domenica 24 aprile 2005

Il Papa “neocon”



 

A sinistra si fa un gran parlare del conservatorismo del nuovo Papa. E’ stato eletto un Papa “neocon”. Ma come dovrebbe essere un papa? Che forse era progressista Giovanni Paolo II? In realtà è stato Karol Wojtila a nominare nel 1981 Ratzinger, poi divenuto suo amico personale, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (ex Inquisizione), a capo della quale, l’ex vescovo di Monaco si è battuto per schiacciare tutte le dissidenze all’interno della Chiesa Cattolica.


 

 


 

E’ certo che con la sua omelia-programma di lunedì 18 aprile alla messa "pro eligendo Romano pontifice", l'ultima pubblica prima del conclave che lo avrebbe eletto Papa, il futuro Benedetto XVI° si è scagliato contro tutte le correnti ideologiche del secolo scorso, “Marxismo, liberalismo, libertinismo, collettivismo, individualismo radicale, vago misticismo religioso, agnosticismo, sincretismo" e "così via". E se è inimmaginabile un Papa marxista o un papa che inneggi all’amore libero, qui c’è una vera e propria condanna della modernità.


 

  


 

"Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all'altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all'individualismo radicale; dall'ateismo ad un vago misticismo religioso; dall'agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull'inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore”


 

Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare "qua e là da qualsiasi vento di dottrina", appare come l'unico atteggiamento all'altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.”


 

Indovinato in proposito il sintetico post del 19 aprile di Wittengstein:


 

“Se spagliate, fi koricerò”.


 

Ma ci si deve stupire di questo attacco alla modernità? Certo anche la Chiesa ha le sue correnti progressiste, ovviamente minoritarie, ma nel complesso e fin dalle sue origini è sempre stata conservatrice. Basterebbe leggere i c.d. Padri della Chiesa per capire che non c’è grande differenza con la dottrina islamica, almeno per quanto riguarda le libertà individuali, la concezione della donna e il suo ruolo nella comunità ecclesiale.

 


Quello che stupisce è questo “revival” religioso, questo interesse per la Chiesa, per il Papa, questo desiderio di Santi, questo oscurantismo moralista che sembra il “leitmotiv” di inizio secolo.


 


E qui credo che non si possa eludere una riflessione piuttosto negativa sulla società civile che non è in grado di fornire valori, punti di riferimento, principi etici.


 

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domenica 24 aprile 2005

Il Papa “neocon”



 

A sinistra si fa un gran parlare del conservatorismo del nuovo Papa. E’ stato eletto un Papa “neocon”. Ma come dovrebbe essere un papa? Che forse era progressista Giovanni Paolo II? In realtà è stato Karol Wojtila a nominare nel 1981 Ratzinger, poi divenuto suo amico personale, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (ex Inquisizione), a capo della quale, l’ex vescovo di Monaco si è battuto per schiacciare tutte le dissidenze all’interno della Chiesa Cattolica.


 

 


 

E’ certo che con la sua omelia-programma di lunedì 18 aprile alla messa "pro eligendo Romano pontifice", l'ultima pubblica prima del conclave che lo avrebbe eletto Papa, il futuro Benedetto XVI° si è scagliato contro tutte le correnti ideologiche del secolo scorso, “Marxismo, liberalismo, libertinismo, collettivismo, individualismo radicale, vago misticismo religioso, agnosticismo, sincretismo" e "così via". E se è inimmaginabile un Papa marxista o un papa che inneggi all’amore libero, qui c’è una vera e propria condanna della modernità.


 

  


 

"Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all'altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all'individualismo radicale; dall'ateismo ad un vago misticismo religioso; dall'agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull'inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore”


 

Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare "qua e là da qualsiasi vento di dottrina", appare come l'unico atteggiamento all'altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.”


 

Indovinato in proposito il sintetico post del 19 aprile di Wittengstein:


 

“Se spagliate, fi koricerò”.


 

Ma ci si deve stupire di questo attacco alla modernità? Certo anche la Chiesa ha le sue correnti progressiste, ovviamente minoritarie, ma nel complesso e fin dalle sue origini è sempre stata conservatrice. Basterebbe leggere i c.d. Padri della Chiesa per capire che non c’è grande differenza con la dottrina islamica, almeno per quanto riguarda le libertà individuali, la concezione della donna e il suo ruolo nella comunità ecclesiale.

 


Quello che stupisce è questo “revival” religioso, questo interesse per la Chiesa, per il Papa, questo desiderio di Santi, questo oscurantismo moralista che sembra il “leitmotiv” di inizio secolo.


 


E qui credo che non si possa eludere una riflessione piuttosto negativa sulla società civile che non è in grado di fornire valori, punti di riferimento, principi etici.


 

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