venerdì 18 ottobre 2013

In margine alle polemiche suscitate dalle affermazioni di Odifreddi sull'Olocausto. Si deve vietare il negazionismo per legge?

Continua la polemica scatenata dall’articolo del matematico e opinionista Piergiorgio Odifreddi dal titolo "Stabilire la verità storica per legge" per il quale è stato accusato di essere un negazionista dell'Olocausto.

In realtà nell’articolo ci sono solo alcune considerazioni sui funerali negati a Priebke e sul decreto approvato in questi giorni in Senato in cui si equipara a un reato la negazione dell’Olocausto.

In sostanza Odifreddi afferma che la salma di un uomo senza vita è pura cosa inanimata senza nessun valore almeno che non si aderisca alla  visione superstiziosa e magica propagandata con evidente successo dalla Chiesa cattolica e della quale sarebbero succubi gli appartenenti agli opposti fanatismi di destra e di sinistra che si sono scontrati sulla salma di Priebke. 

Quindi sul reato di negazionismo afferma che "affidarsi non alla storia, ma alla legge, per stabilire cosa è successo nel passato è tipico dei sistemi autoritari alla 1984, e non a caso Orwell parla al proposito di psicoreati, perseguiti da una psicopolizia.

Infine conclude l'articolo sottolineando che il Popolo delle Libertà, la Lega, Fratelli d’Italia e il Movimento a 5 Stelle, votano compatti con il Partito Democratico e Sel a proposito della Shoah, perché il fascismo di ieri non fa più paura, e schierarsi contro di esso è vuota demagogia, ma il fascismo di oggi è vivo e vegeto, e combatte la sua battaglia non alle Fosse Ardeatine, ma a Lampedusa.

Ma ciò che ha scatenato la polemica è in particolare la risposta (citata qui) al commento di un lettore, tale Hommequirit, che definisce il processo di Norimberga un’opera di propaganda. Odifreddi si dichiara d’accordo affermando che se la guerra fosse andata diversamente sarebbero stati gli alleati a essere processati per crimini di guerra, quindi prosegue con una dichiarazione che non è apertamente negazionista, ma esprime forti dubbi su quanto “il ministero della propaganda alleata” ci ha presentato come verità storica.

Che se le cose fossero andate diversamente ci sarebbe stata una Norimberga al contrario lo penso anch'io, anche se questo non rende meno efferati i crimini dei nazisti.  

Ma per quanto riguarda le camere a gas, anche se è vero che la storia dei vinti è stata sempre scritta dai vincitori, non si può pensare che siano falsità le testimonianze dei sopravvissuti e avere dei dubbi vuol dire che non si  crede a quanto questi hanno raccontato e si offende la memoria di chi non è tornato.

Purtroppo c'è il rischio che con il tempo i revisionisti prendano campo.

Pertanto occorre tenere viva la memoria di quegli orrori. Come disse Primo Levi "quando non ci saranno più i testimoni diretti di questa tragedia toccherà agli insegnanti e alla società, alle famiglie, ripetere questa storia senza punti interrogativi, perché così è stata".

Eppure già non mancano oggi gli storici negazionisti, come David Irving e Robert Faurisson

Ora ritengo che sostenere certe tesi di fronte all'evidenza di tante testimonianze o è malafede (e in sostanza appoggio delle tesi naziste) o è idiozia. Ma si  deve consentire la libertà di espressione anche agli idioti o si può vietare per legge l'idiozia? Sono solo domande che mi faccio perché non so rispondere. 

Nel 1980 il linguista statunitense Noam Chomsky, sebbene contrario alle tesi esposte, e suscitando molte polemiche, curò la prefazione dell'opera di Faurisson "Tesi difensiva contro coloro che mi accusano di falsificare la storia. La questione delle camere a gas", sostenendo il principio della libertà di espressione di tutti, e quindi anche di Faurisson.

Ritornando a Odifreddi mi sembra inaccettabile anche l’affermazione sull’equiparazione di un defunto a cosa senza valore. Da agnostica ritengo che il rispetto o il non rispetto, a seconda dei casi, nei confronti di una salma non sia per forza connesso alla religione, ma dipenda anche da ben altri fattori. L’umanità seppellisce o brucia i propri morti dal paleolitico, per una credenza magica nell’aldilà, forse, ma anche per rispetto di ciò che i morti hanno rappresentato in vita. La tomba di un defunto, se questi in vita, nel bene o nel male, ha rappresentato un'idea, può divenire anche un luogo che attira seguaci di quell’idea e quindi, anche per motivi di ordine pubblico, non era il caso che Priebke, che non fu un fondatore del nazismo, ma solo uno zelante e convinto esecutore di ordini ( ma non per questo meno responsabile delle sue azioni), venisse sepolto a Roma o nelle vicinanze, meglio non si sapesse dove, meglio in Germania (e mi domando perché i figli non vengano a prenderselo). Una tomba può essere un monumento alla memoria di grandi personaggi del passato (perché infatti il cimitero del Père-Lachaise nel quale sono sepolti molti personaggi illustri è uno dei luoghi più visitati di Parigi?), ma anche ovviamente un ritrovo per nostalgici di idee aberranti.

Non mi piace poi nemmeno la conclusione dell’articolo perché non credo si possa definire fascista chi manifesta una qualche preoccupazione per gli innumerevoli sbarchi di disperati sulle nostre coste (con questo non sono d’accordo neanche con le idee di Grillo sul reato di immigrazione clandestina, che peraltro i fatti hanno dimostrato non servire a niente). Tra costoro ci saranno certamente tanti fascisti e razzisti, ma è certo che ci sono anche persone di sentimenti democratici che tuttavia si pongono il problema di come arginare questo fenomeno.

Credo invece si debba riflettere senza isterismi sull’opportunità di equiparare a un reato la negazione dell’Olocausto, anche se molti paesi hanno norme analoghe. Credo che non serva in primo luogo a sradicare l’idea nazista che purtroppo ha ancora dei seguaci. Inoltre mi domando se si possa avere dei dubbi in materia senza essere nazisti, se si possa ugualmente condannare l’ideologia nazista che sarebbe stata aberrante anche senza le camere a gas. E peraltro non mi risulta che Odifreddi sia diventato fascista o nazista. L’anno scorso aveva scatenato un’altra polemica affermando che le stragi commesse dagli israeliani non sono meno gravi di quelle dei nazisti. Si può non essere d’accordo con affermazioni del genere, ma non è che l’Olocausto impedisca di criticare le azioni di Israele che ha occupato terre che erano di altri innescando in Medioriente uno scontro senza fine.

La XII^ disposizione finale della Costituzione italiana vieta, giustamente, la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista e la legge attuativa (n. 645 del 1952) prevede, sempre giustamente,  la condanna anche per chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche, oppure  idee o metodi razzisti, con pene aggravate se i fatti previsti sono commessi a mezzo stampa. Tuttavia mi chiedo se  manifestare dei dubbi in ordine all'Olocausto sia la stessa cosa che incitare alla violenza e all'odio razziale, o esaltare ideologie aberranti. Ci sono degli storici che hanno manifestato dei dubbi e che ho già definito idioti, ma per questo dovrebbero andare tutti in galera? 

Mi domando se la famosa frase di Voltaire "Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee" si possa applicare anche a chi manifesta dubbi sull’Olocausto, purché non ne derivi l'esaltazione del nazismo.

A seguito della bagarre Odifreddi pubblica un successivo articolo dal titolo "Cos'è laverità" nel quale si scatena contro i giornalisti che l'hanno criticato, che sarebbero allo stesso livello di gran parte della popolazione italiana che, secondo la recente rilevazione Ocse non arriva al livello minimo di alfabetizzazione per comprendere un testo scritto, e il mitico “popolo della rete” che grida all’untore, e al quale non interessa  verificare cosa una persona possa aver detto, e meno che mai cercare di capirlo, ma interessa solo ripetere ciò che appare nei 150 caratteri che costituiscono ormai il limite massimo dell’attenzione e dell’approfondimento.

I caratteri sono solo 140, ma personalmente ritengo che si possano dire cose sensate anche in pochi caratteri, poi è ovvio che per  approfondire occorra più spazio. E' altresì innegabile che molti si buttano a scrivere senza neanche aver letto, ma non si può generalizzare e parlare di “mitico popolo della rete”, come non si può nemmeno affermare che la maggioranza delle persone sono quasi analfabeti e si formano idee non sui libri di storia ma sui film di Hollywood.

Quel che ho sempre rilevato in Odifreddi, nonostante ne condivida alcune idee sulla religione cattolica e sulle religioni in genere, che non mi portano tuttavia a negare qualsiasi possibilità al di là del puro materialismo accettando acriticamente l’ateismo come fosse una religione, è l’estrema presunzione e arroganza per le quali comunque, devo rilevare, è in buona compagnia. 



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venerdì 18 ottobre 2013

In margine alle polemiche suscitate dalle affermazioni di Odifreddi sull'Olocausto. Si deve vietare il negazionismo per legge?

Continua la polemica scatenata dall’articolo del matematico e opinionista Piergiorgio Odifreddi dal titolo "Stabilire la verità storica per legge" per il quale è stato accusato di essere un negazionista dell'Olocausto.

In realtà nell’articolo ci sono solo alcune considerazioni sui funerali negati a Priebke e sul decreto approvato in questi giorni in Senato in cui si equipara a un reato la negazione dell’Olocausto.

In sostanza Odifreddi afferma che la salma di un uomo senza vita è pura cosa inanimata senza nessun valore almeno che non si aderisca alla  visione superstiziosa e magica propagandata con evidente successo dalla Chiesa cattolica e della quale sarebbero succubi gli appartenenti agli opposti fanatismi di destra e di sinistra che si sono scontrati sulla salma di Priebke. 

Quindi sul reato di negazionismo afferma che "affidarsi non alla storia, ma alla legge, per stabilire cosa è successo nel passato è tipico dei sistemi autoritari alla 1984, e non a caso Orwell parla al proposito di psicoreati, perseguiti da una psicopolizia.

Infine conclude l'articolo sottolineando che il Popolo delle Libertà, la Lega, Fratelli d’Italia e il Movimento a 5 Stelle, votano compatti con il Partito Democratico e Sel a proposito della Shoah, perché il fascismo di ieri non fa più paura, e schierarsi contro di esso è vuota demagogia, ma il fascismo di oggi è vivo e vegeto, e combatte la sua battaglia non alle Fosse Ardeatine, ma a Lampedusa.

Ma ciò che ha scatenato la polemica è in particolare la risposta (citata qui) al commento di un lettore, tale Hommequirit, che definisce il processo di Norimberga un’opera di propaganda. Odifreddi si dichiara d’accordo affermando che se la guerra fosse andata diversamente sarebbero stati gli alleati a essere processati per crimini di guerra, quindi prosegue con una dichiarazione che non è apertamente negazionista, ma esprime forti dubbi su quanto “il ministero della propaganda alleata” ci ha presentato come verità storica.

Che se le cose fossero andate diversamente ci sarebbe stata una Norimberga al contrario lo penso anch'io, anche se questo non rende meno efferati i crimini dei nazisti.  

Ma per quanto riguarda le camere a gas, anche se è vero che la storia dei vinti è stata sempre scritta dai vincitori, non si può pensare che siano falsità le testimonianze dei sopravvissuti e avere dei dubbi vuol dire che non si  crede a quanto questi hanno raccontato e si offende la memoria di chi non è tornato.

Purtroppo c'è il rischio che con il tempo i revisionisti prendano campo.

Pertanto occorre tenere viva la memoria di quegli orrori. Come disse Primo Levi "quando non ci saranno più i testimoni diretti di questa tragedia toccherà agli insegnanti e alla società, alle famiglie, ripetere questa storia senza punti interrogativi, perché così è stata".

Eppure già non mancano oggi gli storici negazionisti, come David Irving e Robert Faurisson

Ora ritengo che sostenere certe tesi di fronte all'evidenza di tante testimonianze o è malafede (e in sostanza appoggio delle tesi naziste) o è idiozia. Ma si  deve consentire la libertà di espressione anche agli idioti o si può vietare per legge l'idiozia? Sono solo domande che mi faccio perché non so rispondere. 

Nel 1980 il linguista statunitense Noam Chomsky, sebbene contrario alle tesi esposte, e suscitando molte polemiche, curò la prefazione dell'opera di Faurisson "Tesi difensiva contro coloro che mi accusano di falsificare la storia. La questione delle camere a gas", sostenendo il principio della libertà di espressione di tutti, e quindi anche di Faurisson.

Ritornando a Odifreddi mi sembra inaccettabile anche l’affermazione sull’equiparazione di un defunto a cosa senza valore. Da agnostica ritengo che il rispetto o il non rispetto, a seconda dei casi, nei confronti di una salma non sia per forza connesso alla religione, ma dipenda anche da ben altri fattori. L’umanità seppellisce o brucia i propri morti dal paleolitico, per una credenza magica nell’aldilà, forse, ma anche per rispetto di ciò che i morti hanno rappresentato in vita. La tomba di un defunto, se questi in vita, nel bene o nel male, ha rappresentato un'idea, può divenire anche un luogo che attira seguaci di quell’idea e quindi, anche per motivi di ordine pubblico, non era il caso che Priebke, che non fu un fondatore del nazismo, ma solo uno zelante e convinto esecutore di ordini ( ma non per questo meno responsabile delle sue azioni), venisse sepolto a Roma o nelle vicinanze, meglio non si sapesse dove, meglio in Germania (e mi domando perché i figli non vengano a prenderselo). Una tomba può essere un monumento alla memoria di grandi personaggi del passato (perché infatti il cimitero del Père-Lachaise nel quale sono sepolti molti personaggi illustri è uno dei luoghi più visitati di Parigi?), ma anche ovviamente un ritrovo per nostalgici di idee aberranti.

Non mi piace poi nemmeno la conclusione dell’articolo perché non credo si possa definire fascista chi manifesta una qualche preoccupazione per gli innumerevoli sbarchi di disperati sulle nostre coste (con questo non sono d’accordo neanche con le idee di Grillo sul reato di immigrazione clandestina, che peraltro i fatti hanno dimostrato non servire a niente). Tra costoro ci saranno certamente tanti fascisti e razzisti, ma è certo che ci sono anche persone di sentimenti democratici che tuttavia si pongono il problema di come arginare questo fenomeno.

Credo invece si debba riflettere senza isterismi sull’opportunità di equiparare a un reato la negazione dell’Olocausto, anche se molti paesi hanno norme analoghe. Credo che non serva in primo luogo a sradicare l’idea nazista che purtroppo ha ancora dei seguaci. Inoltre mi domando se si possa avere dei dubbi in materia senza essere nazisti, se si possa ugualmente condannare l’ideologia nazista che sarebbe stata aberrante anche senza le camere a gas. E peraltro non mi risulta che Odifreddi sia diventato fascista o nazista. L’anno scorso aveva scatenato un’altra polemica affermando che le stragi commesse dagli israeliani non sono meno gravi di quelle dei nazisti. Si può non essere d’accordo con affermazioni del genere, ma non è che l’Olocausto impedisca di criticare le azioni di Israele che ha occupato terre che erano di altri innescando in Medioriente uno scontro senza fine.

La XII^ disposizione finale della Costituzione italiana vieta, giustamente, la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista e la legge attuativa (n. 645 del 1952) prevede, sempre giustamente,  la condanna anche per chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche, oppure  idee o metodi razzisti, con pene aggravate se i fatti previsti sono commessi a mezzo stampa. Tuttavia mi chiedo se  manifestare dei dubbi in ordine all'Olocausto sia la stessa cosa che incitare alla violenza e all'odio razziale, o esaltare ideologie aberranti. Ci sono degli storici che hanno manifestato dei dubbi e che ho già definito idioti, ma per questo dovrebbero andare tutti in galera? 

Mi domando se la famosa frase di Voltaire "Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee" si possa applicare anche a chi manifesta dubbi sull’Olocausto, purché non ne derivi l'esaltazione del nazismo.

A seguito della bagarre Odifreddi pubblica un successivo articolo dal titolo "Cos'è laverità" nel quale si scatena contro i giornalisti che l'hanno criticato, che sarebbero allo stesso livello di gran parte della popolazione italiana che, secondo la recente rilevazione Ocse non arriva al livello minimo di alfabetizzazione per comprendere un testo scritto, e il mitico “popolo della rete” che grida all’untore, e al quale non interessa  verificare cosa una persona possa aver detto, e meno che mai cercare di capirlo, ma interessa solo ripetere ciò che appare nei 150 caratteri che costituiscono ormai il limite massimo dell’attenzione e dell’approfondimento.

I caratteri sono solo 140, ma personalmente ritengo che si possano dire cose sensate anche in pochi caratteri, poi è ovvio che per  approfondire occorra più spazio. E' altresì innegabile che molti si buttano a scrivere senza neanche aver letto, ma non si può generalizzare e parlare di “mitico popolo della rete”, come non si può nemmeno affermare che la maggioranza delle persone sono quasi analfabeti e si formano idee non sui libri di storia ma sui film di Hollywood.

Quel che ho sempre rilevato in Odifreddi, nonostante ne condivida alcune idee sulla religione cattolica e sulle religioni in genere, che non mi portano tuttavia a negare qualsiasi possibilità al di là del puro materialismo accettando acriticamente l’ateismo come fosse una religione, è l’estrema presunzione e arroganza per le quali comunque, devo rilevare, è in buona compagnia. 



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