Sulla noia credo di aver riempito pagine dei miei diari di quando ero giovane e non c'erano internet, i blog e i social network per lamentarsi.
Mi annoiavo allora, mi annoio oggi. Per un po' mi diverto a fare qualcosa, poi mi interessa sempre meno, quindi l'abbandono. L'ultima trovata: commentare i talk show su Twitter. Più o meno ci ho passato l'inverno e anche la primavera (sempre che ci sia stata la primavera quest'anno).
Ecco l'ennesimo temporale. Stavo in pensiero, perché mi sembra che ieri non abbia piovuto e nemmeno a oggi, fino a poco fa.
E poi sono quasi 18 giorni che mi fa male il piede destro a causa di una distorsione. L'ortopedico ha detto che ci vorrà ancora un mese. Ottimo!
Credo di non aver fatto più un viaggio dal 2011 e sempre al 2011 risale l'ultima vacanza al mare.
Anche Ciri, il mio gatto, si annoia.
Del lavoro, meglio non parlare.
Uomini? L'ultimo risale al periodo 2009-2010.
In un articolo del 28 maggio sul Fatto Quotidiano a firma di Nadia Somma e Mario De Meglie che voleva indagare le motivazioni che inducono gli uomini e pagarsi una prostituta, quale surrogato dell'amore, ho trovato questa frase che credo valga per tutti, uomini e donne:
"Viviamo immersi nelle relazioni, tutte molto diverse tra di loro, alcune più soddisfacenti, altre meno, ma sono le relazioni intime con l’altro sesso (o il proprio) quelle che fanno principalmente da supporto al nostro benessere individuale. Senza nulla togliere al resto del mondo, è principalmente con accanto una compagna o un compagno che abbiamo migliori possibilità di sentirci parte di un qualcosa che sappiamo esserci “nella buona e nella cattiva sorte”, almeno finché la coppia funziona."
Già, ma è proprio vero? Dovrei rifletterci. Francamente se altri si prendessero la briga di trovarmi un uomo potrei riprovare, ma fare qualcosa per cercarne uno è al di là delle mie possibilità, ammesso che ci sia un uomo libero e non completamente guasto da qualche parte.
Già, ma è proprio vero? Dovrei rifletterci. Francamente se altri si prendessero la briga di trovarmi un uomo potrei riprovare, ma fare qualcosa per cercarne uno è al di là delle mie possibilità, ammesso che ci sia un uomo libero e non completamente guasto da qualche parte.
Per fortuna ci sono i libri. Sto leggendo "City", un romanzo di fantascienza di Clifford D.Simak, ove si parla di un futuro in cui l'umanità è scomparsa, emigrata su Giove, e la specie dominante sulla Terra è quella canina. Per i cani l'uomo è una specie mitologica di cui narrare davanti al focolare, quando le fiamme bruciano alte e il vento spira da Nord. Essi si pongono domande su cosa fosse esattamente un essere umano, come fossero fatte le città e cosa fosse la guerra. Domande senza risposta, come quelle che alcuni di noi si fanno su Atlantide e altre civiltà scomparse o sugli extraterrestri che ci avrebbero visitato in passato e sarebbero stati scambiati per dei.
Alla fine anche i cani se ne dovranno andare altrove e la Terra sarà ereditata dalle formiche.
E i film. L'altra sera ho trovato su You Tube un film francese del 1996, diretto da Coline Serreau che ne è anche l'interprete principale, dal titolo "Il pianeta verde" in cui si narra di un pianeta i cui abitanti hanno abbandonato la tecnologia e vivono in armonia con la natura. Avendo sviluppato tuttavia grandi capacità mentali possono ugualmente viaggiare su altri mondi.
Così durante l'ultima assemblea plenaria che, come ogni anno, viene convocata sul pianeta, si decide di mandare un inviato sulla Terra per controllare a che punto sia arrivato il processo evolutivo. L'ultima ricognizione risale all'epoca napoleonica e, considerato che gli abitanti del pianeta verde vivono oltre 200 anni, è ancora vivo uno di coloro che vi parteciparono. Nessuno vorrebbe andare perché il pianeta è considerato troppo arretrato. Alla fine si offre volontaria Mila che nasconde un segreto: la madre era una terrestre.
Il film non è un capolavoro, ma, anche attraverso la comicità, riesce a fare una ingenua critica della civiltà industriale, della burocrazia, dello sfruttamento senza freni delle risorse del pianeta, e di un benessere solo apparente. Godibile.
Ecco ora c'è qualcuno che mi cerca su Facebook, ma io non ne ho voglia, però chiudere il collegamento è un po' come sbattere la porta in faccia e non si può fare. Ora gli rispondo e gli dico che vado a dormire. Ma perché sono sempre più asociale? Forse perché dopo aver cercato per anni persone con le quali stare bene insieme, un compagno, ma anche degli amici, ormai non ci credo più.
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