giovedì 18 aprile 2013

Fuori uno: il candidato Presidente della Repubblica dell’inciucio PD-PDL non è stato eletto


Quando ieri ho sentito che PD e PDL avrebbero votato per Franco Marini, il vecchio ex-sindacalista democristiano che non è nemmeno riuscito a farsi rieleggere nel suo Abruzzo, rappresentante, non solo per età, del vecchio sistema di fare politica e di una concezione del lavoro ampiamente superata, senza esperienze in ambito internazionale, e pure sfiorato a suo tempo almeno da un sospetto di concussione, ho pensato che il PD si fosse proprio votato al suicidio.

Ma la candidatura Marini rappresenta solo l’ultimo di una serie di errori che vengono da lontano ma che si sono infittiti negli ultimi mesi, ovvero dall’inizio della campagna elettorale ad oggi.

Certo che Bersani non ne ha infilata una. Ha fatto una campagna elettorale moscia, che più moscia non si può, tra giaguari e tacchini, dando l’impressione di non avere alcuna consapevolezza di quello che avveniva nel paese né degli umori dei cittadini. Mentre Grillo girava con il suo camper e riempiva le piazze ponendo al centro della sua campagna gli sprechi della politica e della pubblica amministrazione, i privilegi della casta, la corruzione, la crisi economica, proferendo insulti contro i politici tutti, mandandoli ripetutamente affanculo e affermando che erano circondati e che si dovevano arrendere, Bersani e i suoi fidi si presentavano nei talk show e sostanzialmente non dicevano niente, come se il mondo fuori non esistesse, come se non avessero il sentore di quello che stava montando e non da pochi giorni. Intanto resuscitava Berlusconi e si ripresentava più bello e più superbo che pria, tanto da recuperare nel breve tempo della campagna elettorale i dieci punti di vantaggio che all’inizio quasi tutti i sondaggi attribuivano al PD, cosa che ovviamente non gli sarebbe riuscita se come avversario invece di Bersani si fosse trovato di fronte Renzi o comunque qualcuno in grado di dare almeno l’impressione di avere qualcosa da dire, di crederci e di offrire un po’ di speranza in una situazione di emergenza.

Dunque Bersani parte con la vittoria in tasca e si ritrova in una situazione peggiore di quella in cui si era trovato Prodi nel 2006. Sarebbe stato più che sufficiente per dare le dimissioni da segretario del partito e abbandonare la politica per sempre, invece che fa Bersani? Insiste per fare un governo con quel M5S che durante la campagna elettorale  ha tacciato di qualunquismo e anche di fascismo. Infine quando forse si può tentare di concordare con quest’ultimo la candidatura Rodotà ecco l’accordo con il PDL, evitato fino a pochi giorni prima come la peste, da cui esce la candidatura Marini.

Veramente è troppo. E non tanto per l’accordo che in un altro paese sarebbe già stato fatto, anche se bisogna considerare che questo purtroppo non è un paese normale e che il leader del PDL non è proprio normale, tra guai giudiziari e conflitti di interesse, senza contare il fatto che lui e i suoi governi sono i maggiori responsabili (anche con la complicità del maggiore partito di opposizione) di una serie di malanni tipicamente italiani, che hanno aggravato una crisi economica che è globale e probabilmente sistemica, dalla corruzione, agli sprechi della politica e della pubblica amministrazione, allo scarso contrasto nei confronti dell’endemica evasione fiscale, all’assoluta assenza di quelle riforme strutturali fin troppo promesse e mai realizzate.

Tuttavia appunto l’errore del PD non è l’accordo, ma l’essersi calato le braghe facendosi   imporre anche il nome del Presidente della Repubblica. Mi domando come mai Bersani non abbia insistito per altri nomi che avrebbero potuto risultare candidati condivisibili, come Sabino Cassese, un non politico che però si è occupato della riforma dello Stato il cui nome sembra sia stato fatto ma lasciato cadere, e soprattutto Emma Bonino che è anche più giovane e ha una larga esperienza in organismi internazionali dove sembra si sia comportata bene e che raggiunge la più alta percentuale di consensi tra gli utenti della rete e nei sondaggi svolti dai giornali. Se si vuole un candidato che ottenga un largo consenso per poter essere il Presidente di tutti gli italiani sarebbe utile venire incontro anche alle richieste del popolo sovrano o no?

E ora che Marini non ha raggiunto il quorum sembra che torni in testa Prodi che a me sembra un altro esponente della vecchia politica e altrettanto melenso. E non capisco come  mai anche il M5S, che per il momento continuerà votare Rodotà, potrebbe alla fine convergere su di lui che pare piacere abbastanza anche a Renzi. Francamente non riesco a capire, ma forse mi sfugge qualcosa. L’unica cosa che si può riconoscere a Prodi è di essere l’unico esponente della sinistra (ma è di sinistra?) che sia stranamente riuscito a sconfiggere Berlusconi, e pur mancando completamente di carisma.

Quel che è certo è che Bersani risulta nuovamente sconfitto e dovrebbe passare la mano. Qualcuno dei suoi glielo sta già chiedendo, ma credo non ci senta.

Ho comunque l’impressione che continuando così il PD finirà per scomparire o si scinderà, cosa che sarebbe anche auspicabile, perché il raffazzonamento di ex-PCI ed ex-DC non può certo essere quel partito moderno della sinistra di cui il paese avrebbe bisogno e che esiste in tutti gli altri paesi europei dove regolarmente governa alternandosi alla destra.

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giovedì 18 aprile 2013

Fuori uno: il candidato Presidente della Repubblica dell’inciucio PD-PDL non è stato eletto


Quando ieri ho sentito che PD e PDL avrebbero votato per Franco Marini, il vecchio ex-sindacalista democristiano che non è nemmeno riuscito a farsi rieleggere nel suo Abruzzo, rappresentante, non solo per età, del vecchio sistema di fare politica e di una concezione del lavoro ampiamente superata, senza esperienze in ambito internazionale, e pure sfiorato a suo tempo almeno da un sospetto di concussione, ho pensato che il PD si fosse proprio votato al suicidio.

Ma la candidatura Marini rappresenta solo l’ultimo di una serie di errori che vengono da lontano ma che si sono infittiti negli ultimi mesi, ovvero dall’inizio della campagna elettorale ad oggi.

Certo che Bersani non ne ha infilata una. Ha fatto una campagna elettorale moscia, che più moscia non si può, tra giaguari e tacchini, dando l’impressione di non avere alcuna consapevolezza di quello che avveniva nel paese né degli umori dei cittadini. Mentre Grillo girava con il suo camper e riempiva le piazze ponendo al centro della sua campagna gli sprechi della politica e della pubblica amministrazione, i privilegi della casta, la corruzione, la crisi economica, proferendo insulti contro i politici tutti, mandandoli ripetutamente affanculo e affermando che erano circondati e che si dovevano arrendere, Bersani e i suoi fidi si presentavano nei talk show e sostanzialmente non dicevano niente, come se il mondo fuori non esistesse, come se non avessero il sentore di quello che stava montando e non da pochi giorni. Intanto resuscitava Berlusconi e si ripresentava più bello e più superbo che pria, tanto da recuperare nel breve tempo della campagna elettorale i dieci punti di vantaggio che all’inizio quasi tutti i sondaggi attribuivano al PD, cosa che ovviamente non gli sarebbe riuscita se come avversario invece di Bersani si fosse trovato di fronte Renzi o comunque qualcuno in grado di dare almeno l’impressione di avere qualcosa da dire, di crederci e di offrire un po’ di speranza in una situazione di emergenza.

Dunque Bersani parte con la vittoria in tasca e si ritrova in una situazione peggiore di quella in cui si era trovato Prodi nel 2006. Sarebbe stato più che sufficiente per dare le dimissioni da segretario del partito e abbandonare la politica per sempre, invece che fa Bersani? Insiste per fare un governo con quel M5S che durante la campagna elettorale  ha tacciato di qualunquismo e anche di fascismo. Infine quando forse si può tentare di concordare con quest’ultimo la candidatura Rodotà ecco l’accordo con il PDL, evitato fino a pochi giorni prima come la peste, da cui esce la candidatura Marini.

Veramente è troppo. E non tanto per l’accordo che in un altro paese sarebbe già stato fatto, anche se bisogna considerare che questo purtroppo non è un paese normale e che il leader del PDL non è proprio normale, tra guai giudiziari e conflitti di interesse, senza contare il fatto che lui e i suoi governi sono i maggiori responsabili (anche con la complicità del maggiore partito di opposizione) di una serie di malanni tipicamente italiani, che hanno aggravato una crisi economica che è globale e probabilmente sistemica, dalla corruzione, agli sprechi della politica e della pubblica amministrazione, allo scarso contrasto nei confronti dell’endemica evasione fiscale, all’assoluta assenza di quelle riforme strutturali fin troppo promesse e mai realizzate.

Tuttavia appunto l’errore del PD non è l’accordo, ma l’essersi calato le braghe facendosi   imporre anche il nome del Presidente della Repubblica. Mi domando come mai Bersani non abbia insistito per altri nomi che avrebbero potuto risultare candidati condivisibili, come Sabino Cassese, un non politico che però si è occupato della riforma dello Stato il cui nome sembra sia stato fatto ma lasciato cadere, e soprattutto Emma Bonino che è anche più giovane e ha una larga esperienza in organismi internazionali dove sembra si sia comportata bene e che raggiunge la più alta percentuale di consensi tra gli utenti della rete e nei sondaggi svolti dai giornali. Se si vuole un candidato che ottenga un largo consenso per poter essere il Presidente di tutti gli italiani sarebbe utile venire incontro anche alle richieste del popolo sovrano o no?

E ora che Marini non ha raggiunto il quorum sembra che torni in testa Prodi che a me sembra un altro esponente della vecchia politica e altrettanto melenso. E non capisco come  mai anche il M5S, che per il momento continuerà votare Rodotà, potrebbe alla fine convergere su di lui che pare piacere abbastanza anche a Renzi. Francamente non riesco a capire, ma forse mi sfugge qualcosa. L’unica cosa che si può riconoscere a Prodi è di essere l’unico esponente della sinistra (ma è di sinistra?) che sia stranamente riuscito a sconfiggere Berlusconi, e pur mancando completamente di carisma.

Quel che è certo è che Bersani risulta nuovamente sconfitto e dovrebbe passare la mano. Qualcuno dei suoi glielo sta già chiedendo, ma credo non ci senta.

Ho comunque l’impressione che continuando così il PD finirà per scomparire o si scinderà, cosa che sarebbe anche auspicabile, perché il raffazzonamento di ex-PCI ed ex-DC non può certo essere quel partito moderno della sinistra di cui il paese avrebbe bisogno e che esiste in tutti gli altri paesi europei dove regolarmente governa alternandosi alla destra.

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