giovedì 22 gennaio 2004

Fuga dei cervelli - Così l'Europa perde le sue stelle della scienza



Si chiama Sandra Savaglio, è calabrese, ha 36 anni, astronoma. La sua missione è scrutare le stelle, le galassie lontane, una passione nata quasi per caso a 17 anni, leggendo Asimov, e concretizzata, per ora, con un contratto a termine alla Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland. Il suo volto campeggia sulla copertina del settimanale americano «Time», uno dei periodici più autorevoli del mondo, che pubblica un inchiesta  dal titolo «Così l’Europa perde le sue "stelle" della scienza» che parla di scienziati europei da 110 e lode che si occupano di cose importanti ma hanno intrapreso un viaggio senza biglietto di ritorno, destinazione Stati Uniti.
Sono infatti 400 mila gli scienziati europei che vivono attualmente negli Stati Uniti. Perchè?
“Ciò che fa la differenza tra America e Italia - dice l’astronoma - non sono l’esperienza, l’età, i gradi, ma la tua capacità di lavorare e raggiungere gli obiettivi”. E ancora “Qui in America si lavora anche di più, però ti vengono riconosciuti la bravura e il talento. Come si chiama? Meritocrazia? Ecco, chi ha il coraggio di dire che in Italia esiste la meritocrazia?”. E’ il sistema, accusa Savaglio, a bloccare carriere e a spegnere gli entusiasmi . “E non è una questione di soldi: io a Baltimora prendo il triplo di quello che guadagnerei in Italia, ma sarei disposta a tornare e guadagnare anche molto meno se in Italia si cambiasse registro. Basta con le carriere legate a gerarchie immutabili. E basta con la burocrazia: a Roma per avere una penna nuova si deve compilare un modulo, qui vado nell’armadietto della cancelleria e la prendo».
Così tanti talenti formati dalle università europee prendono la via degli USA. Poi i risultati delle loro ricerche si trasformano in tecnologia che ci viene rivenduta.
Il paradosso è che l’Europa necessita di almeno 700 mila ricercatori entro il 2010 e se le cose non cambiano, se la fuga dei cervelli continua, non riusciremo più ad essere competitivi.

2 commenti:

  1. Anche se non c'entra nulla con il post ti segnalo che ho appena visto Berlusconi al TG2 :si è sicuramente fatto il lifting .

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  2. Ah meno male.Si cominciava a pensare che i problemi fossero altri o che il lifting fosse riuscito male.
    Stava bene? La cosa mi interessa perché, benchè abbia quasi 20 anni meno di lui, sto cominciando a pensare che, insomma, un ritocchino non guasterebbe.

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giovedì 22 gennaio 2004

Fuga dei cervelli - Così l'Europa perde le sue stelle della scienza



Si chiama Sandra Savaglio, è calabrese, ha 36 anni, astronoma. La sua missione è scrutare le stelle, le galassie lontane, una passione nata quasi per caso a 17 anni, leggendo Asimov, e concretizzata, per ora, con un contratto a termine alla Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland. Il suo volto campeggia sulla copertina del settimanale americano «Time», uno dei periodici più autorevoli del mondo, che pubblica un inchiesta  dal titolo «Così l’Europa perde le sue "stelle" della scienza» che parla di scienziati europei da 110 e lode che si occupano di cose importanti ma hanno intrapreso un viaggio senza biglietto di ritorno, destinazione Stati Uniti.
Sono infatti 400 mila gli scienziati europei che vivono attualmente negli Stati Uniti. Perchè?
“Ciò che fa la differenza tra America e Italia - dice l’astronoma - non sono l’esperienza, l’età, i gradi, ma la tua capacità di lavorare e raggiungere gli obiettivi”. E ancora “Qui in America si lavora anche di più, però ti vengono riconosciuti la bravura e il talento. Come si chiama? Meritocrazia? Ecco, chi ha il coraggio di dire che in Italia esiste la meritocrazia?”. E’ il sistema, accusa Savaglio, a bloccare carriere e a spegnere gli entusiasmi . “E non è una questione di soldi: io a Baltimora prendo il triplo di quello che guadagnerei in Italia, ma sarei disposta a tornare e guadagnare anche molto meno se in Italia si cambiasse registro. Basta con le carriere legate a gerarchie immutabili. E basta con la burocrazia: a Roma per avere una penna nuova si deve compilare un modulo, qui vado nell’armadietto della cancelleria e la prendo».
Così tanti talenti formati dalle università europee prendono la via degli USA. Poi i risultati delle loro ricerche si trasformano in tecnologia che ci viene rivenduta.
Il paradosso è che l’Europa necessita di almeno 700 mila ricercatori entro il 2010 e se le cose non cambiano, se la fuga dei cervelli continua, non riusciremo più ad essere competitivi.

2 commenti:

  1. Anche se non c'entra nulla con il post ti segnalo che ho appena visto Berlusconi al TG2 :si è sicuramente fatto il lifting .

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  2. Ah meno male.Si cominciava a pensare che i problemi fossero altri o che il lifting fosse riuscito male.
    Stava bene? La cosa mi interessa perché, benchè abbia quasi 20 anni meno di lui, sto cominciando a pensare che, insomma, un ritocchino non guasterebbe.

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