- La Grecia ha truccato i conti per
entrare nell'Euro. Vero, ma con l'autorevole aiuto di Goldman Sachs
( e quest'ultima l'ha fatto solo per i soldi della consulenza o c'era
un disegno? Di chi?).
- La Grecia non vuole fare le riforme
necessarie per diventare un paese moderno. Ma le misure imposte
finora dalla “troika” non hanno certo portato il paese fuori
dalla crisi. E se anche, come sostengono alcuni, cominciava ad
esserci una leggera crescita siamo sicuri che sia stata una
conseguenza della cura o di altri motivi? E comunque a che prezzo? La
classe media ridotta in povertà e chi già era povero ridotto
all'indigenza. Del resto ci saranno dei motivi se una formazione
della sinistra radicale come Syriza è riuscita a vincere le
elezioni.
- I debiti si pagano, ma la Grecia non
vuole pagarli e le conseguenze ricadranno anche sui cittadini
italiani considerato che l'Italia è il terzo paese creditore dopo
Germania e Francia. Vero anche questo, non si può certo negare.
Tuttavia uccidere il debitore è anche peggio, perché allora sarà
certo che non si recupererà niente, neanche a lunga scadenza. E poi
quali saranno le conseguenze su tutta l'Eurozona? Sembra comincino ad
avere paura che crolli l'intero sistema. La Merkel avrebbe detto
stasera che “se fallisce l'euro, fallisce l'Europa”.
Oggi in diversi ricordavano che la
stagione più feconda e gloriosa della Grecia iniziò nel VI secolo
A.C., con quello che fu proprio un megacondono dei debiti: la
seisachtheia (σεισάχϑεια), ovvero lo "scuotimento dei pesi" di Solone, che liberò tanti cittadini ateniesi
dall'incubo di diventare schiavi dei propri creditori. E c'era chi
invitava i vertici della UE a guardare più a Solone che a fare i
soloni, perché forse in questo modo “lo spirito europeo tornerà a
volare”.
Quel che è certo è che oggi l'Europa
non ha realizzato alcuno dei progetti che erano nella mente degli
ideatori, ma è solo un'unione monetaria, secondo alcuni
fallimentare, in cui i paesi più forti, Germania in testa, impongono
le loro condizioni agli altri. Nessun passo avanti è stato fatto
invece nella direzione di un'unione politica tra stati con pari
dignità, anche se di diverso peso. Ciò richiederebbe un sentire
comune e almeno, per cominciare, una politica estera e della difesa
comuni, dalle quali siamo molto lontani, come del resto dimostrato
anche dalle questioni dei migranti e dell'estremismo islamico.
Ma se le cose continuano ad andare così
non sarebbe meglio allora che ognuno andasse per la sua strada?
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