mercoledì 10 luglio 2013

Il corpo della donna e la pubblicità


Leggo che quattro senatrici del PD (Silvana Amati, Manuela Granaiolo, Daniela Valentini e Valeria Fedeli) hanno presentato una proposta di legge dal titolo “Misure in materia di contrasto alla discriminazione della donna nelle pubblicità e nei media” con il quale si intende fornire una risposta concreta alla lotta contro le discriminazioni di genere, perpetrate sotto forma di utilizzo di immagini che trasmettono, non solo esplicitamente, ma anche in maniera allusiva, simbolica, camuffata, subdola e subliminale, messaggi che suggeriscono, incitano o non combattono il ricorso alla violenza esplicita o velata, alla discriminazione, alla sottovalutazione, alla ridicolizzazione, all’offesa delle donne.

Ho l'impressione che si tratti della riproposizione di un DDL della scorsa legislatura, sottoscritto da diversi senatori, in larga parte del PD, ma non tutti, essendoci tra i firmatari anche esponenti dell'IDV e del PDL. Il testo del nuovo DDL non l'ho trovato, ma da quanto leggo, mi pare riproponga le stesse cose di quello precedente.


Ho visto che se ne è parlato molto in questi giorni sia sui quotidiani che sui social network, in larga parte criticando la proposta che poco avrebbe a che vedere con la dignità della donna e molto con una cultura cattolica di fondo per la quale una donna "poco vestita" è un po' cretina e in sostanza va in cerca di guai, come si può leggere in questo articolo

Anche se non si può negare che alcune pubblicità siano volgari, concordo con chi parla di "medioevo" in chiave laica e di moralismo catto-fascista e ritiene pericoloso l'attacco alla libertà di usare il proprio corpo come meglio si crede domandandosi altresì, come fa quest'altro articolo, se le immagini di donne intente a pulire alacremente il cesso di casa mentre i mariti sono a conquistare il mondo là fuori saranno considerate ugualmente offensive per la dignità della donna .

Penso anche che avremo una società migliore quando le pubblicità presenteranno una quantità di uomini poco vestiti e che lavano i cessi pari a quella delle donne, ma ovviamente a ciò non ci si può arrivare per norma di legge ma per cultura. 


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mercoledì 10 luglio 2013

Il corpo della donna e la pubblicità


Leggo che quattro senatrici del PD (Silvana Amati, Manuela Granaiolo, Daniela Valentini e Valeria Fedeli) hanno presentato una proposta di legge dal titolo “Misure in materia di contrasto alla discriminazione della donna nelle pubblicità e nei media” con il quale si intende fornire una risposta concreta alla lotta contro le discriminazioni di genere, perpetrate sotto forma di utilizzo di immagini che trasmettono, non solo esplicitamente, ma anche in maniera allusiva, simbolica, camuffata, subdola e subliminale, messaggi che suggeriscono, incitano o non combattono il ricorso alla violenza esplicita o velata, alla discriminazione, alla sottovalutazione, alla ridicolizzazione, all’offesa delle donne.

Ho l'impressione che si tratti della riproposizione di un DDL della scorsa legislatura, sottoscritto da diversi senatori, in larga parte del PD, ma non tutti, essendoci tra i firmatari anche esponenti dell'IDV e del PDL. Il testo del nuovo DDL non l'ho trovato, ma da quanto leggo, mi pare riproponga le stesse cose di quello precedente.


Ho visto che se ne è parlato molto in questi giorni sia sui quotidiani che sui social network, in larga parte criticando la proposta che poco avrebbe a che vedere con la dignità della donna e molto con una cultura cattolica di fondo per la quale una donna "poco vestita" è un po' cretina e in sostanza va in cerca di guai, come si può leggere in questo articolo

Anche se non si può negare che alcune pubblicità siano volgari, concordo con chi parla di "medioevo" in chiave laica e di moralismo catto-fascista e ritiene pericoloso l'attacco alla libertà di usare il proprio corpo come meglio si crede domandandosi altresì, come fa quest'altro articolo, se le immagini di donne intente a pulire alacremente il cesso di casa mentre i mariti sono a conquistare il mondo là fuori saranno considerate ugualmente offensive per la dignità della donna .

Penso anche che avremo una società migliore quando le pubblicità presenteranno una quantità di uomini poco vestiti e che lavano i cessi pari a quella delle donne, ma ovviamente a ciò non ci si può arrivare per norma di legge ma per cultura. 


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