sabato 9 giugno 2012

Donne e carriera


A giorni sarà nelle librerie, Donne&Carriera (Hoepli edit.), di Heather McGregor, amministratore delegato di una delle principali agenzie di selezione dei manager di Londra, ma anche felicemente sposata e madre di tre figli. Qui si può leggere un distillato dei suoi consigli.
Personalmente concordo con i consigli della Mc Gregor, in particolare quando dice che le donne devono cercare di costruirsi una rete di relazioni come sanno fare benissimo gli uomini, cercando di essere meno competitive l’una con l’altra. Credo che se la società è ancora maschilista, ciò dipenda in larga parte dalle donne, anche perché si odiano tra di loro. Fanno qualche alleanza, ma di breve durata, poi tornano a scannarsi, come in passato si scannavano per la conquista del maschio dominante, e magari continuano a fare anche quello.  Del resto si parla di fraternità, sorellità non esiste. Certo anche gli uomini si odiano, spesso per la carriera, talvolta per altre questioni, ma generalmente non sono mai così plateali e ridicoli.

Poi ci sono ancora troppe donne che se fanno carriera la fanno attraverso un uomo e non importa specificare come. Già perché oggi certe donne non si accontentano più dei gioielli, dell'appartamentino, della vacanza, no, vogliono pure fare carriera, spesso a scapito di chi un certo risultato lo ha raggiunto con le proprie capacità. Sarebbero da prendere a calci in culo o almeno da isolare, ma non mi pare che ciò avvenga.

Inoltre le donne sono ancora troppo piene di sensi di colpa nei confronti dei figli e soprattutto non sanno imporre al partner l'assunzione di pari compiti nella gestione della casa, dei figli e di tutte le attività di cura che purtroppo in Italia sono ancora in gran parte a carico delle famiglie. Si assumono mille compiti e li svolgono tutti male, poi si rifugiano nel vittimismo e danno la colpa alla società maschilista. Ma rimarcare continuamente il proprio genere e le difficoltà connesse è un errore molto grave. Anche festeggiare l'8 marzo, chiedere le "quote rosa", parlare di pari opportunità, di bilanci di genere e via elencando sono altrettanti errori che continuano a rafforzare quella barriera invisibile, il cosiddetto "soffitto di cristallo", che, a mio parere, è soprattutto nella mente delle donne.

Speravo che la situazione sarebbe cambiata con le nuove generazioni. Invece no, anche le nuove generazioni di donne continuano a esprimersi in termini di genere, a lamentarsi, a sentirsi in colpa nei confronti dei figli, a non imporre agli uomini la metà del lavoro domestico e delle attività di cura, e a parlare di discriminazione da parte della società maschilista. Ma il potere si conquista, non si aspetta che qualcuno ce lo conceda.

E poi ancora una cosa ho notato nelle nuove generazioni di donne in "carriera", gentilissime con chi devono esserlo, stronze e aggressive con gli altri, carine, vestite a modo, mai una parolaccia, un gesto di rabbia, e neanche una risata, tutte manifestazioni esteriori di poca creatività, di poche idee brillanti, non leader, ma "yeswoman", cloni, caricature della donna in carriera.  

Poi sono anche del parere che la carriera non sia obbligatoria, che l'importante è svolgere un lavoro che piace, in cui ci si realizza. Se si parte da questo, dall'interesse, dalla passione, poi forse vengono anche le idee e con esse i risultati e magari una brillante carriera.

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sabato 9 giugno 2012

Donne e carriera


A giorni sarà nelle librerie, Donne&Carriera (Hoepli edit.), di Heather McGregor, amministratore delegato di una delle principali agenzie di selezione dei manager di Londra, ma anche felicemente sposata e madre di tre figli. Qui si può leggere un distillato dei suoi consigli.
Personalmente concordo con i consigli della Mc Gregor, in particolare quando dice che le donne devono cercare di costruirsi una rete di relazioni come sanno fare benissimo gli uomini, cercando di essere meno competitive l’una con l’altra. Credo che se la società è ancora maschilista, ciò dipenda in larga parte dalle donne, anche perché si odiano tra di loro. Fanno qualche alleanza, ma di breve durata, poi tornano a scannarsi, come in passato si scannavano per la conquista del maschio dominante, e magari continuano a fare anche quello.  Del resto si parla di fraternità, sorellità non esiste. Certo anche gli uomini si odiano, spesso per la carriera, talvolta per altre questioni, ma generalmente non sono mai così plateali e ridicoli.

Poi ci sono ancora troppe donne che se fanno carriera la fanno attraverso un uomo e non importa specificare come. Già perché oggi certe donne non si accontentano più dei gioielli, dell'appartamentino, della vacanza, no, vogliono pure fare carriera, spesso a scapito di chi un certo risultato lo ha raggiunto con le proprie capacità. Sarebbero da prendere a calci in culo o almeno da isolare, ma non mi pare che ciò avvenga.

Inoltre le donne sono ancora troppo piene di sensi di colpa nei confronti dei figli e soprattutto non sanno imporre al partner l'assunzione di pari compiti nella gestione della casa, dei figli e di tutte le attività di cura che purtroppo in Italia sono ancora in gran parte a carico delle famiglie. Si assumono mille compiti e li svolgono tutti male, poi si rifugiano nel vittimismo e danno la colpa alla società maschilista. Ma rimarcare continuamente il proprio genere e le difficoltà connesse è un errore molto grave. Anche festeggiare l'8 marzo, chiedere le "quote rosa", parlare di pari opportunità, di bilanci di genere e via elencando sono altrettanti errori che continuano a rafforzare quella barriera invisibile, il cosiddetto "soffitto di cristallo", che, a mio parere, è soprattutto nella mente delle donne.

Speravo che la situazione sarebbe cambiata con le nuove generazioni. Invece no, anche le nuove generazioni di donne continuano a esprimersi in termini di genere, a lamentarsi, a sentirsi in colpa nei confronti dei figli, a non imporre agli uomini la metà del lavoro domestico e delle attività di cura, e a parlare di discriminazione da parte della società maschilista. Ma il potere si conquista, non si aspetta che qualcuno ce lo conceda.

E poi ancora una cosa ho notato nelle nuove generazioni di donne in "carriera", gentilissime con chi devono esserlo, stronze e aggressive con gli altri, carine, vestite a modo, mai una parolaccia, un gesto di rabbia, e neanche una risata, tutte manifestazioni esteriori di poca creatività, di poche idee brillanti, non leader, ma "yeswoman", cloni, caricature della donna in carriera.  

Poi sono anche del parere che la carriera non sia obbligatoria, che l'importante è svolgere un lavoro che piace, in cui ci si realizza. Se si parte da questo, dall'interesse, dalla passione, poi forse vengono anche le idee e con esse i risultati e magari una brillante carriera.

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