venerdì 30 gennaio 2009

Perché in Italia manca l’etica civile?

 Stavo riflettendo sul fatto che in Italia manca quel senso civico o etica civile che permette in altri paesi di percepire il bene comune come prioritario rispetto al proprio  particolare.

In proposito vorrei richiamare l’editoriale di Repubblica del 13 gennaio scorso a firma del teologo Vito Mancuso dal titolo “La religione civile che manca all' Italia”.

in cui si sostiene che in Italia, a differenza degli altri paesi occidentali, manca una religione "civile", capace di legare responsabilmente l'individuo alla società.

Per argomentare il suo pensiero l’autore procede mediante tre tesi di cui condivido pienamente le prime due. Riporto di seguito alcuni passaggi salienti.

“Prima tesi: Una società è tanto più forte quanto più è unita, e ciò che tiene unita una società è la sua religione.

Ciò che tiene insieme una società rappresenta de facto la religione di quella società, religione da intendersi nel senso etimologico di religio, cioè legame, principio unificatore dei singoli.

La religione civile è la particolare disposizione della mente per cui un antico romano concepiva Roma più importante di sé, o per cui i politici americani ripetono God bless America sapendo che è l' America l' idea che tiene insieme gli americani.

Seconda tesi: L' Italia non ha una religione civile e questo è il suo problema più grave.

L' Italia è ai primissimi posti in Europa quanto a corruzione. La corruzione lacera il legame sociale producendo un diffuso senso di sfiducia e sfilacciamento nel Paese e un' immagine negativa all' estero. Occorre chiedersi come mai siamo così corrotti e corruttori.

Io non penso che la causa di tale fenomeno sia che gli italiani, individualmente presi, siano moralmente peggiori degli altri europei. Penso piuttosto che la causa sia la mancanza, all' interno della coscienza comune, di un' idea superiore rispetto all' Io e ai suoi interessi.

Questo qualcosa cui l' Io sa cedere il passo è la società: il singolo si comporta onestamente verso la società perché sente che essa è più importante di lui e perché al contempo vi si identifica, secondo la logica di dipendenza e identificazione vista sopra. Viceversa in Italia i più ritengono che il singolo sia più importante della società, e per il bene del singolo non si esita a depredare il bene comune della società. Da qui il tipico male italiano che è la furbizia, uso distorto dell' intelligenza. La religione civile è ciò che consente di rispondere alla seguente domanda: perché devo essere giusto verso la società? Perché devo esserlo anche quando la mia convenienza mi porterebbe a non esserlo? Senza un legame di tipo "religioso" con la società, nessuno sacrifica il suo particulare, nessuno sarà giusto quando non gli conviene esserlo e può permettersi di non esserlo. Per questo la formazione di una religione civile è d' importanza vitale per il nostro paese.”

Nella terza tesi l’autore sostiene che una delle condizioni perché in Italia possa sorgere una religione civile è che i cattolici mettano la loro fede al servizio del bene comune, perché una religione civile, e la conseguente etica di cui l' Italia ha urgente bisogno, potrà sorgere solo in unione con il cattolicesimo, non contro di esso.

A mio parere l’analisi, ovvero le prime due tesi, sono ampiamente condivisibili, non la terza che peraltro mi pare una conclusione.

In sintesi si risolverebbe tutto con l’intervento del cattolicesimo anche se non nella sua forma più vieta, ma comunque con la fede al servizio dell’etica. Non l’etica civile come traduzione diretta del cattolicesimo, ma nemmeno un’etica civile laica o ghibellina, come l’autore la definisce, perché  il mito risorgimentale della nazione sarebbe confluito nel fascismo e il mito della società nel comunismo.

A mio parere l’etica civile o religione civile non deve avere niente a che fare con la fede. Il senso di appartenenza alla società, alla nazione, non nascono certo dal riconoscersi in una fede, proprio perché tutti i cittadini indipendentemente dalle rispettive credenze religiose o anche politiche, devono sentire che c’è qualcosa di superiore che li unisce, che si basa anche su dei miti fondanti, e noi abbiamo il Risorgimento e la Resistenza, anche se il primo fu il movimento di un’elite aristocratica e alto borghese e non si può negare che la seconda abbia avuto i suoi lati oscuri.

Poi ovviamente la questione dell’etica civile è più complessa. E’ un dato di fatto che manca e forse è sempre mancata. E’ forse nel nostro DNA? Ci si potrebbe domandare come mai nel XVI° secolo, quando si formarono la gran parte degli stati europei, in Italia piccoli potentati continuavano a combattersi tra loro, sempre pronti a chiamare in aiuto lo straniero, invece di allearsi tra loro per costituire uno stato, anzi l’unico tentativo, fallito, di unificare il paese lo si deve ad uno straniero, Cesare Borgia, quello per il quale Machiavelli scrisse “Il principe”. E anche perché nel XIV° secolo Firenze, che era il centro dell’Europa per importanza economica (i banchieri fiorentini prestavano denaro ai sovrani di tutta Europa) e culturale, non concepì mai l’idea di unificare il paese.   

E se è nel nostro DNA ci possiamo fare qualcosa? La società non ha fiducia nei politici perché sono la rappresentazione più eclatante della mancanza di etica. A destra come a sinistra. Però li votiamo. E se è vero che i popoli hanno i governi che si meritano, c’è molto da riflettere.

Ci sarà mai una rinascita delle coscienze, un nuovo Risorgimento?  Da dove si può cominciare?

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venerdì 30 gennaio 2009

Perché in Italia manca l’etica civile?

 Stavo riflettendo sul fatto che in Italia manca quel senso civico o etica civile che permette in altri paesi di percepire il bene comune come prioritario rispetto al proprio  particolare.

In proposito vorrei richiamare l’editoriale di Repubblica del 13 gennaio scorso a firma del teologo Vito Mancuso dal titolo “La religione civile che manca all' Italia”.

in cui si sostiene che in Italia, a differenza degli altri paesi occidentali, manca una religione "civile", capace di legare responsabilmente l'individuo alla società.

Per argomentare il suo pensiero l’autore procede mediante tre tesi di cui condivido pienamente le prime due. Riporto di seguito alcuni passaggi salienti.

“Prima tesi: Una società è tanto più forte quanto più è unita, e ciò che tiene unita una società è la sua religione.

Ciò che tiene insieme una società rappresenta de facto la religione di quella società, religione da intendersi nel senso etimologico di religio, cioè legame, principio unificatore dei singoli.

La religione civile è la particolare disposizione della mente per cui un antico romano concepiva Roma più importante di sé, o per cui i politici americani ripetono God bless America sapendo che è l' America l' idea che tiene insieme gli americani.

Seconda tesi: L' Italia non ha una religione civile e questo è il suo problema più grave.

L' Italia è ai primissimi posti in Europa quanto a corruzione. La corruzione lacera il legame sociale producendo un diffuso senso di sfiducia e sfilacciamento nel Paese e un' immagine negativa all' estero. Occorre chiedersi come mai siamo così corrotti e corruttori.

Io non penso che la causa di tale fenomeno sia che gli italiani, individualmente presi, siano moralmente peggiori degli altri europei. Penso piuttosto che la causa sia la mancanza, all' interno della coscienza comune, di un' idea superiore rispetto all' Io e ai suoi interessi.

Questo qualcosa cui l' Io sa cedere il passo è la società: il singolo si comporta onestamente verso la società perché sente che essa è più importante di lui e perché al contempo vi si identifica, secondo la logica di dipendenza e identificazione vista sopra. Viceversa in Italia i più ritengono che il singolo sia più importante della società, e per il bene del singolo non si esita a depredare il bene comune della società. Da qui il tipico male italiano che è la furbizia, uso distorto dell' intelligenza. La religione civile è ciò che consente di rispondere alla seguente domanda: perché devo essere giusto verso la società? Perché devo esserlo anche quando la mia convenienza mi porterebbe a non esserlo? Senza un legame di tipo "religioso" con la società, nessuno sacrifica il suo particulare, nessuno sarà giusto quando non gli conviene esserlo e può permettersi di non esserlo. Per questo la formazione di una religione civile è d' importanza vitale per il nostro paese.”

Nella terza tesi l’autore sostiene che una delle condizioni perché in Italia possa sorgere una religione civile è che i cattolici mettano la loro fede al servizio del bene comune, perché una religione civile, e la conseguente etica di cui l' Italia ha urgente bisogno, potrà sorgere solo in unione con il cattolicesimo, non contro di esso.

A mio parere l’analisi, ovvero le prime due tesi, sono ampiamente condivisibili, non la terza che peraltro mi pare una conclusione.

In sintesi si risolverebbe tutto con l’intervento del cattolicesimo anche se non nella sua forma più vieta, ma comunque con la fede al servizio dell’etica. Non l’etica civile come traduzione diretta del cattolicesimo, ma nemmeno un’etica civile laica o ghibellina, come l’autore la definisce, perché  il mito risorgimentale della nazione sarebbe confluito nel fascismo e il mito della società nel comunismo.

A mio parere l’etica civile o religione civile non deve avere niente a che fare con la fede. Il senso di appartenenza alla società, alla nazione, non nascono certo dal riconoscersi in una fede, proprio perché tutti i cittadini indipendentemente dalle rispettive credenze religiose o anche politiche, devono sentire che c’è qualcosa di superiore che li unisce, che si basa anche su dei miti fondanti, e noi abbiamo il Risorgimento e la Resistenza, anche se il primo fu il movimento di un’elite aristocratica e alto borghese e non si può negare che la seconda abbia avuto i suoi lati oscuri.

Poi ovviamente la questione dell’etica civile è più complessa. E’ un dato di fatto che manca e forse è sempre mancata. E’ forse nel nostro DNA? Ci si potrebbe domandare come mai nel XVI° secolo, quando si formarono la gran parte degli stati europei, in Italia piccoli potentati continuavano a combattersi tra loro, sempre pronti a chiamare in aiuto lo straniero, invece di allearsi tra loro per costituire uno stato, anzi l’unico tentativo, fallito, di unificare il paese lo si deve ad uno straniero, Cesare Borgia, quello per il quale Machiavelli scrisse “Il principe”. E anche perché nel XIV° secolo Firenze, che era il centro dell’Europa per importanza economica (i banchieri fiorentini prestavano denaro ai sovrani di tutta Europa) e culturale, non concepì mai l’idea di unificare il paese.   

E se è nel nostro DNA ci possiamo fare qualcosa? La società non ha fiducia nei politici perché sono la rappresentazione più eclatante della mancanza di etica. A destra come a sinistra. Però li votiamo. E se è vero che i popoli hanno i governi che si meritano, c’è molto da riflettere.

Ci sarà mai una rinascita delle coscienze, un nuovo Risorgimento?  Da dove si può cominciare?

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