Sul
web si parla di una manifestazione indetta per il 9 dicembre e che dovrebbe
bloccare il paese per 5 giorni. I quotidiani e gli altri media non ne parlano. Sul
gruppo di Facebook “Coordinamento Pistoia 9 dicembre 2013” , al quale mi sono
trovata iscritta senza averlo chiesto (e mi domando se non sarebbe più carino proporre
l'iscrizione invece di iscrivere direttamente), c'è un volantino nel quale si invita a scendere
nelle piazze contro il far west della
globalizzazione che ha sterminato il lavoro degli italiani, contro questo
modello di “Europa”, per riprenderci la sovranità popolare e monetaria, per
riappropriarci della democrazia, per il rispetto della nostra Costituzione,
contro un governo di nominati e di parassiti e per difendere la nostra
sacrosanta dignità. Il volantino è firmato coordinamento nazionale per la
rivoluzione del 9 dicembre 2013.
Ah, allora si tratta di una
rivoluzione? Mi sembrava di ricordare che le
rivoluzioni si fanno ma non si annunciano. Non mi risultava che la presa della
Bastiglia e del Palazzo d’Inverno fossero state annunciate qualche settimana
prima, anche se certamente le rivoluzioni cui diedero inizio erano state
preparate da tempo, c’erano i leader e i finanziatori, questi ultimi talvolta
insospettabili. Eventualmente si annunciano le marce su Roma, specialmente quando si sa che i rischi sono minimi, che
chi dovrebbe far rispettare l'ordine chiuderà un occhio o anche entrambi,
perché così vuole il vecchio potere che vacilla, anche se poi le cose possono
sempre sfuggire di mano.
Inoltre quando mai le
rivoluzioni si fanno pacificamente chiedendo addirittura l'autorizzazione alle
Questure?
Magari il termine è
stato usato in senso simbolico, tuttavia se, come mi sembra di avere capito, il
risultato che si mira a ottenere con la manifestazione è la cacciata di questa classe politica, che certo se lo
meriterebbe, cosa altro sarebbe se non una rivoluzione? Ma allora qual è il
progetto alternativo che si intende perseguire, qual è il nuovo tipo di società
che si vuole costruire?
E poi dov'è la classe
politica di ricambio? Dove sono i Danton, i Robespierre o i Lenin? Dove le
idee?
Mi sembra tutto molto
vago.
Ho
cercato di reperire notizie, almeno sugli organizzatori, ma non ho trovato
molto.
Qualcuno,
sempre nel gruppo di cui sopra, ha postato l’indirizzo di questo sito , ma su Twitter altri
dicono che detto sito non ha niente a che vedere con
il movimento e che l’indirizzo
ufficiale è invece questo . Non ho avuto modo di confrontare a fondo
i siti. I video postati sembrano gli stessi. Quel che è certo è che di
chiarezza mi pare ce ne sia poca al di là di generiche velleità di protesta.
Mi domando infatti
cosa significa dire che la globalizzazione ha sterminato il lavoro
degli italiani. Noi non dovevamo competere con i cinesi, ma dovevamo
impegnarci nella valorizzazione dei prodotti di eccellenza, come fanno i tedeschi.
Poi magari sarebbe stato opportuno controllare certi capannoni dove tutti
sapevano che c’erano cinesi schiavi a lavorare quasi per niente e che quindi
certi prodotti scadenti non potevano che arrivare anche sui nostri mercati a
far concorrenza ai nostri prodotti scadenti, non certo alle eccellenze. Se la
nostra produttività non cresce da 15 anni, vuol dire che per qualche motivo ci
siamo fermati, che la nostra classe imprenditoriale non è granché, che era già
in crisi da tempo, che non si è valorizzato il merito, che non si è speso in
innovazione. La nostra industria non si è rinnovata, non è stata in grado di
affrontare un mondo in evoluzione. La crisi è molto precedente alla crisi.
C’era chi lo aveva capito, ma forse non è stato in grado di farlo capire.
Basterebbe leggere alcuni scritti profetici di Pasolini o il romanzo “Le mosche del capitale” di Paolo Volponi. Quest’ultimo, uscito nel 1989, è ambientato
nella realtà industriale della seconda
metà degli anni ’70, ed è interessante per capire la crisi odierna, anche se
purtroppo, a mio parere, è illeggibile (la sostanza c’è, ma lo stile è
respingente).
Concordo con la necessità di combattere contro questo modello di “Europa”, che è l’Europa della
finanza e non dei popoli e che certamente ha poco a che vedere con le
intenzioni dei padri fondatori, quando ancora c’erano degli ideali, quanto al riprenderci la sovranità popolare e
monetaria, pur ritenendo che non si possa continuare a subire i diktat
della BCE, che peraltro non è un organismo eletto, mi domando anche se tornare
alla lira non sarebbe un rimedio peggiore del male. Non sarà poi che attribuire
le cause della crisi all’unione monetaria sia un modo per nascondere le vere
magagne del paese? Certamente l’unione monetaria senza l’unione politica è
stata un azzardo che ha determinato nefaste conseguenze soprattutto per i paesi
come il nostro che per entrarvi a tutti i costi hanno accettato condizioni
capestro come il rapporto di 1936, 27
lire per 1 euro. Tuttavia mi domando anche come staremmo, pur con l’euro, se
non avessimo criminalità organizzata, corruzione, clientelismo, pletorica
burocrazia, giustizia inefficiente, evasione fiscale, e via elencando.
Premesso
ciò, chi c’è dietro la rivoluzione del 9 dicembre, intendo soprattutto a livello
nazionale? Qualcuno sostiene che ci sia il movimento di estrema destra Forza
Nuova. Magari si tratta di un tentativo di screditare la manifestazione
(rivoluzione?) da parte dei soliti noti. Quel che è certo è che Forza Nuova
aderisce (vedere il sito). L’unica cosa certa è che non si sa molto degli
organizzatori, di dove vengano, quali siano le loro idee e appartenenze, se ci
sono. Qualcuno sempre su Facebook sostiene che l’idea è nata così, che non c’è
nessuno dietro, solo il popolo stanco e arrabbiato. Nessuno può credere a una
cosa del genere. Non si tratta di un flash
mob! Sono tuttavia convinta che molti di coloro che parteciperanno
all’evento siano in buona fede, che molti pensino davvero che l’iniziativa sia
spontanea, solo che personalmente non ci credo e mi sembra anche strano che sui
quotidiani e gli altri media non ci si preoccupi, che nessuno abbia qualcosa da
dire. E la cultura? E gli opinionisti dei quotidiani?
Dei due siti intitolati
al 9 dicembre che ho trovato, nel primo, a livello nazionale compaiono tre nominativi, nell’altro ci sono solo i link a dei gruppi che rimandano a pagine di Facebook.
E chi sono questi tre?
Uno è Danilo Calvani dei Comitati
Riuniti Agricoli, leader storico dei sindacati autonomi degli agricoltori di
Latina, che addirittura invita gli
italiani a fare scorta di cibo prima del 9 dicembre. Sulla sua pagina di
Facebook conclude uno dei suoi proclami
con “W l’Italia e che Dio ci benedica tutti”! E Dio in politica non mi piace
proprio.
Un altro è Mariano Ferro, leader dei
Forconi siciliani, di cui non si sa
molto, se non che è un imprenditore di
Avola. Sulla sua pagina di Facebook era annunciato per oggi alle 16,30 su Radio
24 un confronto con Oscar Giannino (qualcuno lo ha sentito? Mi sarebbe
piaciuto, perché sarà stato divertente, ma ero impossibilitata).
Infine
Lucio Chiavegato, ex-presidente L.I.F.E. (Liberi imprenditori federalisti
europei) che si batterebbe per la
libertà del popolo veneto o almeno così
si presenta sul suo sito.
Da
qualche parte ho trovato anche un riferimento a un certo Prof. Vito Monaco, mai
sentito prima, conduttore di una trasmissione su canale Italia (canale 53 del
digitale terrestre) dal titolo Notizie oggi.
I
primi due sono comunque collegati al movimento dei Forconi e con i Forconi c'era
anche Antonio Pappalardo ex Carabiniere (amico del principe siciliano Alliata
di Monreale, il nobile “nero” legato a Junio Valerio Borghese e alla Massoneria
deviata), che l'anno scorso alla testa di qualche centinaio di agricoltori del
sud pontino voleva marciare su Roma. Non so se l'abbia fatto e se sia ancora
attivo oggi.
E’
l’unico di cui si trova notizia anche su Wikipedia. Rappresentante del Cocer (organo di rappresentanza
dei carabinieri) nel 2000, con un
documento “sullo stato morale e sul benessere dei cittadini”, mette in allarme
il mondo politico con l’invito rivolto all’arma dei carabinieri a fondare “un
nuovo stato”!
Sarebbero questi i leader in grado
di dare una svolta al paese?
E poi tutta la vicenda puzza un po’
e sa di già visto. Ricordate lo sciopero dei trasportatori e quello delle
casseruole in Cile cui seguì la dittatura di Pinochet?
Purtroppo è nei periodi
di crisi, non solo economica, ma anche morale e culturale, che si affermano
certe ideologie. La storia insegna. Personalmente non ho appartenenze, anche se
ne ho avute in un passato molto lontano. Credo nella giustizia sociale, nell’uguaglianza di partenza per tutti,
nell’equità, però non tollero più e da anni il vuoto della sinistra italiana
che da una parte continua a proporre certi stereotipi, certo politically correct,
che talvolta sconfina nel ridicolo , certo falso egualitarismo che rifiuta la
meritocrazia e condanna il paese all'inefficienza, e dall’altra non fa più da
tempo opposizione né distingue il comportamento dei propri esponenti da quello
di quasi tutti i politici preoccupati di mantenersi le poltrone e di arraffare, senza risolvere alcuno dei
gravi ed endemici problemi del paese. Mi considero un'eclettica, disposta a
prendere quel che ritiene buono da qualsiasi parte provenga, escluse certe
ideologie che la storia ha condannato, ma voglio avere il tempo di valutare, di
informarmi, voglio sapere in che direzione si va. Per questo non credo che parteciperò a
questa manifestazione o ad altre iniziative del genere, almeno finché non avrò
chiarezza sui fini che si pone il movimento e sulle provenienze e appartenenze
di chi lo dirige, però magari andrò a dare un'occhiata.
Certo di ragioni per
protestare ce ne sono da vendere, non solo per la crisi economica, di cui in
Italia molti di noi si sono veramente accorti solo nel novembre del 2011 (anche
se nell’immaginario collettivo erano rimasti impressi gli impiegati della
Lehamn & Brothers che nel settembre 2008 uscivano con i loro scatoloni), ma
per la crisi etica che coinvolge la politica, a tutti i livelli.
Abbiamo
un parlamento esautorato, e non solo per la decisione di ieri della Corte
Costituzionale che ha bocciato il “porcellum”, ovvero la legge con la quale si
vota dal 2005, e che fa del Parlamento un organo di nominati più che di eletti,
ma anche perché ormai non legifera quasi più, mentre a partire dal novembre
2011 i governi sono imposti dall’alto. Intanto e da tempo alla politica si è
sostituita la magistratura, e non solo quella dell’Alta Corte che ieri ha tolto
di mezzo il “porcellum”, facendo ciò che il Parlamento avrebbe dovuto fare da
anni, ma anche quella penale, basti pensare alla vicenda dell’Ilva di Taranto e
a molte altre.
Bisogna tuttavia riconoscere
che un alto livello etico non c’è neanche nella società civile, e del resto la
politica non viene da Marte. Il senso civico è stato smarrito da molto tempo,
basti vedere certi comportamenti alcuni considerati anche veniali, ma che in
altri paesi sarebbero ostracizzati (professionisti che non rilasciano ricevuta
fiscale e clienti che non la pretendono, pessimi lavoratori, soprattutto negli
enti pubblici, che non hanno doveri, ma solo diritti, carrieristi di facciata
senza alcuna sostanza, perché privi delle necessarie competenze, per arrivare alla
gente che sale sugli autobus e non paga
il biglietto e a quelli che lasciano le
carte per terra e gli ingombranti all’angolo delle strade o lungo i sentieri di
montagna, ecc.). Quindi se il paese è allo sfascio, anche se le maggiori
responsabilità ricadono su chi ci rappresenta, che dovrebbe essere migliore,
per capacità e onestà, ma così non è, le colpe, con le giuste proporzioni, sono un po’ di tutti. E’ peraltro vero che per
il Parlamento nazionale, con il “porcellum”, non avevamo più la possibilità di
esprimere preferenze, ma almeno a livello di enti locali certi individui si
poteva non votarli e non votare i partiti che li presentavano (tanto per fare
un nome, Fiorito è stato eletto con moltissime preferenze, e certamente chi
l’ha votato non doveva essere animato da grandi principi etici).
La situazione è grave, precaria, confusa e alquanto pericolosa.
Mi domando se ci sia un
modo per uscirne e se i cittadini onesti e
stanchi di una politica inefficiente e corrotta possano ancora fare qualcosa per rimettere in carreggiata questo paese, visto che chi lo
dovrebbe fare non è capace o non vuole farlo, e, nel caso, con
quali modalità, mezzi, strumenti.
Una manifestazione possente e pacifica potrebbe avere un significato e magari indurre una parte della politica a cambiare passo. Vedo che c'è molto entusiasmo tra i partecipanti, ma sono i presunti organizzatori che mi danno da pensare.
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