E'
proprio vero che i single sono più liberi ma angosciati?
Così
la pensa il neuropsichiatra Boris Cyrulnik citato in questo articolo il quale
afferma che“l’ansia è il prezzo da pagare
per la libertà”.
L'articolo
peraltro mi pare un po' confuso. Si parte infatti ponendo l'accento sul
cammino della donna che ha conquistato la libertà, ma con essa anche la
solitudine e l'ansia che ne consegue.
Poi però il discorso si fa più generale. E mi pare ovvio. Eventualmente si può dire che un tempo alla
donna non era dato scegliere e pertanto o si sposava o restava nella famiglia
d'origine. Così difficilmente
sperimentava la solitudine, ma non per questo le era risparmiata l'angoscia,
anzi.
Credo
tuttavia che l'angoscia sia connaturata all'animo umano e principalmente connessa alla paura della
malattia, della vecchiaia, della morte, più che della solitudine, e che
ovviamente riguardi entrambi i generi.
E' ovvio che si riduca nel momento in cui si
vive una relazione affettiva soddisfacente, anche perché quella relazione per
un po' di tempo ci distoglie dai pensieri
cupi. Al contrario se la
relazione non è soddisfacente ci si sente ancora più soli e angosciati.
Poi
mi domando anche perché debba esserci contrapposizione tra libertà che
comporterebbe ansia e stabilità affettiva che ci renderebbe più sereni. Anzi credo che in un rapporto veramente soddisfacente debbano
rimanere spazi di libertà per entrambi i partner, altrimenti si tratta di un
rapporto malato, che si trasforma presto in una gabbia soffocante dalla quale
la fuga è l'unica soluzione per non ripiombare nell'angoscia.
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