martedì 30 settembre 2003

Black-out


Ormai la notte del black-out l’hanno raccontata in tanti. Alcuni “blogger” con computer portatile alimentato a batterie nella prima mattinata di ieri erano già all’opera battendo le versioni on-line dei giornali, ma mezza rete e' in tilt, si lamentano, facendo presente tra l’altro che il sito dell'ENEL, regolarmente accessibile, non fa alcuna menzione del “problemino”, mentre quello del Gestore Nazionale dell'Energia sarebbe irraggiungibile, che il Corriere e' regolarmente on line con ultim'ora puntuale sul black-out, mentre Repubblica.it mostra un avviso di impossibile aggiornamento per mancanza di corrente elettrica (ma si rifarà nell’edizione cartacea di stamani con ben 23 pagine dedicate all’argomento).

Per quanto mi riguarda non mi sarei accorta di nulla se per pura casualità non mi fossi svegliata alle 4 del mattino: buio totale. Non è in corso un temporale e quindi è un po’ strano, ma ho troppo sonno per riflettere. Mi riaddormento, ma al risveglio, sono le 8,30, la situazione è identica e manca anche l'acqua: qualcosa di grave deve essere successo. Black-out? Ma in una fresca domenica di settembre i consumi energetici non dovrebbero essere da sovraccarico. Apprendo dai vigili urbani che la situazione riguarda tutta la città e che la corrente tornerà a chiazze ma non si sa quando. Dunque un problema locale. Poi però sento in strada qualcuno che parla di black-out nazionale e mi viene in mente che da qualche parte devo avere una radio a transistor. Vengo così a sapere che alle 3,30 della notte un temporale in Francia ha fatto saltare contemporaneamente sia la linea elettrica di alimentazione verso l'Italia che quella di riserva. Risultato: black-out completo di tutta la rete italiana. A Pistoia la corrente torna alle 9,30 circa, ma ci vuole l’intera giornata perché ritorni in tutto il paese. Intanto la Francia declina ogni responsabilità. Poi si viene a sapere che il guasto si è originato in Svizzera. Ma il responsabile della comunicazione di Atel (Societa' elettrica svizzera) spiega che in Svizzera, alle ore 3,00 di domenica, vi e' stata effettivamente un'interruzione di energia, aggiungendo tuttavia che non si e' trattato di nulla di eccezionale e che in casi come questo è molto importante la reazione delle autorità energetiche, con ciò facendo capire che forse questa reazione in Italia non è stata adeguata; chi era preposto a intervenire forse non lo ha fatto in tempo e si è verificata una reazione a catena con un’intera nazione al buio (esclusa la Sardegna). Stasera però il TG1 fa sapere che in Svizzera è stata aperta un’inchiesta. Quindi non c’è ancora piena chiarezza sulle cause e le responsabilità dell’accadimento.

Ma, subito dopo il colossale blackout che aveva colpito il nord-est degli Stati Uniti, non ci era stato detto che  l'Italia non correva il rischio di un black-out così esteso, perché la nostra rete sarebbe stata molto meglio organizzata di quella americana. Forse in quell'occasione gli esperti avevano dimenticato di dire che l'Italia dipende in parte dall'estero per quanto riguarda l'energia elettrica, e che quindi un minimo di rischio doveva essere sempre tenuto in conto. Ma quanto dipendiamo dall’estero? Sembra che importiamo il 20% del nostro fabbisogno energetico dalla Francia e dalla Svizzera, energia prodotta da centrali nucleari. Dopo la scelta (forse giusta, forse no, ma di sicuro condizionata dall'onda emotiva del disastro di Chernobyl) del referendum del 1987 ormai in Italia è quasi impossibile riportare il nucleare, avendo chiuso ogni laboratorio e progetto di ricerca in materia di atomo sicuro. Ma dopo la scelta di abbandonare il nucleare si sarebbe dovuto lavorare nella direzione delle energie alternative (solare, eolica, ecc.). Invece non si è fatto quasi niente e le centrali elettriche italiane funzionano ancora a petrolio. Ma soprattutto dipendiamo troppo da altri stati. E se con questi ci fosse un incidente diplomatico resteremmo tutti al buio?

Circolano anche voci di black-out politici programmati dal Gestore nazionale dell'energia per forzare la messa in opera di nuovi indispensabili impianti, di operazione manovrata dalla politica per fare qualche proposta di apertura centrali nucleari, addirittura di prove generali di controllo del territorio e delle modalità di funzionamento del programma di difesa in caso di eventuale attacco terroristico sulla rete elettrica o anche per semplice incidente o calamità di ampia portata: paranoie?

Non sarebbero una novità, purtroppo, certe manovre per influenzare l'opinione pubblica.

Certo, anche senza voler fare della dietrologia, che l’energia elettrica si interrompa alle 3,30 di una domenica mattina e' una casualità almeno un po’ strana. E se è veramente un guasto, siamo veramente messi male: un Paese che in una notte di week-end, la meno critica come carico elettrico, salta interamente per la mancanza di un paio di linee connesse a centrali nucleari altrui.

Ad ogni modo forse bisognerebbe fare qualche nuova centrale e certamente approvare un piano energetico nazionale che ancora non abbiamo.

Il Ministro della Attività Produttive Antonio Marzano se la prende con l'opposizione che non permette la costruzione di nuove centrali elettriche. L’opposizione dà la colpa di quanto è successo al governo che non ha un piano energetico. Ma chi ha ragione? Certamente non si può dare tutta la colpa ad un governo che è in carica da due anni. E Cosa hanno fatto i governi precedenti?

C’è chi sostiene che non è costruendo nuove centrali che si risolve, nell'immediato, il problema dei blackout: una centrale energetica comincia a entrare in produzione in media cinque anni dopo l'avvio della sua costruzione (se non ci si mettono i soliti ritardi "all'italiana"), mentre cose come una seria e incisiva campagna a favore del risparmio energetico cominciano a dare risultati tangibili nel giro di settimane o mesi.

Ma delle energie alternative non si parla più?

E’ vero che sul piano energetico in discussione al parlamento l’opposizione ha presentato 600 emendamenti? E’ vero che i “Verdi” non vogliono nemmeno le centrali eoliche, perché deturperebbero il paesaggio? Le ho viste in Spagna e non sono poi così oscene, sembrano mulini a vento. E, ad ogni modo, se non si vuole arretrare e uscire dal consesso delle nazioni economicamente avanzate e altamente tecnologiche e soprattutto se non vogliamo dipendere sempre più dall’estero, dobbiamo trovare delle valide soluzioni e nel più breve tempo possibile. D’accordo, no al nucleare (anch’io ho votato in tal senso nel 1987), ma si a tutte le energie alternative.

Tutto questo senza dimenticare che il problema è generale, non solo italiano, che riguarda tutto il mondo occidentale. Oggi in un articolo a firma di Piero Rampini su Repubblica si leggeva:” Il mondo intero corre ciecamente verso la catastrofe energetico-ambientale, foriera a sua volta d'inaudite tensioni geopolitiche, conflitti sociali e avventure militari. L'Italia corre nella stessa direzione, a modo suo: cioè mescolando eccessi postmoderni e debolezze premoderne, con in più quel sovraccarico di malafede e sguaiata rissosità interna che rende ancora più difficile al paese capire e affrontare una terribile emergenza. È questo il problema centrale dell'epoca contemporanea.
Continuando a sottovalutarlo, le nostre generazioni e le classi dirigenti che ci governano si macchiano di colpe incancellabili verso l'umanità futura.” E ancora:” Dimenticando quel tremendo segnale premonitore che fu la crisi energetica degli anni Settanta, i paesi industrializzati hanno rapidamente girato le spalle alle energie pulite e rinnovabili (sole, vento, maree, biomasse) e sono tornati a privilegiare gli idrocarburi: petrolio, carbone e gas sono le fonti di gran lunga prevalenti dell'energia elettrica generata dalle nostre centrali…..Risorse che hanno concentrato in un angolo del pianeta - il Medio Oriente e il Golfo Persico - un deposito inesauribile di rendite opulente, diseguaglianze sociali, dittature medievali, fanatismi religiosi, odio antioccidentale, terrorismi e interventi militari americani.”

1 commento:

  1. tra calura estiva record "ammazzanziani", alluvioni settembrine (vd. Carrara et. al.), terremoti (vd. post 15.09) ed ora black out... mi pare che ... secondo me Silvio porta sfiga!

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martedì 30 settembre 2003

Black-out


Ormai la notte del black-out l’hanno raccontata in tanti. Alcuni “blogger” con computer portatile alimentato a batterie nella prima mattinata di ieri erano già all’opera battendo le versioni on-line dei giornali, ma mezza rete e' in tilt, si lamentano, facendo presente tra l’altro che il sito dell'ENEL, regolarmente accessibile, non fa alcuna menzione del “problemino”, mentre quello del Gestore Nazionale dell'Energia sarebbe irraggiungibile, che il Corriere e' regolarmente on line con ultim'ora puntuale sul black-out, mentre Repubblica.it mostra un avviso di impossibile aggiornamento per mancanza di corrente elettrica (ma si rifarà nell’edizione cartacea di stamani con ben 23 pagine dedicate all’argomento).

Per quanto mi riguarda non mi sarei accorta di nulla se per pura casualità non mi fossi svegliata alle 4 del mattino: buio totale. Non è in corso un temporale e quindi è un po’ strano, ma ho troppo sonno per riflettere. Mi riaddormento, ma al risveglio, sono le 8,30, la situazione è identica e manca anche l'acqua: qualcosa di grave deve essere successo. Black-out? Ma in una fresca domenica di settembre i consumi energetici non dovrebbero essere da sovraccarico. Apprendo dai vigili urbani che la situazione riguarda tutta la città e che la corrente tornerà a chiazze ma non si sa quando. Dunque un problema locale. Poi però sento in strada qualcuno che parla di black-out nazionale e mi viene in mente che da qualche parte devo avere una radio a transistor. Vengo così a sapere che alle 3,30 della notte un temporale in Francia ha fatto saltare contemporaneamente sia la linea elettrica di alimentazione verso l'Italia che quella di riserva. Risultato: black-out completo di tutta la rete italiana. A Pistoia la corrente torna alle 9,30 circa, ma ci vuole l’intera giornata perché ritorni in tutto il paese. Intanto la Francia declina ogni responsabilità. Poi si viene a sapere che il guasto si è originato in Svizzera. Ma il responsabile della comunicazione di Atel (Societa' elettrica svizzera) spiega che in Svizzera, alle ore 3,00 di domenica, vi e' stata effettivamente un'interruzione di energia, aggiungendo tuttavia che non si e' trattato di nulla di eccezionale e che in casi come questo è molto importante la reazione delle autorità energetiche, con ciò facendo capire che forse questa reazione in Italia non è stata adeguata; chi era preposto a intervenire forse non lo ha fatto in tempo e si è verificata una reazione a catena con un’intera nazione al buio (esclusa la Sardegna). Stasera però il TG1 fa sapere che in Svizzera è stata aperta un’inchiesta. Quindi non c’è ancora piena chiarezza sulle cause e le responsabilità dell’accadimento.

Ma, subito dopo il colossale blackout che aveva colpito il nord-est degli Stati Uniti, non ci era stato detto che  l'Italia non correva il rischio di un black-out così esteso, perché la nostra rete sarebbe stata molto meglio organizzata di quella americana. Forse in quell'occasione gli esperti avevano dimenticato di dire che l'Italia dipende in parte dall'estero per quanto riguarda l'energia elettrica, e che quindi un minimo di rischio doveva essere sempre tenuto in conto. Ma quanto dipendiamo dall’estero? Sembra che importiamo il 20% del nostro fabbisogno energetico dalla Francia e dalla Svizzera, energia prodotta da centrali nucleari. Dopo la scelta (forse giusta, forse no, ma di sicuro condizionata dall'onda emotiva del disastro di Chernobyl) del referendum del 1987 ormai in Italia è quasi impossibile riportare il nucleare, avendo chiuso ogni laboratorio e progetto di ricerca in materia di atomo sicuro. Ma dopo la scelta di abbandonare il nucleare si sarebbe dovuto lavorare nella direzione delle energie alternative (solare, eolica, ecc.). Invece non si è fatto quasi niente e le centrali elettriche italiane funzionano ancora a petrolio. Ma soprattutto dipendiamo troppo da altri stati. E se con questi ci fosse un incidente diplomatico resteremmo tutti al buio?

Circolano anche voci di black-out politici programmati dal Gestore nazionale dell'energia per forzare la messa in opera di nuovi indispensabili impianti, di operazione manovrata dalla politica per fare qualche proposta di apertura centrali nucleari, addirittura di prove generali di controllo del territorio e delle modalità di funzionamento del programma di difesa in caso di eventuale attacco terroristico sulla rete elettrica o anche per semplice incidente o calamità di ampia portata: paranoie?

Non sarebbero una novità, purtroppo, certe manovre per influenzare l'opinione pubblica.

Certo, anche senza voler fare della dietrologia, che l’energia elettrica si interrompa alle 3,30 di una domenica mattina e' una casualità almeno un po’ strana. E se è veramente un guasto, siamo veramente messi male: un Paese che in una notte di week-end, la meno critica come carico elettrico, salta interamente per la mancanza di un paio di linee connesse a centrali nucleari altrui.

Ad ogni modo forse bisognerebbe fare qualche nuova centrale e certamente approvare un piano energetico nazionale che ancora non abbiamo.

Il Ministro della Attività Produttive Antonio Marzano se la prende con l'opposizione che non permette la costruzione di nuove centrali elettriche. L’opposizione dà la colpa di quanto è successo al governo che non ha un piano energetico. Ma chi ha ragione? Certamente non si può dare tutta la colpa ad un governo che è in carica da due anni. E Cosa hanno fatto i governi precedenti?

C’è chi sostiene che non è costruendo nuove centrali che si risolve, nell'immediato, il problema dei blackout: una centrale energetica comincia a entrare in produzione in media cinque anni dopo l'avvio della sua costruzione (se non ci si mettono i soliti ritardi "all'italiana"), mentre cose come una seria e incisiva campagna a favore del risparmio energetico cominciano a dare risultati tangibili nel giro di settimane o mesi.

Ma delle energie alternative non si parla più?

E’ vero che sul piano energetico in discussione al parlamento l’opposizione ha presentato 600 emendamenti? E’ vero che i “Verdi” non vogliono nemmeno le centrali eoliche, perché deturperebbero il paesaggio? Le ho viste in Spagna e non sono poi così oscene, sembrano mulini a vento. E, ad ogni modo, se non si vuole arretrare e uscire dal consesso delle nazioni economicamente avanzate e altamente tecnologiche e soprattutto se non vogliamo dipendere sempre più dall’estero, dobbiamo trovare delle valide soluzioni e nel più breve tempo possibile. D’accordo, no al nucleare (anch’io ho votato in tal senso nel 1987), ma si a tutte le energie alternative.

Tutto questo senza dimenticare che il problema è generale, non solo italiano, che riguarda tutto il mondo occidentale. Oggi in un articolo a firma di Piero Rampini su Repubblica si leggeva:” Il mondo intero corre ciecamente verso la catastrofe energetico-ambientale, foriera a sua volta d'inaudite tensioni geopolitiche, conflitti sociali e avventure militari. L'Italia corre nella stessa direzione, a modo suo: cioè mescolando eccessi postmoderni e debolezze premoderne, con in più quel sovraccarico di malafede e sguaiata rissosità interna che rende ancora più difficile al paese capire e affrontare una terribile emergenza. È questo il problema centrale dell'epoca contemporanea.
Continuando a sottovalutarlo, le nostre generazioni e le classi dirigenti che ci governano si macchiano di colpe incancellabili verso l'umanità futura.” E ancora:” Dimenticando quel tremendo segnale premonitore che fu la crisi energetica degli anni Settanta, i paesi industrializzati hanno rapidamente girato le spalle alle energie pulite e rinnovabili (sole, vento, maree, biomasse) e sono tornati a privilegiare gli idrocarburi: petrolio, carbone e gas sono le fonti di gran lunga prevalenti dell'energia elettrica generata dalle nostre centrali…..Risorse che hanno concentrato in un angolo del pianeta - il Medio Oriente e il Golfo Persico - un deposito inesauribile di rendite opulente, diseguaglianze sociali, dittature medievali, fanatismi religiosi, odio antioccidentale, terrorismi e interventi militari americani.”

1 commento:

  1. tra calura estiva record "ammazzanziani", alluvioni settembrine (vd. Carrara et. al.), terremoti (vd. post 15.09) ed ora black out... mi pare che ... secondo me Silvio porta sfiga!

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