Le
vicende di Telecom e di Alitalia non sono che le ultime in ordine
cronologico nell'ambito di una tendenza in corso da oltre un decennio
intesa a svendere le nostre aziende strategiche.
Il
Presidente del Consiglio in carica a proposito di Telecom ha detto
che si tratta di un'azienda privata e che siamo in libero mercato,
quindi non c'è niente di grave in quello che sta avvenendo o è già
avvenuto, anzi è la norma.
Allucinante
la dichiarazione del presidente della stessa azienda, Bernabè, che
afferma di essere venuto a conoscenza di quanto accaduto dai
comunicati stampa, quindi, se ne deduce, che non contasse niente e
che per questo giustamente avesse diritto a un corrispettivo intorno
ai 3 milioni di euro l'anno!
Ormai
sono quasi 20 anni che non si sente dire altro che privato è bello,
anche se ciò comporta la perdita di aziende strategiche che a mio
parere dovrebbero essere se non pubbliche almeno controllate dallo
Stato. Si sostiene anche che le privatizzazioni servirebbero a
eliminare l'enorme deficit pubblico, o, per lo meno, è quello che si
vuole dare a intendere all'opinione pubblica, perché, nella realtà,
il debito pubblico, a dispetto delle privatizzazioni, continua a
crescere. E' poi luogo comune, da tutti accettato, che il privato sia
più efficiente del pubblico, ma allora mi domando come mai Telecom, che è privata dalla fine degli anni '90 e che era partita con
grandi progetti come il cablaggio di tutte le città italiane, abbia
fatto ben poco e si sia ritrovata un debito enorme anche se sempre inferiore a quello di Telefonica, la società spagnola
che ne ha acquistato il controllo, cosa che appare anch'essa
piuttosto strana.
Non
voglio fare del complottismo, mi fanno anche ridere le continue
allusioni a questo famoso club Bilderberg, al Nuovo Ordine Mondiale,
agli Illuminati e via elencando, tuttavia qualcosa che non quadra ci
deve pur essere.
Per
quanto riguarda le privatizzazioni selvagge qualcuno ha ritirato
fuori gli accordi che si sarebbero fatti sul panfilo inglese
Britannia che nel giugno del 1992 incrociava intorno a Civitavecchia.
Durante la minicrociera manager ed economisti italiani avrebbero
discusso con i banchieri britannici della prospettiva delle
privatizzazioni in Italia.
In
proposito ho trovato questo articolo del giugno 2009 pubblicato sul
Corriere della Sera e non su un blog dell'informazione c.d.
alternativa.
Informazioni
più dettagliate le ho trovate in questo articolo pubblicato sempre
nel 2009 sul sito del Movimento Internazionale per i diritti civili –
Solidarietà, del quale devo dire non avevo mai sentito parlare e sul
quale non ho avuto per il momento modo di informarmi.
Quel
che è certo e sotto gli occhi di tutti è che da oltre 15 anni in
Italia non si parla che di quanto sia bello il privato, di quanto sia efficiente, ma intanto il paese ha smesso di crescere. Non ci si è
occupati di sviluppo e ammodernamento delle infrastrutture ma si
sono poste in cantiere grandi opere, in larga parte non realizzate e
probabilmente inutili. Ora siamo arrivati al punto che si sente parlare
di deindustrializzazione.
Tutto questo dà certamente da pensare. Non è dato sapere se dietro ci sia un vero e proprio disegno, ma certamente c'è stata la miopia di una classe dirigente imprenditoriale e politica che non si è dimostrata all'altezza della situazione, che ha pensato ai propri personali interessi e non a quelli del paese e che oggi non ha alcuna remora a svenderlo al peggior offerente.
Tutto questo dà certamente da pensare. Non è dato sapere se dietro ci sia un vero e proprio disegno, ma certamente c'è stata la miopia di una classe dirigente imprenditoriale e politica che non si è dimostrata all'altezza della situazione, che ha pensato ai propri personali interessi e non a quelli del paese e che oggi non ha alcuna remora a svenderlo al peggior offerente.
Nessun commento:
Posta un commento