Leggendo
“La regola dell'equilibrio” di Gianrico Carofiglio ho scoperto di
soffrire di disposofobia. Il termine letteralmente significa "paura
di buttare", dall'inglese to dispose, "gettare",
"buttare", "disfarsi (di qualcosa)", con il
suffissoide -fobia, dal greco φόβος, phóbos, "panico",
"paura". Si tratta di un disturbo mentale caratterizzato
da un bisogno ossessivo di acquisire (senza utilizzare né buttare
via) una notevole quantità di beni, anche se gli elementi sono
inutili, pericolosi, o insalubri. L'accaparramento compulsivo provoca
impedimenti e danni significativi ad attività essenziali quali
muoversi, cucinare, fare le pulizie, lavarsi e dormire. Sembra
connesso a insicurezza, paura di cambiare, difficoltà a prendere
decisioni.
Il
protagonista del romanzo ha accumulato tante di quelle cose che che
la situazione gli è sfuggita di mano, in particolare per via dei
libri che sono ovunque, anche per terra, sui tavoli, sulle poltrone,
sulle sedie, nel bagno, in cucina, alcuni non proprio indispensabili,
ma decide di far ordine solo dopo aver scoperto una notte,
vagabondando su Wikipedia, di essere affetto da disposofobia. Così
si procura degli scatoloni e li riempie di libri da destinare ai
mercatini dell'usato e addirittura ai cassonetti
dell'indifferenziata. E se “potrebbe lasciare sgomenti l'idea di
buttare i libri nei cassonetti, … quale destino si può riservare a
volumi con titoli come Meditazioni per la stanza da bagno, Manuale
pratico di autoipnosi, Cento e uno rimedi contro l'insonnia, Come
Proust può cambiarvi la vita e molti altri simili?”
Ora
poiché sono tre mesi che cerco di far pulizia a casa mia, ma non ne
vengo a capo, qualche dubbio che ci fosse qualcosa di patologico devo
dire che mi era venuto.
Anch'io
accumulo di tutto, dai sottobicchieri con le pubblicità delle birre
ai depliant di mostre e iniziative varie, ma in particolare libri,
articoli di giornale (anche se un po' meno da quando posso salvarli
sul computer), carte varie e vestiti, e soprattutto non riesco a
buttarli. Ma oggi, dopo essere venuta a conoscenza della
disposofobia, anche
se la mia casa non è al livello di quelle che
appaiono nell'articolo di Wikipedia, ho un po' accelerato l'immane
opera. Così ho conferito alla differenziata, tra altre cose, una
pubblicazione satirica del Male dal titolo La nuova costituzione
Italiana (1994), Povero Silvio di Antonio Cornacchione
(2004), Il giorno più bello della vita – Guida al matrimonio
di Fabio Fazio, America, pubblicazione allegata al Settimanale
Panorama e risalente al 1992, La mia vita di Vittorio Sgarbi
(1991), Un anno da zitella (tanto ormai altro che un anno!),
Sesso a chi tocca di Stefania Casini, Manuale per
difendersi dalla mamma di Gianni Monduzzi e una serie
innumerevole di volumetti sull'astrologia, la magia, l'autoipnosi, e
varie Sibille dei faraoni e oracoli di Napoleone, probabilmente
allegati alla rivista Astra che un tempo leggevo. Ho anche gettato
una serie di agende in cui avevo annotato pensieri ed eventi non
particolarmente degni di essere conservati per i posteri.
Chissà
se anche perdere tempo a scrivere queste cose e procrastinare il
sonno è considerato patologico.
Nessun commento:
Posta un commento