Continua la
polemica scatenata dall’articolo del matematico e opinionista Piergiorgio
Odifreddi dal titolo "Stabilire la verità storica per legge" per il
quale è stato accusato di essere un negazionista dell'Olocausto.
In realtà nell’articolo ci
sono solo alcune considerazioni sui funerali negati a Priebke e sul decreto
approvato in questi giorni in Senato in cui si equipara a un reato la negazione
dell’Olocausto.
In sostanza Odifreddi afferma
che la salma di un uomo senza vita è pura cosa inanimata senza nessun valore
almeno che non si aderisca alla visione superstiziosa e magica propagandata
con evidente successo dalla Chiesa cattolica e della quale sarebbero
succubi gli appartenenti agli opposti fanatismi di destra e di sinistra che si
sono scontrati sulla salma di Priebke.
Quindi sul reato di
negazionismo afferma che "affidarsi
non alla storia, ma alla legge, per stabilire cosa è successo nel passato è
tipico dei sistemi autoritari alla 1984, e non a caso Orwell parla al proposito
di psicoreati, perseguiti da una psicopolizia.
Infine conclude l'articolo
sottolineando che il Popolo delle
Libertà, la Lega, Fratelli d’Italia e il Movimento a 5 Stelle, votano compatti
con il Partito Democratico e Sel a proposito della Shoah, perché il fascismo di
ieri non fa più paura, e schierarsi contro di esso è vuota demagogia, ma il
fascismo di oggi è vivo e vegeto, e combatte la sua battaglia non alle Fosse
Ardeatine, ma a Lampedusa.
Ma ciò che ha scatenato la
polemica è in particolare la risposta (citata qui) al commento di un lettore, tale
Hommequirit, che definisce il processo di Norimberga un’opera di propaganda.
Odifreddi si dichiara d’accordo affermando che se la guerra fosse andata
diversamente sarebbero stati gli alleati a essere processati per crimini di
guerra, quindi prosegue con una dichiarazione che non è apertamente
negazionista, ma esprime forti dubbi su quanto “il ministero della propaganda alleata” ci ha presentato come verità
storica.
Che se le cose fossero
andate diversamente ci sarebbe stata una Norimberga al contrario lo penso anch'io,
anche se questo non rende meno efferati i crimini dei nazisti.
Ma per quanto riguarda le
camere a gas, anche se è vero che la storia dei vinti è stata sempre scritta
dai vincitori, non si può pensare che siano falsità le testimonianze dei sopravvissuti
e avere dei dubbi vuol dire che non si
crede a quanto questi hanno raccontato e si offende la memoria di chi
non è tornato.
Purtroppo c'è il rischio
che con il tempo i revisionisti prendano campo.
Pertanto occorre tenere viva la memoria di quegli orrori. Come disse Primo Levi "quando non ci saranno più i testimoni
diretti di questa tragedia toccherà agli insegnanti e alla società, alle
famiglie, ripetere questa storia senza punti interrogativi, perché così è stata".
Eppure già non mancano oggi gli storici negazionisti,
come David Irving e Robert Faurisson.
Ora ritengo che sostenere certe tesi di fronte
all'evidenza di tante testimonianze o è malafede (e in sostanza appoggio delle
tesi naziste) o è idiozia. Ma si deve
consentire la libertà di espressione anche agli idioti o si può vietare per
legge l'idiozia? Sono solo domande che mi faccio perché non so rispondere.
Nel
1980 il linguista statunitense Noam Chomsky, sebbene contrario alle tesi
esposte, e suscitando molte polemiche, curò la prefazione dell'opera di
Faurisson "Tesi difensiva contro coloro che mi accusano di falsificare la
storia. La questione delle camere a gas", sostenendo il principio della
libertà di espressione di tutti, e quindi anche di Faurisson.
Ritornando a Odifreddi mi
sembra inaccettabile anche l’affermazione sull’equiparazione di un defunto a
cosa senza valore. Da agnostica ritengo che il rispetto o il non rispetto, a
seconda dei casi, nei confronti di una salma non sia per forza connesso alla
religione, ma dipenda anche da ben altri fattori. L’umanità seppellisce o
brucia i propri morti dal paleolitico, per una credenza magica nell’aldilà,
forse, ma anche per rispetto di ciò che i morti hanno rappresentato in vita. La
tomba di un defunto, se questi in vita, nel bene o nel male, ha rappresentato un'idea,
può divenire anche un luogo che attira seguaci di quell’idea e quindi, anche per motivi di ordine pubblico, non era il caso che Priebke, che non fu un fondatore del nazismo, ma solo uno zelante e convinto esecutore di
ordini ( ma non per questo meno responsabile delle sue azioni), venisse sepolto a Roma o nelle vicinanze,
meglio non si sapesse dove, meglio in Germania (e mi domando perché i figli non
vengano a prenderselo). Una tomba può essere un monumento alla memoria di
grandi personaggi del passato (perché infatti il cimitero del Père-Lachaise nel
quale sono sepolti molti personaggi illustri è uno dei luoghi più visitati di
Parigi?), ma anche ovviamente un ritrovo per nostalgici di idee aberranti.
Non mi piace poi nemmeno
la conclusione dell’articolo perché non credo si possa definire fascista chi
manifesta una qualche preoccupazione per gli innumerevoli sbarchi di disperati
sulle nostre coste (con questo non sono d’accordo neanche con le idee di Grillo
sul reato di immigrazione clandestina, che peraltro i fatti hanno dimostrato
non servire a niente). Tra costoro ci saranno certamente tanti fascisti e
razzisti, ma è certo che ci sono anche persone di sentimenti democratici che
tuttavia si pongono il problema di come arginare questo fenomeno.
Credo invece si debba
riflettere senza isterismi sull’opportunità di equiparare a un reato la
negazione dell’Olocausto, anche se molti paesi hanno norme analoghe. Credo che non serva in primo luogo a sradicare l’idea
nazista che purtroppo ha ancora dei seguaci. Inoltre mi domando se si possa
avere dei dubbi in materia senza essere nazisti, se si possa ugualmente
condannare l’ideologia nazista che sarebbe stata aberrante anche senza le
camere a gas. E peraltro non mi risulta che Odifreddi sia diventato fascista o
nazista. L’anno scorso aveva scatenato un’altra polemica affermando che le
stragi commesse dagli israeliani non sono meno gravi di quelle dei nazisti. Si
può non essere d’accordo con affermazioni del genere, ma non è che l’Olocausto
impedisca di criticare le azioni di Israele che ha occupato terre che erano di
altri innescando in Medioriente uno scontro senza fine.
La XII^ disposizione
finale della Costituzione italiana vieta, giustamente, la riorganizzazione,
sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista e la legge attuativa (n. 645
del 1952) prevede, sempre giustamente, la condanna anche per chi pubblicamente esalta
esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità
antidemocratiche, oppure idee o metodi
razzisti, con pene aggravate se i fatti previsti sono commessi a mezzo stampa.
Tuttavia mi chiedo se manifestare dei
dubbi in ordine all'Olocausto sia la stessa cosa che incitare alla violenza e
all'odio razziale, o esaltare ideologie aberranti. Ci sono degli storici che hanno
manifestato dei dubbi e che ho già definito idioti, ma per questo dovrebbero andare tutti in galera?
Mi domando se la
famosa frase di Voltaire "Non sono
d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue
idee" si possa applicare anche a chi manifesta dubbi sull’Olocausto,
purché non ne derivi l'esaltazione del nazismo.
A seguito della bagarre
Odifreddi pubblica un successivo articolo dal titolo "Cos'è laverità" nel quale si scatena contro i giornalisti che l'hanno criticato, che sarebbero allo stesso
livello di gran parte della popolazione italiana che, secondo la recente rilevazione
Ocse non arriva al livello minimo di alfabetizzazione per comprendere un testo
scritto, e il mitico “popolo della rete”
che grida all’untore, e al quale non interessa verificare cosa una persona possa aver detto,
e meno che mai cercare di capirlo, ma interessa solo ripetere ciò che appare
nei 150 caratteri che costituiscono ormai il limite massimo dell’attenzione e
dell’approfondimento.
I caratteri sono solo 140, ma personalmente ritengo che
si possano dire cose sensate anche in pochi caratteri, poi è ovvio
che per approfondire occorra più spazio. E' altresì innegabile che molti si buttano a scrivere senza neanche aver letto, ma
non si può generalizzare e parlare di “mitico popolo della rete”, come non si
può nemmeno affermare che la maggioranza delle persone sono quasi analfabeti e si formano idee non sui
libri di storia ma sui film di Hollywood.
Quel che ho sempre
rilevato in Odifreddi, nonostante ne condivida alcune idee sulla religione
cattolica e sulle religioni in genere, che non mi portano tuttavia a negare
qualsiasi possibilità al di là del puro materialismo accettando acriticamente
l’ateismo come fosse una religione, è l’estrema presunzione e arroganza per le
quali comunque, devo rilevare, è in buona compagnia.
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