“I romani conquistarono il mondo con la serietà, la disciplina, l’organizzazione, la continuità delle idee e del metodo; con la convinzione di essere razza superiore nata per comandare; con l’impiego meditato, calcolato della più spietata crudeltà, della fredda perfidia, della propaganda più ipocrita; con risolutezza incrollabile nel sacrificare tutto al prestigio, senza essere sensibili né al pericolo, né alla pietà, né ad alcun rispetto umano; con l’arte di alterare nel terrore l’anima stessa dei loro avversari, o di addormentarli con la speranza, prima di asservirli con le armi; infine con una manipolazione così abile della menzogna più grossolana da ingannare persino la posterità. Chi non riconosce questi tratti?”
Sono parole di Simone Weil, scritte nel 1940, e il riferimento è alla Germania di Hitler. Ma, pur con tutte le differenze e i distinguo di cui non è possibile trattare in un “post”, non è l’impero romano il modello di tutti gli imperialismi che si sono succeduti nella storia dell’Occidente? E oggi quale paese può riconoscersi in questi tratti?
se ce ne fosse bisogno, la prova che Simone Veil, che nella sua carriera diplomatica ebbe il "coraggio" di prendersela anche coi cadaveri (in senso letterale) discende da ben altra genìa -pardon, chiamiamo le cose col loro nome: razza- da quella che edificò l'Impero, e non l'imperialismo. Altra gente sul serio. E meno male per noi.
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