In
questo articolo del Corriere della Sera si pone in risalto la facilità con cui
noi italiani tendiamo ad autoassolverci facendo ricadere la colpa sempre su altri.
E'
ormai generale l’attribuzione delle responsabilità ai politici, peraltro da noi
eletti, cosa che l’autore non nega e certamente non potrebbe.
E'
ben evidente che i politici non hanno saputo assolvere al loro compito, che hanno
pensato solo all’interesse proprio e delle lobby di riferimento finendo per togliere credibilità alle Istituzioni. E' sotto
gli occhi di tutti la dissipazione delle risorse pubbliche in spese inutili a
favore della casta, per non parlare delle vere e proprie ruberie.
Detto
ciò, però, non ha torto l'autore quando sostiene che vasti strati della
popolazione italiana, interi ceti sociali, hanno contribuito a scavare la fossa
nella quale siamo precipitati, e pertanto dovrebbero farsi l’esame di coscienza
domandandosi se non hanno contribuito alla rovina del paese e anche alla propria.
Tanto
per fare un esempio c’era per caso qualcuno cui faceva schifo andare in
pensione ben prima dei sessant’anni, talvolta poco dopo i quaranta? Quanti insegnanti
facevano anche gli avvocati, gli ingegneri, ecc., curando magari poco
l’attività pubblica a favore di quella privata? Tutte queste persone che dopo
la pensione ottenuta in età ancora giovanile hanno continuato ovviamente a svolgere la loro professione, si sono
assicurati anche un vitalizio, seppur
minimo, a spese dello Stato, cioè di noi tutti.
Certo
c'era una legge che lo permetteva e molti ne hanno approfittato, senza porsi il
problema, senza pensare che tutto ciò non poteva continuare all'infinito senza
che i nodi venissero al pettine.
Né
si possono trascurare le inefficienze di una Pubblica Amministrazione che
avrebbe dovuto essere riformata almeno trent'anni fa.
Gli
stipendi sono stati sempre bassi, ma per tanti anni sono stati integrati da straordinari
e incentivi a pioggia, questi ultimi distribuiti spesso per meriti che poco avevano
a vedere con il lavoro.
Intanto
la scuola diventava sempre più facile e sfornava incompetenti con i risultati
che sono sotto gli occhi di tutti.
Tuttavia
mi pare che ci sia anche un’esagerazione da parte di quanti stanno cercando di
fare dei pubblici dipendenti il capro espiatorio di tutto quanto sta
succedendo. Credo infatti che anche nella Pubblica Amministrazione, accanto a
scansafatiche e disonesti, ci siano ottime professionalità, spesso
misconosciute perché si è sempre dato maggior risalto ad altri tipi di merito, e comunque tante persone che hanno fatto sempre
il loro dovere e che ora si sentono gettato addosso un discredito che non
meriterebbero.
Poi
bisogna considerare che anche l'imprenditoria non sempre si è dimostrata
all'altezza della situazione e che in linea generale nel privato come nel
pubblico la classe dirigente ha lasciato a desiderare.
Sicuramente
è necessaria una riflessione da parte di tutti, ma soprattutto un drastico cambiamento
di rotta, se non è troppo tardi.
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