domenica 11 gennaio 2004

Viaggio in Germania

Ed eccomi di ritorno. In realtà sono rientrata mercoledì sera, ma sono stata subito ripresa dai problemi del lavoro, così non ho avuto né tempo né voglia di aggiornare questo blog. E poi ho anche problemi di connessione.
Sono stata a Berlino passando per Dresda all’andata e Norimberga al ritorno. Città tutte pesantemente danneggiate durante la guerra, Dresda quasi completamente, sono state ricostruite rispettando fedelmente l’aspetto che avevano in precedenza.


Poche le eccezioni, quali l’avveniristica Potsdamer Platz di Berlino con i suoi palazzi composti di grandi vetrate e sormontati dalla cupola progettata da Renzo Piano. Eccezionale, bellissima, specialmente di notte con i suoi riflessi blu. Altra cupola in vetro e acciaio, dalla quale è possibile ammirare tutta la città, è stata posta sopra il “Reichstag”, per il resto ricostruito fedelmente sulla base della precedente costruzione.
Il viaggio è un percorso nelle vicende storiche del secolo appena trascorso dal primo dopoguerra, con la repubblica di Weimar, al nazismo, alla seconda guerra mondiale, alla guerra fredda fino alla riunificazione.
Oggi sembra che molti berlinesi dell’Est abbiano nostalgia del vecchio regime in cui certi diritti sociali ed il lavoro erano garantiti mentre i berlinesi dell’ovest stanno diventando insofferenti verso gli immigrati dai paesi dell’Est e rimpiangono i privilegi loro concessi all’epoca del muro. Sembra addirittura che la città nella sua parte Ovest fosse molto più creativa e cosmopolita ai tempi del muro di quanto non lo sia oggi.
A Dresda sono ancora visibili delle rovine e a quasi 60 anni dal conflitto fa una certa impressione. Nel complesso la città è molto bella, ricostruita nei minimi dettagli con i suoi palazzi imponenti in larga parte di stile rinascimentale e rococò, tutti piuttosto scuri sia per l’utilizzo di pietra arenaria, ma anche di materiali recuperati dalle macerie, sia per la scarsa attenzione alla manutenzione durante il regime comunista.
Si vendono le foto della distruzione comprese le foto con carrettate di morti del bombardamento, peraltro di cattivo gusto, senza contare che i morti non li hanno avuti solo loro e comunque se li sono cercati (in Inghilterra Coventry subì in precedenza la stessa sorte, con l’unica differenza che Dresda, la Firenze sull’Elba, era più bella e culturalmente importante).
Le periferie di Dresda e di Berlino presentano ancora i caratteristici casermoni stile sovietico, che si vedono comunque anche nelle periferie delle nostre città. Dopo la riunificazione sono stati un po’ ridipinti con colori tutto sommato piacevoli.
Bruttissima l’Alexander Platz di Berlino che peraltro non ha niente della piazza. Non so perché me ne ero fatta un’idea completamente diversa, una di quelle immagini assurde che non si sa perché si formano nella mente prima di aver visto un luogo. Alexanderplatz è un grande spiazzo di cemento, interrotto da una pesante costruzione commerciale e dalla sopraelevata della metropolitana, la S-Bahn. Alle sue spalle svetta la Fernsehturm, la torre-antenna televisiva alta 365 metri, innalzata alla fine degli anni '60 in cui ruota, a 250 metri d'altezza, la sala di un ristorante (ma durante l’era comunista la rotazione completa avveniva in un’ora, oggi, in tempi di efficienza capitalista, in mezz’ora!). Negli anni del socialismo reale era una gigantesca zona per parate e adunate militar-popolari circondata da enormi edifici grigi. Da quando è caduto il muro Alexanderplatz si è riempita di vetrine e cartelloni pubblicitari, i palazzi sono stati ridipinti con colori meno tetri, ma non è meno brutta.
Le sole zone di Berlino in cui si sente il respiro di una storia più antica sono il quartiere ebraico e il quartiere di San Nicola, anche se nel restauro c’è stata forse una eccessiva indulgenza all’occhio del turista. Nel quartiere ebraico si trova anche una piccola zona rimasta assolutamente intatta nella sua fatiscenza. Qui vivono e lavorano molti artisti. C’è anche un’orrenda scultura rappresentante una specie di rospo gigante che apre la bocca se gli si dà da mangiare un euro. Ad una delle finestre l’unica bandiera della pace che ho visto durante il viaggio con la scritta in italiano.
Qua e là si notano ancora resti dell’era comunista, qualche monumento scampato alla distruzione post caduta del regime, murales e bassorilievi rappresentanti vari aspetti della vita della classe lavoratrice, la Piazza Marx ed Engels di Berlino con il monumento raffigurante i due filosofi davanti al quale ci siamo fatti tutti una foto.

Del muro sono rimasti alcuni spezzoni a futura memoria. Uno di questi poggia su quelle che erano le cantine della Ghestapo e il luogo è stato contrassegnato da un cartello ove si legge ”topografia del terrore”. Un altro pezzo di muro è stato ricoperto di dipinti realizzati anche da artisti di una certa fama, che purtroppo sono stati in larga parte già danneggiati.
Infine la porta di Brandeburgo simbolo della divisione e della riunificazione di Berlino. Le foto del 9 novembre 1989 sotto la porta di Brandeburgo hanno fatto il giro del mondo e oggi sono riprodotte nelle cartoline.
E poi ancora Bebelplatz, lungo Unter den Linden, il viale più lungo di Berlino (12 km) per ricordare il rogo di libri che Goebbels vi organizzò nel 1933, il Checkpoint Charlie con la copia del cartello che recitava "You are leaving the american sector" e la foto di un soldato americano che guarda verso il settore Est. Accanto c’è un piccolo museo del muro.
Il nuovo museo dell'Olocausto è una costruzione arditissima dall’aspetto metallico. Al suo fianco un giardino con torri di cemento inclinate che crea una sensazione di perdita di equilibrio.
E poi Potsdam, a pochi chilometri da Berlino, antica città militare prussiana, con il Glienicker Bruecke, il ponte ove si scambiavano le spie, e il castello di Cecilienhof ove si svolse la conferenza tra i tre grandi vincitori della seconda guerra mondiale.
Tutto un mondo scomparso che aveva il suo sinistro fascino.
Nei negozi di souvenir si vendono cartoline e simboli della DDR, scatole di fiammiferi con Breznev e Honecker che si baciano, cartoline e mappe delle diverse epoche che hanno contraddistinto il secolo appena trascorso, cartoline che riproducono foto delle città prima della guerra e dopo la distruzione, e a Berlino soprattutto pezzi di muro con certificato di garanzia, in puro stile napoletano (e si pagano anche diversi euro), e poi ci sono le bancarelle con la paccottiglia del passato regime socialista, dalle medaglie ai rubli ai berretti dell’armata rossa.
Infine Norimberga, città medioevale racchiusa nelle mura in larga parte ricostruite così come il castello. Nella cinta muraria con le ardite chiese gotiche, le caratteristiche case a graticcio, il fiume con la piccola isola nel mezzo, il vecchio ospedale e la caratteristica vicina birreria, la piazza dei mercanti, il tutto visto tra il crepuscolo e la notte con la neve caduta nel pomeriggio, ho avuto l’impressione di respirare una storia più antica, anche perché i ricordi degli ultimi ottantanni sono fuori delle mura con il Tribunale ove si svolse il famoso processo ai criminali nazisti e l’area enorme dove si svolgevano i congressi del partito nazista e dove ora c’è un museo della resistenza.

10 commenti:

  1. un po' lunghetto, ma interessante...

    RispondiElimina
  2. problemi di connessione, a chi lo dici! E sapessi quanto AMO la Mitteleuropa... bentornata, Berliner. Leggo dai link qui accanto che ti piace Manfredi... eh, già... un'"esoterica" come te...

    RispondiElimina
  3. Come buon proposito per l'anno nuovo c'è l'impegno ad essere più sintetica. Anzi ho deciso di dare un taglio diverso al blog: brevi commenti stile Wittgenstein (intendo il blog e non il filosofo), altrimenti non mi legge più nessuno. Ciao Marivan
    (http://mariapaolavannucchi.splinder) alle 14:00 del 30 dicembre, 2003

    Penso che non ci sia nulla da fare. Come diceva Sigmund Freud l'incoscio non ha tempo. I nostri propositi si! In ogni modo il racconto era interessante ne ho letto circa un terzo!
    ciao aless

    RispondiElimina
  4. Dio mio , ho scritto "incoscio", forse non si tratta un errore di battitura, ma d'un'associazione libera relativa al cosciotto mangiato stasera...ormai "in".

    RispondiElimina
  5. Questo brano per me, e non lo dico per piaggeria, si legge molto bene, è scorrevole ed interessante. Un buon piccolo diario di viaggio.
    Di nuovo, molto bene.
    COG

    RispondiElimina
  6. Dunque due commentatori lamentano la lunghezza. Avevo promesso, ma da più di 10 giorni non scrivevo niente e le impressioni di viaggio mi hanno preso la mano.
    Quanto a Manfredi è il mio scrittore preferito. Storia con qualche ipotesi vagamente azzardata.

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  7. anche esoterismo ("Magia Rossa"). Bacio

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  8. Ti ho vista in foto in Alchimie, insomma, per avere più di cinquant'anni non è che li porti poi male.

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  9. Hai ragione amico Nontelodico, tanto + che viaggia sui 60 essendo del gennaio 1946. Niente male eh?

    RispondiElimina
  10. Come parente stretta dell'autrice di questo blog sottolineo che la nascita della stessa risale al maggio del 53.
    La cattiveria dell'anonimo è però la giusta punizione dell'ambizione di marivan che vuole farsi apprezzare soprattutto da chi già la conosce personalmente:
    altrimenti perchè indicare il nome e cognome?

    RispondiElimina

domenica 11 gennaio 2004

Viaggio in Germania

Ed eccomi di ritorno. In realtà sono rientrata mercoledì sera, ma sono stata subito ripresa dai problemi del lavoro, così non ho avuto né tempo né voglia di aggiornare questo blog. E poi ho anche problemi di connessione.
Sono stata a Berlino passando per Dresda all’andata e Norimberga al ritorno. Città tutte pesantemente danneggiate durante la guerra, Dresda quasi completamente, sono state ricostruite rispettando fedelmente l’aspetto che avevano in precedenza.


Poche le eccezioni, quali l’avveniristica Potsdamer Platz di Berlino con i suoi palazzi composti di grandi vetrate e sormontati dalla cupola progettata da Renzo Piano. Eccezionale, bellissima, specialmente di notte con i suoi riflessi blu. Altra cupola in vetro e acciaio, dalla quale è possibile ammirare tutta la città, è stata posta sopra il “Reichstag”, per il resto ricostruito fedelmente sulla base della precedente costruzione.
Il viaggio è un percorso nelle vicende storiche del secolo appena trascorso dal primo dopoguerra, con la repubblica di Weimar, al nazismo, alla seconda guerra mondiale, alla guerra fredda fino alla riunificazione.
Oggi sembra che molti berlinesi dell’Est abbiano nostalgia del vecchio regime in cui certi diritti sociali ed il lavoro erano garantiti mentre i berlinesi dell’ovest stanno diventando insofferenti verso gli immigrati dai paesi dell’Est e rimpiangono i privilegi loro concessi all’epoca del muro. Sembra addirittura che la città nella sua parte Ovest fosse molto più creativa e cosmopolita ai tempi del muro di quanto non lo sia oggi.
A Dresda sono ancora visibili delle rovine e a quasi 60 anni dal conflitto fa una certa impressione. Nel complesso la città è molto bella, ricostruita nei minimi dettagli con i suoi palazzi imponenti in larga parte di stile rinascimentale e rococò, tutti piuttosto scuri sia per l’utilizzo di pietra arenaria, ma anche di materiali recuperati dalle macerie, sia per la scarsa attenzione alla manutenzione durante il regime comunista.
Si vendono le foto della distruzione comprese le foto con carrettate di morti del bombardamento, peraltro di cattivo gusto, senza contare che i morti non li hanno avuti solo loro e comunque se li sono cercati (in Inghilterra Coventry subì in precedenza la stessa sorte, con l’unica differenza che Dresda, la Firenze sull’Elba, era più bella e culturalmente importante).
Le periferie di Dresda e di Berlino presentano ancora i caratteristici casermoni stile sovietico, che si vedono comunque anche nelle periferie delle nostre città. Dopo la riunificazione sono stati un po’ ridipinti con colori tutto sommato piacevoli.
Bruttissima l’Alexander Platz di Berlino che peraltro non ha niente della piazza. Non so perché me ne ero fatta un’idea completamente diversa, una di quelle immagini assurde che non si sa perché si formano nella mente prima di aver visto un luogo. Alexanderplatz è un grande spiazzo di cemento, interrotto da una pesante costruzione commerciale e dalla sopraelevata della metropolitana, la S-Bahn. Alle sue spalle svetta la Fernsehturm, la torre-antenna televisiva alta 365 metri, innalzata alla fine degli anni '60 in cui ruota, a 250 metri d'altezza, la sala di un ristorante (ma durante l’era comunista la rotazione completa avveniva in un’ora, oggi, in tempi di efficienza capitalista, in mezz’ora!). Negli anni del socialismo reale era una gigantesca zona per parate e adunate militar-popolari circondata da enormi edifici grigi. Da quando è caduto il muro Alexanderplatz si è riempita di vetrine e cartelloni pubblicitari, i palazzi sono stati ridipinti con colori meno tetri, ma non è meno brutta.
Le sole zone di Berlino in cui si sente il respiro di una storia più antica sono il quartiere ebraico e il quartiere di San Nicola, anche se nel restauro c’è stata forse una eccessiva indulgenza all’occhio del turista. Nel quartiere ebraico si trova anche una piccola zona rimasta assolutamente intatta nella sua fatiscenza. Qui vivono e lavorano molti artisti. C’è anche un’orrenda scultura rappresentante una specie di rospo gigante che apre la bocca se gli si dà da mangiare un euro. Ad una delle finestre l’unica bandiera della pace che ho visto durante il viaggio con la scritta in italiano.
Qua e là si notano ancora resti dell’era comunista, qualche monumento scampato alla distruzione post caduta del regime, murales e bassorilievi rappresentanti vari aspetti della vita della classe lavoratrice, la Piazza Marx ed Engels di Berlino con il monumento raffigurante i due filosofi davanti al quale ci siamo fatti tutti una foto.

Del muro sono rimasti alcuni spezzoni a futura memoria. Uno di questi poggia su quelle che erano le cantine della Ghestapo e il luogo è stato contrassegnato da un cartello ove si legge ”topografia del terrore”. Un altro pezzo di muro è stato ricoperto di dipinti realizzati anche da artisti di una certa fama, che purtroppo sono stati in larga parte già danneggiati.
Infine la porta di Brandeburgo simbolo della divisione e della riunificazione di Berlino. Le foto del 9 novembre 1989 sotto la porta di Brandeburgo hanno fatto il giro del mondo e oggi sono riprodotte nelle cartoline.
E poi ancora Bebelplatz, lungo Unter den Linden, il viale più lungo di Berlino (12 km) per ricordare il rogo di libri che Goebbels vi organizzò nel 1933, il Checkpoint Charlie con la copia del cartello che recitava "You are leaving the american sector" e la foto di un soldato americano che guarda verso il settore Est. Accanto c’è un piccolo museo del muro.
Il nuovo museo dell'Olocausto è una costruzione arditissima dall’aspetto metallico. Al suo fianco un giardino con torri di cemento inclinate che crea una sensazione di perdita di equilibrio.
E poi Potsdam, a pochi chilometri da Berlino, antica città militare prussiana, con il Glienicker Bruecke, il ponte ove si scambiavano le spie, e il castello di Cecilienhof ove si svolse la conferenza tra i tre grandi vincitori della seconda guerra mondiale.
Tutto un mondo scomparso che aveva il suo sinistro fascino.
Nei negozi di souvenir si vendono cartoline e simboli della DDR, scatole di fiammiferi con Breznev e Honecker che si baciano, cartoline e mappe delle diverse epoche che hanno contraddistinto il secolo appena trascorso, cartoline che riproducono foto delle città prima della guerra e dopo la distruzione, e a Berlino soprattutto pezzi di muro con certificato di garanzia, in puro stile napoletano (e si pagano anche diversi euro), e poi ci sono le bancarelle con la paccottiglia del passato regime socialista, dalle medaglie ai rubli ai berretti dell’armata rossa.
Infine Norimberga, città medioevale racchiusa nelle mura in larga parte ricostruite così come il castello. Nella cinta muraria con le ardite chiese gotiche, le caratteristiche case a graticcio, il fiume con la piccola isola nel mezzo, il vecchio ospedale e la caratteristica vicina birreria, la piazza dei mercanti, il tutto visto tra il crepuscolo e la notte con la neve caduta nel pomeriggio, ho avuto l’impressione di respirare una storia più antica, anche perché i ricordi degli ultimi ottantanni sono fuori delle mura con il Tribunale ove si svolse il famoso processo ai criminali nazisti e l’area enorme dove si svolgevano i congressi del partito nazista e dove ora c’è un museo della resistenza.

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  1. un po' lunghetto, ma interessante...

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  2. problemi di connessione, a chi lo dici! E sapessi quanto AMO la Mitteleuropa... bentornata, Berliner. Leggo dai link qui accanto che ti piace Manfredi... eh, già... un'"esoterica" come te...

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  3. Come buon proposito per l'anno nuovo c'è l'impegno ad essere più sintetica. Anzi ho deciso di dare un taglio diverso al blog: brevi commenti stile Wittgenstein (intendo il blog e non il filosofo), altrimenti non mi legge più nessuno. Ciao Marivan
    (http://mariapaolavannucchi.splinder) alle 14:00 del 30 dicembre, 2003

    Penso che non ci sia nulla da fare. Come diceva Sigmund Freud l'incoscio non ha tempo. I nostri propositi si! In ogni modo il racconto era interessante ne ho letto circa un terzo!
    ciao aless

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  4. Dio mio , ho scritto "incoscio", forse non si tratta un errore di battitura, ma d'un'associazione libera relativa al cosciotto mangiato stasera...ormai "in".

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  5. Questo brano per me, e non lo dico per piaggeria, si legge molto bene, è scorrevole ed interessante. Un buon piccolo diario di viaggio.
    Di nuovo, molto bene.
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  6. Dunque due commentatori lamentano la lunghezza. Avevo promesso, ma da più di 10 giorni non scrivevo niente e le impressioni di viaggio mi hanno preso la mano.
    Quanto a Manfredi è il mio scrittore preferito. Storia con qualche ipotesi vagamente azzardata.

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  7. anche esoterismo ("Magia Rossa"). Bacio

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  8. Ti ho vista in foto in Alchimie, insomma, per avere più di cinquant'anni non è che li porti poi male.

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  9. Hai ragione amico Nontelodico, tanto + che viaggia sui 60 essendo del gennaio 1946. Niente male eh?

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  10. Come parente stretta dell'autrice di questo blog sottolineo che la nascita della stessa risale al maggio del 53.
    La cattiveria dell'anonimo è però la giusta punizione dell'ambizione di marivan che vuole farsi apprezzare soprattutto da chi già la conosce personalmente:
    altrimenti perchè indicare il nome e cognome?

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