di Salvator Allende.

Ventinove anni dopo, i pompieri cileni hanno fatto suonare le loro sirene per rendere tributo alle migliaia di uomini e donne che persero la loro vita senza sapere con precisione che cosa stava accadendo. Fu una commemorazione, non per le vittime del colpo di stato, ma per quelli che rimasero uccisi nel WTC a New York. Un evento triste, ma ancora più triste è che i pompieri cileni non abbiano mai suonato le loro sirene per ricordare i nostri morti. E ce ne furono migliaia, compresi molti bambini, assassinati dai militari.

Non è il caso di confrontare disperazione e dolore, ma, per un anno intero, i media americani hanno cercato di convincerci che la vita dei nord americani ha più valore di quella degli altri popoli. Dopo tutto, noi siamo il terzo mondo, cittadini di paesi sottosviluppati che possono essere arrestati, torturati e uccisi. Come altrimenti possiamo interpretare il fatto che il golpe militare nel nostro paese venne organizzato negli Stati Uniti?

La verità è che nessun presidente americano ha mai versato una lacrima per i nostri morti; nessun politico americano ha mai mandato un fiore alle nostre vedove.

I governi e i media americani usano criteri diversi per misurare la sofferenza. E’ proprio questa ipocrisia e questo doppio criterio di giudizio che fa male, in particolare quando, in quel giorno simbolico per i cileni, il presidente del Cile, Ricardo Lagos, ha presenziato una cerimonia commemorativa all’ambasciata americana dove l’ambasciatore, William Brownfield, ha affermato che “la gente che odia gli Stati Uniti deve essere controllata, arrestata o eliminata”.

In che mondo viviamo? Possiamo noi non fare nulla mentre, nel nome della lotta contro il terrorismo, i paesi vengono bombardati o invasi dalla macchina da guerra americana? Io credo di no, in particolare perché, prescindendo dall’orrore degli attacchi al WTC, gli USA non hanno alcun diritto morale ad imporre la propria volontà sul nostro continente.

Dopo tutto, noi in America Latina abbiamo un’ampia esperienza con le strategie terroristiche americane. Solo nel nostro continente 90.000 persone sono scomparse come risultato diretto delle operazioni e delle politiche anti-insurrezionali degli Stati Uniti – 30 volte il numero delle vittime del WTC.

Uno non può – e non dovrebbe – tentare di quantificare la sofferenza, ma noi abbiamo il diritto di denunciare questo doppio criterio di giudizio. Abbiamo anche il diritto di contestare la frase del Presidente Lagos: “..per la gioventù di oggi ciò che è accaduto nel 1973 fa parte della storia”. Alcune ore dopo la frase del Presidente, migliaia di persone – per lo più giovani – occuparono zone di Santiago e di alte città per esprimere i loro veri sentimenti circa questo disgraziato giorno nella storia del Cile. Hanno organizzato manifestazioni, veglie, concerti, incontri, seminari e barricate per difendersi dalla polizia.

E’ stato un modo per dire: nè gli Stati Uniti nè qualcun altro ha il diritto di rubare la nostra memoria. Nessuno ha il diritto di rubare il nostro giorno, perché l’11 settembre 1973 è inciso nei nostri cuori con le lacrime"..

Traduzione: come donchisciotte.net
Fonte: Guardian Unlimited

1 commento:

  1. Il Presidente Allende, magari con degli errori, cercò sinceramente di far qualcosa in Cile (come altri da altre parti) perché tantissima gente fosse un po' meno povera. Ii presidenti degli Stati Uniti generalmente fanno tantissimo negli USA e in tutto il mondo perché pochissimi ricchi siano ancora più ricchi.
    I fatti sono questi e il resto sono tutte chiacchere

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venerdì 12 settembre 2003

Ricordare l'11 Settembre

Nel giorno della memoria per i tremila caduti del World Trade Center non si può dimenticare che l’11 settembre di ventinove anni fa, in Cile, il generale Pinochet rovesciò il governo di Salvador Allende, democraticamente eletto, con un colpo di Stato appoggiato dalla Cia. “Non si può permettere che il Cile diventi marxista, per il semplice motivo che la sua popolazione è irresponsabile”, disse Henry Kissinger, premio Nobel per la pace, all'epoca segretario di Stato degli Stati Uniti. Dopo il colpo di Stato, il presidente Allende fu trovato morto all'interno del palazzo presidenziale, non si sa se fu assassinato o se si suicidò. Nel regime di terrore che seguì, e che durò 17 anni, furono uccise migliaia di persone. Molte altre semplicemente `scomparvero'.

In questo articolo scritto un anno fa, e riportato da “ ComeDonChisciotte”, Tito Tricot, giornalista e sociologo cileno, si chiede se le vittime del World Trade Center siano da ritenersi più preziose degli innocenti assassinati nel colpo di stato in Cile dell'11 settembre 1973:

"Lunedi, 16 settembre 2002
I nostri sogni furono distrutti quando in una mattina nuvolosa i militari rovesciarono il governo democraticamente eletto di Salvator Allende.

Ventinove anni dopo, i pompieri cileni hanno fatto suonare le loro sirene per rendere tributo alle migliaia di uomini e donne che persero la loro vita senza sapere con precisione che cosa stava accadendo. Fu una commemorazione, non per le vittime del colpo di stato, ma per quelli che rimasero uccisi nel WTC a New York. Un evento triste, ma ancora più triste è che i pompieri cileni non abbiano mai suonato le loro sirene per ricordare i nostri morti. E ce ne furono migliaia, compresi molti bambini, assassinati dai militari.

Non è il caso di confrontare disperazione e dolore, ma, per un anno intero, i media americani hanno cercato di convincerci che la vita dei nord americani ha più valore di quella degli altri popoli. Dopo tutto, noi siamo il terzo mondo, cittadini di paesi sottosviluppati che possono essere arrestati, torturati e uccisi. Come altrimenti possiamo interpretare il fatto che il golpe militare nel nostro paese venne organizzato negli Stati Uniti?

La verità è che nessun presidente americano ha mai versato una lacrima per i nostri morti; nessun politico americano ha mai mandato un fiore alle nostre vedove.

I governi e i media americani usano criteri diversi per misurare la sofferenza. E’ proprio questa ipocrisia e questo doppio criterio di giudizio che fa male, in particolare quando, in quel giorno simbolico per i cileni, il presidente del Cile, Ricardo Lagos, ha presenziato una cerimonia commemorativa all’ambasciata americana dove l’ambasciatore, William Brownfield, ha affermato che “la gente che odia gli Stati Uniti deve essere controllata, arrestata o eliminata”.

In che mondo viviamo? Possiamo noi non fare nulla mentre, nel nome della lotta contro il terrorismo, i paesi vengono bombardati o invasi dalla macchina da guerra americana? Io credo di no, in particolare perché, prescindendo dall’orrore degli attacchi al WTC, gli USA non hanno alcun diritto morale ad imporre la propria volontà sul nostro continente.

Dopo tutto, noi in America Latina abbiamo un’ampia esperienza con le strategie terroristiche americane. Solo nel nostro continente 90.000 persone sono scomparse come risultato diretto delle operazioni e delle politiche anti-insurrezionali degli Stati Uniti – 30 volte il numero delle vittime del WTC.

Uno non può – e non dovrebbe – tentare di quantificare la sofferenza, ma noi abbiamo il diritto di denunciare questo doppio criterio di giudizio. Abbiamo anche il diritto di contestare la frase del Presidente Lagos: “..per la gioventù di oggi ciò che è accaduto nel 1973 fa parte della storia”. Alcune ore dopo la frase del Presidente, migliaia di persone – per lo più giovani – occuparono zone di Santiago e di alte città per esprimere i loro veri sentimenti circa questo disgraziato giorno nella storia del Cile. Hanno organizzato manifestazioni, veglie, concerti, incontri, seminari e barricate per difendersi dalla polizia.

E’ stato un modo per dire: nè gli Stati Uniti nè qualcun altro ha il diritto di rubare la nostra memoria. Nessuno ha il diritto di rubare il nostro giorno, perché l’11 settembre 1973 è inciso nei nostri cuori con le lacrime"..

Traduzione: come donchisciotte.net
Fonte: Guardian Unlimited

1 commento:

  1. Il Presidente Allende, magari con degli errori, cercò sinceramente di far qualcosa in Cile (come altri da altre parti) perché tantissima gente fosse un po' meno povera. Ii presidenti degli Stati Uniti generalmente fanno tantissimo negli USA e in tutto il mondo perché pochissimi ricchi siano ancora più ricchi.
    I fatti sono questi e il resto sono tutte chiacchere

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