Conclusa la giornata elettorale in Iraq. I seggi sono stati chiusi alle 17 (le 15 in Italia), ma in certi casi c'erano ancora persone in fila. Alta affluenza nelle zone sciite e curde, seggi deserti nelle aree sunnite e nemmeno aperti per questioni di sicurezza nel “triangolo della morte” a sud della capitale. Ma la commissione elettorale nazionale annuncia che l’affluenza è stata del 60 per cento degli aventi diritto (otto milioni).
Gli iracheni sarebbero andati a votare nonostante le bombe e le pessimistiche previsioni della vigilia. Quasi trenta esplosioni hanno scosso a ripetizione Bagdad, almeno nove provocate da attentatori suicidi che avevano cinture esplosive nei pressi di seggi elettorali o tra la gente in attesa di votare. Circa trenta le vittime degli attentati.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha detto che il voto in Iraq è “un primo passo” verso la democrazia. Gli iracheni “sanno che stanno votando per il loro futuro e che con questo voto prenderanno il controllo del loro destino. Noi dobbiamo incoraggiarli”. La promozione del voto iracheno è giunta anche dal rappresentante del segretario generale a Bagdad, Ashraf Qazi. Il diplomatico ha parlato di elezioni “trasparenti e libere” e si è detto confortato dall'alta affluenza alle urne.
Soddisfazione è stata espressa anche dal segretario di stato Condoleezza Rice. “Le elezioni in Iraq stanno andando meglio del previsto”, è scritto in una nota diramata dal dipartimento di Stato americano. Una volta chiusi ufficialmente i seggi, è arrivata anche la dichiarazione di George W. Bush: “E' un grande giorno per la democrazia”, ha detto il presidente.
Ma si possono davvero definire trasparenti e libere queste elezioni avvenute in un contesto in cui si fronteggiano un esercito di occupazione e la guerriglia?
Non è stato possibile svolgere una regolare campagna elettorale, persino attaccare manifesti era rischioso, gli elettori sono andati a votare sotto minaccia, quelli che hanno potuto, perché in alcune zone del paese non si sono aperti i seggi. Sembra quasi impossibile che tanti non abbiano avuto paura, sempre che le dichiarazioni della commissione elettorale rispondono a verità.
In questo articolo dell’ “Observer International” si parla di elezioni senza precedenti, per le quali non reggerebbe nemmeno il confronto con quelle tenutesi nella Repubblica di Weimar in mezzo agli scontri tra nazisti e comunisti.
Costruire la biblioteca del mondo, cioè catalogare e mettere a disposizione di tutti, ovunque, ogni libro pubblicato dal 1455, l’anno in cui Johann Gutenberg si cimentò con la Bibbia. Si tratta di investire miliardi, intelligenze, forze, per salvare l’intera memoria dell’umanità contenuta in tutti i libri del mondo.
Ma non ci sono stati solo applausi per il secondo mandato di George W. Bush. In tante piazze, tra cartelli per il ritiro dall’Iraq, inni pacifisti e bandiere americane, una folla eterogenea ha manifestato la rabbia e la preoccupazione per la sua rielezione. 





Così si è espresso il Presidente del Consiglio Berlusconi parlando per telefono ai suoi fedeli riuniti a Rocccaraso per la manifestazione Neveazzurra. 
Ma lo “tsunami” che ha investito il Sud-Est asiatico è di questo anno orribile l’avvenimento che ci ha colpito di più, non solo per l’altissimo numero di vittime dovute alla violenza di un evento che supera tutti quelli avvenuti negli ultimi 40 anni, perché per trovare qualcosa di simile bisogna risalire a quello del Cile del 1960, non solo per la sua grande estensione che ha coinvolto sette paesi, se si considera che è arrivato fino alle coste della Tanzania e della Somalia, ma anche per altri due motivi, la presenza in quelle località, complice anche il periodo festivo, di migliaia di turisti che ha distribuito lutti in tutto il mondo e la facilità delle comunicazioni e dei mezzi di documentazione in mano anche ai singoli, che ne hanno fatto la catastrofe più documentata finora nella storia dell’umanità. Basti fare una ricerca su internet e nella "blogosfera".Per una ricognizione vedere il blog di