sabato 22 febbraio 2003
L'Europa dei popoli unita contro la guerra
sabato 22 febbraio 2003
L'Europa dei popoli unita contro la guerra
2 commenti:
La deprecabile politica estera del governo Berlusconi è un chiaro atto di emancipazione dall'asse franco-tedesco. Le stesse motivazioni hanno spinto ad una scelta simile Spagna, Portogallo e i nuovi membri orientali. In questo senso non ci sarebbe nulla di così scandaloso nel voler rivendicare un'autonomia da Berlino e Parigi. In fondo dove sta scritto che per sottrasi a Washington si debba finire tra le grinfie di Chirac e Schroeder? Il vero problema è la rinuncia a quel ruolo privilegiato nei confronti del mondo arabo palesato dai governi della prima repubblica. L'americanismo dell'Italia in fondo non è una novità per la "Bulgaria" della Nato.
RispondiEliminaSe per rivendicare un’autonomia da Berlino e Parigi ci si allinea pedissequamente ai voleri degli Stati Uniti, come del resto abbiamo sempre fatto, perché il filoamericanismo italiano non è certo un’invenzione di Berlusconi, non si acquista certo quella posizione nel mondo che ci competerebbe.
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Siamo uno degli otto paesi più sviluppati del mondo, ma non abbiamo mai avuto un ruolo di rilievo nel consesso internazionale, probabilmente perché non siamo mai riusciti a darci dei governanti di un certo spessore, e questo sarebbe un motivo sul quale riflettere, tenuto conto che non possiamo dimenticare che essi sono l’espressione del nostro popolo.
Quanto al ruolo privilegiato nei confronti del mondo arabo che l’Italia avrebbe rivestito durante i governi della prima repubblica, credo che l’unico tentativo di rilievo in quella direzione risalga ai tempi di Enrico Mattei e sappiamo come è finito. Poi si è trattato più che altro di discorsi.
A mio parere la strada che dobbiamo perseguire è quella di stare attivamente in Europa senza subordinarci a nessuno, ma dando voce alle nostre peculiarità , tra le quali quella di essere il più grande paese mediterraneo, e pertanto facendoci anche parte attiva nella soluzione dei problemi dell’area del vicino oriente e nei rapporti tra questi ultimi e l’Europa.
La deprecabile politica estera del governo Berlusconi è un chiaro atto di emancipazione dall'asse franco-tedesco. Le stesse motivazioni hanno spinto ad una scelta simile Spagna, Portogallo e i nuovi membri orientali. In questo senso non ci sarebbe nulla di così scandaloso nel voler rivendicare un'autonomia da Berlino e Parigi. In fondo dove sta scritto che per sottrasi a Washington si debba finire tra le grinfie di Chirac e Schroeder? Il vero problema è la rinuncia a quel ruolo privilegiato nei confronti del mondo arabo palesato dai governi della prima repubblica. L'americanismo dell'Italia in fondo non è una novità per la "Bulgaria" della Nato.
RispondiEliminaSe per rivendicare un’autonomia da Berlino e Parigi ci si allinea pedissequamente ai voleri degli Stati Uniti, come del resto abbiamo sempre fatto, perché il filoamericanismo italiano non è certo un’invenzione di Berlusconi, non si acquista certo quella posizione nel mondo che ci competerebbe.
RispondiEliminaSiamo uno degli otto paesi più sviluppati del mondo, ma non abbiamo mai avuto un ruolo di rilievo nel consesso internazionale, probabilmente perché non siamo mai riusciti a darci dei governanti di un certo spessore, e questo sarebbe un motivo sul quale riflettere, tenuto conto che non possiamo dimenticare che essi sono l’espressione del nostro popolo.
Quanto al ruolo privilegiato nei confronti del mondo arabo che l’Italia avrebbe rivestito durante i governi della prima repubblica, credo che l’unico tentativo di rilievo in quella direzione risalga ai tempi di Enrico Mattei e sappiamo come è finito. Poi si è trattato più che altro di discorsi.
A mio parere la strada che dobbiamo perseguire è quella di stare attivamente in Europa senza subordinarci a nessuno, ma dando voce alle nostre peculiarità , tra le quali quella di essere il più grande paese mediterraneo, e pertanto facendoci anche parte attiva nella soluzione dei problemi dell’area del vicino oriente e nei rapporti tra questi ultimi e l’Europa.